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Capitolo 3

Emily
La testa continua a girare e sono stanchissima. Mark mi ha lasciata in questa stanza, troppo grande per una persona sola, mi piacerebbe sapere dove si è cacciato, non so quanto tempo sia passato, ma è molto che è andato via. Sono sdraiata su questo letto e gli occhi mi si fanno sempre più pesanti. Mi ripeto sempre che non devo bere, ma volevo fargliela pagare, aveva un'aria da sbruffone e non potevo dargliela vinta. Lui è fatto così, si sente un grande solo perché fa cose fuori dal comune, credo che sia anche un po' pazzo, ma mi piace così com'è. La pazza sei tu che continui ad amarlo. Ecco, la solita vocetta snervante, non mi era mancata affatto! Questa è una serata strana e il fatto che Mark sia venuto di nuovo da me, lo conferma. Non capirò mai cosa prova per me, ma se è venuto a New York vorrà pur significare qualcosa, no? Adesso non ho voglia di pensarci, chiudo gli occhi e mi lascio andare all'enorme stanchezza che ho dentro.

Mark
Sono riuscito a trovare una scatola intera di preservativi e non vedo l'ora di tornare da lei. L'ho lasciata da sola in quella stanza, chiudendo la porta a chiave dall'esterno, per evitare che entrasse qualcuno. Percorro il corridoio, fino ad arrivare alla camera desiderata. Infilo la chiave nella serratura e la faccio girare, poi apro la porta e la vedo dormire, sdraiata sul letto matrimoniale. Sorrido intenerito dalla scena e mi sdraio al suo fianco, accarezzandole delicatamente il contorno del viso.

«Ti sei addormentata troppo presto, piccola.» sussurro nel buio della stanza. Vorrei tanto portarla a casa ma nello stato in cui sono potrei finire fuori strada e non posso permettere che le accada qualcosa a causa mia, ho già i sensi di colpa per quell'incidente alle Maldive. Forse potrei provare a chiamare Sam, sperando che sia sobrio, non mi va di restare qui. Sfilo il cellulare dalla tasca e compongo il suo numero. Purtroppo non risponde, allora provo di nuovo, senza ottenere risultati. «Che testa di cazzo.» impreco nell'oscurità.

Accendo la luce dell'abatjour, in questo modo posso osservare il suo viso. Oddio, sembro un coglione, ma questa ragazza mi ha stregato, ho una cazzo di ossessione per lei. D'improvviso avverto un bip e non proviene dal mio telefono. La sua borsa è ai piedi del letto e senza esitare la afferro e la apro. Riesco finalmente a trovarlo e so che non dovrei, ma mi ritrovo a guardare sullo schermo. Le è appena arrivato un messaggio, lo apro oppure no? Ovviamente lo apro!

Messaggio da Cem: Ciao, dormi?

Il Cem delle Maldive? Perché cazzo invia messaggi alle tre del mattino? Un minuto dopo, avverto un altro bip e apro l'altro messaggio.

Messaggio da Cem: Probabilmente sì... Scusami, volevo chiederti come stai. Mi sento davvero ridicolo ad averti inviato un messaggio a quest'ora, però avevo bisogno di saperlo. Domani ti telefono, buonanotte. Baci.

Resto a fissare lo schermo, incredulo e furioso allo stesso tempo. La voglia irrefrenabile di spaccare tutto si sta facendo strada in me. Come fa ad avere il suo numero? Viene a letto con me e poi sente quel tizio? Non potrò mai dimenticare quel pomeriggio in cui eravamo in vacanza ed erano in camera insieme, sentii gran parte della conversazione e io, come un coglione, ero lì, con una rosa tra le mani, lei non dovrà mai saperlo. Mi alzo dal letto, ho bisogno d'aria ma non posso lasciarla qui da sola. Che cazzo posso fare? Mi sento così incazzato che potrei fare fuori chiunque. Il mio cellulare inizia a squillare, lo afferro prontamente prima che possa svegliarla.

«Finalmente chiami, dove cazzo sei?» sbotto irritato contro Sam.

«Sta calmo, ero con un'amica.»

«Non eri finocchio?»

«Preferisco il termine gay! Comunque, sì, lo sono, ma cosa c'entra?»

«Lascia perdere. Ho bisogno del tuo aiuto.»

«Cosa ti serve, adesso?»

«Emy si è addormentata e voglio che tu la riporti a casa, io non posso farlo, sono ancora ubriaco.»

«Dove siete?»

«In una camera della casa, al piano di sopra, quella in fondo a destra. Sbrigati!» sbotto e riattacco.

Faccio dei respiri profondi e ripenso a quei messaggi. Ci sarà stato qualcosa tra di loro? Sento che la testa sta per scoppiarmi, ho bisogno di altro alcol se non voglio distruggere questa stanza, ho troppa rabbia dentro e non riesco a smettere di pensare che mi stia prendendo in giro, esattamente com'è accaduto anni fa con Lucy. Devo calmarmi, non posso lasciare che la rabbia prenda il sopravvento e si impossessi del mio corpo, lei non è Lucy... Qualcuno bussa alla porta, interrompendo i miei pensieri, allora la apro e incontro Sam, con uno sguardo che non mi piace affatto. Scruta all'interno della stanza e mi da una piccola spinta.

«Cosa le hai fatto?» ringhia nei miei confronti.

Lo guardo divertito. «Nulla, coglione!» lo insulto. «Prendila e portala via di qui!» gli ordino, con il fiato corto.

Senza pensarci su, la prende in braccio e un senso di fastidio si scatena in me. Stringo i pugni e serro la bocca. Devo contenermi, sono solo amici e poi lui è un finocchio del cazzo.

«Va tutto bene?» mi chiede, fingendo che gliene freghi davvero.

«Vattene!» ringhio, senza rispondere alla sua domanda. Annuisce e finalmente si leva dai coglioni, lasciandomi solo con la mia rabbia. Resto immobile per qualche secondo, dopodiché volto lo sguardo alla mia destra; c'è un armadio. Stringo il pugno e lo sferro verso un'anta, lacerandone il legno, insieme alla mia nocca. Mi guardo la mano sbigottito. «Porca puttana!»

Sfilo un fazzoletto dalla tasca e lo avvolgo intorno alla ferita. Devo andare via di qui, prima di creare ulteriori danni.

Emily
Il cellulare non la smette di squillare e il mio sonno viene interrotto all'istante. Apro gli occhi in due fessure e noto di essere a casa mia, nella mia camera. La luce del sole illumina ogni cosa e mi rendo conto che è già mattino. Cos'è successo ieri notte e chi mi ha riportata a casa? Oddio, ho la testa che mi scoppia. Afferro il cellulare dal comodino e leggo sullo schermo il nome di Cindy, ma proprio mentre sto per rispondere, smette di suonare. Compongo il suo numero e la richiamo.

«Tesoro, dormivi?» risponde subito.

«Sì.»

«Scusami se ti ho disturbata, ho pensato che fossi sveglia, dato che a New York è mezzogiorno.»

Sgrano gli occhi, ma quanto ho dormito?

«Non preoccuparti, è che ieri siamo stati ad una festa e abbiamo fatto un po' tardi.»

«Capisco. Come vanno le cose?»

«Bene, tra poco inizierà il college e la mia vita cambierà ancora di più.»

«Sono molto fiera di te, hai degli obiettivi, al contrario di tuo fratello.»

Mark non ha obiettivi? Ricordavo che si fosse iscritto al college, oppure mi sbaglio? E poi adora la chitarra, quindi non è come pensano i suoi genitori.

«Troverà la sua strada.» la tranquillizzo. «Come procede la vacanza?»

«Benissimo, peccato che tra due giorni torneremo a casa.»

«Infatti, è un peccato.»

«Adesso devo riattaccare, tuo padre ha bisogno di me.» sghignazza.

«Va bene, ci sentiamo dopo.»

«Mi raccomando, sta attenta.»

«Sì, mamma, buona vacanza.»

«Grazie mille, tesoro.» riattacca.

Poggio una mano sulla testa che pulsa, non ho la forza di tirare un piede giù dal letto, mi sento uno zombie. Mi piacerebbe sapere che fine ha fatto Mark, dopo ieri sera non l'ho più visto, né sentito, sembra essersi volatilizzato nel nulla. Qualcuno bussa alla porta della mia camera, riscuotendomi.

«Entra.» dico assonnata.

La porta si apre e Sam entra con in mano un vassoio con la colazione.

«Buongiorno, dormigliona.» mi dice sorridente.

Poggia il vassoio sulle mie gambe, che osservo stupefatta. Come al solito ha esagerato con il cibo.

«Buongiorno a te. Ma quante cose mi hai portato?» chiedo ironica.

«Ieri non hai cenato, ora devi metterti in forze. Qui c'è un'aspirina, sono sicuro che avrai un mal di testa assurdo.»

Lo guardo incredula. «Come fai a sapere del mio mal di testa?»

«Be', dopo la sbronza di ieri, era ovvio.»

Mi ha vista ubriaca? Perché non riesco a ricordarlo?

«Hai visto Mark?» chiedo con un po' di timore. Annuisce ed io non posso fare a meno di chiedermi cosa ci sia tra loro. «Ora siete amici?»

«Non proprio, però abbiamo messo da parte l'astio che c'era tra di noi. Quasi amici.» ridacchia.

Non so perché, ma la sua risposta non mi convince, Mark non è amico di nessuno, neppure i suoi compagni del liceo erano veri amici. Scuoto la testa e prendo la mia aspirina.

«Hai idea di dove sia?»

«No, dopo ieri notte, zero. A dire il vero, ho visto entrambi, non te lo ricordi?»

«No, non ricordo.»

«Ti stava portando in camera.» Sgrano gli occhi. Abbiamo fatto sesso di nuovo? «Dopo circa un'ora mi ha telefonato e mi ha chiesto di riportarti a casa. Da quel momento in poi non l'ho più visto.»

«Ah.» dico sovrappensiero.

Quindi è stato Sam a portarmi qui e Mark sembra essere sparito nel nulla. Senza pensarci oltre, afferro il cellulare e compongo il suo numero. Purtroppo non ricevo alcuna risposta e comincio a preoccuparmi sul serio.

«Niente?» chiede, appena riattacco.

«Niente.»

Abbasso lo sguardo verso le lenzuola, chiaramente a disagio e non posso credere che sia sparito ancora, insomma, le cose sembravano andare meglio. Vanno meglio solo quando ci fai sesso, dopodiché ritorna il solito idiota e ti scarica, come se fossi una nullità. Che sia davvero così? Mi sta soltanto usando per fare sesso? Non ci voglio credere.

«Adesso smettila di rammaricarti, vedrai che ci sarà un motivo se non si è fatto vivo.»

Lo sta davvero giustificando? Incredibile, fino a ieri lo odiava a morte. Mi alzo dal letto e mi stiracchio, ho dormito davvero troppo, non è proprio da me. Sam si alza a sua volta, mi sorride dolcemente ed esce dalla stanza. Non posso ancora credere che Mark mi abbia abbandonata, mi sento offesa, soprattutto furiosa, come osa trattarmi in questo modo, non sono la sua escort personale. Mi dirigo al bagno, pronta per fare una doccia rigenerante, ma appena apro la porta, il cellulare scivola via dalla mia mano, provocando un tonfo secco.

«Cazzarola, mi farai venire un infarto!» sbotto irritata.

Cosa diavolo ci fa qui, mi stavo preoccupando e lui era nel mio bagno?

«Così rischierai di romperlo.» dice, osservando il mio telefono sul pavimento.

Mi chino e lo raccolgo, fortunatamente è intatto. Mark è seduto di fronte alla tazza, con aria assente e una mano ricoperta di sangue.

«Oddio...» corro verso di lui e mi chino per osservarlo meglio.

Porto una mano davanti alla bocca e sento che le forze mi stanno per abbandonare. Mi ritrovo col sedere a terra. La vista del sangue non ha smesso di farmi quest'effetto devastante. Mark nasconde la mano dietro la schiena e mi fa un mezzo sorriso.

«Sei una fifona, lo sai?»

Ha la voce roca e deduco che abbia vomitato tutto il tempo. Chissà quanto ha bevuto, non capirò mai questo suo essere così irresponsabile.

«Cosa ci fai qui?» cambio discorso.

«Sono bloccato in questo dannato cesso da ieri notte.»

Questo l'avevo capito, ma perché non è tornato a casa con me?

«Come hai fatto ad entrare?»

Infila la mano sana in tasca, sfilando un mazzo di chiavi di casa mia e me le mostra, lasciandomi allibita.

«Te le ho rubate ieri notte.» dice. «Non sarei riuscito a riportarti a casa e così le ho prese, sapendo che il tuo amico gay ne avesse una copia.» Mi acciglio e mi metto a braccia conserte. «Cosa c'è, Emily?» chiede, mentre mi accarezza una guancia.

«Come fai a sapere di Sam?»

«Me l'ha detto lui.» ridacchia.

Ora sono diventati grandi amici che si confidano i segreti? Ritorna serio e il suo sguardo non fa che preoccuparmi, c'è qualcosa che non mi dice. Come ogni cosa, del resto.

«Come...» mi schiarisco la voce. «Come te la sei fatta quella ferita?»

«È soltanto un graffio.» sorride beffardo. «Sei preoccupata per me, dolcezza?»

«Be', mi pare ovvio, "dolcezza".» mimo due virgolette sulla parola dolcezza.

«Non hai altro da dirmi?» chiede con una vena di irritazione nella voce.

Scuoto la testa in senso negativo. Cosa vuole che gli dica, ero preoccupata, mi sono disperata e lui era nel bagno di casa mia. No, non credo di avere altro da dirgli, forse dovrei dire qualcosa a me stessa, tipo che sono un'idiota!

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