Capitolo 44
Mark
Le ho finalmente detto che la amo e l'unica cosa che sa fare è ridere, forse ho scelto il momento sbagliato, il mio solito tempismo perfetto. Ora mi sembra una povera pazza in preda all'alcol e continua a sventolare la mano sul suo viso, dopodiché tira la sua scollatura verso il basso, lasciando scoperta una piccola parte di seno, che mi costringe a voltare lo sguardo, perché mi rendo conto che non mi sembra il momento adatto per lasciarmi andare.
«Cazzo.» impreco.
«Cosa c'è, che ho fatto?» chiede preoccupata.
La guardo nuovamente, si sta massaggiando il collo e la cosa non aiuta per niente.
«Smettila!» dico categorico, guadagnandomi una sua occhiata confusa. «Scusa.»
È chiaro che non capisca che per me è molto difficile mantenere il controllo, con lei non mi riesce mai, non immagina nemmeno quello che potrei fare in questo momento e mi rendo conto di stare sudando. Ha ragione, devo spegnere i riscaldamenti. Lo faccio e mi libero di questa dannata cravatta che sta per soffocarmi.
«Hai caldo anche tu?» chiede.
«Potresti evitare di parlarmi?»
«Non capisco, perché mi tratti così?»
Ha già dimenticato quello che le ho detto qualche minuto fa, incredibile, ma quanto ha bevuto? Continua a massaggiarsi il collo ed una strana frenesia si impossessa di me, mi mordo il labbro e non posso smettere di guardarla.
«Sei stupenda.» sussurro.
«Cosa?»
Adoro quando fa la finta ingenua. Credo sia arrivato il momento di smetterla, non sopporto più questa distanza e non voglio più aspettare. Mi guardo intorno per assicurarmi che non ci sia nessuno, poi afferro il suo viso tra le mani e la bacio con foga. Le nostre lingue si muovono all'unisono e la sua sa di vodka alla fragola. Non so se riuscirò a fermarmi solo con un bacio, la desidero da troppo tempo e non posso più tenere a bada quello che provo. La trascino fin sopra le mie gambe, costringendola a mettersi a cavalcioni e scoprendola. Siamo faccia a faccia e le guardo tutto il corpo, notando il suo imbarazzo. Nemmeno l'alcol cambia questo suo lato e mi piace da impazzire. Resta immobile e confusa, mentre tiro giù il sedile e poggio le mani sulle sue cosce scoperte e morbide.
«Domani non scorderai quello che ti ho detto, vero?» chiedo con voce roca, mentre lei non accenna a rispondere, ma si sdraia sul mio petto. Le accarezzo la pelle, avvertendo i suoi brividi sotto al mio tocco e la cosa mi eccita ancora di più. Mi tiro su con lei addosso e le bacio il collo. Ho bisogno di toccarla, di sentirla, di farla mia. Tira indietro la testa ed emette un piccolo gemito, che mi sprona a continuare. Infilo una mano sotto il suo vestito, trovando le mutande e sfiorandole. «Ho voglia di te.» le sussurro all'orecchio, in preda alle emozioni.
«Anche io.» dice e mi si riempie il cuore di gioia.
Oltrepasso il tessuto delle sue mutande e raggiungo il suo punto sensibile, facendola sussultare e gemere, dopodiché avvolge le braccia intorno al mio collo, stringendomi a sé. Quanto mi è mancato tutto questo e solo adesso mi rendo conto dell'estremo bisogno che ne avevo. La tocco in modo più deciso, facendole inarcare la schiena, mentre i suoi respiri si fanno più intensi e la mia erezione più gonfia, talmente tanto che la sento dolorante attraverso il tessuto dei pantaloni.
«Mi piace troppo procurarti queste sensazioni.» le dico malizioso e so quanto le piace.
«Amo il tuo profumo.» sussurra, poi comincia a tremare sopra di me, scoppiando dal piacere.
Ritorno a guardarmi intorno e nonostante non ci sia nessuno, mi costringo a fermarmi. Cosa diavolo stavo facendo, non voglio scoparmela in un parcheggio, sotto gli occhi di tutti, merita di meglio.
«Io amo tutto di te.» le dico serio. Mi guarda dritto negli occhi e noto che le stanno diventando lucidi. «Ho detto qualcosa di sbagliato?» chiedo preoccupato.
Scuote la testa in senso negativo e la poggia nuovamente sul mio petto, restando in quella posizione per un bel po'.
Emily
Che strana situazione, intorno a noi è tutto troppo calmo e ho paura che da un momento all'altro possano scoprirci, ormai ce ne stiamo abbracciati nell'abitacolo della sua macchina da troppo tempo, estranei al mondo esterno. La testa continua a girare e tutto mi appare surreale, ma di una cosa sono sicura; amo Mark e sono contenta di essere qui con lui. Non ti rendi conto di quello che dici, sei ubriaca. Forse, ma sono sicura di quello che provo, non mi importa della sua stupida ragazza, voglio essere io la sua ragazza! Vorrei che il tempo si fermasse in questo preciso istante, che tutte le cose brutte sparissero per sempre, lasciando solo quelle belle, ma purtroppo non è possibile, appena usciremo da questa macchina dovremmo comportarci da semplici fratelli. È così bello stare a stretto contatto con lui, avverto il suo cuore battere e il suo respiro è calmo e rilassato. Sono le sue braccia il luogo in cui voglio restare per sempre.
