Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo 47

Emily
Mi sono fatta una doccia, preparata in fretta e sono uscita di casa, ora sono quasi arrivata da Tiffany. Ho rimandato troppo a lungo e ho bisogno di vederla, soprattutto scoprire cosa le sta succedendo, è un po' che evita le mie telefonate e ho paura che non voglia più essermi amica, qualcosa dev'essere accaduto e intendo vederci chiaro. Alzo lo sguardo verso lo specchietto retrovisore e vedo una macchina che conosco benissimo; non posso credere che Mark mi stia seguendo. Accosto, inserisco il freno a mano ed esco dall'autovettura, intenzionata a farmi dare delle spiegazioni. Lo raggiungo e do dei colpi sul vetro, per costringerlo a tirarlo giù.

«Ciao.» mi saluta sorridente e come se niente fosse.

«Mi stavi spiando?» chiedo irritata.

«Niente affatto, volevo solo sapere dove te ne andavi.»

«In realtà mi seguivi perché non ti fidi di me.» incrocio le braccia al petto, contrariata dal suo comportamento.

Scende dalla macchina e imita il mio gesto, prendendomi in giro. Molto divertente. Non capisco perché abbia questa fissa di controllare ogni mio movimento, la trovo una cosa alquanto fastidiosa.

«Ti stai sbagliando.» sorride ironico. «Volevo solo evitarti di finire in qualche guaio, visto la tua sbadataggine.» ride.

Che odio, quando fa così non lo sopporto!

«La smetti di insultarmi?» gli tiro un leggero pugno sulla spalla, ricordando il dolore che provai quando cercai di picchiarlo tempo fa, il suo corpo sembra fatto d'acciaio, è una specie di Superman.

«È la realtà, non un insulto.» ride più forte.

«Stronzo!» gli do una spinta e cerco di ritornare alla mia macchina, ma non me lo permette.

Mi stringe per i fianchi e poi mi intrappola contro la fiancata della sua macchina.

«Sei una piccola impertinente, lo sai?» sussurra malizioso. «E questo mi piace terribilmente.» si morde le labbra, provocandomi un brivido.

«A-adesso, lasciami.» dico balbettando e guadagnandomi un'altra occhiata divertita.

Mi libera dalle sue braccia e alza le mani in senso di resa, sorridendo beffardo.

«Andiamo, allora.»

Sbuffo e ritorno alla mia macchina, accettando il fatto che verrà con me. Dopo essere entrata al suo interno, mi rendo conto che sta ancora ridendo. Non cambierà mai, neppure se dovessimo metterci insieme, continuerà ad insultarmi, in fondo, credo che mi piaccia anche per questo. Certo che sei strana forte. Tu, invece, sei un rompiscatole.

Ormai sono trascorsi dieci minuti dal mio arrivo fuori casa di Tiffany, non so perché, ma non ho il coraggio di andare a bussare alla sua porta, come se un brutto presentimento mi impedisse di farlo. Scendo dalla macchina e vedo quella di Mark parcheggiata dietro di me. Tiro un lungo respiro e raggiungo la porta d'ingresso e per fortuna lui non mi segue. Suono il campanello e qualche secondo dopo, la porta si apre, mostrando un ragazzo alto e moro, con uno sguardo annoiato. Dev'essere Hunter, il suo fidanzato.

«Ehm... ciao, Tiffany è in casa?» chiedo titubante.

«Tiffany, ci sono visite per te.» urla all'interno della casa.

«Di chi si tratta?» sento chiedere dalla cucina.

«Non lo so, è una ragazzina.»

Lo guardo male, io non sono una ragazzina.

«Sono Emy, la sua amica.» preciso accigliata.

«Emy, la tua amica.» ripete lui.

Tiffany non risponde, come se non sapesse cosa dire e questo tizio non mi lascia nemmeno entrare, come se la casa fosse sua. La madre di Tiffany dev'essere fuori per lavoro, altrimenti non sarebbe venuto questo cafone ad aprirmi.

«Probabilmente non vuole vederti.» dice beffardo e cerca di chiudere la porta.

«Aspetta» la blocco con le mani. «ho bisogno di parlarle.»

«Ma lei non vuole parlare con te!» sbotta poco carino. «Quindi sparisci, mocciosa.»

Sta per richiuderla, quando vedo la mano di Mark poggiata sul legno e fare pressione.

«Come l'hai chiamata?» riesce ad aprire la porta e lo afferra per la maglietta, minacciandolo con lo sguardo. «Non ti hanno insegnato le buone maniere?» urla, strattonandolo.

«Chi cazzo sei?» chiede il ragazzo.

«Quello che ti romperà il naso se non le porterai rispetto.»

Cacchio, le cose si mettono male, perché deve sempre aggredire la gente? In fondo, questo tizio non ha detto nulla di grave, a parte la sua maleducazione, ma non è un motivo valido per dargli addosso in questo modo.

«Adesso basta!» la voce di Tiffany risuona dietro il ragazzo. Mark molla la presa, rivelando la presenza di Tiffany. «Ciao, Emy.» mi saluta con indifferenza. La guardo e non posso fare a meno di notare le sue stranezze. È cambiata tantissimo dall'ultima volta in cui l'ho vista, non posso credere che questa davanti a me sia la mia migliore amica. Indossa degli abiti davvero strani e ha il viso stanco, è molto trascurata e ha una strana tristezza negli occhi. Non riesco a dire una parola, nonostante mi fossi preparata una lista di cose da chiederle, ora sembrano sparite dalla mia testa, come se la sua presenza mi indisponesse. Che fine ha fatto la Tiffany che ho salutato tre mesi fa? «Cosa c'è, perché mi fissi in quel modo?» chiede titubante.

«Io...»

«Mi trovi cambiata?» mi precede.

Annuisco e resto in silenzio. Non ci capisco più niente, mi sento di troppo, qui, davanti a lei.

«Be', non la fai nemmeno entrare? È la tua migliore amica.» interviene Mark dietro di me, con irritazione nella voce.

Tiffany lo guarda per qualche secondo e poi si fa da parte, facendomi cenno di entrare. Varco la soglia, seguita da Mark e ringrazio che lui sia qui, l'atmosfera di questa casa è cambiata e non mi piace affatto. La seguo fin dentro il soggiorno, mentre Mark se ne resta in disparte, insieme al tizio di poco fa e spero che non faccia stupidaggini. Ci sediamo sul divano e volto lo sguardo su di lei, notando i suoi capelli sfibrati e l'assenza di trucco sul suo viso. Ha sempre curato il suo aspetto e ora no.

«E così, tu e Mark?» chiede sorridente, ma ritorna seria in un attimo.

«No, almeno non ancora...» rispondo timida.

«Mi fa piacere che le cose tra di voi si siano chiarite.»

«Anche a me...»

Sembra proprio che stia evitando di parlare del vero problema, non la sentivo da tanto tempo e ora è come se mi mettesse in soggezione. Forse dovrei chiederle esplicitamente cosa le sta succedendo, senza giri di parole.

«In questi mesi... ho cercato in tutti i modi di parlarti, ma non ci sono mai riuscita.» dice con voce roca. «Ti ho nascosto delle cose e mi dispiace tantissimo.» volta lo sguardo verso la sua sinistra, per evitare di incrociare il mio.

«Cosa ti è successo?»

Improvvisamente si toglie quella maglietta di quattro taglie in più e poggia le sue mani sulla pancia, lasciandomi sbigottita e senza parole. Per questo cercava di evitarmi, volveva nasconderlo... Non posso credere a quello che vedo, non so se essere arrabbiata o comprenderla.

«Sono di quasi quattro mesi.» mi informa, lasciandomi a bocca aperta. «Emy... scusami.»

«Perché non me l'hai detto?» chiedo con le lacrime in gola. «Non ti fidi di me?»

«Mi dispiace, non sapevo cosa fare.» gli occhi le diventano lucidi. «Perdonami.»

«Mi hai evitato per tutto questo tempo, facendomi credere di essere io il problema...»

Cerco di evitare il suo sguardo, oppure scoppierò a piangere e non mi pare proprio il momento, è lei quella incinta, non io. Non capirò mai il motivo per cui me l'ha tenuto nascosto, temeva che potessi giudicarla? Sa benissimo che non l'avrei mai fatto. Mi sento così delusa, io non le avrei mai tenuta nascosta una cosa del genere, è la mia migliore amica. Mi alzo dal divano e a passo svelto mi dirigo in cucina, facendo un lungo respiro. Mark è poggiato al muro, con le mani in tasca e uno sguardo serio, ma appena mi vede si acciglia.

«Cosa succede?» chiede preoccupato.

Volto lo sguardo verso le scale, dove ci trovo seduto il ragazzo di Tiffany che gioca al cellulare, incurante della nostra presenza e poi ritorno a guardare Mark.

«Andiamo via.» gli dico con voce tremante.

Annuisce debolmente e insieme usciamo da quella casa. Le lacrime minacciano di scendere e non riesco più a trattenerle. Quasi corro per evitare che Mark mi veda in questo stato, ma mi blocca, afferrandomi per un braccio. Mi guarda preoccupato, dopodiché mi stringe tra le sue braccia, senza fare domande e gliene sono grata. Al contatto col suo corpo, le lacrime scendono velocemente, allora lo stringo forte, stringendo la sua maglietta nei miei pugni. Mi posa un bacio sulla testa e noto di avergli inzuppato il petto e sporcato il tessuto di trucco.

«Non puoi guidare in questo stato, vieni con me, passerò a prenderla io più tardi la tua macchina.» dice dolcemente.

«Va bene...» acconsento ed entro nella sua macchina.

A volte sa essere così dolce che stento a credere sia davvero lui.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro