Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Eric


Quando la macchina di Raphael fece il suo ingresso nel piazzale presi un respiro profondo e mi preparai mentalmente ad affrontare la furia di Flame.

Non che potessi biasimarla, al suo posto mi sarei incazzato nello stesso identico modo. C'era molto in comune tra di noi, malgrado lei al momento non volesse ammetterlo nemmeno sotto tortura, ed era stata proprio quell'affinità ad attrarci fin dall'inizio. Tuttavia quando scese dall'auto non cominciò ad urlarmi contro come mi ero aspettato, ma avanzò a testa alta e con una certa rigidità nella postura.

- Credo che tu l'abbia fatta arrabbiare di brutto – sentenziò la voce di Adriane a pochi passi da me.

Sembrava piuttosto divertita da quella situazione e osservava Flame con l'aria di chi stava per assistere al miglior spettacolo della sua vita.

- Hai intenzione di dire altre cose ovvie? –

- Parecchie, ma preferisco godermi la sfuriata – replicò sfrontata prima di farsi da parte e lasciarmi in balia di Flame.

Conoscevo quell'espressione e sapevo che non portava a nulla di buono. Era già di per sé un miracolo che non fosse ancora esplosa, perciò cercai le parole migliori per stemperare la tensione. Sarebbe stato l'ideale dire che mi dispiaceva, che mi scusavo per quel gesto impulsivo, e che avrei dovuto portarla con me. Peccato che non fosse neanche lontanamente vero e, malgrado l'opinione generale fosse completamente opposta, ero un pessimo bugiardo.

Così mi limitai a fissarla negli occhi prima di prendere un respiro profondo e parlare.

- Ce l'hai con me, vero? –

Dannazione, quello era il meglio che mi era uscito? La vicinanza con Adriane e le sue considerazioni ovvie doveva avermi contagiato. E Flame doveva pensarla allo stesso modo, perché inarcò un sopracciglio e diede sfogo a tutto il suo sarcasmo.

- No, cosa te lo fa pensare? –

- Mi è uscita male -, replicai, - quello che intendevo dire era se rimarrai arrabbiata con me per il resto delle nostre vite oppure se hai in programma di passarci sopra prima o poi. –

Trascinò il piede contro l'asfalto.

- È altamente probabile e vorrei riuscirci, ma immagino che non sarebbe giusto. –

Non riuscivo a credere alle mie orecchie.

Non potei fare a meno di cercare con lo sguardo i volti di Raphael e Blaze come a voler essere sicuro che anche loro avessero sentito e potessero confermarmi che no, non l'avevo immaginato. Raphael aveva un vago accenno di sorriso sul volto, ma era troppo preso ad osservare gli attillatissimi pantaloni di Adriane e come questi la fasciassero alla perfezione, perciò dedussi che la nostra schermaglia verbale doveva avere molta poca importanza per lui in quel momento. Blaze d'altro canto mi rivolse un'occhiata dura. Doveva essere lo spirito di sorellanza femminile che le impediva di smettere di odiarmi anche solo per cinque minuti.

- Hai preso una botta in testa di recente? Intendo una di quelle veramente forti – indagai cautamente.

Era un accenno di sorriso quello che balenò sul suo volto? Socchiusi gli occhi per cercare di comprendere meglio quel guizzo delle labbra, soffermandomi poi sulla luce nei suoi occhi. Non erano lampi di furia, ma qualcosa di diverso ... un enigma che non riuscivo a capire del tutto, ma che avevo intenzione di risolvere quanto prima.

- Smettila di guardarmi come se mi fosse spuntata un'altra testa -, replicò per poi sorpassarmi come se nulla fosse, - mi sono solo resa conto che nella tua testa questo era l'unico modo per essere certo che non corressi rischi. Non ha senso prendermela con te, almeno non questa volta. –

Le andai dietro, deciso a non lasciar cadere la conversazione così in fretta.

- Sei spaventosamente ragionevole. Chi sei e cosa ne hai fatto di Flame? –

Si voltò a rivolgermi un sorrisetto sghembo, battendomi una mano sulla spalla con fare disinvolto.

- La domanda che conta è una sola: dov'è la Camaro? –

Accennai con la testa verso la parte posteriore dello sfascio. Di solito per compattare auto era necessaria la presenza del proprietario o quantomeno una sua autorizzazione scritta; per questo Mustang aveva deciso di svolgere la procedura nella zona più lontana dall'ingresso e dagli eventuali occhi indiscreti che avrebbero potuto spiarci. Quello che stavamo facendo avrebbe fatto incazzare parecchia gente.

Mustang ci accolse con l'espressione più simile a un sorriso che gli avessi mai visto da quando l'avevo conosciuto tre anni prima. Era un uomo sui quarant'anni, dal volto squadrato e segnato dalle tante ore passate al freddo invernale o all'afa estiva, aveva gli stessi occhi verdi di Adriane e portava i capelli biondo cenere perennemente semi nascosti da un berretto. Avvolse Flame in un mezzo abbraccio e la indirizzò verso la macchina.

La Camaro era parcheggiata sulla placca inferiore della pressa, splendida e scintillante sotto la luce dei fari che illuminavano il piazzale, e sembrava in attesa del suo boia proprio come un condannato a morte.

Flame si avvicinò, allungando una mano ad accarezzare ogni singola linea della carrozzeria. La soppesò per qualche istante prima di voltarsi verso Mustang.

- Ho solo due domande. –

Chinò appena la testa, segnalandole che la stava ascoltando.

- La targa reggerà una volta posizionata sul cubo? –

- La presserò a caldo per essere certo che non si scolli da lì -, assicurò, - e la seconda domanda? –

Si aprì in un sorriso che ebbe il potere di farmi vacillare per qualche secondo.

Che Dio potesse avere pietà di chi l'avrebbe trovata sulla sua strada, perché quella doveva essere la stessa espressione che sfoggiava il diavolo prima di reclamare un'anima.

E per la prima volta mi resi conto di quanto ci fosse di Negan in lei. Stessi occhi, stessi tratti, stessa furia vendicativa ... la genetica era proprio una cosa terrificante e meravigliosa.

- Posso essere io ad azionare la leva? –

Una scintilla di rispetto baluginò sul volto di Mustang mentre le faceva strada verso la leva e le spiegava come manovrarla per ottenere un cubo pressoché perfetto. Quando fu certo che avesse compreso la procedura si fece indietro aprendosi nel primo vero sorriso della giornata.

- È tutta tua, tesoro. –

Flame serrò le dita attorno alla leva, azionandola con un cigolio che sarebbe stato allarmante per qualsiasi proprietario di un'auto. La direzionò verso l'alto, abbassandola poi gradualmente fino a ridurre sempre più i centimetri che la separavano dal tettino della Camaro. La pressa scese in modo lento ma inesorabile e quando impattò sul tettino produsse un suono graffiante e sgradevole, annunciando il crollo della lamiera sotto quel peso. La Camaro cominciò a deformarsi, abbassandosi di almeno una decina di centimetri, e immediatamente dopo vennero attivate le lastre laterali.

Quel rumore fu anche peggiore del precedente. Storsi il naso mentre i lati del cubo continuavano a prendere forma e le mie orecchie imploravano pietà. Quella tortura sonora andò avanti ancora per una ventina di minuti finchè la splendida Camaro che avevamo consegnato un'ora prima lasciò il posto a un cubo di lucida lamiera verde.

Flame si allontanò dal macchinario, accostandomisi, per lasciar libero Mustang di ultimare il lavoro aggiungendo la targa sulla sommità del cubo.

- Da qui non si torna indietro – le sussurrai all'orecchio.

Annuì lentamente e incontrò il mio sguardo.

- Grazie per essere venuto con me a farlo. –

Non potei fare a meno di cercare la sua mano. La strinsi piano, trattenendo un sospiro sollevato quando non si ritrasse ma anzi intrecciò le dita alle mie e ricambiò la stretta.

Era la prima volta da mesi in cui ci trovavamo così vicini, non solo fisicamente ma anche emotivamente. Era una bella sensazione, come se quel semplice e casto contattato mi scaldasse l'anima. Flame era sempre stata la cosa più simile a una famiglia che avessi mai avuto. Stare con lei, mano nella mano, era come essere tornato a casa dopo un lungo viaggio.

In qualsiasi altra circostanza mi sarei sentito un idiota patetico nel pensare cose simili, ma in quel momento non m'interessava. Mi stava tenendo per mano, i dissapori erano lontani, e me la sarei goduta per tutto il tempo in cui avrebbe continuato a volermi stare vicina.



Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro