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Flame


L'algebra era il male del mondo. Ne ero sempre stata convinta, ma dopo una mattina passata a cercare di capirci qualcosa non potevo fare a meno di giungere a due semplici conclusioni, la prima era che il mio cervello doveva aver riportato un qualche danno al momento della nascita che m'impediva di comprendere le materie scientifiche, la seconda che l'algebra era la materia del diavolo.

- Non è poi così difficile da capire. –

- Forse per te, per me tanto varrebbe provare a tradurre direttamente dall'arabo. –

Blaze allontanò una ciocca di capelli biondi dal volto e si chinò nuovamente verso il libro, picchiettando con la matita contro un esercizio a caso.

- Prendi a esempio questo, cosa faresti per prima cosa? –

Bella domanda.

- Lanciare il libro fuori dalla finestra è un'opzione contemplata? –

- No. –

- Dannazione. –

Assottigliai lo sguardo ed esaminai quella riga di numeri con una tale intensità che dopo qualche momento cominciai a vederla sfocata.

Quindi stavo per diventare strabica, ma nessun miracolo in tema di comprensione o risoluzione.

Che giornata di merda.

- Flame? –

- Ci sono quasi. –

La balla più grande della storia dell'umanità.

Avevo tante possibilità di risolvere quell'esercizio quante ne avevo di progettare un'arma di distruzione di massa. Anche se in effetti quest'ultimo progetto poteva anche essere interessante e di sicuro ci avrebbe risolto un sacco di problemi.

- Ti stai distraendo. –

Alzai lo sguardo e sbattei le ciglia con fare innocente.

- Non è vero, sono concentratissima. –

- Balle, stai pensando a tutto tranne che all'algebra. –

- Non è colpa mia, è solo che è la materia più noiosa che sia mai esistita. –

- Sarà anche noiosa -, replicò Blaze mantenendo il punto con la solita testardaggine, - ma la devi capire comunque altrimenti come riuscirai a passare il compito? –

Tamburellai contro il tavolo.

- Uhm ... copiando? –

- Certo e immagino farai lo stesso anche all'esame di fine anno. –

- L'idea è più o meno questa -, afferrai il cellulare che stava vibrando nella tasca dei jeans, - e fottutissima merda! –

La voce allarmata di Manny giunse dal salone prima ancora che Blaze potesse sporgersi per leggere il messaggio che stava lampeggiando sul mio display.

- Cosa succede? –

- Rockett ... dice che mio padre ha fatto rientrare in casa Eric per parlarci, non aveva una faccia molto rassicurante. –

- Quante possibilità ci sono che Negan abbia fatto secco lo stronzo? No perché nel caso mi offro volontario per testimoniare in sua difesa. –

Roteai gli occhi al cielo e digitai in fretta un messaggio di risposta.

"Sai il motivo?"

"No, ma immagino abbia saputo qualcosa che non gli ha fatto piacere."

Stavamo ancora parlando di mio padre oppure la conversazione si era spostata in un'altra direzione?

"Devo scoprire di cosa si tratta, ci sentiamo dopo."

D'accordo, ero stata brusca e poco gentile nel non curarmi di come avrebbe preso la presenza di Eric in casa mia, ma in quel momento un ego ferito era qualcosa che doveva passare in secondo piano per forza di cose, e probabilmente con quell'ultimo messaggio non avevo migliorato la situazione visto che Rockett visualizzò ma non si prese la briga di rispondermi.

- Credo che se la sia presa – considerò Blaze dando voce al mio dilemma interiore.

- Già, ma me ne occuperò più tardi. –

- In altre parole dai la precedenza a Eric? Perché la cosa non mi sorprende affatto? –

Aggrottai la fronte e chiusi il libro.

- Non sono proprio in vena, Blaze. –

- Puoi non essere in vena -, replicò incurante, - ma prima o poi dovrai affrontare il discorso. Non puoi lasciarli appesi per sempre. –

- Non sto lasciando appeso nessuno. –

Blaze alzò gli occhi al cielo e li roteò nella migliore delle sue espressioni indolenti.

- Ceeeerto, come no. –

- Sul serio – insistetti.

- Ho detto che hai ragione ... tu non stai lasciando appeso nessuno e Manny non è sdraiato sul divano con un occhio nero e l'aspetto di uno che è stato appena travolto da uno schiacciasassi. –

- Blaze. –

Il mio tono spazientito ebbe solo il potere di farle mettere le mani sui fianchi, inarcare un sopracciglio biondo e ben curato e sorridere sfrontata.

- Flame. –

Sbuffai esasperata e riposi tutte le mie cose nella borsa. Vincere una discussione con lei quando entrava in modalità "io ho sempre ragione" era praticamente impossibile e io non avevo tutta la giornata per convincerla del contrario.

- Ne riparliamo un'altra volta, adesso devo scappare. –

- Al Sandwich Palace -, concluse per me, - e puoi essere certa che ne riparleremo quando tutto questo casino sarà arginato. Altrimenti come altro potrei fare a dirti che io te l'avevo detto che far rientrare quello stronzo tatuato nelle nostre vite le avrebbe fatte precipitare nel caos? –

- Mi sembra che tu l'abbia appena fatto. –

Fece spallucce.

- Sai quanto amo ripetere che avevo ragione. –


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