Capitolo 19
Emily
Questi giorni al college mi hanno fatto scoprire un nuovo mondo, è tutto così diverso, più amplificato e mi piace tantissimo, anche se ho un po' di timore a causa di Jake, è sempre in agguato, pronto ad azzannarmi. Ieri ha cercato di trascinarmi nella sua camera del campus, fortuna che Sam ed Harry sono sempre nei paraggi, pronti a difendermi. Mi sembra di essere ritornata indietro nel tempo, quando Mark e i suoi stupidi scagnozzi mi facevano i dispetti, ma stavolta la faccenda sembra più seria. Per quanto riguarda Mark, non l'ho più sentito dopo la telefonata della scorsa notte, immaginavo che avrebbe dimenticato tutto e sono stata una scema a pensare che le sue parole fossero vere, nulla di ciò che dice lo è. Tra quattro giorni compirò diciannove anni e sarà il primo compleanno lontana dalla mia famiglia e da lui... inutile dire che non ho alcuna intenzione di festeggiare, il mio arrivo nel mondo non è stato dei migliori, quindi non vedo motivi.
«Tesoro, svegliati!» urla una voce a me familiare.
Ritorno in me e vedo miss Kent a braccia incrociate e uno sguardo per niente amichevole.
«Mi scusi.» bofonchio imbarazzata.
«Ma cosa ti succede? Hai la testa altrove.»
«Non succederà più.»
«Per questa volta chiuderò un occhio.»
Si allontana da me e ritorno a respirare regolarmente. Devo smetterla di pensare ad altro, sono al lavoro e non mi piace essere rimproverata. Devo ammettere che la Kent ha cambiato parecchio il suo atteggiamento nei miei confronti, ora è più tollerabile, ma ha comunque quell'aria da superiore. Mi pare più che ovvio, è lei che comanda. Sì, certo, ma è sempre in agguato e pronta a controllare che tutto sia in ordine, in poche parole, è una maniaca del controllo.
«Problemi con miss "sono perfetta"?» chiede Katy con una vena ironica.
È molto simpatica ultimamente, sarà che la compagnia di Sam le sta facendo bene.
«È tutto a posto.» rispondo con un mezzo sorriso.
A proposito di Sam, in quest'ultimo periodo non riesco a capirlo affatto e qualcosa non va in lui, credo che mi stia nascondendo qualcosa, nonostante cerchi di creare sempre delle situazioni per farlo parlare, mi sfugge. Forse è solo una mia impressione, magari è tutto causato dallo stress.
Dopo il lavoro, ho raggiunto il bar in cui lavora Sam, senza avvertirlo. Ho voglia di scoprire qualcosa in più, infatti mi sono seduta in un angolo in disparte e spero che non si renda conto della mia presenza. Ma cosa sto facendo? Sono ridicola! Ho paura che finirà per vedermi e a quel punto mi chiederà spiegazioni. Osservo i suoi movimenti e mi rendo conto che non c'è nulla di sospetto, sta semplicemente lavorando. Un ragazzo molto carino entra nel locale e va verso il bancone, Sam gli sorride e si mettono a chiacchierare, ma non posso fare a meno di pensare che stia semplicemente prendendo il suo ordine. Adesso basta, sto esagerando, il motivo per cui è strano è perché il lavoro lo stressa, ecco! Esco dal mio "nascondiglio" e raggiungo il bancone.
«Emy, che sorpresa.» mi saluta sorridente.
Però sembra quasi che abbia un'espressione strana. Smettila di vedere stranezze ovunque. Hai ragione, sto ingigantendo la faccenda.
«Avevo voglia di vederti.» dico, cercando di essere convincente.
Il suo viso diventa più roseo, sta chiaramente arrossendo. Ma dai, è impossibile.
«Ah, sì?» chiede conferma.
«Sì.»
«Ti offro qualcosa?»
«Un frullato alla vaniglia e cioccolato.»
«Così ti rovinerai la cena, mia piccola amica.»
«Non fa niente, non ho molta fame.»
«Va bene, arriverà tra pochissimo.»
Si allontana dal bancone e si cimenta nella preparazione del frullato. Non posso farci niente, continuo a notare delle stranezze, è così timido in quest'ultimo periodo, cosa gli prende? Lo scoprirò presto.
Mark
La giornata di ieri è stata molto strana, mi sono ritrovato più volte a fissare Chloe e a pensare che i suoi modi di fare siano molto simili a quelli di Emy, forse è per questo che la trovo accettabile. Cazzo, sono davvero ridicolo, non posso averlo pensato sul serio, dato che mi irrita tantissimo. Il fatto è che la mancanza di Emy si fa sentire giorno dopo giorno, sempre di più e Chloe è l'unica a cui possa aggrapparmi per non affondare in questo mare di tristezza. Ieri mi ha chiesto di accompagnarla dal suo ragazzo e credo proprio che abbiano litigato, le urla si sentivano da fuori, dato che mi ha chiesto di aspettarla in macchina. Quando è ritornata da me, aveva gli occhi lucidi e il viso umido, ammetto che mi sono meravigliato nel vederla in quello stato, non si è mai persa d'animo, da quando la conosco. Non mi ha rivolto la parola per tutto il tragitto che portava a casa sua e una volta arrivati mi ha salutato con un cenno del capo, fino a sparire nella sua abitazione. Questa mattina ci pensavo e avrei voluto telefonarle per chiederle come si sentisse, ma poi ho lasciato perdere, avrei peggiorato solo le cose e non voglio altri problemi. Ora sono in un bar, a sorseggiare la mia seconda birra, mentre Emy e Chloe non hanno abbandonato la mia testa nemmeno per un secondo. Il pensiero di Emy mi fa davvero male e non riesco a fare a meno di ripetermi mentalmente "e se mi fossi comportato in maniera diversa, ora saremmo insieme?". Mentre Chloe mi mette in agitazione ma anche una calma che non so descrivere. Basta cazzate, ho bisogno di ubriacarmi, in questo modo non ci penserò più. In questo posto non chiedono documenti, quindi posso bere quanto ne ho voglia.
«Ehi, barista, portami un'altra birra.» ordino al ragazzo dieto al bancone.
«Se adesso ti ubriachi, come tornerai a casa?» Cazzo, quella voce, non può essere davvero lei.
Mi volto di scatto e vedo solo Chloe. Per un attimo ho avuto l'impressione di udire la voce di Emy, mi sta mandando in pappa il cervello.
«Ah, sei tu.» sbraito deluso.
«Chi pensavi che fosse?»
«Nessuno!»
Che razza di ficcanaso, non la sopporto quando fa troppe domande. Me la ritrovo ovunque, come se mi seguisse. Si siede accanto a me e non posso fare a meno di guardarla male. Nessuno le ha chiesto di accomodarsi.
«Sei sicuro?»
«Mi stavi seguendo?» cambio discorso.
«A dire il vero, stavo passeggiando e ti ho visto entrare in questo bar.»
«Mi stavi seguendo!» confermo, mentre ridacchio nervoso.
Lei sghignazza e sfila la bottiglia di birra dalla mia mano, bevendone un lungo sorso, dopodiché tossisce.
«Come fai a bere questa roba?»
Che stupida, prima si comporta da gran donna che beve alcol e poi ne è disgustata.
«Sei davvero una sciocca!» sbotto e mi riprendo la bottiglia dalla sua mano, fino a portarla alla bocca.
«E tu un deficiente.»
Nessuno la costringe a restare con me, può andare via, non mi serve la sua compagnia.
«Ehi, barista!» chiamo di nuovo, dato che non sono ancora ubriaco, ho bisogno di qualcosa di più forte.
«Un'altra birra?» chiede divertito.
«No, portami una vodka doppia con ghiaccio.» Il ragazzo annuisce e prepara il mio drink, mentre Chloe mi lancia un'occhiataccia. «Che vuoi?» chiedo scocciato.
«Non dovresti bere così tanto.»
«Non sono affari tuoi!» ringhio.
«Smettila di fare il bambino e dimmi cosa ti sta succedendo, è ovvio che non stai bene.»
«E tu smettila di fare mia madre.»
«Voglio solo aiutarti.»
«Mi stai psicanalizzando e non mi piace affatto!»
«Non è vero...»
«Sta un po' zitta.» sbotto.
Il barista arriva con il mio drink, che porto immediatamente alla bocca, lasciando che il liquido trasparente mi accarezzi il palato, esattamente come la lingua di Emy. Devo smetterla di pensarla, cazzo!
«Hai problemi di cuore?» chiede Chloe.
Sto per strozzarmi, ma come le viene in mente?
«Ma cosa dici?»
«Ci ho azzeccato!» sorride beffarda.
«Hai preso un'aragosta.»
«Volevi dire, un granchio, vero?» chiede ironica. Cazzo, il mio cervello non si connette con la bocca e mi fa sbagliare i termini, credo proprio che questa roba stia facendo effetto. Bevo il secondo sorso e improvvisamente mi strappa il bicchiere dalla mano, allontanandolo da me. «Adesso basta.»
Non la sopporto più, deve farsi i cazzi suoi! Cerco di afferrare il bicchiere ma lo allontana sempre di più.
«Smettila di fare la bambina e dammi quel cazzo di bicchiere!» sbotto irritato.
«E tu smettila di bere come un deficiente.»
«Sono cazzi miei.»
«"Sono cazzi miei".» mi imita in malo modo. Mi avvicino ancora di più e riesco quasi a farcela, quando il liquido si rovescia sulla sua maglietta, provocando in lei un enorme disgusto. «Guarda cosa hai combinato.» piagnucola.
«La colpa è tua, sei la solita imbranata.» Ed ecco che i miei pensieri sono rivolti di nuovo a Emy, mi sento davvero uno straccio. «Guarda, ti è finito sulle tette inesistenti.» la prendo in giro, beffardo.
«Sei insopportabile!»
«Allora vattene.»
«Vieni con me.» mi afferra per un braccio, fino a tirarmi e facendomi perdere l'equilibrio.
Mi ritrovo col viso sul suo seno, avvertendo l'odore della vodka.
«Potrei leccare la vodka sprecata, in questo modo la recupererei.» dico con un sorriso sghembo.
«Ma cosa dici...» chiede imbarazzata.
Non l'ho detto davvero ad alta voce... cazzo. Comincio a ridere come un forsennato, senza fermarmi e attirano l'attenzione di tutte le persone nel bar.
«Ragazzino, forse è meglio se vai via, mi stai disturbando i clienti.» dice il barista, accigliato.
«E se non volessi andarmene?» sbotto contro di lui, con un'aria assassina.
«Sarò costretto a prendere provvedimenti.»
Lo afferro per la maglietta. «Del tipo?»
«Mark, basta, cosa stai facendo?» si intromette Chloe.
«Chiamerò la polizia.» dice il ragazzo, non distogliendo lo sguardo da me.
«Accomodati pure.»
«Smettila, andiamo via.» Chloe cerca di convincermi.
Il ragazzo si libera dalla mia presa e afferra il cellulare.
«Scusalo, ti prego, non chiamare la polizia, stiamo andando via.» Chloe cerca di rimediare ai miei errori ma non ho alcuna intenzione di muovermi da lì.
Ma purtroppo riesce a trascinarmi fuori, non ho abbastanza forza per oppormi, la quantità di alcol che ho nel corpo me lo impedisce.
«Chi ti ha autorizzata a trascinarmi come un sacco di patate?» le urlo contro.
«Sei ubriaco e stupido.»
«Ma come ti permetti?» stringo i pugni.
Se non fosse una femmina le avrei già dato un pugno dritto in faccia, stupida ragazzina del cazzo. Devo stare calmo e cercare di controllare i miei nervi. Barcollo verso la mia macchina, riuscendo ad entrare al suo interno e purtroppo lei mi segue.
«Non vorrai metterti alla guida in questo stato, vero?» chiede incredula.
«Esci dalla mia macchina!» sbotto.
«Non ci penso nemmeno.» incrocia le braccia al petto e mette il broncio.
Mi appare nuovamente Emy e sgrano gli occhi.
«Smettila, non fare così.» urlo, portando le mani sugli occhi.
«Ma cosa ti prende?»
«I tuoi modi di fare... Finiscila, okay?»
Mi guarda in maniera confusa. Poverina, non potrà mai capire il mio stato d'animo.
«Perché i miei modi di fare ti disturbano?»
«Fa silenzio!»
«È la seconda volta che mi dici di stare zitta, mi hai davvero stancata.»
«Nessuno ti obbliga a stare con me, puoi andartene.»
Mi fulmina con lo sguardo e volta la faccia verso il finestrino. Quant'è ostinata, nessun'insulto le farà cambiare idea, non la sopporto più.
«Sei davvero un maleducato, non ci si comporta così con una ragazza.»
Sto per aprire bocca per ribattere e dirle nuovamente di andare via ma non me lo permette, afferrando il mio viso tra le mani e baciandomi.
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