20.Capitolo
Era lì, ferma tra le sue braccia, mentre immobile fissava il vuoto davanti a sé.
I suoi occhi erano lucidi dalle lacrime che continuavano a rigarle le guance.
Le persone piangono per tanti motivi. Per dispiaceri, per rabbia, alcune persino per felicità...
Lei piangeva per dolore.
Quello stesso dolore che aveva provato quando Ronald Weasley le aveva scagliato una bottiglia di vetro addosso, sfiorandole la guance, la quale inevitabilmente aveva iniziato a sanguinare.
Quello stesso dolore che aveva provato pochi minuti prima, quando lui le si era avvicinato chiedendole di parlare, e lei aveva annuito, seguendolo fuori dalla Sala Grande.
Il dolore infondo cos'è? La risposta è facile...
Il dolore è un'anima distrutta, una bomba ad orologeria pronta a farti crollare negli abissi più profondi.
Quelli abissi da cui è difficile uscire, mentre il buio ti circonda, e tu se lì, impotente davanti al ricordo. Alla ragnatela di pensieri che è la nostra psiche.
Come se si fosse ricordata in quel momento di chi fossero le braccia che la stringevano forte, si mosse, tirandoli inutili pugni sul petto, e cercando di allontanarlo il più possibile da sé.
Draco la osservava in silenzio, facendosi colpire, ma continuando ad avvolgerla nel suo abbraccio.
Proprio come quella sera...
-perché ti stai comportando in questo modo? Tu mi odi...- gli aveva domandato lei, mentre si arrendeva alla presa ferrea del ragazzo.
-Io non ti odio...-l'aveva contraddetta lui, scostandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio-...io ti ammiro-.
-Tu...tu mi ammiri?-
-Già, sembrerà strano, e lo è. Ma io ti ammiro-iniziò, accarezzandole la guancia, con il proprio alito fresco, sensuale. -ammiro la tua forza, il tuo coraggio, la tua lealtà...nonostante io ti abbia sempre criticata, ti abbia sempre definito una sangue sporco, tu hai sempre avuto le palle di non arrenderti, mi hai sempre risposto a dovere.
La guerra, mi ha aiutato a capire molte cose, e una di queste, e che molti mezzosangue, sono migliori di molti purosangue...- aveva iniziato a spiegarle, mentre guardava l'incredulità che le dipingeva il viso trasformarsi in sorpresa.
-Malfoy...- aveva tentato a quel punto di interromperlo Hermione.
-Guarda mia zia Bella, lei è morta.
Ed è morta perché si credeva la migliore, credeva di essere invincibile, era una pazza egocentrica e presuntuosa.
Per molte persone, la guerra è stata la cosa peggiore che potesse mai succedere, e lo è stato anche per me, credimi, ho vissuto per mesi in casa con un pazzo, ma questa guerra mi ha fatto capire anche molte cose.
Quindi no, non ti odio-. aveva concluso invece lui, guardandola negli occhi.
Ed era in quel momento che Hermione - liberando i polsi dalla presa del ragazzo - lo aveva abbracciato.
Ora però non era lei che abbracciava lui, ma era lui - che nonostante i pregiudizi che da sempre lo avevano distinto - aveva fatto il primo passo.
La Grifondoro continuava a sfogarsi.
A sfogare quell'odio che provava verso se stessa, verso colui che fino a poco prima era stato non solo uno dei suoi due migliori amici, ma anche il suo ragazzo.
A sfogare il dolore che la invadeva, mentre indifesa si lasciava distruggere.
«Grida, Granger. Non tenerti tutto dentro»la incitò Malfoy, bloccandole i polsi.
Ed Hermione lo guardò. Puntò i suo occhi dorati in quelli ghiacciati del biondo, cercando di trovare al loro interno la sua ancora, la sua unica possibilità di uscire dagli abissi.
-Non andare via stanotte, resta con me- aveva chiesto lui quella sera, cercando di tenere con sé l'unica persona che nel giro di poche settimane lo stava facendo sentire bene.
-Io...-
-Resta con me-aveva ripetuto-ti prometto che non succederà nulla, ma resta con me, solo per questa notte-.
«Ti avevo chiesto di fare l'amore con me...-sussurrò piano la Granger, mentre spostava lo sguardo dai suoi occhi e lo puntava verso il basso. Incapace di osservarlo oltre, sapendo benissimo che lui l'avrebbe letta dentro, come solo in pochi sapevano fare-..e tu te ne sei andato. Senza dire nulla, ti sei alzato e sei uscito dalla stanza...».
Mentre la ragazza parlava, il ragazzo la guardava, come aveva fatto tutto il tempo da quando erano lì.
«Non hai neanche provato a parlarmi dopo-riprese la Grifondoro-e ora vieni qua, e mi dici di non tenermi tutto dentro, di gridare..»
