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Eric


Era passato parecchio tempo dall'ultima volta in cui mi ero intrufolato nella stanza di una ragazza passando per la finestra e la mancanza di allenamento cominciava a farsi sentire perché mantenere la presa sul ramo mentre allungavo un piede dopo l'altro sul cornicione richiese una buona dose di forza di volontà e mancanza di voglia di ritrovarmi spappolato sulla ghiaia del vialetto d'accesso. La finestra era già aperta e Flame mi osservava con un pizzico di una qualche indefinibile emozione negli occhi chiari. Allungai una mano verso di lei, ammiccando.

- Questa è la tua ultima buona possibilità per togliermi dalla faccia della terra, che fai mi aiuti a entrare o mi spingi giù? –

Mordicchiò il labbro inferiore nell'evidente tentativo di non scoppiare a ridere e alla fine afferrò la mia mano per aiutarmi a scendere.

- Per un attimo sono stata molto tentata di spingerti. –

- Però non l'hai fatto. –

- Già, sarebbe stato difficile spiegare alla polizia perché avevo il cadavere del mio ex nel vialetto. –

- Però sono certo che tuo padre avrebbe approvato. –

- Poco ma sicuro -, confermò voltandomi le spalle mentre raccoglieva le ciocche scure in uno chignon improvvisato, - e non solo lui. –

Avevo ben pochi amici da quella parte della contea, per la precisione l'esatto numero che fino a qualche tempo prima mi aveva accolto seppur con qualche riserva, e decisamente né Blaze né Manny rientravano tra questi e altrettanto poteva dirsi di Negan.

- Puzzo d'asfalto, fumo e alcool -, lasciò la mano sulla maniglia del bagno per qualche istante, - faccio una doccia, tu mettiti pure comodo. –

Annuì, ma quando la porta del piccolo bagno privato si richiuse alle sue spalle mi limitai a togliere solo il giubbotto e ad adagiarlo sulla sedia prima di prendermi il tempo di osservare la stanza.

I muri erano ancora tinteggiati di un tenue color oro, abbastanza deciso da non confonderlo con dell'ocra ma al tempo stesso delicato in modo che non stancasse troppo la vista, le tende bordeaux erano in tinta con la testiera del letto e le relative lenzuola, ma al posto dell'armadio in noce ce n'era uno dagli sportelli scorrevoli specchiati che riflettevano buona parte del letto a una piazza e mezza e della libreria sulla quale facevano mostra di loro talmente tanti libri che tenerne il conto sarebbe stato difficile.

Ricordavo che Flame mi aveva raccontato di averne più di cinquecento solo in quella stanza e che tutti gli altri erano sistemati su ogni singola mensola sparsa per casa o nel caso dei racconti che aveva letto da bambina in scatoloni accuratamente conservati in cantina. Tuttavia era passato parecchio tempo da quella prima improvvisata stima e conoscendola era altamente probabile che avesse trascorso i mesi della nostra separazione divorando un libro dopo l'altro. Diceva che l'aiutava a fuggire dalla realtà quando questa diventava troppo difficile e pesante da affrontare. L'ammiravo per questo, in un quartiere come quello in cui eravamo cresciuti noi non era da tutti usare la lettura come rifugio, la maggior parte dei nostri coetanei usava l'alcool e la droga per non pensare.

Mentre scorrevo i vari titoli lo sguardo venne attirato da un peluche sul penultimo ripiano della libreria.

C'era il vecchio peluche a forma di coniglietto nero che suo padre le aveva regalato per il suo primo compleanno, uno che raffigurava Hello Kitty ed era probabilmente un residuo dei tempi della pre adolescenza e infine un gigantesco peluche di Bob dei Minions.

Sorrisi all'indirizzo di quel buffo affare giallo dalla testa pelata e gli occhi eterocromi che indossava un giubbotto d'aviatore e stringeva orgogliosamente a sé un orsetto di peluche marroncino.

Avevo girato ogni singolo negozio per riuscire a trovarlo, ma l'espressione di Flame quando mi ero presentato da lei con Bob era valsa ogni sforzo.

- A Bob non piace quando le persone lo fissano. –

Mi voltai verso di lei, trovandola in piedi con i capelli ancora umidi e un vago sentore di un qualche frutto esotico; era avvolta in un accappatoio che le stava almeno tre volte ed era di un bianco candido e ai piedi sfoggiava un paio di quelle pantofole di peluche a forma di unicorno che facevano tanto bambina.

- Se qualcuno ti vedesse in questo momento perderesti subito ogni credibilità come figlia di un criminale. –

- Motivo per cui la mia camera è off limits per la maggior parte delle persone. –

Provai un'intensa fitta di fastidio al pensiero di chi fosse entrato lì dentro nell'ultimo periodo.

Cercai di relegarla in un angolo. Non avevo alcun diritto di provare gelosia.

Cambiai discorso indugiando su un punto imprecisato del parquet ai piedi del letto.

- Hai qualcosa da darmi oppure devo dormire sul pavimento completamente vestito? –

- Forse nell'armadio c'è qualcosa – meditò aprendo l'anta e rovistando all'interno.

Ne riemerse porgendomi un paio di pantaloni della tuta grigio scuro.

- Tieni, erano di mio padre prima che li sequestrassi per usarli come pigiama, dovrebbero andarti bene. Forse riesco a trovarti anche una maglietta ... ah, c'è questa ma penso ti starà grande. –

La gettò sul letto e radunò il suo pigiama prima di fare marcia indietro.

- Io mi cambio in bagno. –

Annuii distrattamente, ma la mia attenzione era tutta per la maglietta adagiata sul sottile lenzuolo estivo.

Era nera e sintetica, il genere di maglia che indossavano in palestra, ed era di quasi due taglie più grande di me perciò esclusi a priori che potesse essere una di Negan dal momento che io e suo padre avevamo all'incirca la stessa corporatura. La voltai frontalmente, scoprendo il logo della Gladiators Academy. Improvvisamente l'idea di dormire con la schiena nuda contro il parquet non era più così malvagia.

- Non hai ancora finito? E io che pensavo che ci mettessi un'eternità solo quando si trattava di acconciarti i capelli. –

- Ho fatto, non mi serve la maglietta. –

- Non vorrai dormire sul pavimento a torso nudo. –

- È esattamente quello che intendo fare, l'ho appena detto no? –

Un baluginio di comprensione le illuminò il volto prima di spingerla a sbuffare.

Ero abbastanza certo che stesse maledicendo mentalmente l'idiozia maschile.

- Lo sai che questo non ha senso, vero? Sei stato tu a lasciarmi e senza neanche una spiegazione, non puoi pretendere che io ... -

- Lo so -, l'anticipai, - ed hai ragione, è stupido da parte mia e tu hai tutto il diritto di ... -

Non conclusi la frase, non volevo farlo né tantomeno essere costretto a sentire quelle parole pronunciate da lei. C'eravamo capiti, quello era ciò che contava.

- E comunque non puoi dormire sul pavimento se ti rifiuti di indossare la maglietta, anche se è estate finirai con lo svegliarti con la schiena a pezzi. Ti faccio spazio qui, ma rigorosamente sul lato sinistro. –

- Figurati se mi sognerei mai di provare a rubarti il tuo lato del letto, ci tengo particolarmente a non essere preso a calci. –

Scostai il mio lato del lenzuolo e mi sdraiai sul materasso osservandola con la coda dell'occhio mentre attaccava il cellulare in carica, impostava una serie interminabile di sveglie e lo depositava sul comodino. Poi si lasciò ricadere contro il materasso, affondò la testa sul cuscino e si voltò verso di me beccandomi in pieno mentre la osservavo.

Dovevo avere un'espressione veramente idiota perché corrugò la fronte perplessa.

- A cosa stai pensando? –

A quanto tutte quelle piccole azioni che compiva senza nemmeno rendersene conto rendessero tutto dolorosamente familiare.

Tuttavia non le dissi nulla e mi limitai a sorriderle ironicamente.

- Solo a quante sveglie hai messo, dobbiamo tirare giù dal letto tutto il vicinato? –

- Dubito che uno qualsiasi dei vicini sentirà mai le mie sveglie suonare, la maggior parte delle volte non li svegliano nemmeno le auto che sfrecciano con la musica che fa vibrare le finestre, e poi domani ho un mare di cose da fare e non posso correre il rischio di mandare a monte i miei piani. –

- E cos'è che devi fare di così importante da non poter essere rimandato? –

- Ho appuntamento con Blaze e gli altri per preparare un compito di algebra. –

- Algebra? Credevo che non avrei mai visto il giorno in cui la matematica sarebbe diventata una priorità nella tua vita. –

- Infatti non lo sarà mai, ma se voglio diplomarmi devo essere certa di prendere un voto decente a questo compito. –

Fece per replicare, ma il rumore della porta d'ingresso che si chiudeva e delle chiavi che davano tre mandate interruppe la nostra conversazione.

- Credevo che tuo padre fosse a casa. –

- No, era fuori con lo zio Dimitri e gli altri. –

Le rivolsi un'occhiataccia alla quale rispose ridacchiando piano.

- Mi stai dicendo che mi sono fatto il culo per arrampicarmi e passare dalla finestra come un maledetto funambolo quando avrei semplicemente potuto entrare dalla porta come tutte le persone normali? –

- Già, ma se l'avessi fatto non sarebbe stato altrettanto divertente da vedere. –

- Lieto di aver divertito sua maestà. –

Ricevetti un buffetto sul braccio e un altro rapido sorriso divertito prima che Flame allungasse una mano verso la cordicella della lampada da notte.

- Basta discutere di sottigliezze -, la spense facendo precipitare la stanza ne buio più completo, - buonanotte Eric. –

- Buonanotte. –


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