Flame
Nda: Durante la lettura consiglio d'inserire Dirty Dancer di Enrique Iglesias come "colonna sonora"
La musica attorno a me pulsava decisa, facendo vibrare le macchine parcheggiate nel piazzale e spingendo la gente a muoversi a ritmo sempre più serrato.
Ragazze strette in shorts e maglie attillate come seconde pelli ondeggiavano i fianchi e si muovevano con fare sinuoso, sorridendo di tanto in tanto a qualcuno dei ragazzi più sfacciati che allungavano le mani a sfiorare le generose porzioni di pelle lasciate scoperte in modo più o meno spinto.
Increspai appena le labbra tinte di borgogna, atteggiandole a un sorriso sghembo osservando quei sorrisi compiaciuti di chi pensava di essere ormai prossimo a fare centro e finire la serata con dentro al letto una di quelle provocanti ballerine di strada.
I ragazzi in preda agli ormoni sapevano essere così prevedibili.
Quanto a me quella non era altro che una serata di lavoro come molte altre prima. Poco importava che la scuola stesse per ricominciare e che con essa riprendere il lavoro a ritmo serrato sarebbe diventato ancora più faticoso del solito.
Quell'estate aveva fruttato parecchio e la festa prometteva altrettanto bene vista l'affluenza di volti familiari.
Poco lontani c'erano alcuni ragazzi della squadra di football che scolavano birra e cercando di darsi un tono.
Peccato solo che fossero nella zona sbagliata della contea di Riverside.
A Corona nessuno si impressionava solo perché eri il quarterback di una qualche squadra del liceo.
- Finiranno con il farsi ripulire entro la fine della serata – profetizzò la voce bassa e leggermente roca di Manny.
Scrollai le spalle, voltandomi verso il secondo in comando nella personale gerarchia di potere che mio padre aveva allestito nel corso degli ultimi vent'anni.
Aveva poco più di venticinque anni, i lunghi capelli corvini erano scompigliati e uniti all'orecchio d'oro al lobo e ai jeans strappati gli donavano l'aria di uno che era appena scappato di casa.
Eppure c'era qualcosa nei suoi tratti gipsy che attirava le ragazze.
Non mi erano certo sfuggite le due biondine nell'angolo, agghindate come se fossero reduci da una nottata passata a passeggiare sul marciapiede della traversa seguente, che lo fissavano dalla testa piedi quasi volessero spogliarlo e farselo lì su due piedi davanti a tutti.
Ed ero più che certa che non fosse sfuggito nemmeno a Manny.
Il suo sorriso da figlio di una buona donna la diceva fin troppo lunga perché così non fosse.
- Sono degli imbecilli di prima categoria, se dovesse succedere mi premurerò di allungare un centone al fenomeno che li alleggerirà dei portafogli. –
- Fammi indovinare, non hai per niente voglia di tornare a scuola? –
Inarcai un sopracciglio.
Nessuna persona sana di mente avrebbe mai potuto avere voglia di tornare a scuola, specialmente se frequentava un liceo in cui tutti ti guardavano come se fossi in procinto di squarciare la gola al primo che passava.
Insomma sapevo che essere la figlia di Negan Reyes comportava una certa reputazione e un certo stile di condotta, ma passare per la progenie di Satana mi sembrava un tantinello eccessivo persino per una come me.
- Non ce l'hai la domanda di riserva? –
- Oh, andiamo, potresti provare a entrare nella squadra delle cheerleader e farti qualche amica. Vi riunireste a casa a fare pigiama party saltando in giro per la stanza mezze nude e ... -
Alzai una mano a interrompere quel suo folle delirio.
- Ti prego, risparmiami le tue fantasie su adolescenti che fanno a cuscinate mezze nude. –
Sghignazzò.
- Non puoi essere sicura che non sia così. Quando è stata l'ultima volta che hai invitato un'amica a casa? –
Colpita e affondata.
Ero un disastro nello stringere nuove amicizie e quello non c'entrava minimamente con il fatto che mio padre controllasse la criminalità di Corona.
No, quello era un puro e semplice problema di socializzazione.
Facevo schifo nel chiacchierare del più e del meno e, soprattutto, non avevo alcuna intenzione di sforzarmi per farlo.
- A cosa mi serve avere amiche quando ho te? – rilanciai, sbattendo le ciglia e poggiando una mano sul braccio muscoloso per sfiorarlo in una lunga e lenta carezza.
Ero perfettamente consapevole del mio aspetto e dell'effetto che facevo alla maggior parte dei ragazzi, perciò non rimasi sorpresa quando Manny seguì per un attimo la forma a clessidra del mio corpo prima di scuotere la testa come a voler scacciare qualsiasi fantasia avesse appena avuto su di me.
- Sai non è affatto carino illudere in questo modo un amico. –
- Oh, ma chi ha detto che era un'illusione? –
Picchiettai le lunghe unghie smaltate di nero sul suo petto, sfiorando appena il triangolo di pelle olivastra che lo scollo a V della t shirt lasciava scoperto.
- Adesso stai facendo decisamente la stronzetta. –
Risi.
- Colpa mia, è solo che prenderti in giro sa rivelarsi tremendamente divertente. –
- E poi ti domandi perché non hai amici. –
- Ho te e i ragazzi, sto bene così. –
Manny allungò una mano a scompigliarmi i capelli e per tutta risposta gli rifilai una gomitata nelle costole che lo fece gemere.
- Non provarci mai più. –
Ero tremendamente gelosa delle mie ciocche corvine e poi ci avevo messo una vita a sistemarle quella sera, complice la maledetta umidità che aveva cercato di farle gonfiare a dismisura in ogni modo umanamente possibile.
- Colpa mia – ammise, riprendendo fiato e massaggiandosi il punto colpito con una smorfia sul bel viso.
D'un tratto apparve corrucciato, scrutando a qualche metro da noi con aria decisamente poco amichevole.
Seguì il suo sguardo e ci misi circa mezzo secondo a individuare chi fosse il nuovo arrivato.
Conoscevo quel ragazzo meglio di chiunque altro o perlomeno avevo creduto per un lungo periodo che fosse così, ma fatti abbastanza recenti avevano dimostrato che mi ero abbondantemente sbagliata sul suo conto.
I capelli biondi erano stati acconciati con una generosa dose di gel per spararli verso l'alto e i lati erano accuratamente rasati, così come il volto dai tratti decisi.
Le iridi grigie scrutavano la folla e finirono inevitabilmente con l'incrociare le mie.
Appesa a una delle sue braccia tatuate stava una moretta dalle labbra carnose e troppo trucco in faccia.
Lo vidi irrigidirsi appena come se non si fosse minimamente aspettato di vedermi lì.
- Ha una bella faccia tosta a farsi vedere qui. –
- È un paese libero e questa festa è in zona neutrale; può andare dove vuole, con chi vuole, e fare ciò che più preferisce. –
Manny mi rivolse un'occhiata che la diceva lunga su come la pensasse a riguardo.
Non aveva mai avuto particolare simpatia per Eric Murter, tantomeno dopo che aveva saputo della nostra precedente relazione e del motivo per cui ci eravamo allontanati in modo tanto netto e repentino, ed era più che evidente che non pensasse affatto che fossi d'accordo con la sua presenza.
- Sei sicura che ... -
- Andiamo a cercare qualcosa da bere –, tagliai corto, - sto morendo di sete. –
Lo presi sottobraccio, lasciando che sfruttasse il suo metro e novanta per farsi largo tra la folla che si aprì al nostro passaggio come doveva aver fatto il Mar Rosso con Mosè, vagamente consapevole dello sguardo di Eric che mi bucava la schiena.
Spazio autrice:
Salve bella gente!
Era un po' che mi girava per la testa quest'idea e finalmente ho avuto il tempo e il coraggio di pubblicarla qui. Ovviamente spero che vi piaccia e che vogliate farmi sapere che ne pensate.
Come avrete capito sarà narrata tutta in prima persona e alternerà i POV dei protagonisti. Inoltre sarà solo il primo capitolo di una serie dedicata a vari personaggi che compariranno nel corso dell'arco narrativo. Inoltre all'inizio di ogni capitolo vi fornirò le indicazioni per la "colonna sonora". Infine qui sotto vi lascio i prestavolto dei protagonisti della storia.
Spero di sentirvi presto.
Baci,
Fiamma Erin Gaunt
Eric Murter (PV Thomas Davenport) – 19 anni.
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Flame Reyes (PV Marlen Valderrama Alvàrez) – 17 anni.
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