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Capitolo 15

Emily
Il primo giorno di college si è concluso alla grande; è iniziato tutto con l'incontro di orientamento per le matricole e per tutte le tre ore ho ascoltato con attenzione. Mi sarebbe tanto piaciuto avere i miei genitori accanto, ma purtroppo non hanno potuto esserci, ma in compenso c'erano Sam e Violet. Ho anche un'altra novità; quel ragazzo col ciuffo biondo e pieno di tatuaggi che mi accompagnò a casa una settimana fa, mi pare si chiamasse Harry, frequenterà il mio stesso corso. Non pensavo che l'avrei rivisto, ma credo sia un bene, perché avrò un amico nuovo, ovviamente se lo vorrà. I corsi cominceranno domani mattina alle otto e non vedo l'ora di lanciarmi nello studio, in questo modo terrò la mente occupata e non penserò alle cose che mi fanno stare male. Questo pomeriggio non andrò a lavorare, ho preso un giorno di permesso, io e Sam abbiamo deciso di andare alla ricerca di una macchina, non possiamo chiamare sempre dei taxi, ma prima siamo diretti in un ristorante per pranzare. Abbiamo invitato anche Harry e Violet, ma non hanno voluto, credo che tra quei due ci sia qualcosa, anche se lo negano categoricamente. Le note di Half a heart mi riportano alla realtà, il mio cellulare sta squillando.

«Mamma, ciao.» rispondo, felice di sentirla.

«Emily, tesoro, com'è andato il primo giorno?»

«Tutto benissimo. Mi è solo dispiaciuto non avervi avuto con me.»

«Lo so, piccola, è dispiaciuto molto anche a noi, purtroppo non abbiamo potuto lasciare il lavoro, ma ci saranno altre occasioni, vedrai.»

«Non preoccuparti, lo capisco.»

«Hai mangiato?»

«Non ancora, io e Sam siamo diretti in un ristorante, dopodiché andremo alla ricerca di una macchina.»

«Se hai bisogno di soldi, non esitare a chiedere, ti farò un versamento sul conto.»

«Niente affatto, non ne ho bisogno.»

«Sei sempre stata responsabile, hai sempre voluto cavartela da sola, sono molto fiera di te.» tira su col naso, chiaramente in lacrime.

«Mamma, per favore, non fare così.»

«Scusami, adesso mi calmo...» Dopo alcuni secondi di silenzio riprende a parlare: «Tuo fratello è diventato davvero irascibile, ultimamente.»

Lo è sempre stato...

«Cosa ha fatto?» riesco a chiedere.

«Non vuole frequentare l'università e nemmeno andare a lavorare, se ne sta tutto il giorno chiuso in camera con la sua chitarra. Io e tuo padre non sappiamo più cosa fare.»

«Magari sta solo cercando la sua strada.»

«L'ho pensato, ma non vuole parlarmi.»

«Lo sai com'è fatto, lascialo solo, gli passerà.»

«Forse hai ragione.» Certo che ho ragione, Mark ha solo bisogno di capire cosa vuole fare da grande e se Bryan e Cindy gli staranno così addosso, peggioreranno solo la situazione. «Adesso devo riattaccare, fatti sentire e sta attenta.»

«Sì, mamma, ci sentiamo domani.» riattacco e resto in silenzio.

Lo sguardo di Sam è posato su di me e credo proprio che voglia sapere di cosa stavamo parlando, ma non mi va di raccontarglielo, ora voglio solo andare a pranzo e comprare una macchina, sperando di trovarla in fretta.

Sam
Emy ha l'aria turbata da quando ha smesso di parlare con sua madre, non voglio chiederle cosa le prende, per non risultare invadente, ma dev'essere accaduto qualcosa e credo che riguardi quel coglione di Mark. Samo quasi arrivati in uno dei ristoranti di cui mi parlò Katy, disse che si mangia bene ed è di classe. Voglio che mangi qualcosa di buono, sono giorni che è giù di morale, anche se sta cercando in tutti i modi di nasconderlo, ma non le riesce per niente, ormai la conosco troppo bene. Purtroppo il lavoro non mi permette di starle vicino come merita e la cosa è molto frustrante, mi manca molto passare del tempo insieme.

«Come si chiama questo posto?» chiede, interrompendo il silenzio.

«Dream house.»

«Davvero un nome carino.»

«Sì. Me l'ha suggerito Katy.» D'un tratto mi guarda maliziosa e non capisco perché, conosce bene il mio essere. «Che c'è?» chiedo perplesso.

«E così, tu e Katy vi frequentate, eh?» ammicca un sorriso.

«Cosa?» ridacchio. «Stai dimenticando un piccolo particolare.»

«Sì, ma ultimamente ti comporti in modo strano, qualcosa in te è cambiato.»

La guardo senza parole. Come ha fatto a capirlo? Sta di fatto che non è come pensa.

«Ma no... ti sbagli.» dico un po' a disagio.

«Se lo dici tu.» fa spallucce.

«Non preoccuparti, non c'è pericolo.» rido nervoso.

«Lo dici solo perché non hai mai provato con una ragazza.»

«E tu perché non ci provi?»

Sgrana gli occhi e poi scoppia a ridere. «Tu sei matto, non sono esattamente il mio tipo.»

«E io, sono il tuo tipo?»

Smette di ridere e mi guarda in modo confuso. Cazzo, devo smetterla di fare domande stupide.

«Cosa dici?»

Non sa cosa rispondere e mi rendo conto di aver esagerato, però mi piacerebbe conoscere la sua opinione, aiuterebbe la mia autostima.

«Insomma... se non fossi stato gay, avrei potuto piacerti?»

Abbassa lo sguardo verso le sue mani e inizia a torturarsele, chiaramente nervosa. Ma perché non sto mai zitto?

«Be'... sì.» La sua risposta improvvisa mi sorprende molto. «Sei un bravissimo ragazzo, oltre che bellissimo, Sam.»

Non ho parole, mi trova davvero bellissimo? Non so perché, ma sono felice che mi consideri tale, ultimamente non mi va bene nulla ed ho una strana sensazione quando cerco di rimorchiare qualche ragazzo, ma so che devo soltanto avere pazienza, le cose si sistemeranno e prima o poi troverò quello giusto.

Finalmente siamo giunti a destinazione, il taxi è appena andato via e ci ritroviamo a guardare il ristorante da fuori; la struttura è dipinta in bianco e argento, in stile moderno come piace a lei, non a caso l'ho scelto tra i tre ristornati mostrati da Katy, è adornato con delle aiuole e una piccola scalinata che porta all'interno e sulla sinistra c'è un enorme piscina. Questo posto dev'essere molto più bello di sera, peccato che siamo in pieno giorno. Emy non fa commenti, si limita a fissare incredula.

«Cosa ne pensi?» chiedo, sperando in una risposta positiva.

«È fantastico!» Perfetto, ho centrato in pieno. «Ma non è troppo eccessivo? Si pagherà una fortuna.»

Perché si sta preoccupando per i soldi? Non l'avrei mai portata qui se non avessi potuto permettermelo.

«Non preoccuparti. Entriamo?»

Annuisce sorridente e credo che non stia più nella pelle, esattamente come me, è curiosa di vedere l'interno. Le cingo un braccio in vita e l'accompagno all'entrata.

Mark
«Certo, ci vediamo lì.» riattacco e mi siedo sul divano in soggiorno, accanto a Chloe.

Mi hanno appena telefonato per invitarmi ad una festa, sarà stasera, la solita organizzata da liceali dell'ultimo anno, ci saranno anche alcuni dei miei compagni di scuola, tra cui Ashley. Ho bisogno di divertirmi e dare sfogo ai miei istinti, sono chiuso in queste quattro mura da troppo tempo e sto impazzendo.

«Dove vai? Vengo anche io!» afferma convinta.

Volto lo sguardo verso di lei, incredulo. Non ho alcuna intenzione di portarla con me, è già troppo che sia seduta sul divano di casa mia. Non pensavo che l'avrei rivista, dopo il modo in cui l'ho trattata, invece è ritornata, esattamente come un cagnolino ai miei comandi. Una cosa è certa, non demorde. Mia madre ha persino pensato che fosse la mia ragazza, ovviamente ho smentito tutto! Chi vorrebbe avere una ragazza così petulante? Mi ha pure confessato che le piace, inutile dire che le ho risposto in malo modo. Stamattina mi ha telefonato, dicendo che aveva bisogno di me per il finto fidanzamento, ovviamente non ho accettato, non mi abbasserò mai più a fare una cosa del genere.

«Non ci penso nemmeno!» sbotto, mentre mi alzo dal divano.

«Perché no? Anche io ho bisogno di uscire.»

«Allora fallo, invece di rendere la mia vita un inferno.»

«Purtroppo sei l'unico amico che ho e non è vero che rendo la tua vita un inferno, anzi, la completo.» La guardo disgustato. Spara una cazzata dopo l'altra, incredibile. Si alza anche lei e mi poggia una mano sulla spalla, ma mi ritraggo prontamente. Odio che qualcuno mi tocchi, solo Emy poteva farlo. «Dai, Mark, mi tratti come se avessi qualche malattia infettiva.»

«Tu sei peggio delle malattie infettive.» rispondo male.

«Così mi offendi.»

«Non sono problemi miei.»

«Che antipatico.» La ignoro e mi dirigo in cucina e purtroppo mi segue anche lì. È peggio di una cozza, mi chiedo quando lascerà perdere tutto questo. Afferro una bottiglia di succo, nonostante non sia di mio gradimento, ma ho bisogno di bere qualcosa. «Mi versi un bicchiere di succo?» chiede speranzosa.

«Fallo da sola.» rispondo in modo arrogante.

Bevo un lungo sorso di succo dalla bottiglia e lo ripongo in frigo.

«Sei proprio un cafone.» sbotta, poi va verso il frigo e prende il succo, fino a versarlo in un bicchiere. «Sai, dovrebbe farmi schifo, dato che hai bevuto dalla bottiglia.»

«Non me ne frega un cazzo, questa è casa mia.»

«Posso sapere perché sei così aggressivo con me?»

«Non darti tante arie, lo sono con tutti.»

«Ah.» Mi siedo sulla sedia e comincio a giocare con il cellulare. Prima o poi si stancherà e andrà via, le ragazze sono fatte così, se le eviti ti lasciano in pace. «Cosa stai facendo?» allunga lo sguardo verso il cellulare.

«La smetti di spiarmi? Vattene a casa.»

«Non capisco perché mi tratti sempre male, dici di non gradire la mia compagnia ma mi permetti sempre di venire a casa tua, perché?» Questa sì che è una bella domanda... Forse le permetto di stare con me perché ho bisogno di sfogare la mia rabbia su qualcuno? Oppure perché non voglio restare da solo, ultimamente ho bisogno di compagnia. Quando sono con lei mi sembra di non sentire troppo la mancanza di Emy, forse perché mi irrita a tal punto da concentrarmi solo sulla rabbia che mi scaturisce dentro. «Sei molto diverso dai ragazzi che ho conosciuto fino ad ora.»

«E quindi?» chiedo, non riuscendo a capire il suo ragionamento.

«Mi piaci.»

Sgrano gli occhi e cerco di fingere di non aver sentito. Non posso piacerle, non mi piace piacere alla gente, l'unica a cui volevo piacere era Emy, ma purtroppo non ci sono riuscito, ottenendo il risultato opposto.

«Non sai quello che dici.»

«Certo che lo so. Sei un tipo molto chiuso e non credi in niente, vorrei aiutarti a credere in qualcosa...»

«Perdi il tuo tempo.»

«Io credo di no.» si avvicina a e mi afferra la mano. «Hai solo bisogno di amore.»

Ritraggo la mia mano dalla sua, mentre cerca di avvicinarsi al mio viso. Faccio qualche passo indietro, impedendole di toccarmi. Cosa cazzo si è messa in testa?

«Ho bisogno di tranquillità, quindi levati dalle palle.» le urlo in faccia, sperando di offenderla.

«Non riuscirai a farmi sentire male, ormai ho capito, sei arrabbiato con il mondo per tenere le persone lontane da te, ma riuscirò a farti cambiare idea.»

«Smettila!» urlo di nuovo. «La vita non è una favola, non lo salvi il mondo con la fantasia!»

«Ma io non voglio salvare il mondo.»

«E allora cosa vuoi?»

«Solo stare al tuo fianco.» afferra prontamente il mio viso tra le mani e mi bacia. Non riesco ad impedirglielo, lasciandomi trasportare. È diverso da quello che mi ha dato al parco, questo sembra più passionale, quasi come se fosse Emy a darmelo... il che lo trovo piacevole. Ma cosa sto facendo, lei non è Emy! Mi allontano dalle sue labbra, restando spiazzato e confuso. «Scusa, io... non dovevo...» dice imbarazzata. Devo dire qualcosa per spezzare l'imbarazzo, ma cosa? Non sono molto bravo con le parole, anzi, mi considero un vero disastro e finisco col deludere e ferire chiunque. «Senti... io non so quello che ti passa per la testa, ma posso capire come ti senti... Forse mi sbaglio ma... una delle cose che pensi in un momento come questo è che avresti bisogno di un amico e invece ti ritrovi vicino una ragazza che è praticamente un'estranea. Ma io credo che abbiamo molto da dirci, anche se le nostre conversazioni sono state più un litigio continuo che un vero parlarsi... insomma, quello che voglio dire è che... se hai voglia di parlare con qualcuno, di qualunque cosa, vorrei che potessi farlo con me.»

Sono sorpreso dalle sue parole, non avrei mai pensato che una ragazza come lei potesse dirmi tutto questo. Le faccio un mezzo sorriso forzato e lei ricambia con uno alquanto eccessivo.

«Grazie.» riesco a dire.

«Di nulla.» tira un lungo respiro. «Be', dove andiamo stasera?»

«Non ti ho detto che ti avrei portato con me.»

«E dai, sii buono.» mette il broncio come una bambina e sbatte le palpebre più di una volta. «Perfetto, ci vediamo stasera. Alle otto?»

Inarco un sopracciglio e la guardo male. «No, non verrai, chiuso il discorso!»

«Sì, invece!» mi sfida con lo sguardo. «A dopo.» mi posa un bacio sulla guancia, che pulisco subito dopo con il palmo della mano e corre via.

Sento la porta di ingresso chiudersi, finalmente se n'è andata. Che testarda, si è auto-invitata alla festa e non riesco a sopportarlo. Anche se le sue parole mi hanno dato un minimo di forza, non vuol dire che debba fargli da baby-sitter ovunque vada.

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