Flame
Afferrai il telecomando e cominciai a fare zapping tra le varie sezioni di Netflix finchè non trovai un film che riuscisse a mettere d'accordo entrambi. Era il primo dei film della saga di Nightmare, "Dal profondo della notte" del 1984, e sebbene l'avessi visto almeno una mezza dozzina di volte non smettevo di avere voglia di rivederlo.
C'eravamo spostati sul divano, accantonando i cartoni ormai vuoti in un angolo, e mi ero rannicchiata sotto una coperta patchwork abbandonando le gambe contro il bracciolo in pelle nera.
- Hai monopolizzato tutto lo spazio – protestò Eric, spostandomi di lato per poter stendere a sua volta le gambe e racimolare qualche centimetro di coperta.
- Ssssh, adesso viene la parte migliore. –
Mossi lentamente le labbra, ripetendo mentalmente le battute mano a mano che Robert Englund le recitava, sotto lo sguardo divertito di Eric.
- Sai che rimproverarmi per aver spaventato involontariamente Ronnie e poi avere una predilezione per Freddy Krueger è quantomeno un controsenso, vero? –
- Lo so che può sembrare strano -, ammisi, - ma ho un debole per questo genere di antagonisti. Se ci pensi bene sotto sotto hanno delle motivazioni per quanto distorte. Non sono dei cattivi piatti, hanno spessore e una personalità ben delineata. –
- E quindi Freddy si piazza prima o dopo il dottor Lecter nella tua personale classifica criminale? –
- Non essere ridicolo -, replicai continuando a fissare lo schermo, - ovviamente Hannibal rimane saldamente al primo posto. –
- Giusto -, mi prese in giro, - colpa mia. Come ho fatto a pensare che un infanticida potesse battere un cannibale? –
- Ignorerò il tuo sarcasmo solo perché so benissimo che sono saghe cinematografiche che piacciono anche a te. –
Rimase in silenzio, ma avvertii chiaramente una delle sue mani che nel cercare di strapparmi qualche altro centimetro di coperta mi sfiorava il piccolo margine di pelle libero tra la felpa e il bordo dei leggins. Trattenni un sospiro e improvvisamente Nightmare cominciò a perdere d'attrattiva.
Non potei però continuare a ignorarlo perché, evidentemente deciso a smettere di elemosinare brandelli di stoffa, mi tirò su come se non pesassi nulla e mi sistemò meglio tra le sue gambe. Appoggiai la schiena contro il suo petto, permettendogli di coprire entrambi senza alcun problema, e finsi di continuare a seguire il film invece che concentrarmi sul ritmo con cui il suo petto si alzava e si abbassava.
- Ecco fatto, adesso stiamo comodi tutti e due. –
In linea di massima sarebbe anche stato vero, ma la consapevolezza che ci fosse solo un sottile strato di vestiti a separarci mi rimbombava in testa e faceva fluire il sangue in posti in cui non avrei proprio dovuto avvertire nulla. Quando avevo detto che la convivenza forzata con Eric sarebbe stata difficile non avevo minimamente pensato al fatto che potesse esserlo per i risvolti fisici che avrebbe assunto.
Sembrava passata una vita dall'ultima volta in cui eravamo stati tanto vicini, ma per qualche ragione il mio corpo ricordava alla perfezione ogni sensazione che mi aveva scatenato. E lo faceva con una vividezza che mi spinse a ringraziare di essere al buio, perché ero abbastanza sicura che il mio volto fosse ormai completamente paonazzo.
Una parte di me avrebbe voluto voltarsi per decifrare le emozioni sul suo viso, ma l'altra aveva paura di scoprire cosa sarebbe accaduto se avessi letto nei suoi occhi la stessa fame che ero certa ci fosse nei miei.
Ero una perfetta imbecille.
Possibile che fossi così masochista da rimuovere tutto quello che avevo sofferto nel momento esatto in cui i nostri corpi si toccavano? Non avrebbe dovuto essere possibile, nessuno era mai stato capace di farmi dimenticare in modo totale tutte le mie ragioni e la mia furia, ma bastava un suo tocco e l'unica cosa a cui riuscivo a pensare era a quanto mi sarebbe piaciuto averne di più.
Il suo respiro mi solleticò un orecchio, scatenando brividi in tutto il corpo.
- Flame? –
Mi finsi disinvolta, continuando a fissare lo schermo.
- Uhm? –
- A cosa stai pensando? –
- A nulla, sto guardando il film – mentii.
Lo sentii ridacchiare.
- Sei sempre stata una pessima bugiarda. Sono almeno cinque minuti che hai smesso di seguirlo, ti ho sentita irrigidirti. –
- Stai delirando. –
- Ne sei sicura? –
Mi voltai per fissarlo negli occhi con aria di sfida e finii con il sobbalzare quando mi resi conto di quanto fossero vicini i nostri volti.
- Mai sentito parlare di spazio personale? –
- Diverse volte, ma credo che sia un concetto piuttosto sopravvalutato. –
Deglutii.
- Me ne sono accorta. –
- Adesso che ho reso evidente che non stessi guardando il film -, decretò giocherellando con una ciocca dei miei capelli, - ti decidi a dirmi cosa c'è che non va? –
Avrei potuto mentire. Dio, avrei voluto continuare a mentire sia a lui che a me stessa, ma dubitavo che quella conversazione avrebbe mai avuto fine se l'avessi fatto.
- Tutto questo non va -, ammisi gesticolando, - io e te, noi. Ci abbiamo già provato e sappiamo entrambi com'è finita. –
- Eppure siamo di nuovo qui, questo dovrà pur voler dire qualcosa – replicò lentamente.
- Vuol dire che sono una vera idiota. Quando mi hai lasciata ... non credo di essere mai stata ferita in modo tanto profondo come quella volta. –
Gettai fuori quelle parole senza preoccuparmi di quanto debole e patetica potessi sembrare. Volevo distinguermi da qualsiasi altra diciassettenne e dai loro drammi, ma a quanto sembrava non c'ero riuscita affatto. Ero tale e quale a quelle patetiche ragazzette senza spina dorsale che attendevano un cenno dell'ex per tornare con lui.
Il sospiro di Eric giunse come un'ammissione di colpa.
- E tu credi sul serio che io non stessi soffrendo allo stesso modo? –
Mi raddrizzai mettendo più spazio tra di noi.
- Sei stato tu a lasciarmi e non ti sei preso nemmeno il disturbo di dirmi quale fosse il motivo. Per cui perdonami se non mi sono posta il problema della tua eventuale sofferenza. –
- La colpa è mia ed è naturale che tu ce l'abbia con me -, mormorò lentamente, - ma se potessi tornare indietro gestirei tutta questa storia in modo completamente diverso. Le scelte che ho fatto non hanno cambiato nulla, siamo ancora entrambi qui, proprio come un anno fa. –
Vedevo dai suoi occhi che era sincero, ma quelle parole non bastavano. Ero stufa delle belle promesse, volevo una dimostrazione prima di decidere se fidarmi nuovamente di lui o meno.
- Dimmi il motivo. Dimmelo e giuro che penserò seriamente a quello che hai detto, a tutta la storia del destino e delle seconde occasioni – mormorai.
Fece per aprire la bocca, ma la richiuse poco dopo serrando le mani con tanto vigore che le nocche divennero livide.
- Non posso dirtelo. Non così, non adesso. C'è una cosa che devo fare prima, ma quando l'avrò fatta ti giuro che ti racconterò ogni cosa. –
Che fossi dannata, ma gli credevo. C'era qualcosa di più che non riguardava solo la natura dei nostri sentimenti, ma qualcosa o qualcun altro.
Mi alzai dal divano, stringendomi la coperta di patchwork addosso come se fosse una sorta d'armatura che avrebbe impedito a chiunque di scalfirmi.
- Fai ciò che devi, ma non metterci troppo. Non ti aspetterò per sempre – replicai, voltandogli le spalle e imboccando le scale.
Impiegai ogni oncia della mia forza di volontà per non mettermi a correre lungo il tragitto, consapevole di avere il suo sguardo fisso su di me.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro