3.Capitolo
La mattina seguente, Hermiome fu la prima ad alzarsi nel dormitorio femminile.
Prese la sua uniforme con lo stemma dei grifondoro e andò in bagno.
L'acqua calda della doccia, che scivolava lungo il suo corpo come una lieve pioggerellina gli sciolse i muscoli, l'odore di fragola e vaniglia, che in breve tempo invase tutta la stanza, la fece sentire subito più rilassata.
Con fare delicato, la giovane grifondoro avvolse i suoi capelli in un asciugamano, e uscì dalla doccia.
Indossò la sua solita uniforme che negli ultimi anni aveva subito dei cambiamenti. I motivi della cravatta, per esempio, erano stati modificati, le linee con i colori della casa erano state tolte, al lungo mantello nero erano state aggiunti una fodera e un risvolto, sempre con i colori delle case e anche lo stemma era stato rimpicciolito. Dopo essersi asciugata i capelli, e averli resi ancora più boccolosi del solito, con qualche semplice tocco di bacchetta, Hermione scese nella sala comune dei grifondoro, dove trovò Harry e Ron, pronti come lei ad iniziare una nuova giornata di scuola.
«Buongiorno Herm!»la salutò Harry, mentre Ron non la degnò neanche di uno sguardo, ancora troppo arabbiato per la sera precedente, e per la piccola, anzi minuscola discussione che avevano avuto in sala grande.
«Credo sia meglio che vi lasci da soli»disse il bambino sopravvissuto, raccogliendo alcuni libri disposti sul tavolo, per poi uscire dalla stanza.
«Ron»cercò di chiamarlo la ragazza, avvicinandosi sempre di più verso di lui.
Nessuna risposta.
«Ron»ritentò.
Anvora nessuna risposta. Ronald Weasley!»e questa volta il ragazzo, notando che la mora aveva alzato il tono di voce, rispetto a prima, la guardò per pochi secondi, per poi tornare a fissare gli angoli del pavimento.
«Si può sapere cosa diavolo ti ho fatto, per non riuscire nemmeno a guardarmi?»chiese la grifona, ormai infuriata.
«Hai difeso quella serpe»disse Ron, senza ancora rivolgergli lo sguardo.
«Lo sai che non è vero, ho soltanto esposto il mio parare, e te lo ribadisco, secondo me non hanno sbagliato a riammettere Malfoy a scuola, in fondo non è stato lui ad uccidere Silente»e ancora una volta, anche se in cuor suo li costava ammetterlo, si era ritrovata a difendere quella serpe.
«Vedi lo stai rifacendo, lo stai difendendo di nuovo»disse in risposta il rosso, questa volta però fissandola negli occhi color carammello, che in quel momento sembrava lanciassero fiamme.
«Sai che ti dico Ronald? Resta qui a deprimerti, e quando ti passa chiamami, io me ne vado».
E con queste ultime parole, la mora uscì dal ritratto della Signora Grassa.
È uno scemo, come può pensare che io possa difendere quello schifoso serpeverde? Però forse a ragione, forse lo sto difendendo, ma perché poi, insomma lui mi odia, e io odio lui. O almeno credo di odiarlo, e se non l'odiassi? No, è impossibile mi ha preso in giro per anni...
Hermione era arrivata, senza rendersene conto nell'aula della professoressa(preside) McGranit. Mancava ancora piu di metà classe.Si accomodò in seconda fila, e aspettando l'inizio della lezione, prese un libro di Shakespeare, Romeo e Giulietta, che li aveva regalato qualche natale prima sua madre, e iniziò a rileggerlo per la millionesima volta. Le piaceva l'idea di un amore impossibile, soltanto perché due famiglie si trovavano in contrasto tra di loro, l'idea di un amore che costrinse i due giovani a togliersi la vita...
«TU! IO TI UCCIDO,TU SEI MORTO!» Hermione alzò il viso dal libro, e notò due ragazzi, uno rosso e uno biondo, intenti a scontrarsi. Perlomeno Ron voleva scontrarsi, mentre Malfoy lo guardava con aria dubbiosa, ma comunque di sfida.
«Si può sapere cosa ti ho fatto, lenticchia?»chiese il biondo, con voce elegante, e allo stesso tempo ferma e impassibile.
«Anche tu con la storia del "cosa mia avete fatto"»fece in risposta il rosso, imitando due virgolette con le dita. «Lo sai benissimo cosa mi hai fatto».
«Nonostante l'idea di farti qualcosa mi attiri molto, nel mio repertorio, non riesco a ricordarmi di averti fatto qualcosa, almeno nell'ultimo periodo». A quel punto Ron scoppiò, non si trattene più, si lanciò sul serpeverde, spaccandogli un labbro con un pugno, mentre quest'ultimo a sua volta gli aveva dato un pugno sull'occhio facendoglielo diventare viola e gonfio. Hermione, allora pensò che fosse il momento di intervenire, così si mise tra i due, cercando di allontanarli, Harry cercò di aiutarla... ma con scarsi risultati.
«Signor Weasly, Signor Malfoy, mi potreste spiegare che cosa sta succedendo? »Disse la preside, con aria severa, entrando nella stanza. I due che a quel punto si erano separati, si lanciavano sguardi di fulmini con gli occhi. Ma nessuno dei due aprì bocca, per dare un spiegazione alla preside.
«Mi vedo costretta a rifarvi la domanda, uno di voi due, mi può spiegare che cosa sta succedendo?»
A quel punto, Malfoy disse«Weasley» sputando quel nome con un certo disgusto. «Mi ha attaccato senza un valido motivo». La professoressa McGranit, ascoltò il serpeverde con la massima attenzione, poi si rivolse a Ron con aria pienamente delusa«Signor Weasly, pertanto la vedo costretta a seguirmi nel mio ufficio...anche lei Signor Potter, vorrei che mi seguisse. Quanto a lei Signor Malfoy, la Signorina Granger la accompagnerà in infermeria». Hermione rimase per qualche minuto perplessa, ma appena si rese conto di chi dovesse accompagnare in infermeria, cercò di opporsi, però a quel punto la McGranit era già uscita dalla stanza,seguita da Ron e Harry.
Sul viso di Malfoy apparve un ghigno, pregustando quei pochi minuti che avrebbe passato da solo con la Granger e di cui avvrebbe approffitato per raggiungere il suo obbiettivo.
Sarai mia mezzosangue.
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