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Capitolo 53

Mark
Ho visto Tiffany entrare in camera di Emy, circa mezz'ora fa e ora vorrei sapere di cosa stanno parlando. La verità è che ho paura che Emy possa raccontarle tutti i dettagli su noi due, sono sicuro che lo farà. Non capisco perché le ragazze abbiano la bocca così larga e raccontano ogni piccolo dettaglio della propria vita. Mi tiro giù dal letto e vado verso lo stereo, ho bisogno di ascoltare un po' di musica, altrimenti mi ritroverò a spiarle. Lo accendo e la prima canzone parte; la stessa che le feci ascoltare all'anniversario dei miei. Sorrido al pensiero e al modo in cui cercavo di confessarle quello che provavo per lei, ero davvero un coglione, non avevo il coraggio di dirle tutto, ma per fortuna le cose sono cambiate. Proprio in quel preciso momento, qualcuno bussa alla porta della mia camera e abbasso immediatamente il volume. La porta si apre e lei varca la soglia, sorpresa di riascoltare proprio quella canzone.

«Scusa, ho sentito la canzone e...»

«Non scusarti.» la interrompo, mentre le sorrido e la scruto. «Vieni.»

Pensare che fino a qualche mese fa mi saltavano i nervi se provava ad entrare in camera, ero talmente ottuso da non volere ammettere a me stesso che l'amavo. Varca la soglia, chiudendo la porta alle sue spalle.

«Ti prego, alza il volume.» chiede con sguardo sognante.

«Okay.»

Non pensavo che questa canzone le piacesse così tanto, a dire il vero, non so nemmeno come faccia a piacere a me, dato che ascolto tutt'altro. Esaudisco la sua richiesta e mi siedo sul letto, guardandola, mentre si avvicina un po' esitante. I nostri occhi si incontrano e nessuno dei due dice una parola, non credo che ci sia bisogno di dire qualcosa, la musica accompagna già questo momento. Si siede accanto a me e muove la testa a ritmo della melodia, allora allungo il braccio verso le sue spalle e la stringo sul mio petto. Adoro restare così con lei, anche se tra di noi c'è un po' di imbarazzo, so che può sembrare strano, ma non so in che modo gestire la situazione. Le poso due dita sotto al mento e la costringo a guardarmi. Quello sguardo dolce e innocente mi fa diventare pazzo e mi chiedo come faccia ad essere così perfetta. Senza pensarci oltre, le poso un piccolo bacio all'angolo della bocca, sentendo i suoi respiri aumentare. Un altro bacio sul mento, un altro sul collo e posso avvertire i suoi brividi sotto il mio tocco. La spingo all'indietro, fino a sdraiarci completamente e baciarla finalmente sulla bocca. Non voglio sprecare più nemmeno un attimo, ho bisogno di recuperare tutto il tempo perso a prenderla in giro, la amo e devo dimostrarglielo in tutti i modi possibili. Smetto di baciarla e le sfioro il profilo del viso con le dita, mentre i nostri occhi sono l'uno dentro l'altro. Guardarla è il momento che più preferisco e sapere che anche lei mi guarda nello stesso modo, mi rende ancora più felice.

«Tra due giorni dovrò tornare a New York.» dice con un velo di tristezza.

«Verrò con te.» le ricordo serio.

«Cosa racconteremo a Bryan e Cindy?»

«Mi inventerò qualcosa. Non commetterò di nuovo lo stesso errore.»

«Di che errore parli?»

«Quello di lasciarti andare.»

«A volte sai essere tanto dolce.» dice sorridente.

«Come sarebbe a dire "a volte"?» chiedo, fingendo di essere irritato. «Sono dolce in continuazione!»

«Non è vero, hai sempre quell'aria da antipatico.» ridacchia.

«Ah, sì?» mi metto su di lei e le afferro i polsi, tenendola immobile. «Ripetilo, se ne hai il coraggio!» la sfido con lo sguardo.

«Cosa mi farai?» chiede da finta ingenua.

«Un'idea ce l'avrei.» sorrido malizioso.

Mi avvicino al suo collo, lasciandole dei baci umidi fino ad arrivare alla clavicola e il suo respiro diventa più pesante, mentre stringe i pugni.

«Mark» quando sussurra il mio nome in quel modo, mi fa morire. «di sotto ci sono...»

«I nostri genitori.» concludo la frase per lei.

Purtroppo ha ragione e non possiamo andare oltre. Mi allontano e l'aiuto a tirarsi su.

«È anche questo il motivo per cui voglio partire con te.» le sorrido beffardo.

«A cosa ti riferisci.»

Perché fa sempre finta di niente? So benissimo che ha capito.

«Così avremmo più tempo per noi.» le chiarisco.

«Be', non proprio» ridacchia. «ci sarà Sam.»

«Lo manderemo via.» rido a mia volta. Ritorna seria e si acciglia, non capisce mai quando scherzo. «Non dicevo sul serio.» sorrido. «Il tuo amichetto gay potrà restare con noi.» Il suo sguardo cambia, ritornando sereno. «Cosa voleva Tiffany?» cambio discorso.

«Chiedermi scusa e raccontarmi la sua situazione.» si rattrista di nuovo.

«Nulla di buono, deduco.»

«Esatto.»

«Vedrai che le andrà tutto bene.» cerco di consolarla, usando una delle frasi più scontate che esistano, ma sembrano farle effetto.

«Lo sai che... ti adoro, vero?» dice timida.

«Soltanto questo?» la punzecchio.

«No...» abbassa lo sguardo verso la moquette, ancora più imbarazzata.

«Quindi?» la guardo in attesa.

«Io... dai, lo sai.»

Il disagio la rende ancora più bella e innocente.

«Dimmelo, per favore.»

«Io... ti amo...» dice timida.

È bellissimo sentirle pronunciare quelle parole, non riesco a non provare emozione.

«E tu lo sai?»

«Cosa?» chiede confusa.

«Che sei la persona più importante della mia vita.»

Il suo viso diventa paonazzo, mentre il mio cuore batte fortissimo, non l'avevo mai sentito così tanto. Ho soltanto detto la verità, sarà sempre e solo lei l'unica ragione che mi spinga ad andare avanti in questa vita spenta.

Emily

Buongiorno, mondo! Dopo tanto tempo posso finalmente dirlo. È una di quelle giornate in cui ti senti felice senza alcun motivo valido, sarà che più tempo passo insieme a Mark e più mi sento bene. Mi ha sorpreso, non pensavo che sarebbe cambiato così tanto, dimostrandomi il suo pentimento. Oggi il cielo è sereno e non sembra affatto pieno inverno, mi piacerebbe tanto passeggiare con lui, mano nella mano, però non possiamo. Non devo abbattermi e concentrarmi soltanto sul fatto che domani partiremo insieme, saremo liberi di vivere il nostro amore, lontano da occhi indiscreti. Ancora non so che scusa ha intenzione di rifilare ai suoi genitori, ma mi ha assicurato che sarà con me. Non ho avuto modo di parlargli delle mie intenzioni riguardo al college, non ci riesco, mi sento inibita e sotto pressione, poi c'è la faccenda della lettera di Sam, non posso proprio dirglielo, rischierei di rovinare tutto e non voglio che accada, basterà strapparla e sarà tutto cancellato. Chissà come reagirà quando mi vedrà insieme a Mark, la prenderà sicuramente male, visto quello che prova per me. Ecco come rovinare una bella giornata, ti fai troppe paranoie inutili. Hai ragione, ma ho paura che possano prendersi a pugni, Mark non è a conoscenza di tutta questa storia e se dovesse scoprire che gliel'ho tenuta nascosta, mi lascerebbe. Mi alzo dal letto ed esco dalla mia stanza, notando il corridoio deserto; è ancora presto, quindi saranno tutti a dormire. Vorrei tanto andare nella sua stanza, ma meglio evitare, abbiamo rischiato di farci scoprire troppe volte e la prossima potrebbe essere la decisiva. Raggiungo la cucina e per mia sorpresa, lui è qui, prepara qualcosa. Resto sulla soglia a fissarlo, ma si rende immediatamente conto della mia presenza.

«Buongiorno anche a te!» ironizza.

«Buongiorno.» rispondo con un sorriso.

«Ti piacciono i pancakes, vero?»

«Sì.»

Mi siedo a tavola e resto in silenzio, mentre osservo ogni sua mossa. Il fatto che sia già sveglio e stia cucinando, mi sorprende molto, che l'abbia fatto per portarmi la colazione a letto? Sarebbe stato un gesto davvero carino e romantico. Quanto mi piace fantasticare su queste cose.

«Hai la testa tra le nuvole?» chiede a pochi centimetri dal mio viso.

«Eh?» mi risveglio dalla trance.

«Ti capisco, è l'effetto Mark.» ridacchia malizioso.

È il solito egocentrico pieno di sé, ma non posso dargli torto, ha davvero quest'effetto su di me, da quando ci siamo confessati quello che proviamo, ho spesso la testa tra le nuvole.

«Ma cosa dici?» mi imbarazzo, come sempre.

«Solo la verità, piccola.» mi fa un occhiolino e ritorna ai fornelli.

Questo nuovo Mark mi piace davvero tanto. A te piaceva anche quello di prima, sei sempre stata malata di mente. Sparisci, devi sempre rovinare tutto.

«Buongiorno, ragazzi, siete già in piedi?» la voce di Cindy risuona per la cucina. Si avvicina al tavolo e si siede accanto a me, ancora in pigiama e con l'aria assonnata. «Non ci posso credere, stai cucinando?» chiede a Mark, sorpresa.

«E cosa c'è di strano? Avevo voglia di pancakes.» borbotta lui.

«È una novità.» Cindy si volta verso di me e mi fa un sorriso. «Allora, state andando d'accordo, voi due?»

«No, affatto!» Mark ed io rispondiamo all'unisono.

«Una mia amica ha appena aperto un Luna Park e mi ha regalato dei biglietti.» ci informa.

«E allora?» chiede Mark, scocciato.

Sarebbe davvero fantastico andare al Luna Park insieme a Mark. Smettila di sognare e ritorna con i piedi per terra. Che male c'è a sognare un pochino?

«Ho giusto due biglietti e vorrei che ci andaste insieme.»

Sì! Sono molto contenta.

«Stai scherzando, vero?» chiede Mark, con gli occhi sgranati.

Il solito guastafeste, non capisce che è un modo per passare del tempo insieme? Finché Cindy continuerà a pensare che ci odiamo, organizzerà sempre qualcosa per noi due. Oppure non vuole passare del tempo con te, pensaci. Vattene!

«No, dicevo sul serio! Più tempo trascorrete insieme, meglio sarà il vostro rapporto.»

«Adoro il Luna Park.» dico, pentendomi subito dopo.

Devo stare zitta o rischierò di farci scoprire.

«Hai sentito? Tua sorella è d'accordo.»

«No, non sono d'accordo.» rispondo prontamente, mentendo.

«Allora è deciso, passerete una bella giornata.» dice convinta, decidendo per noi. Come al solito fa di testa sua. «L'operazione amore fraterno, riprende da oggi!» esclama con aria teatrale. Mark se ne resta in silenzio, forse rassegnato, sa bene che è inutile opporsi a sua madre, troverà sempre un modo per spuntarla. Stavolta non mi importa, sono felice che abbia avuto questa fantastica idea. Cindy si alza e si dirige verso la porta. «Mettici lo sciroppo d'acero.» consiglia a suo figlio, mentre va via dalla cucina.

Mark si volta verso di me e mi guarda sconcertato. «Ti prego, dimmi che stava scherzando.»

«Perché avrebbe dovuto?»

«Al luna park, io?»

«Cerca di vedere il lato positivo» mi alzo dalla sedia e lo raggiungo, avvicinandomi al suo viso. «potremmo passare un'intera giornata insieme.» Mi fa un sorrisetto beffardo e mi posa un piccolo bacio sulle labbra, sorprendendomi. «Che fai, potrebbe arrivare qualcuno.» lo rimprovero.

«Tranquilla.» mi sorride. D'un tratto avvertiamo una puzza di bruciato e Mark ritorna in sé. «Cazzo, i pancakes!» spegne i fornelli e osserva il disastro. «Quando mi sei vicino, divento un rimbambito.»

Quello dovrebbe essere un complimento? Cerco di assumere un'aria seria, non posso ridere proprio adesso. La sua espressione era troppo divertente.

«Dai, smettila.» ridacchio.

Noto che ha preparato troppi pancakes, magari non sa regolarsi con le dosi. Parla per te che non sai nemmeno cucinare. Posso sempre imparare. Sei un caso perso. Smettila di prendermi in giro, Gollum.

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