Flame
Sentivo su di me lo sguardo penetrante di Blaze, ma la ignorai mentre mi facevo largo tra la folla per conquistare un posto in prima fila. Non avevo nessuna voglia di sentirla farmi presente che mi aveva detto che andare a quella corsa sarebbe stato un errore. Sapevo che aveva ragione, del resto quando mai si era lasciata guidare dall'istinto invece di usare la testa, che avremmo fatto molto meglio ad andare al Black Thunder e passare una serata lì oppure a unirci a Manny e approfittare dell'occasione per unirci agli studenti del college in una di quelle feste che urlavano sballo.
- Flame ... -
- Lo so -, sbottai incapace di trattenermi, - è stata una scelta del cazzo e avrei fatto meglio a darti retta. –
- Tu faresti sempre meglio a darmi retta -, replicò con uno sbuffo, - ma in questo caso non mi riferivo ai tuoi errori di giudizio. –
- E a cosa? –
Accennò con il capo alla ragazza dagli shorts striminziti sulla linea di partenza.
- Non ti sembra di averla già vista da qualche parte? –
Aveva lunghi capelli rossi che le arrivavano fin quasi alla base della schiena, occhi verdi pesantemente truccati e una spruzzata di lentiggini chiarissime sul dorso del naso.
Blaze aveva ragione, l'avevo già vista da qualche parte, ma per qualche strano motivo non ero mai stata brava ad associare i nomi ai volti.
- Non ricordo il suo nome. –
- Nemmeno io, ma sono certa di averlo sulla punta della lingua. –
La rossa allungò una mano indicando la linea a cui avvicinare le auto, fece ondeggiare il foulard nero che teneva tra le mani sottili e sorrise quando incrociò lo sguardo di Noel dietro al volante.
Un brutto presentimento mi fece formicolare la schiena.
L'avevo già vista, ma dove ... dove, accidenti?
- Guidatori ai vostri posti -, annunciò con voce dal lieve accento, - e pronti a partire al mio segnale. –
Quella voce fece acquistare tutto un altro significato alla sensazione di disagio che mi aveva assalita.
- Ho capito chi è. –
- Cioè? –
- Ti ricordi quella ragazza che stava appiccicata a Noel, non ricordo il nome ma sono quasi del tutto certa che sia lei. –
Blaze annuì pensierosa.
- Mi sembra si chiami Meghan. –
Era un po' di tempo che non vedevo Noel in sua compagnia e all'improvviso Meghan tornava a farsi vedere, fatalità la stessa sera in cui il suo ex ragazzo correva contro Eric.
Era una casualità veramente fortuita e io non avevo mai creduto alle coincidenze.
La osservai ondeggiare i fianchi, ammiccando da una parte all'altra mentre faceva partire il conto alla rovescia. Si chinò sulle ginocchia, piegando il corpo in un unico movimento fluido e sensuale fino ad arrivare con le mani a sfiorare l'asfalto, poi si raddrizzò indirizzando le braccia dritte verso il cielo. Sorrise mentre compiva una rotazione completa verso il basso e urlava: - Via! –
Un attimo prima che la Mustang di Eric e la Camaro di Noel sfrecciassero oltrepassando la linea di partenza un luccichio sull'asfalto catturò la mia attenzione.
Se era quello che pensavo Eric si era appena trovato in un mare di guai.
Ignorai il clamore attorno a me, urla che incoraggiavano il proprio guidatore preferito, e mi avvicinai alla linea di partenza tenendomi sul lato destro dal quale era partito Eric.
E lì, proprio come avevo immaginato, c'era l'ultima cosa che avrei voluto vedere abbandonata sull'asfalto.
Raccolsi il chiodo rigirandolo tra le dita e individuando all'istante tracce del copertone della gomma che aveva colpito. Doveva essere un foro molto piccolo visto che non era penetrato all'interno dello pneumatico, quindi la ruota si sarebbe sgonfiata poco alla volta, ma in una corsa come quella poteva fare la differenza non solo tra la vittoria e la sconfitta ma anche tra l'incolumità e lo schianto del guidatore.
Tornai sui miei passi mettendo in moto il cervello per farmi venire un'idea che potesse funzionare poi, d'un tratto, giunse l'illuminazione.
Sentii le labbra stirarsi involontariamente in un sorriso che ero pronta a scommettere assomigliasse molto più a una smorfia diabolica che ad altro.
Se Noel voleva il gioco sporco allora lo avrebbe avuto.
Ripescai dalla tasca interna del giubbotto il cellulare prepagato che portavo sempre con me per ogni evenienza e digitai in fretta il numero.
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