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Capitolo 33

Emily
L'aereo è appena atterrato e dentro di me si sta scatenando l'inferno. Sono davvero pronta ad affrontare tutto questo? È più di un'ora che non faccio che chiedermelo, so solo che ho una brutta sensazione alla bocca dello stomaco, come se dovesse accadermi qualcosa di spiacevole. In questo momento sono fuori dall'aeroporto, attendendo che il taxi arrivi a prendermi, non ho voluto scomodare Bryan, sono solo le cinque del mattino e non mi sembrava il caso, anche se ha insistito tanto. Chissà cosa mi aspetterà quando sarò a casa, come sarà la ragazza di Mark? Al solo pensiero mi si contorce lo stomaco, sono ancora innamorata di lui? Sono passati tre mesi dall'ultima volta che ci siamo visti e ancora non sono riuscita a togliermelo dalla testa. D'un tratto, il mio cellulare comincia a squillare, facendomi spaventare.

«Mamma.» rispondo.

«Tesoro mio, sei arrivata?»

«Sì, sto aspettando il taxi.»

«Sicura che non vuoi che tuo padre passi a prenderti?»

«Sicurissima, non preoccuparti.»

«Sei sempre così piena di riguardi.»

«Grazie.» rispondo ironica.

«Com'è andato il viaggio, hai dormito un po'?»

«Sì, tutto bene.» mento.

In realtà ho dormito soltanto un paio d'ore, avevo i pensieri tormentati e ce li ho ancora adesso.

«Non vedo l'ora di stringerti tra le mie braccia.»

«Anche io.» Il mio taxi parcheggia davanti a me, facendomi fare un respiro profondo. «Mamma, devo riattaccare, ci vediamo tra poco.»

«Va bene, ti aspetto.»

***

Il tassista mi ha lasciata fuori casa da qualche minuto, sto osservando la porta da un po', come se fossi in un altro posto e questa non fosse casa mia. Devo farmi coraggio ed entrare e poi fa davvero freddo, non vorrei prendermi un brutto raffreddore. Infilo la chiave nella serratura, apro la porta, varco la soglia e resto immobile. Mi guardo intorno e i ricordi cominciano a tormentare la mia testa; quante ne abbiamo passate in soggiorno, i litigi su chi doveva guardare la tv, quella volta in cui stava per baciarmi. Sorrido a quei pensieri e subito dopo vengo travolta dall'allegria di Cindy.

«Emy, tesoro!» corre verso di me e mi stringe.

Mi chiedo dove la prenda tutta quest'energia di primo mattino. Subito dopo, spunta Bryan e mi abbraccia a sua volta.

«Non era necessario che vi svegliaste così presto.» dico.

«Invece lo era.» dice Bryan, posandomi un bacio sulla testa. «È già tanto che tu non mi abbia permesso di venire a prenderti.»

Tutti e tre ci dirigiamo in soggiorno e ci sediamo sul divano. Entrambi mi scrutano, aspettando chissà quali parole uscire dalle mie labbra, mentre io vorrei solo rifugiarmi nella mia stanza e non uscirne più. Al momento non ho nulla da raccontare, anche se, prima o poi dovrò dire tutta la verità riguardo il college, so già che li deluderò, ma non posso più fingere che vada tutto bene.

«Come vanno gli studi?» chiede Cindy.

Ecco che cominciano le domande alla detective Conan.

«Tutto bene.» rispondo senza guardarla negli occhi.

Che bugiarda sei diventata. Silenzio, non sono affari tuoi!

«Diventerai una bravissima psicoterapeuta, proprio come tua madre.» mi elogia Bryan.

«Oh, caro, smettila con queste lusinghe.» Cindy arrossisce. Mi dispiace tanto deludere le loro aspettative, mi sono rivelata un vero disastro. La verità è che stare a New York non fa per me, certo, mi piace ma è troppo impegnativa, non ho un più un attimo di tempo e mi rendo conto che avrei dovuto valutare questa situazione fin dal principio, invece mi sono lasciata trascinare dalle parole dei miei genitori. «Vuoi che ti prepari la colazione, oppure preferisci andare a riposare?» chiede Cindy.

«Credo che andrò di sopra.»

