Capitolo 24
Mark
La sera è arrivata molto velocemente, anche perché la maggior parte della giornata l'ho passata dormendo, ero talmente stanco che non sono riuscito a tenere gli occhi aperti. Ora sono fuori casa di Chloe, è quasi mezz'ora che aspetto e non mi ha neppure invitato ad entrare. So che vive da sola e forse è per questo che non l'ha fatto, ma comunque non le sarei saltato addosso, non mi attrae per niente e l'unico motivo per cui ci passo del tempo è che mi ricorda lei. Tiro fuori il cellulare dalla tasca, intento a telefonarle per lamentarmi del suo ritardo, quando la vedo comparire davanti alla macchina. Ha arricciato i capelli e indossa un vestito viola attillato. Ha esagerato di nuovo. Sale in macchina, guadagnandosi una mia occhiataccia.
«Era ora!» mi lamento.
«Scusa, non riuscivo a trovare le scarpe.»
Scuoto la testa, metto in moto e parto. Ancora non ho idea di dove portarla, forse in spiaggia? Meglio di no, troppi ricordi. Potrei portarla a mangiare il sushi!
«Ti va di andare a mangiare il sushi?» propongo.
«Oh, no, ti prego, odio il pesce.» Tossisco e quasi vado a schiantarmi. «Mark, è tutto a posto?» Cazzo, anche ad Emy non piace il pesce. «Scusami, forse sei rimasto male del fatto che non mi piaccia il pesce?»
La guardo per un'istante e ho come l'impressione di vedere lei. Scuoto la testa e riorno a guardare la strada.
«Mangeremo qualcos'altro.» dico, dopo essermi calmato.
«Come mai sei così gentile, stasera?»
«Preferisci l'altro lato di me?»
«Decisamente questo.»
Be', a Emy piacevano entrambi. Sorrido appena e poi decido che è meglio smetterla di paragonarla sempre a lei. Improvvisamente accende lo stereo e inserisce un cd.
«No, ti prego.» mi lamento, avendoli riconosciuti.
«Dovrai imparare ad amarli, prima o poi.»
«Non amerò mai questi distraction.» sbotto.
«Come li hai chiamati?» chiede ironica.
«Sono lagnosi.»
Chloe ignora il mio insulto e comincia a cantare. La guardo in maniera confusa e senza volerlo scoppio a ridere.
«Perché ridi?»
«Sei più stonata di una gallina.» rido ancora.
«Come osi chiamarmi in quel modo?» chiede irritata. La ignoro ancora e parcheggio la macchina fuori da un fast food, Emy adorava mangiare gli hamburger... «Ripetilo, se ne hai il coraggio.»
Ha scelto la persona sbagliata, io raccolgo sempre le sfide e le vinco!
«Sembri una gallina!» rido a crepapelle.
Il suo viso diventa rosso, ma per la rabbia, forse ho esagerato ma è più forte di me, me le serve su un piatto d'argento. Mi tira un pugno sulla spalla, facendosi male.
«Ahi, ma sei fatto di ferro?»
Il suo gesto mi riporta di nuovo alla mente lei, ma scaccio quel pensiero e ritorno serio in un attimo.
«Andiamo!» ordino, mentre scendo dalla macchina.
«Non sei mai stato ad un appuntamento con una ragazza, vero?»
«Questo non è un appuntamento, miss gallina saputella.» sghignazzo.
«Sei un deficiente!»
Volevo solo passare una serata diversa dalle solite, non pensavo che lo prendesse come un appuntamento, è fuori di testa. Scende dalla macchina e resta a fissare il locale stranita.
«Non ti piace il posto?» fingo di essere deluso.
«Non è questo, solo che, mi aspettavo qualcosa di più romantico.»
«Sei davvero fuori di testa.» rido.
«Che male c'è ad essere romantici?»
«Il romanticismo è per i deboli.»
Mi guarda confusa e poi scuote la testa in senso negativo.
«Mi lasci stringere il tuo braccio?» chiede imbarazzata.
Sembra che faccia di tutto per creare un contatto fra di noi. Mi ritrovo ad annuire e le sue mani si stringono intorno al mio bicipite. Entriamo all'interno del fast food e qualcuno attira la mia attenzione.
«Cazzo!» impreco a voce bassa.
«Cosa c'è?» Ignoro la sua domanda e cerco di trascinarla all'uscita. «Che cosa ti prende?» urla, attirando l'attenzione delle persone sedute ai tavolini.
«Andiamo da un'altra parte, qui è troppo pieno.» mento.
«Ma cosa dici, ci sono almeno quattro tavoli liberi.»
«Ho detto che andiamo altrove!» sbotto irritato.
Mi guarda confusa ma non ho tempo per spiegarle la situazione, dobbiamo andare via, prima che sia troppo tardi. Riusciamo a raggiungere la mia macchia, quando avverto la presenza di quel tizio.
«Dove scappi, Johnson?» chiede alle mie spalle.
«Entra in macchina.» dico a Chloe.
«Ma cosa succede?»
«Cazzo, entra in macchina e non fare altre domande!» ringhio contro di lei. Annuisce e mi da finalmente ascolto. Mi volto e vedo Adam, in compagnia di altri due ragazzi. «Che cosa vuoi?»
«L'ultima volta sei scappato come un pivello.» mi prende in giro.
«Cosa cazzo dici?» mi irrito.
Fa qualche passo verso di me. «Ma come, non lo ricordi più? Dopo il nostro piccolo colloquio, sei sparito. Mi è giunta voce che fossi a New York, immagino da Emy. Dimmi, non ha notato nulla di strano sul tuo collo?» sghignazza, contagiando i suoi scagnozzi. «Oppure era troppo occupata a farsi sbattere?»
Adesso basta, mi ha rotto le palle. Corro verso di lui e gli metto le mani al collo, ma il gesto ha la durata di qualche secondo, i suoi amici mi hanno già fermato.
«Non provare a parlare di lei, hai capito?» sbraito e mi dimeno, ma non mollano la presa.
«Hai osato mettermi le mani addosso?»
«Sei solo un coglione, battiti con me, da solo!» urlo.
Adam e i suoi amici ridono, prendendosi gioco di me. È un vigliacco, non riesce ad affrontarmi da solo e si serve dei suoi amici, com'è successo tempo fa.
«Potresti ripete quello che hai detto?» chiede, mentre si avvicina a me.
«Sei un coglione!» urlo ancora. D'un tratto mi sferra un pugno dritto allo stomaco, facendomi un male cane. Un altro sul viso, usando tutta la forza che ha in corpo. Arriva un altro pugno, dritto alla mascella e il sangue mi scorre lungo il mento. «Sei... un vigliacco.» riesco a dire.
«Riesci ancora a parlare, moccioso?» Allunga una mano verso la mia testa, afferrandomi per i capelli e tirandoli forte. Si avvicina per dirmi qualcosa, quando avvertiamo il rumore di una sirena che si avvicina. Adam si guarda intorno sbigottito. «Andiamo via.» urla ai suoi amici.
Mi scaraventano sull'asfalto e corrono con la coda fra le gambe.
Chloe esce dalla macchina e si china verso di me. «Oh mio Dio, cosa ti hanno fatto...» singhiozza.
Una macchina della polizia si ferma qualche metro più in là e uno degli agenti corre verso di noi. «Dove sono andati gli aggressori?»
«Sono scappati da quella parte.» indica Chloe col dito.
«Manderemo subito un'ambulanza.»
«No!» urlo. «Non ho... bisogno di andare in ospedale, sto bene.»
«Mark, sei ferito.»
«Sto bene!» insisto, mentre mi aiuta a rialzarmi. «Hai... chiamato la polizia?»
«Non sapevo in che modo aiutarti e così li ho chiamati.» mi trascina alla macchina, fino ad adagiarmi sui sedili posteriori. «Ho avuto tanta paura.» dice, mentre mi pulisce il sangue con un fazzoletto.
«Non... ti disgusta il sangue?»
«Che domande fai?»
Ovviamente no, ma ero convinto di sì, visto la sua similitudine con Emy. È sempre nei miei fottuti pensieri e forse sto commettendo un errore nel cercarla in Chloe.
«Non avresti dovuto chiamare la polizia.» mi lamento.
«Non potevo lasciare che ti massacrassero.»
«Non sono affari tuoi.» mi sdraio sui sedili e chiudo gli occhi.
«Mark, chi erano quei ragazzi?» la sento pronunciare, ma non le do una risposta, lasciando che la stanchezza mi travolga.
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