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Eric


Io, Flame e Rockett seduti allo stesso tavolo della cucina con davanti tre tazze di caffè e degli ottimi cupcake. Avrebbe potuto essere l'inizio della più assurda delle storie che mi erano mai capitate e a giudicare dall'espressione che avevano anche loro dovevano pensarla esattamente nello stesso modo.

Osservai meglio il ragazzo seduto davanti a me. Doveva avere al massimo vent'anni, portava i capelli castani leggermente scompigliati come se indipendentemente da quanta cura ci mettesse nell'acconciarli questi finissero con l'arricciarsi comunque. Gli occhi erano di un tono di castano intenso e non perdevano di vista per un secondo i miei come a indicare che non importava quanto a lungo rimanessimo a fissarci, lui non sarebbe stato il primo ad abbassare lo sguardo.

Quando era entrato in casa avevo registrato rapidamente il fatto che fosse più alto di me di quasi una decina di centimetri e dalla stazza che aveva era chiaro che fosse un lottatore già da svariati anni.

- E così sei passato a portarle la colazione. –

- Eric. –

Sgranai gli occhi, fingendomi molto più innocente di quanto fossi mai stato in tutta la mia vita.

- Sto solo cercando di fare conversazione, qualcuno dovrà pur rompere questo silenzio imbarazzante. –

- Di certo non c'è alcun bisogno che quel qualcuno sia tu. –

- Oh, andiamo, se Rockett non vuole parlare con me può dirlo lui stesso ... immagino che tu sappia parlare, giusto? –

Ah, se gli sguardi potessero uccidere di certo quello che Flame mi rifilò sarebbe stato in grado di sterminare un intero esercito. Le sorrisi amabilmente di rimando e allargai le braccia come a mostrarmi del tutto indifeso. Ci mancava solo un cartello con su scritto "vengo in pace" e poi la piccola performance sarebbe stata completa, ma lei mi conosceva fin troppo bene per cascarci perciò non mi sprecai nemmeno più di tanto a far finta.

- Già -, mi rivolse un sorriso tutto denti, - so parlare, ma al momento preferirei davvero non farlo. –

- Chiedevo tanto per curiosità, so che voi lottatori a forza di botte in testa rimanete un po' indietro – conclusi, picchiettando eloquentemente con un dito contro la tempia.

Vidi il profilo della sua mascella irrigidirsi prima di aggrottare la fronte e serrare i pugni.

- Rimanere un po' indietro alle volte è meglio di finire su una sedia a rotelle. –

Flame tirò indietro la sedia con uno stridio fastidioso che interruppe lo scambio di frecciatine di entrambi.

- E va bene -, sbottò afferrando la sua tazza di caffè e un cupcake, - sapete cosa c'è? Io ho fame, vado di fretta e devo ancora vestirmi, perciò non ho proprio il tempo di stare ad assistere alla vostra gara a chi piscia più lontano. Sentitevi pure liberi di darci un taglio quando preferite e poi levatevi entrambi dai piedi, ho fatto il pieno di testosterone per oggi. –

Marciò risolutamente fuori dalla cucina e poi pestò ogni singolo gradino della rampa di scale con un vigore che mi spinse a domandarmi se non stesse immaginando di colpire me invece che il legno delle assi.

- E così rimasero in due ... non sbattere la porta quando esci. –

- Da come ho sentito io ha appena cacciato fuori entrambi -, replicò Rockett, - perciò direi che me ne vado quando lo fai anche tu. –

- Wow, cos'è questa la risposta di un bambino di cinque anni? Ci metterò più tempo di te ad andarmene solo perché devo recuperare le mie cose, per quanto le ragazze solitamente apprezzino non credo sia il caso di girare mezzo nudo. –

Non incassò la frecciatina e si limitò a incrociare le braccia muscolose al petto, fissandomi con aria di sfida.