Sì, è arrivato il momento di affrontare i ricordi. Cindy annuisce e mi sorride, dopodiché mi alzo dal divano, recupero la mia valigia e raggiungo il piano di sopra. Ho il cuore in gola e le gambe tremolanti, chissà se lui sarà sveglio, la sua camera è a pochi metri da me. Devo smetterla di fare la vigliacca e raggiungerla. Mi dirigo in quella direzione a passo deciso, apro la porta lentamente, restando immediatamente delusa. La stanza è vuota e il letto è intatto. Ha passato la notte fuori? Che scema sono stata, pensavo che mi stesse aspettando. Deglutisco a quel pensiero assurdo e ritorno a chiudere la porta. Inutile sperare, devo farmene una ragione. Varco la soglia della mia camera e il cuore mi si riempie di gioia, mi è mancata così tanto. È tutto come ricordavo, c'è solo una nuova coperta sul mio letto. Poggio la valigia sulla moquette e mi siedo sulla poltrona, guardandomi intorno con molta nostalgia. Adesso credo che comincerò a disfare i bagagli, sembra strano ma non ho sonno. Prendo la valigia, adagiandola sul letto e appena la apro, la mia attenzione viene subito attirata dal pacchetto che mi aveva dato Sam prima di partire. L'avevo dimenticato. Lo afferro e lo scarto immediatamente. C'è una lettera con sopra scritto "per te" e un piccolo cofanetto incartato. Osservo la lettera ancora per qualche secondo e mi chiedo cosa ci sia scritto al suo interno. Tiro un lungo respiro e la apro, leggendola:

"Cara Emy,
non avevo idea di come iniziare questa lettera e a dire il vero non avrei voluto neppure scriverla, mi rendo conto di essere stato abbastanza stupido, ma non potevo più fare finta di nulla e non avrei potuto parlarti a quattrocchi, sai che sono molto timido per certe cose. Ti ricordi il nostro primo incontro, di come ti nascondevi dal tuo fratellastro? Ti confesso che mi fece molto ridere, sapevo che Mark te ne combinasse di tutti i colori, ma ero comunque incuriosito, l'unico modo per conoscerlo, era conoscere te. (Ora non sentirti usata, sei stata e sei la persona più importante della mia vita.) Non avevo idea del perché ti trattasse in quel modo così brusco e quando me l'hai raccontato, ho voluto stargli alla larga, per il semplice motivo che non sopportavo che ti facesse del male. Eri diventata la mia migliore amica, non potevo permetterglielo. Ma ora non voglio rattristarti con questi brutti ricordi, ti ho scritto per dirti una cosa molto importante, che ho capito solo qualche giorno fa. Vedi, Emy, mi sento diverso quando sono con te, tu sei così allegra, così dolce, così... perfetta e non posso credere che sia accaduta una cosa come questa, proprio a me, ma è successo e non posso più nascondertela. Emy, io... mi sono innamorato di te! So che starai pensando che è folle, perché sono gay, infatti non riesco a spiegarmelo nemmeno io, ma tu mi hai fatto rinascere. Non ti chiedo nulla in cambio, desideravo solo che lo sapessi, so bene che ami lui e odio il fatto che non faccia nulla per averti, mentre io potrei fare l'impossibile. Oddio, finalmente te l'ho detto, non riuscivo più a tenermelo dentro. Ricorda, non voglio che tra di noi le cose cambino, sappi che puoi sempre contare su di me, per qualunque cosa!
Fa buon viaggio, mia piccola amica, ti auguro di essere felice, sempre!
Il tuo migliore amico, Sam."

Resto a fissare quelle parole con occhi sgranati. Non avrei mai immaginato che Sam provasse qualcosa per me, avevo intuito che stesse cambiando ma non a causa mia. Come ho fatto a non capirlo? Sei abbastanza tonta, mi dispiace dirtelo ma è così. Che rompipalle, esci dalla mia testa! Ora sì che sono in imbarazzo, come farò a guardarlo negli occhi, dopo questa confessione? Scarto il cofanetto, cercando di non pensarci per il momento e resto affascinata; ho sempre desiderato un ciondolo con il mio nome. All'interno del cofanetto, trovo un piccolo bigliettino con su scritto: Spero che apprezzerai questo piccolo regalo. Con tutto il mio amore! Sono sorpresa, mi conosce davvero più degli altri. Mi dispiace che si sia innamorato di me, sono solo un'indecisa, una sciocca che non sa affrontare i problemi e non merita di soffrire a causa mia.

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