Eric
Raphael non aveva smesso di ridere da quando gli avevamo raccontato quello in cui erano impegnati Saffron e Verne in quel momento.
- Pensate davvero che Mustang lo farà? –
- Puoi giurarci che lo farà e se la godrà anche un mondo, non c'è nessuno che odi più degli irlandesi. –
Se c'era uno sfascio che avrebbe mai pressato un'automobile rubata fino a compattarla in un unico blocco malgrado l'assenza e l'autorizzazione del legittimo proprietario era quello di Mustang. E infatti la conferma era giunta poco dopo, un trillo rassicurante e una semplice domanda: cosa volevamo farne della targa?
- Mustang chiede cosa vuoi farne della targa, la tieni come bottino di guerra? –
Flame fece capolino dal sedile anteriore del passeggero e soppesò la proposta per qualche secondo prima di scuotere le lunghe onde.
- No, ho in mente un'idea diversa ... digli di attaccarla sul cubo una volta che avrà finito di compattare quella maledetta Camaro. –
- Io invece avrei un'altra domanda -, intervenne Raphael mentre sterzava per imboccare la via di casa di Flame, - esattamente chi è che entrerà nel quartiere degli irlandesi per fregargli la macchina? E che problemi mentali ha per aver accettato di farlo? –
Stavo giusto per rispondergli che me ne sarei occupato io quando Flame mi anticipò.
- Ovviamente sarò io. È una questione personale, non posso delegarla a nessuno. –
- Col cavolo che sarai tu – ribattemmo all'unisono io e Raphael.
Un conto era immolare uno dei ragazzi per quel furto, qualcuno che aveva esperienza in quel genere di lavori e che avrebbe potuto uscirne incolume se le cose si fossero messe male, un altro permetterle di esporsi in prima persona proprio fuori dal locale.
- È la mia macchina quella a cui hanno spaccato ogni singola superficie vitrea, perciò sarò io a rubare la loro amata Camaro – replicò imperturbabile.
- E se ti beccano? –
- Non succederà. –
- Se dovesse succedere – insistè Raphael, una lieve intonazione spagnola aveva colorito la sua voce come accadeva di solito quando era particolarmente nervoso.
- Me la caverò. –
Raphael mi scoccò un'occhiata eloquente. Conoscevo quello sguardo e il suo significato: falla ragionare.
Una volta ne ero capace, tempo fa mi dava ascolto, ma ora? Non ne avevo idea.
- Discuteremo del da farsi più tardi, adesso entriamo in casa – feci, inaspettatamente conciliante persino alle mie orecchie.
- Non c'è nulla da discutere, è così che andrà e basta. –
Alzai gli occhi al cielo.
Avevo quasi dimenticato quanto sapesse essere insopportabilmente testarda quando s'impuntava su qualcosa.
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