Eric
Arrivai per primo al Sandwich Palace.
Non che fosse una cosa nuova dal momento che Flame sarebbe stata in ritardo anche se ne fosse andato della sua stessa vita. Afferrai la tazza pulita che la cameriera mi aveva lasciato appena avevo preso posto e la vidi materializzarsi accanto a me pronta a versarmi un po' di quel nettare degli dei che mi avrebbe aiutato a uscire da quel pranzo indenne.
- Posso darti altro? –
La valutai per una frazione di secondo. Doveva essere all'ultimo anno di liceo, una brunetta dalle forme generose e occhioni da cerbiatta che mi guardavano con aria fintamente innocente. Non mi era sfuggito però il luccichio d'apprezzamento quando si era soffermata sul mio aspetto e sui tatuaggi che facevano capolino da sotto la t shirt.
- No, grazie, sto aspettando una persona. –
Il sorriso si allargò sulle labbra carnose coperte di rossetto rosa shocking.
- È da un po' che aspetti questa persona. Se dovessi cambiare idea stacco tra un'ora. –
Lo scampanellio della porta che veniva aperta attirò la mia attenzione. Alzai una mano per permettere a Flame di individuarmi.
- Spiacente, ma sembra proprio che l'attesa sia terminata. –
- Flame Reyes? Stavi aspettando lei? –
Il tono leggero e disinvolto aveva lasciato spazio a un sincero disagio. Doveva conoscerla, magari frequentavano persino gli stessi corsi, e non ci volevano certo le abilità di un jedi per capire che ne era intimorita.
- Già. –
- Non avevo capito che stessi aspettando una ragazza -, mormorò in fretta, - perciò scusa tanto se ti ho importunato. Quando siete pronti vi mando qualcuno a prendere il vostro ordine. –
Faticai seriamente a rimanere serio mentre annuivo.
Certo che aveva capito che avevo appuntamento con una ragazza, ma l'idea che fosse quella in particolare non l'aveva minimamente sfiorata e adesso cercava di correre ai ripari nella speranza che non raccontassi nulla a Flame di quel maldestro tentativo di approccio.
Battè in ritirata prima ancora che potessi rassicurarla e rivolse un sorrisetto tirato a Flame prima di versare del caffè ai clienti successivi.
- Cindy ci ha già provato? – chiese mentre abbandonava la borsa ai piedi della sedia e si accomodava di fronte a me.
- Quella ragazza è terrorizzata da te, si può sapere cosa le hai fatto? –
Flame increspò le labbra in un sorrisetto compiaciuto.
- Nulla di particolare, le ho solo chiarito che se vengo infastidita ho la tendenza a mordere. –
Sorrisi di rimando prima di prendere un sorso di caffè e ribaltare la situazione.
- A proposito di persone conquistate dal nostro charme, Rockett non era molto contento del tuo invito a pranzo. –
Mi folgorò con un'occhiataccia.
- Gli hai detto che ti ho invitato a pranzo con me? –
- Ti giuro che non gli ho detto nulla. –
- E allora come fa a sapere che l'ho fatto? –
- Potrebbe accidentalmente aver letto il messaggio che mi avevi inviato. –
- Accidentalmente? -, mi fece il verso con scherno, - oppure potresti averglielo mostrato? –
Non c'era nulla da fare, mi conosceva troppo bene per lasciarsi ingannare dai miei giri di parole.
- Se lo avessi fatto sarebbe stato in modo del tutto involontario. –
- Chissà perché non ci credo nemmeno un po'. –
Sgranai gli occhi, fingendomi colpito da quella sua insinuazione.
- Pensi che potrei mai infastidire Rockett in modo volontario? –
- Conoscendoti? Assolutamente sì e lo faresti senza esitare. –
La osservai per qualche istante prima di annuire e lasciarmi ricadere contro lo schienale della sedia.
- Hai assolutamente ragione, lo farei e mi divertirei anche molto. –
Flame si battè una mano contro la fronte e mi imitò spingendosi indietro a sua volta.
- Prima o poi mi ucciderai. Avere a che fare con te è come frequentare un bambino di cinque anni che beve e fuma. –
Sogghignai. – Si può sapere che genere di bambini conosci? –
- Il tuo genere. –
Incassai e portai a casa.
Le avevo servito quella replica su un vassoio d'argento e lei non se l'era certo lasciata sfuggire.
Rimanemmo a fissarci in silenzio per un paio di minuti, poi ruppi il silenzio con un sospiro.
- Va bene, sono stato un bambino molto cattivo. Hai intenzione di rimanere arrabbiata con me per il resto delle nostre esistenze? –
- È altamente probabile. –
- Allora vivere da te nelle prossime settimane sarà un vero spasso. –
Ecco fatto, avevo sganciato la bomba e la sua reazione era impagabile.
Inizialmente sgranò gli occhi, socchiudendo le labbra a formare una piccola "o" sorpresa, poi aggrottò la fronte come se volesse capire se la stessi prendendo in giro o meno, e alla fine sbattè una mano sul tavolo.
- A chi è venuta questa idea insana? –
- L'ha deciso tuo padre. –
- E tu hai semplicemente acconsentito? –
Mi sporsi verso di lei. – Tesoro, so che con te Negan è il paparino dell'anno, ma con il resto del genere umano non è altrettanto disponibile. Pensi seriamente che dopo aver scoperto che avevo passato la notte in camera tua avrei potuto rifiutare di obbedire a una sua decisione e continuare a raccontarlo in giro? –
- Glielo hai detto? – sbottò incredula.
- Certo che no. Provocare Rockett è divertente -, replicai all'istante, - ma non lo è altrettanto giocare alla roulette russa con tuo padre. Semplicemente l'ha capito da solo. –
Flame sospirò per l'ennesima volta da quando aveva messo piede all'interno del locale. Doveva davvero aver raggiunto il limite della sopportazione visto che di solito gestiva le crisi in modo molto più pacato.
- Va bene, sono calma ... sono veramente calma. Raccontami come sono andate le cose dopo che me ne sono andata. –
Avevo dei seri dubbi sul fatto che fosse veramente calma, specialmente perché aveva preso a ticchettare le unghie contro il tavolo e sapevo per esperienza che quello era un gesto che faceva in modo automatico quando era sul punto di esplodere. Tuttavia obbedii e la ragguagliai rapidamente sulla chiacchierata che avevamo avuto, spiegandole che il mio soggiorno nella loro stanza degli ospiti a tempo indeterminato non era in alcun modo negoziabile a quanto sembrava.
Quando ebbi terminato il mio resoconto Flame appariva leggermente più calma.
- Suppongo che sia andata meno peggio di quello che avrei immaginato -, considerò lentamente, - ma non immaginavo che l'avrebbe presa con questa tranquillità. –
- Nemmeno io -, ammisi candidamente, - ma era come se in un certo senso se l'aspettasse. Ah, per la cronaca, Rockett non piace nemmeno a lui. –
Afferrò la mia tazza di caffè, bevendone un paio di lunghi sorsi incurante del mio sguardo indignato, - Avete fatto una bella chiacchierata sulla mia vita sentimentale? –
- Non esattamente, ma credo che sia una delle prime cose su cui andiamo veramente d'accordo. –
Allungai una mano per afferrare nuovamente la tazza, ma Flame l'allontanò rifilandomi uno schiaffetto sul dorso.
- Non pensarci nemmeno. –
- Ma è il mio caffè, questa è appropriazione indebita. –
- Fammi causa. –
Sorrisi rimanendo a fissarla mentre terminava il mio caffè come se fosse la cosa più buona che avesse mai bevuto in tutta la sua vita.
Quando emerse dalla tazza mi rivolse uno sguardo incuriosito.
- Perché ridi? –
- Non sto ridendo, sto sorridendo. –
- Va bene, allora riformulo. Perché sorridi? –
- Stavo solo pensando a come sarà vivere sotto lo stesso tetto. –
- E? –
- E credo che sarà piuttosto divertente. –
Mi rivolse un'occhiata eloquente.
- In altre parole intendi dire che finirai con il farmi impazzire? –
- Probabilmente. –
Un rumore che non prometteva nulla di buono interruppe la nostra conversazione. Vetri che venivano spaccati con inaudita violenza e poco dopo la sgommata di un'auto che si allontanava a velocità folle.
Flame si alzò di scatto, trascinando la sedia contro il pavimento, e scattò verso l'uscita del locale.
Le andai dietro.
Quella storia non prometteva nulla di buono.
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