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Capitolo 54

Emily
Mark si è lasciato convincere per quanto riguarda il luna park, Cindy ha insistito davvero tanto e tra un lamento e l'altro, finalmente ha accettato. Abbiamo finto entrambi di non essere d'accordo, anche se è stato molto difficile per me, mentre lui se l'è cavata davvero bene, è bravissimo a mentire. Ora siamo in macchina e Mark sta seguendo il navigatore alla lettera ed è già scocciato, perché Cindy ci aveva assicurato che non fosse lontano, ma sono almeno quindici minuti che giriamo.

«Dove cazzo si trova quel dannato coso?» si lamenta.

«Forse hai sbagliato a scrivere l'indirizzo.»

«Oppure nostra madre ha mentito e non esiste alcun luna park.»

«Perché avrebbe dovuto?»

«Perché si diverte a prendermi in giro.»

«Cosa?» ridacchio.

«Avresti dovuto notarlo in tutti questi anni.»

«Forse sei tu che pensi male.»

«Oh, guarda, dev'essere quello.» indica col dito.

Finalmente siamo arrivati, si stava disperando per nulla, perde subito la pazienza. Parcheggia la macchina a pochi metri dall'entrata e poi usciamo da essa. Mi raggiunge e afferra la mia mano, spiazzandomi. Ogni volta la stessa storia, non riesco a contenere l'emozione quando mi è vicino. Ci dirigiamo all'entrata e consegniamo i biglietti al ragazzo dietro la cassa, dopodiché varchiamo l'enorme cancello. Alla nostra destra c'è un grazioso camioncino colorato che vende zucchero filato, non posso fare a meno di guardarlo. Mark molla la mia mano e lo raggiunge. Lo guardo stupita per tutto il tempo e pochi secondi dopo ritorna al mio fianco con dello zucchero filato tra le mani.

«Non dovevi...» dico con le guance rosse.

«Dovevo.» me lo porge.

«Grazie.» pronuncio timidamente.

«Ehm... dai, andiamo.»

«Sì...»

Anche lui è in imbarazzo, scommetto che non ha mai fatto certe cose con nessuna. All'apparenza può sembrare un duro, ma in realtà ha un cuore tenero, amo stare in sua compagnia, ogni giorno di più. Afferro la sua mano e la stringo, mentre continuiamo il nostro giro e mi godo lo zucchero filato. Ci sono molte attrazioni, alcune davvero spaventose, tra cui le montagne russe. Sembra assurdo ma vorrei provarle. Ma se te la fai sotto. Con Mark diventa tutto più facile. Un paio di metri più avanti ci sono una casa del terrore e una degli specchi. Mark mi guarda con un sorriso sghembo e mi fa cenno col capo di raggiungere una di quelle case. Senza il mio consenso, mi trascina verso la casa del terrore e il mio stomaco si contorce. Mi piacciono i film dell'orrore, ma guardarli, non viverli. Varchiamo la soglia e l'oscurità ci avvolge. Un paio di passi e la porta alle nostre spalle si chiude, procurandomi un urletto di terrore e ritrovandomi a stringere il suo braccio.

«Non dirmi che hai paura.» chiede ironico.

«C-certo che no.» rispondo balbettando.

«Non ci posso credere.» sghignazza.

«Smettila, non prendermi in giro.»

«Ti piacciono i film dell'orrore e poi ti spaventa una stupida casa dei mostri?»

«Che c'entra, dal vivo è un'altra cosa.»

Okay, ammetto che me la sto facendo sotto e non è ancora accaduto nulla.

«Ti proteggerò io.» mi stringe tra le sue braccia. Come fa ad essere antipatico e carino allo stesso tempo? Credo che il mio amore per lui non abbia limiti, cresce sempre di più e non posso fare altro che essere felice. Improvvisamente, qualcosa, o qualcuno, mi tocca la spalla ed inizio a urlare come una pazza isterica. «Emy, calma, sono io.» mi rassicura.

«Ti prego, portami fuori di qui.»

«Va bene.» Raggiungiamo l'uscita e tiro un lungo sospiro di sollievo. Non pensavo di essere così fifona, mi meraviglio di me stessa. «Stai bene?» chiede, poggiando una mano sulla mia spalla.

«Sì.»

«Sei davvero una codarda.» mi prende in giro, ridendo.

«Uffa, finiscila.» gli tiro un pugno sulla spalla, dopodiché metto il broncio.

Continua a ridere e a prendermi in giro, non lo sopporto quando fa così, spesso sa essere molto irritante. Volto lo sguardo alla mia sinistra e non posso credere che siamo appena stati visti da chi non avrei voluto... quella è Ashley, l'ex non ragazza di Mark. Perché non viene a prendermi in giro come faceva al liceo? Forse non riesce a credere ai suoi occhi, per il semplice motivo che io e lui siamo insieme in un luna park, per di più mano nella mano.

«Cosa stai guardando?» chiede. Ignoro la sua domanda e continuo a fissare quella ragazza che per anni mi ha reso la vita impossibile, insieme al mio fratellastro. Lui segue il mio sguardo e finalmente se ne rende conto. Ashley cammina verso di noi e lui mi afferra per un braccio. «Andiamo.» ordina, tirandomi.

«Perché, hai paura che scopra qualcosa?» chiedo acida.

Si acciglia e mi guarda stranito. Forse non avrei dovuto dire quella cosa, ma ho avuto l'impressione come se volesse scappare da lei. Resto ferma, attendendo che Ashley si avvicini, il suo sguardo è confuso e incredulo, confermando la mia teoria di poco fa.

«Ciao.» ci saluta con un sorriso falso.

«Ciao.» ricambio in modo freddo.

Volta lo sguardo verso Mark, che resta in silenzio e lo squadra dalla testa ai piedi. Cosa vuole, riconquistarlo? Non capisco proprio il motivo per cui è venuta a salutarmi, forse ha qualcosa in mente, devo stare molto attenta.

«Come mai siete in questo posto insieme?» chiede.

«Perché ti interessa saperlo?»

Mark continua a restarsene in silenzio e sta persino evitando di guardarla. Cosa sta succedendo, mi sta nascondendo qualcosa?

«Non ho nulla contro di voi, mi sorprende solo vedervi insieme, dopo tutto quello che è accaduto.»

«Ho commesso degli sbagli!» sbotta Mark. «Ora smettila di ricordarglielo.»

Le sue parole mi lasciano di stucco, ha messo a tacere questa snob. Basta, non mi va di fare la figura della vittima, sono stanca di essere trattata sempre con sufficienza.

Sto per aprire bocca, quando Ashley mi fa un occhiolino, spiazzandomi ancora di più.

«Quindi, è vero?» chiede con aria divertita.

«Cosa?» rispondo titubante.

«Tu e Mark, insieme.»

Non posso dirle la verità, andrà in giro a spifferare tutto, per il semplice gusto di farmi del male, rovinando ogni cosa. Mark mi fissa, in attesa della mia risposta e non capisco perché non le risponda lui stesso.

«Ma sei impazzita? Lui è... mio fratello.» riesco a dire con molta difficoltà.

Lui mi fissa un po' deluso e poi arriccia il naso.

«Sì, certo. Lo sappiamo tutti che ha un debole per te.»

A quelle parole, il mio viso diventa rosso scarlatto e noto su quello di Ashley un mezzo sorriso di soddisfazione. Devo assumere un'aria tranquilla e non cedere ai suoi giochetti, altrimenti capirà che sto mentendo. Certo che Mark potrebbe pure aiutarmi, invece di starsene con lo sguardo rivolto al cielo e le mani infilate nei jeans.

«Non hai mai visto due fratelli che vanno insieme al luna park?» dico convinta.

«Mark non ti ha mai sopportata, mia cara, com'è possibile che sia cambiato tutto all'improvviso?»

«Sai, col tempo si cresce, "mia cara".» mimo due virgolette sulle ultime parole. «Adesso posso sapere cosa vuoi da noi?»

Alza le mani in senso di resa e sfoggia un sorrisetto da ebete. Non riesco a capire se si sia arresa davvero o mi stia semplicemente prendendo in giro.

«Vengo in pace, non ho intenzione di rovinarmi la giornata.» mi fa un occhiolino. «Ciao, Mark, ci vediamo.» lo saluta civettuola e va via.

