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Flame


Raphael ci aveva lasciato nel vialetto da mezz'ora e avevamo passato ogni singolo minuto a discutere del mio coinvolgimento diretto nel furto della Camaro. Eric non voleva saperne di assecondarmi e io dal canto mio mi stavo sforzando immensamente di non prestare ascolto alle sue obiezioni. Sapevo che era avventato e che se le cose si fossero messe male la situazione sarebbe peggiorata a tempo di record, ma non m'importava. Avevo corso rischi prima di quel momento e in un'occasione come quella avrei perso ogni credibilità se avessi permesso a qualcun altro di sbrigare quella storia per conto mio.

- Se proprio vuoi essere tu a farlo allora verrò con te. –

Quell'ultima frase mi rese impossibile continuare a ignorarlo. Mi voltai, aggrottando la fronte.

- Come scusa? –

- Ho detto che se proprio vuoi essere irragionevole allora lo saremo in due. –

- Sono perfettamente in grado di badare a me stessa, non ho bisogno di una balia. –

Mi rivolse un sorrisetto ironico.

- Meglio così, perché non ho la minima idea di come si faccia la balia. –

- Dico sul serio. –

- L'avevo intuito dal modo in cui mi stavi guardando. Fronte corrucciata, sguardo da dura, mascella serrata ... Sì, quella è decisamente la tua faccia seria. –

Tamburellai con un piede contro il pavimento, sforzandomi di non rifilargli un pugno dritto in faccia e cancellare quell'espressione strafottente.

- Pensi di essere spiritoso? –

- Non lo penso -, replicò sorridendo candidamente, - ne sono certo. –

D'accordo, ne avevo abbastanza.

Feci per voltargli le spalle e puntare verso le scale, ma la sua voce sorpresa mi richiamò a metà strada.

- Te ne stai andando senza dire altro? Ho forse vinto una schermaglia verbale contro di te? Perché in tal caso ci terrei molto affinchè il momento venisse immortalato con una foto in modo tale da lasciare il ricordo ai posteri. –

- Ho un'idea migliore -, replicai sarcastica, - che ne dici se ti faccio un occhio nero e immortaliamo quello? Tanto per lasciare testimonianza ai posteri di cosa significa farmi perdere la pazienza. –

Scoppiò a ridere di cuore e continuò a farlo finchè non ebbi ripreso a salire le scale e mi fui richiusa la porta della camera alle spalle.

Roba da pazzi, ormai in quella casa non si riusciva nemmeno più a far prendere sul serio le minacce.

Mi buttai sul letto, calciando via le scarpe da ginnastica e sprofondando con la testa sul cuscino. Avevo una mezza idea di riposare per qualche ora, ma il trillo del mio cellulare me lo impedì.

Sbloccai lo schermo e lessi il messaggio appena arrivato.

A quanto sembrava Rockett aveva rotto il silenzio radar.

"Sei ancora a pranzo con lui?"

"Sono appena rientrata a casa."

"Se tuo padre non c'è passo a trovarti."

Sorrisi.

A quanto sembrava il buon vecchio Negan aveva rispolverato l'artiglieria pesante pur di essere certo di vedere Rockett il meno possibile nei paraggi della nostra proprietà.

"Mio padre non c'è, ma non so tra quanto rientrerà. La situazione è parecchio tesa."

"Ne vuoi parlare?"

No, parlarne con lui era l'ultima cosa che volevo fare.

Coinvolgere Rockett era fuori discussione; potevo spiegargli la situazione, del resto qualche chiarimento se lo meritava, ma non faceva parte della famiglia e di sicuro non era abituato a farsi travolgere da un fiume di sangue e merda come il resto di noi.

"Ho parlato di questa storia fino alla nausea, perciò non mi va molto di riprendere il discorso."

"Ne hai parlato con Eric."

Mi sembrava quasi di sentire il suo tono indispettito. Misi via il telefono senza prendermi la briga di rispondergli. Non mi aveva fatto una domanda che presupponesse la necessità di una replica e francamente la mia voglia di intavolare l'ennesima discussione era sotto zero.

Le scenate da melodrammatica primadonna erano l'ultima cosa di cui avevo bisogno in quel momento e il fatto che Rockett non lo capisse contribuiva a darmi sui nervi.

Chiusi gli occhi e mi sforzai di prendere sonno. Indipendentemente dal fatto che Eric insistesse o meno nel seguirmi avevo bisogno di riposo se volevo essere lucida e non rischiare di mandare a puttane il mio piano.


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