Fear of the Dark
[apatia, orizzonte, sangue]
Thanos è morto da un mese e con lui molte cose. Una fra queste, la speranza che tutto torni come prima. È vero che una minaccia così grande sembra quasi assurdo possa ripetersi, ma Peter sa che quando ti bruci con l’acqua calda, inesorabilmente poi hai paura pure di quella fredda e la cosa è ancora troppo fresca. È un pensiero insensato, una convinzione bislacca, ma è inconscia e se c’è qualcosa che non può proprio controllare, è la paura. Non perché sia stupido provarne – specie dopo tutto quello che hanno passato, lui e i suoi compagni di battaglia, ma perché si sente terribilmente annichilito. Fingere di non provarne, poi, è lo sforzo più grande che sta facendo, perché qualcosa che viene dal fondo dell’anima, così nero e oscuro, è troppo difficile da reprimere. Specie se deve far finta di niente, perché nessuno dei suoi amici sa che lui è Spider-Man e che, in quella battaglia indegna, lui ha combattuto e ha perso molto più di se stesso. Solo Ned lo sa. E zia May – e loro sono persone da proteggere, che da sole non potrebbero mai tutelarsi. Allora Peter si sente in dovere di diventare il loro guardiano, il loro angelo custode, anche se sa che quel ruolo non gli si addice. Non più.
«Hai fatto quello che era giusto, Peter. Aver paura che una minaccia simile torni è la cosa più coraggiosa che tu possa provare», gli ha detto zia May, quando gli ha chiesto perché, dopo tanti anni che non lo faceva, ha ricominciato a dormire con la luce accesa. Ha scritto un biglietto sopra all’interruttore, che dice “Non spegnere, per favore¹”, e May non l’ha mai fatto, ma ha voluto sapere. Si è sentito in trappola, esposto e un fallimento, eppure lei la sua buona parola è sempre pronta a dedicargliela. Forse perché vede in lui cose che Peter non vede. Forse perché è troppo duro con se stesso, ma non riesce a cambiare il proprio pensiero.
«Tu non hai paura?», le ha chiesto e si è guadagnato una carezza tra i capelli. Rassicurante. Sa di casa. E di quel coraggio che a volte gli viene meno.
«Sì, ma so che dopotutto c’è Spider-Man, che mi difende», gli risponde, e lui le regala un sorriso grato, ma il momento in cui tutto tornerà come prima – semmai tornerà, è ancora lontano. «Peter… sei parte di quelle persone che ci hanno difeso e salvato. Io, questo, non me lo dimentico.» Peter arriccia le labbra e abbassa la testa. May gli lascia un bacio sulla fronte e uno sulla guancia, poi si alza dal divano e gli arruffa i capelli. «Va’ da Tony. Stai un po’ da lui. Hai bisogno di cambiare aria, di stare… con le persone come te.»
Le persone come me… – Pensa Peter, e malgrado la cosa non sia di conforto, è la verità. Non è come gli altri, non lo sarà mai. Non lo era prima e non lo è nemmeno ora².
«Non mi va di lasciarti da sola. Non mi sento a mio agio se resti da sola.»
May allora gli sorride, e gli stritola una guancia. Tanti di quei gesti amabili, che nel corso degli anni non ha mai smesso di dedicargli. Qualcosa che, crescendo, Peter sentiva quasi come una penitenza fatta di troppo affetto; qualcosa di cui ora ha terribilmente bisogno. Significa questo, crescere? Significa accettare quello che un tempo non lo faceva sentire un adulto? Vuole stare con Tony e lo vuole più di ogni altra cosa, eppure è diviso a metà. Diviso tra Titano e il Queens. Diviso tra la paura che May si metta in pericolo e la voglia di trovarsi tra le braccia dell’uomo che ama. Ne ha bisogno più dell’aria. Ne ha bisogno perché ha troppe domande che gli confondono la testa, e Tony ha sempre la risposta. Anche quando tace. Anche quando lo bacia. Anche solo quando fanno l’amore e il resto resta precluso al di fuori di una finestra. Ne ha bisogno.
«C’è Happy, a farmi compagnia!», ironizza lei, solo perché sa quanto lui non abbia ancora totalmente accettato – o forse non si è ancora abituato, al fatto che i due abbiano una relazione. «Vai!», lo sprona, e lui sorride leggermente, «Hai bisogno di lui e lui ha bisogno di te. Lo sai. Ti vuole bene, anche se non vuole ammetterlo!» Fa l’occhiolino e Peter è più tranquillo, dopotutto.
Tony non gli vuole bene. Tony, da quando è tornato dal nulla assoluto, dopo che la morte l’ha inghiottito, è ben lontano dal volergli bene. Lo ama, anche se non glielo dice. Lo ama, anche se Peter pensa di non meritarlo. Non glielo ha detto, ma è così. Sa che è così e va bene; per ora va bene così. «D’accordo, vado.» Sorride sincero, e forse era un’infinità di tempo che non succedeva. Se ne rende conto da solo, che c’è qualcosa che non va; che c’è qualcosa da sanare, ma che non ha i mezzi per farlo. Forse non è lui il mezzo, forse lui è solo il fine.
Dopotutto è passato nemmeno un mese, dal suo ritorno, e ci sono troppe cose ancora da delineare. La vita stessa e la sua ripresa, per esempio.
…
Le carezze tra i capelli sono un unguento contro il male del mondo; che sia zia May a fargliele o Tony – anche se date da uno e dall’altra, hanno significati totalmente differenti. Laddove sua zia gli trasmette un amore materno, Tony gliene dona uno disperato. Sa che è ancora troppo fresco, il suo ritorno. Sa che quei cinque anni sono stati un’agonia infinita; un laccio stretto intorno all’anima e al cuore, per l’uomo che ama e che lo ha aspettato e lo ha riportato indietro, da lui, esattamente dove deve stare. Tra le sue braccia. Si lascia stringere in un abbraccio, mentre le labbra di Tony gli bruciano sulla fronte, calde come fiamme, dolci come un amore sbocciato tra le note di una canzone che ricorda a memoria. Allora Peter sospira e alza la testa, incontra i suoi occhi, e gli feriscono il cuore. Uno squarcio tra polmoni e fegato. Una fitta intercostale che fa male, ma anche bene. Le farfalle. Peter sente le farfalle nello stomaco, come fosse sempre la prima volta.
Gli occhi di Tony sono colmi di troppe cose non dette. Paura, disperazione, apatia e gratitudine. Sei qui, gli dicono, grazie al cielo sei qui. E l’unica persona grata, in quella stanza da letto, dovrebbe essere solo lui. Mi hai riportato indietro, vorrebbe dirgli e non lo fa, perché le parole tra di loro non hanno mai avuto lo stesso impatto dei gesti. Tony gli toglie il fiato, e allora annaspa aria e si lascia baciare. Labbra che sanno di riconoscenza carezzano le tue. Si fa privare del respiro, ma non c’è alcuna intenzione di fargli del male, stavolta. Tony non ha mai avuto intenzione di ferirlo, anche se a volte lo ha fatto. Certe volte inconsapevolmente, certe volte con quell’intento. E Peter lo ama lo stesso perché, malgrado tutto, il più delle volte prova a salvarlo e ci riesce sempre. Una dote innata, di cui forse non è nemmeno consapevole.
Rughe più spesse gli contornano gli occhi, e i capelli sono più brizzolati di quel che Peter ricorda; quei cinque anni pesano sul suo aspetto e nel suo cuore, ma è sempre Tony. È sempre lui. Allora gli infila le mani in mezzo alle ciocche ingrigite, mentre quel bacio continua a far male, ma anche bene, e lo fa sentire come se gli mancasse il pavimento sotto ai piedi. Si lascia stendere sul letto, il materasso morbido accoglie la sua schiena e vi sprofonda. Tony su di lui, tenta di recuperare tutte quelle premure che per cinque anni non ha potuto dedicargli. Qualcosa che Peter apprezza, e che crede di non meritare.
«Pensavo non ti sentissi di venire», gli confida, e gli lascia un bacio sulla guancia, schioccante e dolce come quello di un bambino piccolo. Tony puntella i gomiti al materasso ed è ancora sopra di lui; Peter gli stringe le mani intorno alle spalle, e non trattiene un guizzo divertito che però non cela una velata malinconia. Per lui Tony è sparito per un secondo solo, eppure quel tempo infinito che hanno passato separati se lo sente addosso come se glielo avesse rubato per non farlo soffrire.
«Perché non me la sarei dovuta sentire?», chiede, e riceve un bacio a fior di labbra e un’alzata di spalle.
«Perché sei in bilico, Peter e io non ti voglio forzare a fare qualcosa che non vuoi.»
Alza un sopracciglio, in risposta, poi ridacchia. Non è felice nemmeno un po’, però. «Non mi stai forzando a fare niente che non voglia fare; e non sono in bilico.»
«No?», chiede Tony. Corruga la fronte e gli lascia un altro lento, doloroso, bacio sulla fronte. Peter deglutisce, e non sa cosa pensare. «Allora perché dormi con la luce accesa?» Ecco. Ecco perché May ha insistito tanto perché andasse da Tony; per farsi fare un discorsetto. Una di quelle ramanzine paterne che Peter proprio non sopporta. Che gli fanno vivere quella relazione come se non vi fosse una parità. Allora distoglie lo sguardo e sbuffa. Lo spintona; Tony cade sul materasso e tace. Lui si siede sul letto e gli dà le spalle.
«Te lo ha detto May, vero?»
«Anche lei, sì.», ammette l’uomo, e Peter scuote la testa, deluso. Deluso dal fatto che, ogni volta, scopre che gli altri parlano di lui e dei suoi problemi, a sua insaputa, come se fosse un ragazzino incapace di tutelarsi, quando sa di aver dimostrato più volte di avere un cervello funzionante, che sa prendere iniziative anche senza l’ausilio di nessuno. «Ma me ne sono accorto da solo, l’altra notte, quando hai dormito qui e l’hai riaccesa pensando che non me ne potessi accorgere. Non sono stupido, sai?»
«No, non lo sei», risponde, laconico. Atono e arrabbiato. Le dita strette al materasso. «Sei Iron-Man, no? Non ti sfugge niente.»
«Peter…», sbuffa Tony, scocciato. Lo sente muoversi sul materasso, ma imperterrito non lo vuole guardare. Non gli vuole dare il dispiacere di mostrargli quanto male ci è rimasto, perché quel briciolo di lucidità che ha preservato, gli dice che dopotutto non lo ha accusato di niente. Ma Peter sa che quella paura inconscia è un’innegabile debolezza.
«Mi passerà. Prima o poi mi passa. Per ora va bene così.»
«Non mi interessa se dormi con la luce accesa. Mi interessa capire il perché. Quello che ti è successo – che ci è successo, non ha scusanti. È stato versato del sangue, Peter. Non c’è niente di stupido nell’aver paura che una cosa così si ripresenti.»
«Allora smetti di chiedere il perché, visto che lo sai.»
«So che hai paura, ma Thanos è morto. Non tornerà a perseguitarti, non ti porterà via di nuova. Abbiamo distrutto le gemme, Peter. La possibilità che una cosa così accada di nuovo è quasi nulla.»
«So che è morto. Ero lì, quando è sparito. Ero lì mentre tu… mentre tu…» Prova a dirlo, ma non gli esce quel suono, quella frase. Mentre tu hai rischiato di lasciarmi solo, dopo quello che hai fatto. Dopo quel tuo tentativo di fare l’eroe, schioccando le dita per salvare il mondo. «In una realtà dove il fantasma di Thanos mi soffoca nel buio, mi serve una luce. Una sola luce, di notte in attesa che lui sparisca per sempre dalla mia vita. Niente di più. È così vergognoso?»
«No,» esordisce Tony, e sospira. Si alza a sedere sul materasso e gli si affianca. «Non lo è. Non sei il primo e nemmeno l’ultimo adulto che si rifugia in una cosa così – nella luce. Anche io l’ho fatto, al tempo.»
Peter gli scocca un’occhiata laterale, stupito. «Dormire con la luce accesa?»
«A-ah!», esclama l’uomo, e cerca di farla sembrare una così così. Alza una mano per accarezzargli i capelli e gli sorride. Peter non ha mai visto tanta malinconia negli occhi di un essere umano. Tony a volte è troppe cose celate, che gli occhi non nascondono; un orizzonte che sembra inarrivabile e invece lo è. Ha imparato a conoscere le sue debolezze attraverso i loro silenzi, eppure certe cose non può scoprirle da solo. Si sente dispiaciuto, ma anche capito, però vuole sapere il perché. «Tanto tempo fa.»
«Che cosa è successo?», domanda, e prima di dargli la risposta che cerca, Tony gli bacia le labbra. È caldo. Quel bacio, lo è. Va tutto bene, gli dice.
«Ho rischiato di rimanere intrappolato nello spazio, senza potervi ritornare. Se non fosse stato per Nat, probabilmente sarei morto lì. Ho avuto incubi e insonnia per mesi. La luce accesa di notte sembrava l’unica soluzione al mio sonno inesistente. Per poche ore funzionava.»
«Lo spazio è vuoto e buio… non è così assurdo che ti abbia sconvolto», dice, e si dimentica che, se glielo sta raccontando, è solo per rassicurarlo che è normale. Peter ha già dimenticato quel fatto e si sente in dovere di diventare lui, la sua rassicurazione.
«Parlavamo di te», gli ricorda, e gli passa una mano tra i capelli. «Thanos ha dimezzato metà dell’universo, ti ha portato via per cinque anni, e quando sei tornato ti sei ritrovato in una battaglia che non dovevi combattere.»