- Bene, vorrà dire che ti aspetterò. –

- Fantastico, ma sia chiaro che non ho alcuna intenzione di uscire con te perciò risparmiati la fatica di trovare un modo originale per invitarmi a cena fuori. –

- Sopravvivrò al dispiacere. –

Gli strizzai beffardamente l'occhio prima di seguire Flame fin nella sua stanza. Bussai contro la porta e attesi che mi desse il permesso di entrare.

- Non ho sentito urla né rumori di oggetti infranti, deduco che siate ancora tutti e due vivi e in buona salute. –

- Disgraziatamente sì, il tuo clone di Big Jim aspetta che torni di sotto per essere certo che esca e non ne approfitti per saltarti addosso. Come se permettessi a qualcuno di fare ciò che non vuoi. –

Finì di sistemarsi i capelli in una lunga treccia laterale e rovistò alla ricerca degli orecchini.

- Già, non importa di chi sia figlia, è convinto di dovermi difendere – ammise.

- Oh che dolce. –

- Non riesci proprio a essere gentile, vero? –

- Con lui? Lo sai che reagisco sempre a pelle alle persone e lui non mi ha fatto una grande impressione. –

- Ma non mi dire ... -

- Sento un pizzico d'ironia nella tua voce o sbaglio? –

- Sbagli -, replicò voltandosi a fronteggiarmi, - è un'intera confezione d'ironia e non solo un pizzico. –

- Bene, allora immagino che ne riserverai un po' anche per il nostro incontro con tuo padre. –

Sgranò gli occhi incredula, affacciandosi fuori dalla finestra per seguire il mio sguardo. Quando vide l'auto di suo padre entrare nel vialetto sbiancò.

- Porca troia – mormorò con sentimento.

In qualsiasi altra circostanza avrei trovato la situazione a dir poco divertente, ma non quando io ero uno dei due ragazzi a rischio di linciaggio da un padre alquanto facile alla rabbia e molto protettivo nei confronti della sua unica figlia.

- Confermo e sottoscrivo. –

- Sbrigati e scendiamo, devo essere presente quando vedrà entrambi, voglio provare a salvare la situazione il più possibile – asserì lanciandomi i miei abiti e afferrando il giubbotto mentre mi sbatteva fuori dalla sua stanza e richiudeva la porta.

Ebbi appena il tempo di ricompormi prima che mi prendesse per un braccio e mi trascinasse al piano inferiore senza troppi complimenti.

Giusto in tempo per trovarci davanti Negan e suo fratello Dimitri, entrambi dall'aria provata e un evidente bisogno di farsi qualche altra ora di sonno.

Gli occhi azzurro ghiaccio di Negan si fecero all'istante svegli e attenti mentre osservava prima me, poi Rockett e infine sua figlia come se si stesse domandando chi dovesse uccidere per primo.

- Qualcuno di voi mi spiega cosa sta succedendo? Gestiamo un breakfast club e non ne sapevo nulla? –

- Rockett ha portato la colazione ed Eric era passato per una questione che riguarda Raphael –, replicò prontamente Flame, - così ci siamo messi a fare colazione tutti insieme. –

Già proprio come un'allegra famigliola felice.

Non dissi nulla tuttavia e rimasi in silenzio mentre Rockett annuiva come un soldatino a ogni singola parola pronunciata da Flame. A quanto sembrava non ero l'unico che sapeva quando era meglio abbassare le penne.

- Sono troppo stanco per mettermi a discutere quindi fingerò di credere alla tua versione, piccola – sentenziò dopo un lungo momento di silenzio. Poi si voltò verso di noi e ci scoccò un'occhiata eloquente.

- Avete bisogno di una mano per trovare l'uscita ragazzi? –

Accennai un lieve cenno di diniego.

- Certo che no, stavamo giusto andando. –

Rockett mi diede man forte.

- Già, signore, buona giornata. –

Signore?

Buona giornata?

Buon Dio, quel tizio era un lecchino della peggior specie. Peccato solo che tutti quei numeri da bravo ragazzo non servissero assolutamente nulla con Negan.

Vidi Dimitri alle spalle del fratello maggiore mentre accennava un sorriso divertito. Fortuna che c'era almeno qualcuno di buon umore quella mattina.


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