Capitolo 27
Mark
Sono stato impulsivo e senza cervello e ora Chloe è convinta che provi qualcosa per lei, ma non è così, ho solo cercato di dimenticare Emy e ovviamente non ha funzionato. Chiodo scaccia chiodo è una vera stronzata e i sentimenti non si cancellano con una scopata. Dopo averlo fatto, sono sgattaiolato via da casa sua, non potevo restare lì, avrebbe frainteso ancora di più le mie intenzioni. Mi sta telefonando da questa mattina ma non ho il coraggio di risponderle, sono diventato un vero vigliacco. Afferro il cellulare e rifiuto la sua ennesima chiamata, dopodiché mi ritrovo a fissare il numero di Emy. Cosa starà facendo in questo momento e come starà andando la sua vita al college? È sempre una secchiona? A quel pensiero sorrido. Non so spiegare come mi sento da quando lei non c'è, ma una cosa la so, ha lasciato in me un vuoto immenso che nemmeno Chloe potrà mai colmare. Improvvisamente, qualcuno bussa alla porta della mia camera, riscuotendomi.
«Mark, apri, so che sei lì dentro!» Parli del diavolo... Cosa ci fa a casa mia? Ah, già, possiede una copia delle chiavi, maledico mia madre per avergliele date. «Mark, per favore, ti sto telefonando da questa mattina. Dobbiamo parlare.» Resto in silenzio, probabilmente se ne andrà. «Mark!» urla. Ovviamente no, come ho potuto pensarlo solo per un secondo? I suoi colpi si fanno più pesanti, non mi resta altro da fare che andare ad aprire, o mi butterà giù la porta. Appena apro, mi si fionda addosso. «Oh, Mark, finalmente!» stringe le sue braccia intorno al mio busto. La trascino in camera e non accenna a mollarmi, è peggio di un polipo. Afferro i suoi polsi e mi libero delle sue braccia, dopodiché mi siedo sul letto e lascio che si sieda accanto a me. Le è appena scesa una lacrima e ciò mi fa sentire una merda, più di quanto non sia già. «Perché non ti sei più fatto sentire?» chiede singhiozzando. Non posso dirle che non ne avevo il coraggio, mi riderà in faccia, ma non posso neanche dirle che voglio stare insieme a lei. Non mi sono mai interessato a questo genere di cose, fino a quando non è entrata Emy nella mia vita, stravolgendola completamente, come un uragano che spazza via ogni cosa, ha spazzato via il male ed io l'ho distrutta, trascinandola nel mio inferno. Non riuscirò mai a perdonarmelo. «Per favore, rispondimi.»
Volto lo sguardo su di lei e la fisso per un po', sembra così fragile con quegli occhi umidi, non l'avevo mai vista così per me.
«Ascoltami, smetti di piangere, okay?» le dico, mentre afferro il suo viso tra le mani. «Mi dispiace, sono stato un bastardo.»
«Con questo cosa vuoi dire?» Devo trovare il coraggio e dirle ogni cosa, non posso continuare a prenderla in giro. «Mark, perché non vuoi parlare di noi?»
«Cazzo, Chloe, non vuoi proprio capirlo che non c'è nessun noi?» ringhio.
Mi guarda con tristezza e le lacrime le rigano nuovamente il viso. Va bene, sono stato un tantino brusco, ma non so mantenere la calma e poi era l'unico modo per farglielo capire.
«Come puoi dirmi una cosa del genere?» tira su col naso. «Come fai ad essere così insensibile?» porta le mani sul viso e piange a singhiozzi.
Possibile che sia sempre colpa mia? Non riesco a non far del male alle persone, sono un mostro. Cosa potrei fare, stare con lei, anche se amo un'altra? D'un tratto si alza dal letto e va verso la porta.
«Aspetta!» le dico e non so neanche io il perché.
Si blocca all'istante e si volta verso di me. Devo prendere una decisione e devo farlo in fretta.
Sam
«Perdonami, ti prego.» le dico triste. «È colpa mia se sei finita tra le grinfie di Jake.»
È quasi mezz'ora che mi sto scusando, non riesco a fare a meno di sentirmi in colpa, non avrei dovuto lasciarla da sola, sapevo bene che quel coglione fosse sempre in agguato, ma non ci ho riflettuto in quel momento.
«Non è colpa tua, smettila di scusarti.» dice con un mezzo sorriso.
«Sei sempre troppo buona, questo ti permette di perdonare anche le persone che non lo meritano.» alludo al suo stupido fratellastro ma non sembra rendersene conto.
«Tu non meriti il mio perdono, perché non hai fatto nulla, smettila di sentirti in colpa, anzi, sono stata io a venirti a cercare, quindi la colpa è mia.»
«No, non è vero.» ribatto.
«Che testardo, non pensavo fossi così.»
«Mi stai prendendo in giro?» chiedo ironico e poi scoppiamo in una fragorosa risata.
È così bella, così perfetta, solo lei è stata capace di farmi dubitare della mia omosessualità, ormai è inutile negarlo, questa è la realtà, nonostante non riuscissi ad ammetterlo nemmeno a me stesso, ora mi è tutto chiaro, ogni cosa nel mio passato...
«Non ti prendo in giro.» dice con sguardo divertito.
«Sei sicura?» incrocio le braccia al petto e la guardo con aria di sfida.
«Sicurissima.» sorride. «Ora andiamo, che gli altri ci stanno aspettando.» afferra la mia mano e quel gesto mi fa rabbrividire.
«Giusto, hai ragione, piccola.»
Non l'ho davvero detto ad alta voce, vero?
Mi guarda in modo confuso, dopodiché volta lo sguardo verso il vetro, restando in silenzio. Chissà cosa avrà pensato, sono stato troppo mieloso e potrebbe aver frainteso... so bene quello che mi sta succedendo e non dovrà mai saperlo. Metto in moto e raggiungiamo il fast food in cui ci aspettano i ragazzi.
Finalmente siamo arrivati, non ne potevo più di quel silenzio, Emy non ha più detto una parola da quando siamo partiti e probabilmente è stata colpa mia, devo averla messa in imbarazzo.
Ci avviciniamo all'entrata del locale e veniamo travolti dall'uragano Harry.
«Finalmente, ci avete messo una vita.» si lamenta, poi afferra la mano di Emy e la trascina fin dentro al locale, ignorando completamente il fatto che fosse insieme a me.
Avverto come una strana sensazione al cuore e mi chiedo perché si lasci trascinare così, cosa c'è tra di loro? Entro a mia volta e scorgo il resto dei ragazzi, sono seduti in fondo alla sala. Saluto tutti con un cenno del capo e poi volto lo sguardo sulla mia amica; si è seduta accanto a lui.
«Ehi, bel ragazzo, come va?» chiede Katy, scrutandomi.
Arrossisco a quel complimento improvviso e le sorrido.
«Tutto bene.» Mi guardo intorno, alla ricerca di un cameriere. «Mangiamo?» chiedo, rivolgendomi a tutto il gruppo. Meglio non pensare più a quei due insieme o finirei solo per peggiorare le cose.
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