Con i polsi di Hermione stretti ancora nelle sue mani, Draco l'avvicinò a sé, poggiando il mento sulla sua testa, mentre lei si arrendeva alla presa del ragazzo, e cercava un rifugio sicuro poggiando la testa sulla sua spalla, e chiudendo gli occhi, ricacciando indietro le lacrime.
«Granger...»mormorò Malfoy, perso nei suoi pensieri.
«Io non sono in grado di fare l'amore-affermò, sicuro-sono in grado di desiderare»sottolineò con la voce quell'ultima parte.
Desiderare.
Una parola cosi dolce, e cosi amare al tempo stesso.
Oggi come oggi i desideri non hanno più il valore di una volta... pensò tacitamente la ragazza.
Però si sbagliava. Perchè il desiderio di Draco Lucius Malfoy altro non era che il sinonimo di quello che provava lei per lui.
Ma lui, al contrario di lei, non aveva il coraggio di ammetterlo a voce alta.
E usava mezzi termini, sperando che capisse, senza che si spiegasse.
«Ti desidero, mezzosangue. Ti desidero come un assetato desidera l'acqua nel deserto, ma non sono in grado di amare»concluse Malfoy, spostandosi di poco per osservare la Grifondoro negli occhi.
Passarono minuti in cui rimasero in silenzio, persi l'uno negli occhi dell'altro.
Grifondoro e Serpeverde.
La ragazza non attese oltre, si avvicinò al ragazzo e poggiò le labbra sulle sue.
E nel giro di qualche secondo, il suo solito profumo le invase le narici.
Menta, tabacco, e pioggia insieme.
Il Serpeverde rimase sorpreso, ma, dopo i primi attimi di confusione ricambiò il bacio.
Caldo e freddo.
Proprio come la prima volta in cui si erano baciati, le labbra di lui, si muovevano morbide e decise su quelle di lei.
Le labbra di lei, si muovevano timide, ma sicure su quelle di lui.
Quel bacio aveva il sapore di disperazione.
Bene e male.
Ma era tutto tranne che disperato, era un saluto.
Mentre le loro labbra si muovevano, e le loro lingue si incontravano in quella che ormai era diventata la loro danza.
Draco liberò i polsi della Grifondoro, e poggiò le mani su i suoi fianchi, stringendola ulteriormente a sé.
Fuoco e ghiaccio.
Viviamo ogni istante delle nostre vite sull'orlo del pregiudizio.
Sdraiati sulla paura che qualcuno possa criticarci, dirci che siamo sbagliati in questo mondo, un errore.
Viviamo ogni istante nascosti dietro una maschera, per farci accettare dalla società.
Viviamo, senza mostrare mai realmente chi siamo, neanche a noi stessi.
E non esiste cosi più brutta del non conoscerci.
Ci osserviamo allo specchio trovando in noi difetti che sono solo il frutto della nostra fantasia, della nostra immaginazione.
Siamo grassi, magri. Belli, brutti. Alti, bassi.
Ma qualcuno di noi si è mai chiesto realmente "chi sono?".
E, qualcuno di noi ha mai trovato realmente la risposta a questa domanda?
Viviamo in un mondo contorto, distrutto dalle nostre mani, dalle nostre armi più letali.
Granger e Malfoy.
Ma, quando la Grifondoro e il Serpeverde si univano, diventando una cosa sola, non esistevano più maschere, non esistevano più grassi e magri, belli e brutti, alti e bassi. Non esistevano più difetti. Non esistevano più pregiudizi.
Perché per anni loro erano stati i generatori dei loro stessi giudizi, ma poi... Poi tutto scompariva, rimanendo solo loro due.
Hermione e Draco.
Non Malfoy e Granger, non Serpeverde e Grifondoro.
Ma solo Hermione e Draco.
Quando i due ragazzi si staccarono da quel bacio, lui poggiò la sua fronte su quella di lei, consapevole di quello che sarebbe successo da lì a poco.
Hermione aveva il respiro pesante, ma la mente era lucida come forse non lo era da settimane.
«Io sono in grado di amare-sussurrò dopo, fissando Draco negli occhi-ma non sono in grado di desiderare, nello stesso modo in cui desideri tu».
Poggiò un ultimo bacio sulle sue labbra e si allontanò. Quello non era un addio, un ciao forse, ma un addio non lo sarebbe mai stato.
-Grazie- le aveva sussurrato all'orecchio quella mattina, quando si erano svegliati.
-Per cosa?- aveva risposto lei, con la voce ancora impastata dal sonno.
-Per la fiducia che mi hai dato-.
Ed era vero, lei le aveva dato fiducia, e lui non l'avrebbe delusa.
E nella sua testa, la tempesta andò a scontrarsi con il sereno.
***
Salveee, spero che il capitolo vi sia piaciuto, scusate il ritardo con l'aggiornamento😁.
La storia ha raggiunto quasi le 33 mila visualizzazioni😍, e questo è solo merito vostro, quindi 33 mila volte un grazie enorme.💕💕
Fatemi sapere cosa ne pensate, un bacio.😘
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