Capitolo 10
Mark
È da circa un'ora che cammino in questo parco, trascinato da quella pazza insistente. È stata davvero una settimana infernale, non ha fatto altro che telefonarmi per chiedermi di uscire e ora che ho accettato, mi sono reso conto di aver commesso un terribile errore. Mi chiedo quando finirà questa caccia all'uomo. In questi giorni me la sono ritrovata ovunque, come se mi seguisse, purtroppo vive qui a Seattle e ha scoperto dove abito, inutile dire che è una tragedia.
«Fermati, Mark!» mi afferra per un braccio.
«La smetti di stressarmi? Ti ho detto che non ho alcuna intenzione di accontentarti.»
«Dai, è solo per finta.»
«Non ci penso nemmeno.»
«Perché sei così antipatico?»
«Fiero di esserlo! Ora lasciami.» mi libero dalla sua presa e continuo a camminare.
Due giorni fa, Chloe, sì, credo che si chiami così, continuava a telefonarmi, le risposi solo per dirle di smetterla. Mi chiese di vederci e ovviamente rifiutai. Questa mattina me la sono ritrovata fuori casa e mi ha implorato di uscire con lei, mia madre ha sentito parte della conversazione e non si è fatta gli affari suoi, dicendomi che non si trattano male le ragazze e stronzate del genere... E adesso eccomi qui, al parco con questa trombetta ambulante, mi ha appena fatto una proposta assurda e non capisco se sia matta oppure lo faccia apposta.
«Cosa ti costa farlo?» insiste.
«Non fingerò mai di essere il tuo ragazzo!» dico categorico.
«Voglio solo che John si ingelosisca, così tornerà da me. Ti prego.» implora.
Non ho alcuna intenzione di essere trattato da zimbello!
«Smettila di rompermi le palle!» sbotto in malo modo.
«E se ti pagassi?»
Oddio, quant'è snervante.
«Ti sembro il tipo che ha bisogno di soldi?»
«No.» risponde prontamente «Ti prego, mi serve il tuo aiuto, sei l'unico che conosca.» implora ancora.
«Non implorarmi.» ribatto di nuovo.
«Hai ragione, gli amici non si implorano.»
«Amici? Ma se ci conosciamo appena.»
«E allora?»
«Lasciami in pace.»
«Ti presento una mia amica?» mi guarda in modo malizioso.
Mi sta davvero irritando, non la sopporto più e non so in che modo farglielo capire.
«Non ho bisogno di te per scopare.» rispondo con franchezza.
Mi guarda sconvolta per un po'.
«Allora cosa posso fare, dimmelo.»
«Puoi levarti dalle palle.»
Resta spiazzata e senza parole, finalmente. Voglio tornare a casa e mettermi a dormire, ho male alle gambe, sto cercando di sfuggirle da troppo tempo, ma non capisce, continuando a tormentarmi.
«Mark... ti prego, te lo chiedo per favore.» dice con voce roca.
Non starà per piangere, vero? Mi volto e la vedo in ginocchio, con le mani congiunge e le lacrime agli occhi. Oddio, no!
«Tu sei matta.» le dico convinto.
«Cerca di capirmi, tu non faresti qualunque cosa per amore?»
Nel sentire quelle parole, il mio cuore salta un battito e davanti a me appare il volto di Emy. Mi ritorna alla mente la pazzia che ho fatto per lei, ma poi si è rivelato un vero fallimento e la mia stupida impulsività mi ha fatto scappare via.
«Tirati su.» le porgo la mano, che lei afferra felice. «Non guardarmi in quel modo, non ho accettato!» preciso.
«Ma accetterai, vero?»
«No!»
«Ti prego...»
«Smettila di pregarmi.»
«Okay, la smetto, ma dimmi che accetterai.»
Alzo gli occhi al cielo e scuoto la testa, non ne posso più delle sue suppliche, è davvero snervante.
«E va bene, ma per un giorno solo.»
«Sì!» urla e saltella come una bambina felice che ha appena scartato il regalo desiderato. «Cosa vuoi in cambio?»
«Ci penserò. Adesso lasciami tornare a casa.»
«Va bene, ti chiamo.» La ignoro e riprendo a camminare. «Grazie, Mark.» la sento urlare, ma non mi degno di risponderle.
Emily
Questo posto è una vera noia, pensavo che Violet volesse andare in un locale carino, invece siamo finite ad una festa organizzata da qualche liceale, piena di ubriaconi e donne svestite, tutto quello che odio. Il peggio è che mi sono persa, è mezz'ora che cammino e non riesco a trovare Violet e quei due che si è portata dietro. Sono la solita imbranata, vorrei andare via ma non so in che modo, mi sento in trappola, in questa gabbia di matti. Continuo a camminare e a sgomitare tra la folla, sto per avere una crisi e il panico mi sta attanagliando. L'ultima volta che sono andata da sola ad una festa, era per vedere Mark e non è finita molto bene. Oddio, mi faccio paura da sola. D'un tratto, qualcuno poggia una mano sulla mia spalla, facendomi spaventare a morte. Mi volto di scatto e vedo il ragazzo che era con noi, non ricordo il suo nome.
«Ti sto cercando da un pezzo.» urla sopra la musica.
«Ah, sì?» E come mai sto andando in giro da un'ora? Mi afferra la mano e mi accompagna fino al giardino, dove la musica non copre le nostre voci. «Dov'è Violet?»
«È fuori, con Alex.»
«Fuori dalla casa?»
«Esatto.»
Pensavo volesse restare in mia compagnia, invece alla prima occasione mi ha abbandonata.
«Vorrei tornare a casa.» dico a voce troppo alta.
«Okay, ti accompagno.» Percorriamo nuovamente il baccano che c'è dentro e poi finalmente siamo fuori. Il mio sguardo viene attirato da Violet e Alex che discutono pesantemente. Senza pensarci, faccio qualche passo nella loro direzione, ma il ragazzo mi afferra prontamente per il polso, impedendomelo. «Meglio che tu non lo faccia, non è raccomandabile stare troppo vicino ad Alex, quando discute con qualcuno.» mi avverte.
Le sue parole mi fanno rabbrividire e improvvisamente ho paura per la mia amica.
«Perché no?» chiedo con timore.
«È un tipo abbastanza violento.»
«E come mai siete amici?»
Forse non avrei dovuto chiederglielo, posso risultare interessata a lui ma, in realtà, lo sono solo della situazione.
«Siamo amici da sempre. Perché me lo chiedi?»
«Insomma... sembrate molto diversi.» ammetto imbarazzata, mentre lui sorride appena.
Arriviamo ai parcheggi, il ragazzo si ferma sotto la luce di un lampione e cerca le chiavi della macchina all'interno della sua tasca. Non mi ero accorta di quanto fossero blu i suoi occhi e di come fosse bello il suo viso. Ho un brivido, provocato dall'aria fresca che mi sfiora la pelle, allora mi strofino le braccia nude.
«Tieni.» mi porge la sua giacca.
«Oh, no, non preoccuparti.» Abbasso lo sguardo sulle sue braccia e sono piene di tatuaggi. Il mio cuore perde un battito. Mark. Mi ritrovo la giacca sulle spalle e mi rendo conto di stare troppo con la testa altrove. La macchina non è la stessa che ci ha portati qui, forse è di un suo amico? «Grazie.» dico con un filo di voce.
«Per cosa?»
«Per la giacca.»
«Non c'è di che.» sorride, mentre saliamo in macchina.
Ci allontaniamo dalla festa e mi sento in colpa per Violet, non le ho neppure detto che sarei andata via. Tiro fuori il cellulare dalla borsa, intenta a mandarle un messaggio, ma purtroppo è spento. Cacchio, la batteria è morta.
«Ehi, scusami...» richiamo l'attenzione del ragazzo al mio fianco, abbastanza a disagio.
Si volta e mi guarda con aria interrogativa per pochi secondi. «Sì, dimmi.»
«Potresti prestarmi il cellulare?»
Sono una scema, perché ho dimenticato di metterlo in carica?
«Certo, è nel cruscotto.» Annuisco e lo prendo. «Emy?» mi chiama.
«Sì?»
«Mi chiamo Harry, forse l'hai dimenticato.» sorride.
Sento le mie guance andare a fuoco, per la figuraccia appena fatta. Come ha fatto a rendersi conto della mia scarsa memoria? Forse perché è da mezz'ora che non lo chiami per nome?
«Harry! Me lo ricordo.» mento.
Mi fa un occhiolino e volta lo sguardo verso la strada. Cerco di ricordare il numero di Violet, ma la memoria non mi aiuta. E adesso come faccio a telefonarle?
«Se stai cercando di telefonare Violet, ho il numero in rubrica.» mi informa, come se mi avesse letto nel pensiero.
«Grazie.»
Lo cerco e metto in chiamata, ma dopo due squilli scatta la segreteria. Forse non vuole essere disturbata. Che faccia tosta, però, mi chiede di uscire e poi mi lascia da sola, questa volta mi arrabbierò sul serio.
«Non risponde?» chiede accigliato.
«No.»
«Non è un buon segno.»
Aggrotto le sopracciglia e lo fisso titubante. Perché mi ha detto una cosa del genere, Violet è in pericolo?
«Cosa vuoi dire?» Tira un lungo respiro e ferma la macchina. Mi guardo intorno e noto che siamo fuori dal mio condominio. «Devi sapere che, Violet ed Alex, sono stati insieme.», «Si sono lasciati tre mesi fa, ma continuano a vedersi.»
Sul suo viso si crea dell'imbarazzo e le sue gote si colorano di rosso.
«Come mai si sono lasciati?»
«Alex...» tossisce per schiarirsi la voce. «le ha messo le mani addosso.»
Lo guardo con gli occhi sgranati. Deve aver subito molto nella sua vita, ora capisco il suo egocentrismo e la sua antipatia, non si fida di nessuno. Quello che non comprendo è, perché continua a vedersi con il suo ex, dopo quello che le ha fatto? «Sono stato io a difenderla da lui.» conclude.
«Perché continuano a vedersi?»
Non ho resistito, dovevo chiederglielo.
«Perché, nonostante tutto, continuano ad amarsi.» Che idiozia, non starei mai con uno che mi picchia. Sta zitta tu, sei innamorata di quel violento del tuo fratellastro. Ma non mi ha mai messo le mani addosso, smettila di essere sempre così acido. «Violet mi ha chiesto di starne fuori, anche se mi infastidisce moltissimo che Alex la tratti in quel modo, però non posso fare altro che rispettare la sua scelta.»
Da come parla di lei, deve tenerci molto, gli brillano addirittura gli occhi.
«Ti piace?» mi azzardo a chiedergli.
Mi guarda divertito e comincia a sghignazzare. «Cosa?»
Parlo sempre senza pensarci, magari la domanda l'ha infastidito.
«Scusami, non volevo scendere nei dettagli.» dico imbarazzata.
«Io e Violet siamo solo amici, ci conosciamo da quando eravamo bambini. Non ho mai provato attrazione verso di lei, né viceversa. È come una sorella per me.»
Mi starà mentendo?
«Ho capito.» gli sorrido per mascherare il mio imbarazzo. Sarà meglio andare, le domande imbarazzanti sono durate già troppo. «Grazie del passaggio.» dico, mentre esco dalla macchina.
«Non c'è di che.» mi fa un occhiolino e va via a tutto gas.
Che ragazzo strano, ha un non so che di misterioso, non riesco a spiegarmelo, credo che abbia molto da raccontare e chissà, magari diventeremo amici.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro