Eric
La sera prima era stata un mix di sensazioni contrastanti e per un attimo avevo avuto davvero voglia di aprire la bocca e confessarle tutto quello che mi aveva spinto a lasciarla. Ma poi mi ero reso conto di quello che avrebbe significato. Flame amava suo padre, era tutto quello che aveva, e rivelarle che era stato proprio lui a farmi rivalutare la nostra relazione avrebbe contribuito solo ad allontanarli l'una dall'altro. Non volevo questo. Negan poteva essere un tipo terrificante e con ben pochi scrupoli morali, non sarebbe mai arrivato in cima alla catena alimentare della criminalità locale se non fosse stato così, ma amava davvero sua figlia e sapevo che aveva sofferto nel vederla ridotta in quello stato almeno quanto me. Non mi avrebbe mai chiesto di lasciarla se non per proteggerla e il fatto che mi avesse accolto in casa sua ora che le circostanze erano cambiate era una chiara conferma. Gli dovevo un po' di rispetto, quanto bastava a parlarne con lui prima di raccontare tutto a Flame. Gli avrei dato modo di spiegarsi, di non deteriorare irrimediabilmente il loro rapporto, e speravo che questo fosse sufficiente a non distruggere emotivamente nessuno del terzetto più incasinato che conoscessi.
Quando avvertii i primi rumori al piano inferiore mi decisi a calciare via le coperte e a uscire dalla mia stanza. Sapevo che Flame era ancora nella sua stanza perché non l'avevo ancora sentita scendere le scale. Era il momento migliore per parlare con Negan senza correre il rischio di venire interrotti.
I gradini scricchiolarono mentre scendevo, attirando l'attenzione degli uomini presenti in soggiorno.
Negan non era solo come avevo pensato inizialmente. Dimitri era appoggiato al tavolo e teneva una tazza bollente tra le mani mentre Manny, il volto ancora solcato da qualche livido in via di guarigione, aveva occupato una sedia e si passava una mano sul viso stanco.
Tre paia d'occhi si focalizzarono su di me mentre smettevano di confabulare.
Per la prima volta compresi come dovevano sentirsi le prede alla vista di un predatore pronto a balzare su di loro.
- Eric -, salutò asciutto Negan, - credevo che non ci fosse nessuno sveglio. –
- È stata una nottataccia -, replicai facendo spallucce, - c'è dell'altro caffè? –
- Quanto ne vuoi, serviti pure. –
Oltrepassai Manny, ignorando le occhiatacce con cui continuava a folgorarmi. Sapevo che si era sempre considerato a tutti gli effetti il fratello maggiore di Flame, seppure non lo fossero dal punto di vista biologico, e al suo posto anche io avrei voluto staccare la testa a morsi allo stronzo che l'aveva fatta soffrire.
- Non riesco a credere che te lo sia preso in casa – disse, aprendo finalmente bocca proprio mentre prendevo il primo sorso di caffè.
- Manny ... -
La voce di Dimitri giunse in tono d'ammonimento. Non era saggio sfidare la pazienza di nessuno dei presenti, specialmente quando eravamo tutti così maledettamente irritabili e divorati dall'incertezza sul comportamento che gli irlandesi avrebbero o meno adottato.
Quanto a me quella mattina non mi sentivo affatto saggio. Gli rivolsi un sorriso sfrontato, alzando appena la tazza in un silenzioso brindisi.
- Non sarebbe la prima volta che Negan prende in casa un randagio. –
La sedia di Manny venne spinta all'indietro con vigore e probabilmente mi sarebbe venuto incontro se Dimitri non avesse piazzato una delle sue solide manone sulla sua spalla e non l'avesse rimesso seduto di peso.
Dal canto suo Negan deviò il discorso, ignorando tutto e tutti come era solito, focalizzandosi su quello che gli premeva maggiormente.
- Dov'è la macchina di Flame? Non l'ho vista, ma so che lei è qui. –
- Da Mustang. Ieri Brody e quei quattro coglioni che gli ruotano attorno le hanno frantumato tutti i finestrini, parabrezza e lunotto posteriore compresi. –
La rabbia di Manny parve trasferirsi all'istante verso i nostri comuni nemici.
- Non possiamo lasciargliela passare così. È stata chiaramente una sfida alla tua autorità. –
- Hanno fatto arrestare Noel -, intervenne Dimitri con tono decisamente più conciliante, - ci aspettavamo una reazione e il fatto che sia stata così infantile mi rincuora. –
- E poi abbiamo già pareggiato i conti – intervenni, attirando nuovamente tutti gli sguardi.
L'espressione di Negan si fece dura, mortalmente seria, e mai nella storia dell'umanità un uomo doveva essere apparso così minaccioso nel riempirsi una tazza di caffè.
La voce era bassa, misurata, e qualcuno avrebbe potuto essere tratto in inganno pensando che fosse tranquillo; ma io avevo imparato a conoscerlo nel corso degli anni e sapevo che sotto la cenere divampava sempre una scintilla capace di riaccendere il fuoco al minimo soffio di vento.
- Cosa intendi? –
- Flame ha deciso di vendicarsi sulla Camaro degli irlandesi. Mustang ha fatto il lavoro e l'abbiamo consegnata fuori dal loro pub. Era un cubo perfettamente compatto. –
Ripensando a quella scena non potei evitare di sentire le labbra incresparsi in un sorriso.
Era stato a dir poco soddisfacente.
Dimitri e Manny avevano delle espressioni identiche alla mia dipinte sul viso, ma Negan appariva ancora pensieroso.
- Vi ha visti qualcuno? –
- No, ma immagino abbiano le idee ben chiare su chi sia stato. –
- L'importante è che non abbiano prove. Senza di quelle un attacco contro di noi non sarà visto di buon occhio da nessuna delle altre zone. –
Gli irlandesi erano considerati irascibili, violenti e fuori controllo, e non piacevano ai capi storici che si erano spartiti la città in zone. Se non avevano scatenato una vera e propria guerra era solo perché mancavano di appoggi.
E questo apriva inevitabilmente le porte alla discussione della questione che più mi stava a cuore e che non vedevo l'ora di chiarire con lui.
- Ci sarebbe anche un'altra cosa -, dissi cercando cautamente le parole migliori per affrontare il discorso, - che riguarda una conversazione che ho avuto ieri sera con Flame. Qualcosa di cui sei a conoscenza – conclusi.
Non avevo dubbi sul fatto che Manny fosse all'oscuro delle ragioni che mi avevano mosso, ma il ruolo di Dimitri mi lasciava perplesso. Non aveva mai dato segni di sapere nulla, ma allo stesso tempo era stato particolarmente conciliante con me.
Negan parve capire all'istante a cosa mi stessi riferendo, perché sospirò abbandonando la tazza sul ripiano della cucina.
Mentre s'incamminava verso di me, facendomi cenno di seguirlo fuori, per un attimo intravidi come sarebbe apparso a chiunque non lo conoscesse per quello che era. Un uomo che aveva passato i quarant'anni, capelli scuri leggermente brizzolati e una sottile rete di rughe che cominciavano a delinearsi mano a mano che gli anni passavano. Faceva ancora paura, ma stava invecchiando e non avrebbe potuto continuare a mantenere il controllo in modo saldo per sempre.
Si fermò sul vialetto e pescò una sigaretta dal pacchetto che teneva nella tasca del giubbotto. La strinse tra le labbra, alla ricerca dell'accendino.
Quando l'accese ebbi la sensazione che le sue dita tremassero leggermente.
- Le hai raccontato tutto? –
- No, volevo prima parlarne con te. È disposta a riprovarci, a darmi un'altra possibilità, e questa volta sul serio. Però ... -
- Vuole sapere cosa è successo – concluse per me, buttando fuori una copiosa boccata di fumo.
Annuii.
- Ho sempre saputo quanto tenessi a mia figlia e quanto lei tenesse a te -, cominciò, - e mi sono illuso che le cose potessero cambiare con il tempo, ma a quanto pare non è stato così e le mie azioni non hanno cambiato la realtà dei fatti. Anche se non state insieme avete comunque pestato i piedi agli irlandesi e sollevato un fottuto vespaio. Avete creato un'alleanza, proprio quello che avevo cercato di evitare, che vi fa percepire come un fastidio per gli altri gruppi. –
Il suo discorso filava, ma lo conoscevo già a memoria ed ero curioso di sapere dove volesse andare a parare.
- Cosa stai cercando di dirmi Negan? –
- Sto dicendo che se mia figlia ti rivuole, se davvero è pronta a ricominciare, allora non mi metterò tra di voi. L'ho fatto una volta e me ne sono pentito, non accadrà una seconda. Dille tutto. –
- L'hai fatto per proteggerla – osservai.
- E non è servito, non credi? –
No, non era servito.
L'unica cosa che potevo fare, che in un certo senso gli dovevo per quell'ultima concessione, era assicurarmi che Flame capisse che le decisioni di suo padre erano sempre state esclusivamente nel suo interesse.
La mia espressione doveva dire chiaramente come la pensassi, perché scrollò le spalle e gettò a terra la sigaretta. Pestò sul filtro, spegnendola, e insistè: - Parlale e fallo prima che ... -
S'interruppe un istante prima che Dimitri facesse la sua comparsa sulla soglia della porta d'ingresso.
- Hanno chiamato. –
Non avevo la minima idea di cosa stesse parlando, ma lo sguardo di Negan lasciò trapelare per un brevissimo istante, tanto rapido che mi chiesi se me lo fossi immaginato, della sincera preoccupazione. Chiunque avesse fatto quella chiamata portava guai.
- Patrick? – indagai, pregando silenziosamente di sbagliarmi.
Se il patriarca dei Fitzpatrick si prendeva il disturbo di cercare un incontro le cose promettevano di evolvere presto nel peggiore dei modi possibili.
- Patrick – confermò Negan.
Imprecai sonoramente.
- Non penserai davvero di incontrarti con lui. –
- Ha chiesto un semplice colloquio, non la testa di qualcuno. –
Il tono freddo e pacato contrastava in modo stridente con l'espressione sul suo viso. Neanche lui credeva a quello che stava dicendo. Gli irlandesi erano cani sciolti, del tutto imprevedibili, e un incontro come quello suonava fin troppo chiaramente come un'imboscata. E in quanto a pretendere teste, si poteva star sicuri che Patrick sarebbe stato più che felice di vedersi servire quella di Negan su un vassoio d'argento.
Così mi rivolsi a Dimitri, sperando di trovare un sostegno almeno su quel fronte.
- Hai davvero intenzione di lasciarglielo fare? –
Mi fissò con durezza.
- Pensi che potrei impedirglielo? Saremo tutti lì, pronti a qualsiasi cosa succeda. –
- Non riesco a credere che vogliate davvero farlo -, sbuffai alzando gli occhi al cielo, - è praticamente un suicidio preannunciato. Ignorate quella chiamata e lasciate che Patrick vada a farsi fottere. Non è nella posizione di pretendere nulla. –
- Se lo ignorassi penserebbe che ho paura di lui. Preferisco correre il rischio di una trappola piuttosto che dargli questa soddisfazione. –
Freddo, determinato, pronto a tutto.
Ricordavo che fin dal nostro primo incontro gli avevo invidiato quella forza, ma in quel momento scorgevo una rassegnazione che non prometteva nulla di buono.
- A Flame non piacerà – dissi infine, giocandomi l'ultima carta a mia disposizione.
- Per questo non devi dirle nulla. –
Non riuscivo a crederci.
Mi stava davvero esortando a raccontarle la motivazione dietro al mio comportamento dello scorso anno, ma al contempo a nasconderle quello che stava avvenendo sotto al suo naso?
- Negan ... -
- Se lo sapesse pretenderebbe di seguirmi. Questa è l'unica cosa che non posso davvero permettere che accada. Non dirle nulla, Eric, per favore. –
Da qualche parte l'inferno doveva aver cominciato a gelare, perché ero sicuro che Negan non avesse mai chiesto qualcosa "per favore". Né tantomeno che avesse mai rivolto uno sguardo supplichevole come quello a chicchessia.
- Sarà meglio che torni a casa vivo – cedetti alla fine.
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