Flame
- Secondo me è un'idea stupida. –
Alzai gli occhi al cielo, mentre sterzavo il volante e immettevo l'auto nel parcheggio antistante il Gato Negro.
Blaze mi aveva seguita perché era un bravo soldato, una di quelli che facevano sempre ciò che le veniva chiesto, e perché in fin dei conti le corse clandestine le piacevano almeno quanto piacevano a me.
Frequentava la mia stessa scuola, lavorava al mio fianco, ci spalleggiamo, ed era una dei ragazzi di mio padre.
E questo bastava a farmi credere che fosse una tipa con tutte le carte in regola.
Avrei quasi potuto considerarla una vera sorella se non fossimo state legate dall'ambito lavorativo; in fin dei conti facevamo tutto quello che avevo visto fare alle ragazze della scuola, tranne forse passeggiare per il centro commerciale alla ricerca di abiti all'ultimo grido. Io perché non ero il tipo, lei perché non aveva abbastanza soldi per permettersi di dilapidarli in cose così frivole.
Era una dei tanti ragazzi di Corona cresciuti all'interno del sistema delle adozioni e sapevo per certo che alcune delle famiglie in cui era passata erano state un vero schifo. Questo fino a che non l'aveva adottata Dimitri ed era entrata a far parte della mia vita.
Lo zio Dimitri non era un granchè come padre adottivo, e sua moglie non aveva il minimo polso una volta che veniva staccata dalla bottiglia, ma trattavano Blaze con rispetto e abbastanza riguardo da non spingerla a fuggire via come aveva sempre fatto.
- Non siamo qui per cercare guai – le assicurai.
Inarcò un sopracciglio e spostò i capelli tutti da un lato, mettendo in mostra la metà di cranio che portava rasata.
- Dovrei crederci? –
Blaze era sveglia, una vera volpe, e non le sfuggiva mai nulla.
Del resto bisognava essere svegli per sopravvivere a certe cose, non si poteva fare affidamento solo sull'idea di essere baciati dalla fortuna.
- Mi sembra doveroso almeno mostrare la mia faccia qui questa sera. –
Giocherellò con il piercing che portava sulla lingua, lasciando che la pallina verde acido facesse capolino tra le labbra carnose.
Sapevo per esperienza che faceva così ogni volta che c'era qualcosa su cui rifletteva con attenzione.
- La pensi così perché corre Eric? –
- Mi ha fatto un grosso favore, non avrei mai vinto contro Noel e la sua Camaro. –
Non con il protossido d'azoto in ballo perlomeno.
- Non devi nulla a quello stronzo biondo pieno di tatuaggi. –
Blaze non faceva decisamente parte del fanclub di Eric e supponevo che il suo essere tanto legata a Manny avesse influenzato almeno in parte questa sua visione. Però non avevo alcun argomento per controbattere, nessun'arma di difesa.
Non che fossi certa ne valesse la pena.
Avevo finito le giustificazioni al suo comportamento da parecchio tempo ormai.
- Lo so che non gli devo nulla, ma voglio comunque essere qui ... devo proteggere il mio investimento. –
Questo perché, anche se Eric non faceva parte del nostro gruppo, non più ormai, si era comunque schierato al nostro fianco per difendere me e Nate.
Si era comportato come se fosse della famiglia e la famiglia non si abbandonava nel momento delle difficoltà.
E poi l'alleanza che mio padre aveva stretto con Eric, dopo negoziati lunghi e tutt'altro che facili, era appesa a un filo sottile in quel momento e se avesse perso contro Noel, cedendogli una fetta della sua zona o qualche affare succulento, ero certa che alla "Bestia" non sarebbe affatto andato bene.
- Negan odia gli irlandesi e vuole che te ne tieni alla larga. Se sa che ti ho accompagnata qui... -
- Gli dirò che è tutta colpa mia, tu mi hai solo seguita per guardarmi le spalle – la precedetti.
Sapevo che quella storia non le piaceva e che era molto combattuta, ma apprezzavo la sua lealtà e l'avrei ripagata nell'unico modo che conoscevo: addossandomi la responsabilità per tutto quello che sarebbe potuto accadere quella notte.
- Va bene, ma continuo a pensare che sia un'idea stupida. –
- Ne prendo atto. –
- Ma non te ne frega nulla, non cambierai idea indipendentemente da quello che ti dirò vero? –
Annuii.
Mi conosceva bene, non avrebbe avuto senso mentire.
- Raggiungiamo Raphael, spero ci sia almeno qualcosa di decente da bere – sentenziò alla fine, aprendo lo sportello e uscendo dall'auto.
La seguii a ruota, ignorando le occhiate incuriosite di un paio di ragazzi appoggiati a una Corvette nell'angolo.
Dovevano aver saputo della corsa tra Eric e Noel.
C'era troppa gente quella sera perché non si fosse sparsa la notizia ed ero pronta a scommettere che il merito fosse anche di Raphael.
Era un amico, ma gli affari venivano prima.
Scambiai qualche cenno del capo con i volti conosciuti di coloro che erano ormai habitué delle corse e individuai all'istante Eric in mezzo a quella folla di gente.
Era facile, bastava individuare il gruppetto di ragazze con meno vestiti addosso per sapere dove si trovasse.
Lo accerchiavano, abbagliandolo con sorrisi ammiccanti e sventolii di lunghe ciglia finte, tutte alla disperata ricerca di un briciolo della sua considerazione per emergere dal gruppo.
Mi feci largo tra di loro senza troppe difficoltà e rivolsi un'occhiata eloquente all'intero gruppetto.
- Sparite. –
Il loro QI doveva essere inversamente proporzionale al numero di vestiti che avevano dimenticato nell'armadio prima di uscire, perché nessuna sollevò la minima obiezione e si allontanarono con religioso silenzio per andare molto probabilmente a molestare qualcun altro dei guidatori.
Eric mi rivolse una lunga occhiata penetrante.
- Sei venuta. –
Mi strinsi nelle spalle.
- Non c'era nemmeno un film decente questa sera. –
Lo vidi sorridere e mi sforzai di non dare a vedere il fatto che, mio malgrado, ero contenta che la mia presenza lì gli facesse piacere.
Cosa accidenti aveva il mio cervello che non andava?
Eric Murter aveva già fatto a pezzi il mio cuore e ci aveva ballato sopra la samba, saperlo contento di vedermi non avrebbe dovuto farmi nessun effetto; o, se non altro, non avrebbe dovuto farmi sentire come quando osservavo un mucchio di cuccioli scodinzolanti.
Insomma non avrei dovuto avere voglia di vederlo sorridere per causa mia.
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