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Capitolo 29

Harry
Ho avvisato Alex che avrei portato Emy nella rimessa, in questo modo non verrà a disturbarci con le sue stupidità, inutile dire che non era d'accordo, ma gli ho ricordato che questo posto è di entrambi e infine ha lasciato perdere. Non riesco a mantenere la calma, l'agitazione traspare da tutti i pori del mio corpo, l'idea di restare da solo con lei mi rende molto nervoso e non so perché, visto che ho avuto tante ragazze. Entrambi tiriamo fuori i libri dallo zaino e non posso fare a meno di osservare i suoi movimenti armoniosi, è così delicata e vorrei tanto trovare il coraggio per dirle che mi piace tantissimo. Perché è così difficile esprimere quello che si ha dentro? Vorrei che potesse leggermi nell'anima e capire cosa mi provoca nel profondo. Stavolta è diversa dalle altre, non voglio solo sesso, ma qualcosa in più. Allungo la mano verso la bottiglia d'acqua presente sul tavolo, sfiorando la sua e provocandomi mille brividi. Mi guarda per qualche secondo e poi volta lo sguardo altrove, senza dire nulla. Devo smetterla di comportarmi così, mettendola in imbarazzo, glielo leggo negli occhi.

«Da dove cominciamo?» le chiedo, per spezzare il silenzio.

«Dal principio.» Certo, era ovvio. «Ma non riesco a concentrarmi.» si rattrista.

È come se qualcosa la turbasse, impedendole di prestare attenzione alle cose che la circondano, me incluso. Mi avvicino di più a lei e do un'occhiata al libro che stava leggendo. Siamo talmente vicini che la bacerei all'istante. Ma cosa diavolo penso, non posso farlo, potrebbe reagire male e scappare via, proprio la cosa che vorrei non accadesse mai.

«Non ci capisco niente.» ammetto con ironia.

Mi guarda divertita e vedo che sta facendo fatica a trattenere le risate.

«Perché ti sei iscritto a questo corso?» chiede con un mezzo sorriso.

«Be'...» Non posso dirle che mi sono iscritto all'università per sfuggire da mia sorella che continua a stressarmi e che mio padre è sempre indifferente, trattandomi come se non esistessi. «Non avrei dovuto scegliere medicina.» ridacchio in modo nervoso.

«Forse neanche io.» si rabbuia e abbassa la testa verso il pavimento.

«Ehi, Emy» le poggio una mano sotto al mento e la costringo a guardarmi. «non devi buttarti giù, se l'università non fa per te, fanculo, rinunciaci.»

«Ma... non posso, sono sempre stata una studentessa modello.»

«Allora cambia facoltà.»

«Cambiare facoltà?»

«Sì, cambiamo insieme.» le propongo, ma il suo sguardo è stranito, come se avessi detto qualcosa di anomalo. «Potremmo scegliere letteratura inglese o altro, quello che vuoi.»

Sorride e si morde il labbro inferiore. Quel gesto mi fa fare pensieri perversi e sono costretto a distogliere lo sguardo.

«Sarebbe un grande cambiamento, non credi?»

«Sì, ma potremmo provarci.»

«Harry, mi sono iscritta all'università per riuscirci, non per provarci!» afferma convinta. Mi gratto la nuca e resto in silenzio, ha ragione. «Probabilmente hai ragione, l'università non fa per me.»

Che consiglio di merda le ho dato, non ho fatto altro che peggiorare la situazione, sono davvero pessimo e ora devo trovare un modo per rimediare.

«Perdonami, non volevo dire questo, sono stato un idiota.»

«No, invece, sei stato l'unico ad avermi detto le cose come stanno.»

«Non badare alle mie parole, sparo solo cazzate.» dico ironico, sperando che comprenda.

Sono un coglione, ma non credevo che reagisse in quel modo, è colpa mia se non crede più nei suoi sogni.

«Ho deciso, lascerò l'università.» La guardo con gli occhi sgranati, non dice sul serio. «Non ha senso continuare, insomma, sto sprecando tempo e denaro.»

«Ma cosa dici? Non prendere decisioni affrettate.»

«Ci stavo pensando da qualche settimana, le tue parole mi hanno solo aiutata a capire.» Cazzo, perché non sto mai zitto? «Resterò in questa città, lavorerò e mi dedicherò solo a me stessa. Basta sgobbare sui libri, basta tutto, ho bisogno di tempo per me.»

«E il tuo sogno di diventare psicoterapeuta?»

«Probabilmente non era così importante.»

«No, questa non puoi essere tu, smettila di dire cazzate.» quasi urlo. Mi fissa confusa e mi chiedo perché dico sempre cose inutili e fuori luogo. Volevo solo aiutarla ma ho peggiorato la situazione. «Scusa, non volevo alzare la voce. Non so niente di te, hai ragione tu...» dico a disagio.

«Sta tranquillo, è tutto a posto.»

«Che idiota.» abbasso lo sguardo.

«Harry, va tutto bene.» Non le rispondo, mi sento solo in colpa. «Ehi.» si avvicina al mio viso, cercando di farmi voltare nella sua direzione.

Mi lascio trascinare e i nostri occhi si incontrano. Non credo di riuscire a resiste oltre, le sensazioni che sto provando in questo momento mi fanno fare pensieri assurdi. Non posso più aspettare, devo farlo! Afferro il suo viso tra le mani e la bacio.

Mark
Avverto una strana pressione sul petto, apro gli occhi in due fessure e vedo Chloe che dorme abbracciata al mio corpo. Dopo averla fermata si è sdraiata sul letto accanto a me e ci siamo fissati a lungo, fino a che non ci siamo addormentati. Non so cosa mi sia preso, ma quando l'ho vista in lacrime ho avvertito come una strana fitta al cuore, ho pensato ad Emy e non potevo lasciarla andare via in quello stato. Ricordo ancora quella sera all'aeroporto, Emy che andava via, ignorandomi, non sono ancora riuscito a superarlo. Cerco di liberarmi dalle braccia di Chloe, facendo attenzione a non svegliarla. Riesco ad alzarmi dal letto e afferrare il cellulare sul comodino, notando che sono le otto di sera. Porca miseria, mia madre sarà già a casa e ora vedrà Chloe uscire dalla mia stanza, pensando l'impossibile. Sgattaiolo via, fino a raggiungere il piano di sotto.

«Figliolo!» vengo bloccato da mio padre e so già che mi darà qualche altra lezione di vita, irritandomi ancora di più. «Vieni a sederti con me.»

Brutto segno! Ma come mai è già qui? Solitamente rincasa dopo le nove. Senza dire nulla, lo raggiungo sul divano e mi siedo accanto a lui, indifferente. Lo fisso, in attesa delle sue parole, ma si limita a sorridermi come un cretino.

«Cosa c'è?» chiedo spazientito.

«Sono molto contento che tu abbia trovato una ragazza» Sapevo che sarebbe andata a finire così. «ma potresti chiudere almeno la porta a chiave quando la porti a casa.» Il mio viso diventa paonazzo. «Non è un rimprovero, solo un consiglio, sai che tua madre è sensibile a certe cose.» mi fa un occhiolino.

Ma che cazzo, non abbiamo fatto nulla, è matto sul serio? Continuo a guardarlo in modo strano e con imbarazzo.

«Papà...»

«So già cosa vuoi dirmi, ma non voglio che tua madre rimanga turbata.» mi interrompe.

«No, aspetta, non hai capito» tiro un lungo respiro. «La ragazza che è di sopra, è solo un'amica e...»

«Dai, non mentirmi.» mi interrompe, ancora.

«Mi lasci finire?» chiedo irritato. «Chloe era triste, perché il suo ragazzo l'ha lasciata, allora è venuta da me, affinché la consolassi. Poi ci siamo addormentati, tutto qua.»

«Mi stai mentendo, vero?»

«No.»

Invece, sì. Chloe mi ucciderà.

«Quindi non è la tua ragazza?»

«Sembra quasi che ti dispiaccia.»

«Un po' sì, da quando viene qui sei più tranquillo.»

«Davvero?»

«Decisamente! Sicuro che non sia la tua ragazza?»

Sbuffo e mi alzo dal divano. «No, papà, non è la mia ragazza. Adesso posso andare?»

«Certamente.»

Finalmente, il terzo grado è finito. Mi dirigo in cucina, dove incontro mia madre intenta a preparare la cena. Spero solo che non mi faccia domande. Raggiungo il frigo e afferro del prosciutto cotto, portandolo alla bocca. Mi sta venendo fame.

«Tesoro, in questo modo ti rovinerai la cena.» mi fa notare.

«Non preoccuparti.»

«La tua ragazza resta a cena?»

Sto per strozzarmi. «Ma cosa dici?»

«Cosa ho detto di male?»

«Non è la mia ragazza! Per quanto ancora dovrò ripetertelo?» sbotto irritato.

«Okay, sta calmo.» alza le mani in senso di resa. «Ma resta o no?»

«Non lo so, forse.»

Questa situazione mi sta sfuggendo di mano, devo andare via di qua oppure mi riempirà la testa di chiacchiere. Questi due sono imbarazzanti.

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