Capitolo 2
Mark
Mi guarda confusa. «Non dobbiamo bere per forza.» dice infine.
Mi sento molto agitato, quindi ne ho bisogno, mi mette addosso una tale frenesia che non riesco a controllarmi. Eppure, da qualche parte dovrà pur esserci qualcosa di alcolico. La mia attenzione viene attirata da una scatola in un angolo della stanza, la raggiungo e guardo al suo interno. Bingo! Afferro la bottiglia di vodka alla fragola, mostrandola ad Emy, che mi regala immediatamente una smorfia disgustata. La solita guastafeste, non è cambiata affatto in questi giorni. Appoggio la bottiglia sul tavolo e prendo due bicchieri dalla dispensa, poi verso all'interno il liquido rosso e gliene porgo uno, ma scuote la testa in senso negativo.
«E dai, solo uno.» cerco di convincerla con scarsi risultati. «Sei così sfigata che hai paura di bere.» le dico, per provocarla. I suoi occhi si chiudono i due fessure e la sua bocca è serrata. La conosco troppo bene e so che i miei insulti la faranno reagire. Infatti afferra il bicchiere dal tavolo e lo manda giù tutto d'un fiato, poi tossisce. Resto stupefatto e divertito allo stesso tempo. «Cerca di assaporarlo, è buono.» le consiglio, mentre le verso un altro shottino.
Mi ubbidisce, senza ulteriori dibattiti e poi mi guarda con un sorriso.
«Hai ragione, è buono.» conferma. Le sorrido a mia volta e mando giù il secondo shot. «Un altro!» chiede convinta. La guardo esterrefatto e poi l'accontento. Lo manda giù e si appoggia al tavolo, dandomi le spalle. Sono sicuro che sia già ubriaca, non regge per niente l'alcol, è proprio una ragazzina. Bevo dalla bottiglia un lungo sorso e poi vado a chiudere la porta a chiave, guadagnandomi le sue occhiate stranite. Mi piace da matti quel suo lato da finta ingenua, so bene che ha capito perfettamente le mie intenzioni e che la fa impazzire essere scopata da me. D'improvviso scoppia in una risata fragorosa, confermandomi lo stato in cui è. «Dimmi, Mark, perché hai chiuso la porta?»
Bevo un altro sorso e posso sentire il sangue ribollirmi nelle vene; la vodka sta facendo effetto.
«Perché voglio scoparti.» ammetto beffardo.
«Non dovresti bere così tanto.» dice, con la voce impastata e ignorando le mie parole.
Barcolla verso di me e mi cinge in un abbraccio, facendomi sentire il profumo della sua pelle. È davvero una strana sensazione, ma mi piace da morire, starle vicino mi fa impazzire e non credo che riuscirò a controllarmi ancora per molto. La sollevo da terra, avvolgendo le sue gambe intorno ai miei fianchi, poi la adagio sul tavolo, esattamente com'erano quei due di poco fa.
«Vorresti farlo con me?» chiedo col fiato corto. Ride ancora più forte e mi rendo conto di aver sbagliato a farla bere, ora sembra una povera pazza. Ma una pazza sexy, porca troia! La guardo dritto negli occhi, quegli occhi così diversi dai miei, ma che mi fanno fare pensieri poco casti. Sto per agire, quando prende l'iniziativa, posando le sue labbra sulle mie. Il suo bacio è delicato e la sua bocca ha il sapore di fragola. La stringo in vita, mentre continuo a baciarla e mi rendo conto di essere già eccitato e pronto per lei, ha effetto immediato su di me, incredibile, chissà se per lei è lo stesso. Decido di togliermi subito il dubbio e infilo la mano sotto al suo vestito, dritto nei suoi slip. Con estrema facilità riesco ad infilare due dita dentro di lei, beandomi del fatto che sia esattamente nel mio stesso stato. Continuo a muovere le dita, prima lentamente e poi con più decisione, ascoltando i suoi gemiti. Adoro vederla in questo stato, e adoro ancora di più il fatto che sia io a provocarlo. Esco da lei e sfilo la maglietta, guardandola imitarmi, lanciando il suo vestito sul pavimento, poi mi guarda con aria di sfida, come se non vedesse l'ora di essere posseduta. Siamo pelle contro pelle e la sento andare a fuoco, lentamente. Le accarezzo i seni e osservo la sua espressione di piacere, dopodiché mi avvicino al suo collo per lasciarle dei segni che non svaniranno facilmente. Inizio a succhiare e a baciare un lembo di pelle, mentre si tiene con le mani sul tavolo e geme. Non resisto più, devo farla mia, ancora una volta, ho bisogno di sentirla più che mai. Sbottono i miei jeans, liberando la mia erezione che sta per scoppiare e le entro dentro, con forza, guadagnandomi un suo urlo di piacere. Continuo a spingermi in lei, sempre più a fondo e con estrema decisione, quando mi ricordo che non ho infilato il preservativo. «Cazzo!» impreco ed esco immediatamente da lei.
«Cosa c'è?» chiede titubante. Non possiamo farlo nuovamente senza protezioni, non ora che siamo ubriachi. Mi allontano, a disagio, mentre i suoi occhi mi infiammano la pelle. Porca miseria, perché non li ho comprati? Scende dal tavolo, fino a raggiungermi. «Cos'hai?»
Non le rispondo, ho bisogno di pensare, la voglio troppo per rinunciarci.
«Vestiti!» le ordino.
Mi guarda turbata, come se non capisse il motivo per cui gliel'ho chiesto. Recupera il suo vestito e lo indossa, e tutto avviene in modo lento e sensuale davanti ai miei occhi. Devo smetterla di fissarla, o non riuscirò a controllarmi, menomale che l'alcol doveva tenermi a bada, invece sto ottenendo l'effetto contrario. Usciamo dalla cucina e la musica sembra ancora più alta, ma forse è soltanto l'intontimento dovuto al troppo alcol. Emy mi segue a fatica sulle scale, non riesce a salire più di un gradino per volta, nemmeno riesce a reggersi in piedi. Come faccio a scoparmela in quello stato? Me la carico in spalla, ascoltando qualche sua lamentela senza senso.
«Mettimi giù.» riesce a dire a fatica.
La ignoro e arrivo al piano di sopra. In corridoio mi scontro con qualcuno, rischiando di farla cadere.
«Mark?» la persona davanti a me pronuncia il mio nome.
Alzo lo sguardo e lo riconosco; è Sam.
«Ciao.» lo saluto con un sorriso beffardo.
«Cosa stai facendo?»
È preoccupato per Emy, lo noto dal suo sguardo.
«Non lo vedi? Emy non si regge in piedi.»
«L'hai fatta bere?»
«Ovviamente no!» mento.
«Mark, non vorrai mica farle del male, vero?»
La sua paura mi fa ridere, come può pensare una cosa del genere?
«Sei diventato scemo?» sbraito. «Ora levati dalle palle!» lo liquido, ma lui comincia a guardarmi male. «Non le farei mai del male.» dico serio.
Infine si calma e mi fa un cenno di saluto. Che cazzo ci faceva al piano di sopra? Non importa, ora devo solo trovare una camera libera, il problema sarà trovarla, questa casa è enorme.
Sam
Non capisco come sia possibile ma, prima, quando Mark teneva Emy tra le braccia, ho provato un forte senso di fastidio, credo che sia per il semplice motivo che lei è la mia migliore amica e lui l'ha fatta soffrire già abbastanza. Non mi sarei mai aspettato una sua telefonata, quattro giorni fa: Vidi Mark all'aeroporto, ma non ne feci parola con Emy, non volevo che soffrisse ancora. Non avrei mai immaginato che mi seguisse fino a casa. Subito dopo le sue parole pungenti e il pugno che mi diede sul pianerottolo, il mio cellulare cominciò a squillare e quando guardai lo schermo non potevo crederci, ma mi costrinsi a rispondere, convinto che volesse dirmi cose orribili.
«Pronto?»
«Sam.»
«Mark?» feci finta di non possedere il suo numero.
«Sì.»
«Come hai avuto il mio numero?» chiesi acido.
«Non è importante. Volevo... porgerti le mie scuse.»
Mi aveva appena chiesto scusa ed io ero ancora più incredulo.
«Di cosa?» chiesi, conoscendo già la risposta.
«Per il modo in cui ti ho trattato. Non mi controllo quando si tratta di lei.» Odiavo il fatto che lui la volesse e non facesse nulla per averla. «Non posso perderla, mi capisci, vero?» No, non lo capivo per niente, mi rendeva solo più isterico, se la voleva davvero, perché non agiva? «Anche se state insieme o cazzate del genere, Emy appartiene a me!» disse con quel solito tono arrogante che mi faceva perdere le staffe ogni volta.
«Sei stato davvero un bastardo con lei e ora cosa pretendi, che corra tra le tue braccia?» dissi indispettito, ma poi pensai a cosa avesse appena detto. «Aspetta... insieme? Ma cosa stai dicendo?»
Mi chiesi perché pensasse una cosa del genere, Emy non gli aveva parlato del mio orientamento sessuale? E in caso contrario, perché non mi aveva informato della cosa?
«Cosa c'è tra di voi?»
«Credo che sia meglio parlarne a quattrocchi.»
«Come vuoi. Dimmi dove e quando in un messaggio.» riattaccò.
È così che è andata, ci incontrammo il giorno dopo in un bar non lontano dal nostro appartamento e gli spiegai tutta la situazione. Inutile dire che rimase spiazzato e anche un po' incredulo, ma infine mi credette e si sentì molto sollevato, dopo aver scoperto la verità. Poi mi chiese di non dire ad Emy che fosse ancora a New York e non potei fare altro che rispettare la sua decisione, anche se è stato molto difficile averglielo nascosto, infatti ho sempre creduto che sospettasse qualcosa. Ieri sera, Mark mi telefonò nuovamente, per chiedermi di fargliela incontrare e per quanto mi infastidisse, non ho potuto negarglielo. È stato molto difficile trovare un modo per trascinarla fuori casa, poi la sorte ha voluto che una delle sue colleghe la invitasse ad una festa, al quale sono stato invitato io stesso e così ho fatto sì che la vedesse, ma non avrei mai voluto. Per il momento, io e Mark abbiamo deposto le armi, perché non ha senso continuare a litigare, però mi chiedo ancora se ho fatto bene a lasciarla andare, lui non è un tipo costante e potrebbe farla soffrire di nuovo. I miei pensieri vengono interrotti da un viso che conosco; l'amica di Emy, Katy, sta venendo verso di me.
«Ehi, ciao, hai visto Emy?» chiede un po' preoccupata.
«No.» mento.
Non voglio raccontare le sue cose, sarà lei a farlo quando si sentirà pronta.
«Eppure, mi è sembrato di averla vista insieme ad un ragazzo, meno di mezz'ora fa.»
Cazzo, l'ha vista!
«Non l'ho vista.» insisto. «Ti va di ballare?» cambio immediatamente discorso.
«Sì, perché no.»
Fortunatamente sono riuscito a sviarla, non mi andava più di continuare quella farsa.
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