«Ma lo volevo! Io volevo combattere! Volevo essere d’aiuto, rendermi utile. Non ho questi poteri solo per far finta che non mi appartengano, Tony. Lo sai che è il mio desiderio più grande, utilizzarli per migliorare il mondo», dice e si guarda una mano. Chiude e apre il palmo, come se potesse vederlo, quel potere. Come se potesse formarsi intorno alle sue dita e gestirlo. «Non avevo paura, mentre ero lì. Non ne ho avuta finché non ti ho visto schioccare le dita. Da quel momento non mi ha più abbandonato.» Sospira aria tossica, e poi accenna un sorriso. «Dopotutto, si tratta solo di una luce accesa, nulla più.»
«Non ti sto rimproverando, Peter. Ti sto dicendo che lo capisco e che va bene così. Dopo quello che hai passato, questo è il minimo. Volevo solo capire, e mi sta bene così.»
«Che abbiamo passato. Dopo quello che tutti abbiamo passato. Ci sei anche tu, dentro questo inferno… ma tu non dormi più con la luce accesa.»
«No, ma ho altre paure che mi attanagliano», ammette. Gli circonda un braccio intorno alla vita e lo invita a poggiare la testa sulla sua spalla. Peter accetta e sospira di nuovo. Lo sa che ha avuto paura. Lo sa che cosa ha passato in quei cinque anni senza di lui. Gli ha raccontato tutto, quando poi hanno ricominciato a vedersi, dopo che Thanos è morto. «Però non sono da solo, e questa è il più grande sollievo che potessi desiderare.»
«Ho bisogno di tempo. Ancora un po’, e mi passerà. Solo.... è stato troppo crudele. Il destino, intendo.»
«Tutto il tempo che ti serve, Peter. Si tratta solo di una luce accesa, nulla più», ripete le sue parole, con quel tono spavaldo che è la sua firma; segno che Tony Stark è sempre Tony Stark, dopotutto. Un uomo sensibile e giusto, che cela la paura nell’arroganza, ma che sa amare incondizionatamente, e non ha bisogno di parole per dimostrarlo. Qualcosa che Peter ha accettato e che ha assimilato. «Ora dormiamo. Sono stanco morto.»
Peter sa che è una mezza verità, e una mezza bugia. Stavano per fare l’amore, di nuovo, ma forse non è ancora il momento, ma ci sarà occasione di tornare a coinvolgersi in quella routine che, prima di Thanos, era equilibrata e incantevole. Tutto lo è, con Tony, persino quel negare di aver bisogno di diventare ancora una cosa sola, solo perché lo rispetta e vuole solo che sia felice. Va bene così, dopotutto. Peter gli è grato. Si infilano sotto le coperte, uno di fronte all’altro e si sorridono. Le teste sprofondano nei cuscini; si scambiano un bacio, che è l’augurio di buonanotte più dolce della terra e che, in qualche modo, lascia che le paure, per un secondo, restino sopite nell’angolo più melmoso e putrido delle loro anime.
«Se vuoi puoi spegnerla», sussurra, e quella richiesta pesa di un desiderio di negazione, che Tony non tarda a dimostrargli, con uno sbuffo divertito. Lo abbraccia, e Peter si sente già più leggero, ma così dannatamente inadeguato da non riuscire a chiudere gli occhi.
«Dormi, Peter», gli risponde, e gli bacia la testa. Lo stringe di più, e il reattore Arc, luminoso tra di loro, lo rassicura tanto quanto il suono indistinto del battito del suo cuore. Ha rischiato di perderlo, ma ora è lì, a ricoprire un nuovo ruolo che Peter, dopotutto, non è stupito di affibbiargli.
La sua luce nel buio. Perché, in fondo, Tony non è altro che questo, ora come ora. Potrebbe persino spegnerla, la luce ma per adesso, va bene così. Ne hanno ancora molto, di tempo, per sanare tutte quelle cose che sembravano volerli dividere. Sono ancora qui, insieme, e nessuno cambierà le cose; perché anche la paura del buio, in qualche modo, ha fatto la sua parte, in quel loro tentativo di non lasciarsi schiacciare dal destino.
E Peter, alle sue paure, è immensamente grato.
Fine
________
¹ in FFH, nella scena dove Peter prepara la valigia, si legge sulla parete, intorno all'interruttore, quella frase.
²la frase è ripresa dal disceso che Peter da a Tony in Civil War, quando parlano dei suoi poteri.
Un piccolo pezzo di vita post end game, dove Tony è vivo e Peter ha paura del buio ❤️
Spero vi sia piaciuta.
Miry
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