***
Il sole mi riscalda il viso e mi sento in pace con me stessa. Aspetta... il sole? Apro gli occhi di scatto e mi rendo conto di essere in camera mia. Non ricordo il momento in cui mi sono addormentata, indosso ancora il mio vestito e mi sento frastornata. Riesco solo a ricordare che io e Mark ci siamo baciati alla festa e poi ho bevuto qualche bicchiere di troppo. Ma perché mi caccio sempre in queste strane situazioni? Ogni volta mi ripeto di non bere, ma puntualmente mi ritrovo a farlo, sono una deficiente. Sarà stato lui a portarmi in camera? Mi tiro giù dal letto e vado a guardarmi allo specchio, restando scioccata dal mio aspetto orribile; sembro Marilyn Manson e ora mi toccherà struccarmi. Esco dalla mia stanza e vengo travolta da un silenzio spettrale, possibile che stiano ancora dormendo? Senza pensarci oltre, raggiungo la camera di Mark, aprendo pian piano la porta, fino ad intrufolarmi al suo interno. È sdraiato a pancia in giù, senza maglietta e dorme beato, il suo respiro è leggero e calmo. Mi avvicino al suo letto, facendo attenzione a non fare rumore, spero solo che non si svegli o penserà male. Mi stavo giusto chiedendo, che diavolo vuoi fare? Solo guardarlo dormire. Sei malata. Fa silenzio, guastafeste! Mi inginocchio davanti al suo letto e poso la mia mano sulla sua, muovendo il pollice in senso rotatorio sul suo dorso. Gli sposto il ciuffo dalla fronte e poso un piccolo bacio su di essa. È davvero un angelo, come fa ad essere così bello? Adesso sarà meglio andare, evitiamo di fare altre figuracce. Mi tiro su, faccio qualche passo e d'un tratto inciampo nel vestito, cadendo sulla moquette e provocando un tonfo. Cazzarola!
«Ma... cosa stai facendo?» la voce roca di Mark mi fa sussultare.
Oh, no, si è svegliato, ma perché capitano tutte a me? Sei distratta e stupida, ecco perché.
«Ehm... ho sbagliato camera.»
Ho usato la stessa scusa che usò lui ieri mattina, ma detta da me sembra troppo finta e banale. Di sicuro starà ridendo di me, mi volto per accertarmene ma mi ricredo, è serio.
«Ah, sì?» chiede beffardo, incrociando le braccia al petto. «Ti ho lasciata in camera tua, ieri notte.» Maledizione! Si alza dal letto e si avvicina a me, chinandosi. «Dì la verità, volevi scoparmi.» ridacchia malizioso.
«Ma cosa dici, idiota.» Mi porge la mano e senza pensarci la afferro, ritrovandomi a pochi centimetri da lui. «Adesso... vado.» cerco di sgattaiolare ma non mi riesce bene, mi tiene ben salda.
«Ferma!» mi fissa a scollatura, imbarazzandomi. «Dove credi di andare?»
«In camera mia?»
«Ci andrai dopo.»
Continua a fissarmi malizioso, mentre mi trascina a letto. Mi costringe a sdraiarmi e si mette sopra di me, tenendomi ferma col suo corpo. Il mio cuore è scosso da mille battiti e può scoppiare da un momento all'altro.
«Devo andare, davvero...» dico timida.
Scuote la testa in senso negativo e sorride sarcastico. Oddio, se sorride ancora mi farà morire. I suoi occhi scrutano tutto il mio corpo e non riesco a trattenere un lieve gemito. Mi sfiora il viso e si avvicina alle mie labbra, pronto a baciarle. Sta succedendo di nuovo. D'un tratto avvertiamo dei rumori in corridoio che ci fanno gelare il sangue.
«Cazzo!» sbotta, mentre si sposa dal mio corpo.
Mi alzo prontamente e la porta si apre subito dopo. Cindy varca la soglia e ci guarda in modo strano. Mark prende i suoi auricolari e li posa nella mia mano.
«Grazie per avermeli prestati.» dice, salvando la situazione.
«Di nulla...» rispondo ancora confusa.
L'espressione di Cindy si addolcisce, dopodiché si avvicina a noi.
«Sono contenta che stiate andando d'accordo, bravi.» dice seria.
Già e non sai quanto. Fortuna che non si è accorta di nulla, ho ancora l'ansia e le palpitazioni, ma Mark è un maestro nel raccontare balle e Cindy gli crede ogni volta.
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