Capitolo 23
Emily
Sono stanchissima e durante il tragitto abbiamo deciso di prenderci una giornata libera per domani, niente college. Questa serata è stata molto stressante, non festeggerò mai più un compleanno in vita mia. Mi sdraio sul letto e noto il led del mio cellulare che lampeggia. Lo afferro dal comodino e accendo lo schermo. Resto a fissarlo per qualche secondo, prima di ritornare in me. Non può essere, non può avermi telefonato per cinque volte. Sblocco lo schermo e noto che ho anche un messaggio da parte sua e un altro da Tiffany.
Messaggio da Tiffany: Ehi, straniera, tantissimi auguri! È un po' che non ci sentiamo, come stai?
Le risponderò dopo, ora devo aprirle l'altro messaggio. Ecco che riparte il batticuore e la paura mi attanaglia. Raccolgo tutto il mio coraggio e clicco su quella dannata icona.
Messaggio da Mark: Sei troppo impegnata per rispondere al cellulare? Scusami, volevo solo porgerti gli auguri ma, evidentemente, non ti importa... a dire il vero, non ti è mai importato un cazzo. Adesso levo il disturbo, non ti telefonerò più, dai i miei saluti a quel coglione del tuo ragazzo.
Resto a fissare lo schermo incredula. Non riuscirò mai a capirlo, resterà sempre un mistero per me. D'un tratto ho come una stretta al cuore e le lacrime mi rigano il viso. Faccio scivolare il pollice sul suo numero e metto in chiamata. Non mi risponde e la cosa mi manda ancora più in confusione. Perché è così stupido? Pensavo avesse capito come stanno le cose. Stringo il cuscino tra le braccia e piango a singhiozzi.
Mark
Che stronzo, perché le ho inviato quel messaggio senza essere al corrente di cosa le sta succedendo realmente? Sono davvero un coglione superficiale e mi dispiace non aver risposto alla sua chiamata. Purtroppo il mio orgoglio è smisurato e mi impedisce di agire. Mi chiedo per quanto ancora potrò andare avanti così, scappando dalle cose che mi ricordano lei.
«Cazzo, ho bisogno di te!» urlo nel buio della mia camera.
Mi chiedo se un giorno la rincontrerò, oppure non tornerà più... Credo che si sia rifatta una vita senza di me, il che è più che giusto, visto la mia stupidità. Devo cercare qualcosa da fare, che mi impedisca di pensare tutto il tempo o rischierò di distruggere ogni cosa mi capiti sotto tiro, soprattutto le persone.
***
Il mattino è arrivato, liberandomi dai mostri della notte. Non sono riuscito a chiudere occhio e sembro un malato terminale che non può guarire dalla sua malattia, io non posso guarire da lei. Mi alzo dal letto, mi stiracchio e guardo l'ora sul cellulare, notando che sono le nove del mattino. Non è da me svegliarmi così presto quando non c'è scuola.
Ho finito di fare la doccia e ora sono seduto sul mio letto con in mano il cellulare, ormai lo fisso da troppo tempo e non so se dare ascolto ai miei pensieri o lasciar perdere, quello che ho in mente è una pazzia. Non mi sono mai ritrovato a pensare così tanto, ho sempre agito d'istinto, ma questa volta è diverso. Può sembrare assurdo ma stavo pensando di telefonare Chloe, nonostante ieri l'abbia cacciata di casa, ho bisogno di compagnia, mi sento così solo. So bene che non riuscirò a togliermi Emy dalla testa, ma Chloe mi snerva talmente tanto da farmi dimenticare i miei problemi per un po'. Adesso basta, al diavolo i pensieri negativi! Cerco il suo numero in rubrica e le telefono.
«Cosa vuoi?» risponde acida.
Ammetto che non mi aspettavo una sua risposta, invece è stato facile, devo piacerle proprio tanto.
«Cosa fai?» chiedo, facendo finta di niente.
«Perché ti interessa?»
«Così.»
«Sei davvero un tipo strano, prima mi cacci di casa e poi mi telefoni?»
«Dai, non volevo trattarti in quel modo.» rispondo ironico.
Volevo cacciarla eccome, ma se lo dicessi attaccherebbe all'istante. Spero di essere stato convincente.
«E va bene, ma non farlo più, mi infastidisce moltissimo.»
«Ti va di vederci, stasera?» dico in maniera troppo veloce.
«Come?»
Non sono per niente bravo a fare queste cose, soprattutto con chi non mi interessa.
«Non fare finta di non aver capito.»
«Mi hai chiesto di vederci?»
«Allora ci senti.»
«Davvero me l'hai chiesto?»
«Cosa c'è di male, io sono un ragazzo e tu una ragazza...»
Perché sto sottolineando l'evidenza?
«Ovviamente.» ridacchia.
«Be', allora?»
«Sì, okay.»
«Passo a prenderti alle nove, sii puntuale!»
«Lo sono sempre.»
Mi aspettavo un no come risposta, ma pare che la fortuna sia dalla mia parte. Ho proprio voglia di svagarmi e non pensare più a nulla, basta limitazioni, basta tutto e basta lei.
Harry
«E così ti sei preso una bella cotta, amico mio.» sghignazza Alex, prendendomi in giro.
Il suo modo di ridere mi rende nervoso, sa bene che nelle situazioni serie non deve farlo, eppure continua.
«Sta zitto!» sbotto. Continua a ridere a crepapelle, irritandomi sempre di più, non riesco a sopportarlo, quando è fatto diventa insopportabile. Mi alzo di scatto dalla vecchia poltrona logora che si trova nella sua rimessa e lo afferro per la maglietta. «Ti ho detto di stare zitto!»
«Ehi, calmati, sei troppo nervoso.»
Mollo la presa e torno a sedermi, afferrando la mia testa tra le mani.
«Ti ho raccontato una cosa importante e ci ridi sopra, come un coglione.» mi lamento.
Si siede di fronte e mi guarda in maniera dispiaciuta. «Scusami, ma quando fumo sono un po' fuori di me.» Tira fuori il cellulare e comincia a scrivere un messaggio, dopodiché ritorna a guardarmi. «Cosa intendi fare con lei?»
«Non lo so.»
«Scopatela!»
Scatto dalla poltrona come una furia e gli salto addosso, facendolo cadere sul pavimento polveroso.
«Sei davvero un coglione.» urlo con le mani sul suo collo.
«Calmati... non ti si può dire nulla.» bofonchia con difficoltà.
Qualcuno entra nella rimessa e corre verso di noi, interrompendoci.
«Ma cosa fate? Harry, lascialo!»
È a voce di Violet. Mi tiro su e do una mano ad Alex a rialzarsi.
«Stavamo solo scherzando, vero?» dice Alex.
Annuisco senza obbiettare. Lo sguardo di Violet è confuso e quando le guardo i capelli, noto che li ha tinti.
«Dov'è finito il verde?» chiedo.
«Ho deciso di tingerli del mio colore naturale, basta cose stravaganti, ci siete già voi due.» Ci ha appena preso in giro? «Adesso puoi entrare.» urla verso la porta socchiusa.
La guardo in modo strano, attendendo, fino a che non vedo apparire Emy. Non è mai venuta nessuna delle nostre amiche nella rimessa, a parte Violet. Volto lo sguardo verso Alex e noto che ha un'aria strana, non gli piace che un'altra ragazza entri qui dentro, a meno che non sia ubriaca o fatta.
«Salve, ragazzi.» saluta Emy.
«Mi ha accompagnata dal parrucchiere, è stata lei a consigliarmi di tornare al mio colore.» spiega Violet, ma non me ne frega niente, sono folgorato dalla bellezza di Emy.
«Siediti.» le dico prontamente, mentre mi alzo dalla poltrona.
«No, resta pure seduto, tra poco vado via.» risponde timida.
«Insisto.» Alex mi guarda stranito e ironico allo stesso tempo. Cosa vuole, sto solo cercando di essere il più gentile possibile. Emy si siede al mio posto, mentre io mi accomodo sulla spalliera della poltrona. «Come va la gamba?» le chiedo.
«Un po' meglio.»
Violet ci guarda anche lei in modo strano e sembra che si sia messa d'accordo con il suo ragazzo per rovinarmi la giornata. Da quando sono tornati insieme fanno stranezze. Si siede sulle gambe di Alex e gli avvolge un braccio intorno al collo.
«Voi due sembrate molto affiatati.» dice, con un sorriso malizioso sulle labbra.
Spero solo che Alex non le abbia detto quello che gli ho riferito. Forse prima, quando ha tirato fuori il cellulare, se così fosse, lo ammazzo.
«Ma cosa dici?» chiede Emy, alzandosi prontamente dalla poltrona, chiaramente in imbarazzo.
«Scusa, non volevo metterti in imbarazzo.» si giustifica Violet, con un mezzo sorriso.
«Meglio se torno a casa.»
Mi alzo a mia volta. «Ti accompagno.»
«Non preoccupati, non è lontana da qui.» mi sorride dolcemente e il mio cuore perde un battito.
Stavolta non insisto, non voglio attirare l'attenzione di Violet su di me.
«Come vuoi.»
Emy saluta tutti ed esce dalla rimessa, chiudendo la porta alle sue spalle e lasciandomi improvvisamente vuoto.
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