Ci vediamo? Il suo comportamento è stato alquanto strano e non riesco a coglierne il senso. Aveva la sua solita aria da saputella e sbruffona, però ho notato qualcosa di strano nel suo sguardo, come se non fosse venuta a tormentarmi, magari voleva scusarsi per tutto ciò che mi ha fatto in passato? Oppure voleva riconquistare Mark. Smettila di dire assurdità, al solo pensiero mi viene il mal di pancia. Volto lo sguardo su di lui e non lo vedo più, allora mi guardo intorno e lo osservo allontanarsi da me. Ma cosa gli prende? Corro nella sua direzione, fino a raggiungerlo e afferrare il suo braccio.

«Perché stavi andando via senza dirmi nulla?» chiedo preoccupata.

«Perché, siamo venuti insieme?» risponde irritato.

Perché mi tratta così, rivedere Ashley l'ha scosso? Magari prova ancora qualcosa per lei.

«Che cosa succede?» chiedo stranita.

«Non lo so, dimmelo tu.»

«Te la sei presa per quello che ho detto ad Ashley?» azzardo a chiedergli.

«Wow, sei davvero perspicace.» batte le mani in modo teatrale.

«Avresti preferito che Ashley sapesse di quello che succede tra noi due?»

«Quasi niente!» esclama convinto.

«Come...»

Si avvicina a me, prendendomi per i fianchi e interrompendo quello che stavo per dire. Questi suoi sbalzi d'umore mi fanno girare la testa, sotto quest'aspetto non è cambiato per niente.

«Sono giorni che proviamo a...» alza gli occhi al cielo, forse per trovare le parole giuste, senza risultare volgare. «stare un po' insieme, ma per un motivo o per un altro, non ci riusciamo mai.»

Sa bene che a casa nostra non è possibile stare insieme, quindi perché se la sta prendendo tanto? Anche io sono stanca di questa situazione, o crede che mi faccia piacere?

«Forse è meglio se mi lasci, Ashley potrebbe essere nei paraggi.» ritorno sull'argomento.

«Ti preoccupi davvero di quella?»

«Quella, come la chiami tu, è molto pericolosa.»

«Lo era perché tu le permettevi di esserlo. Hai visto come si è arresa quando le hai risposto a tono?» In effetti, non ha tutti i torti, prima ero molto debole. «Il fatto che tu abbia negato la nostra relazione davanti a lei, mi ha ferito molto.» incrocia le braccia al petto.

Sta cercando di farti sentire in colpa. Ma no, voleva solo che raccontassi la verità, ma come faccio a trasmettergli le mie paure? Non possiamo andare in giro e dire di noi al mondo.

«Mi dispiace, ma ho avuto paura.» ammetto.

«Di cosa?»

«Che potesse dirlo in giro.»

«E allora?»

«Stai scherzando, vero? Ti ricordo che sei il mio...» non faccio in tempo a finire la frase che le sue labbra sono sulle mie, sciogliendomi completamente. Mi stacco da lui e mi guardo intorno, sperando che nessun conoscente ci abbia visti, altrimenti addio viaggio insieme. «Sei pazzo?» gli do un piccolo schiaffo sulla spalla.

«Sì, di te.» mi guarda malizioso.

Non posso fare altro che arrossire.

«Non ti rendi conto di quello che fai, se dovessero vederci lo riferirebbero a Bryan e Cindy, allora sì che saremmo nei guai.»

«Mio Dio, quanto parli.» sbuffa e mi guarda divertito.

«Ma ti sei bevuto il cervello?»

Afferra la mia mano e mi trascina al lato opposto del parco. Credevo che volesse andare via, invece è tutto passato. È così bipolare...

«Dai, andiamo sulle montagne russe.» dice sarcastico.

«Le m-montagne russe?» chiedo col cuore in gola.

«Che c'è, hai paura?» ridacchia.

«Io? N-no.»

Me la sto facendo sotto, non dicevo sul serio quando ho pensato di provarle. Continua a trascinarmi, fino ad arrivare al cospetto dell'enorme attrazione di cui si parlava poco fa. Mi fa un occhiolino, mentre prende i nostri biglietti.

«No... io... non credo proprio di voler salire lì sopra.» dico spaventata all'idea e con l'ansia che sale.

«Sei una fifona, lo sai?» mi prende in giro, ancora una volta.

«Come ti permetti?» mi acciglio e gli strappo il biglietto dalla mano, raggiungendo l'entrata.

Gli faccio vedere io chi è la fifona, ora si renderà conto di chi ha davanti.

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