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Eric



- Non mi aspettavo di trovarti qui – ammisi, appoggiandomi con il sedere contro il cofano della mia Mustang.

- Come ti ho detto, non c'era nulla di più interessante. –

Sorrisi, osservandola di sottecchi mentre mi sedeva accanto e giocherellava con una ciocca scura intrecciandola attorno all'indice per poi lasciarla andare lentamente.

Avevo imparato a conoscere ogni minimo segnale che tradiva il suo stato d'animo e quel movimento in particolare lo compiva quando era particolarmente annoiata da qualcosa oppure era nervosa e cercava di sfogarsi ripetendo movimenti lenti e sempre uguali. Le azioni ripetitive la calmavano.

- Sei venuta da sola? –

Scosse il capo, accennando in un punto imprecisato alla nostra destra.

- Mi ha accompagnata Blaze. –

Assottigliai lo sguardo per individuarla tra la folla di ragazzi e ragazze che urlavano, bevevano o fumavano ed erano già parecchio su di giri fino ad individuarla a una ventina di metri da noi; sorseggiava una birra direttamente dal collo della bottiglia e perlustrava l'area con sguardo attento. Al suo fianco c'era Raphael, che da come muoveva le labbra a velocità supersonica era lanciato in un qualche racconto mirabolante nella speranza di catturare il suo interesse.

- Secondo te quanto ci mette a cominciare ad urlargli contro per fargli chiudere il becco? –

Flame sorrise per poi scrollare le spalle.

- Cinque minuti, forse meno. –

- Se noi riusciamo a mantenere una conversazione civile forse anche loro due ci stupiranno. –

Si voltò verso di me, fissandomi con un'intensità che mi spinse a ricambiare lo sguardo.

- Civile? Quindi secondo te tra noi due c'è un rapporto civile? –

La voce solitamente calda e avvolgente si era fatta gelida e tagliente come un rasoio mentre dal suo corpo scompariva qualsiasi traccia di rilassamento e si irrigidiva neanche fosse stata una tigre pronta a balzare all'attacco.

- Non mi hai ancora lanciato contro nulla né hai minacciato di affettarmi con quel coltellino da burro che chiami serramanico -, le feci notare, - perciò direi che abbiamo fatto quantomeno dei progressi notevoli. –

- Noi non siamo amici né tantomeno lavoriamo insieme o siamo una squadra ... o qualsiasi altra cosa distorta ti possa venire in mente. Voglio che questo sia ben chiaro. –

- Eppure io ti ho aiutata e tu adesso sei qui. –

Doveva pur significare qualcosa, lo sapevo io e lo sapeva anche lei; era proprio per questo che era così indispettita dalla cosa. L'avevo ferita, poco importava che avessi avuto le mie ragioni e che fossero tutte motivazioni più che ottime; io l'avevo tagliata fuori e lei non riusciva a perdonarmelo. Probabilmente non ci sarebbe mai riuscita e non ero sicuro di poterla biasimare; conoscendomi io avrei fatto lo stesso.

- Siamo qui perché tu hai voluto intrometterti in una questione che non ti riguardava e io avrei perso la faccia se non mi fossi degnata di farmi vedere mentre qualcun altro difendeva una mia battaglia. Questo è tutto, fine della storia, perciò non cercare significati reconditi –, continuò a fissarmi in cagnesco, - A proposito perché accidenti ti sei immischiato? –

- Mi sembrava il minimo dopo quello che avevo combinato. –

- Quindi volevi cercare di rimediare in un qualche strano e distorto modo? –

Annuii.

- Non volevo ferirti. –

Incrociò le braccia sotto al seno e serrò la mascella tanto forte che per un attimo credetti di sentire i suoi denti digrignarsi.

- Non mi hai ferita. –

Certo, come se potessi crederci.

- Se questo ti fa sentire meglio fingerò di crederci. –

Fu allora che venni colpito alla bocca dello stomaco da un diretto che mi mozzò il fiato per una manciata di secondi. Sgranai gli occhi guardandola come se fosse completamente impazzita.

- Qualcuno qui ha problemi di gestione della rabbia. –

- Non avrei problemi di gestione della rabbia se tu la smettessi di farmi incazzare. –

- Quello che hai appena detto non ha alcun senso – ironizzai sorridendo.

- Piantala di sogghignare oppure te ne do un altro. –

Alzai le mani in segno di resa.

- Non sto sogghignando. –

- Allora smettila di ridere di me – insistè.

Il sorriso si allargò ancora di più sulle mie labbra.

Ricordavo quelle discussioni come se non fossero passati interminabili mesi e mi scaldava il cuore pensare che certe cose non sarebbero mai cambiate tra di noi.

- Non sto ridendo. –

- Smettila di fare qualsiasi cosa tu stia facendo, va meglio così? –

- Agli ordini, principessa. –

Tacqui all'improvviso, rendendomi conto solo in quel momento di cosa mi era uscito dalla bocca. E no, quello non l'avevo minimamente programmato. Per uno stupido attimo avevo dimenticato che le cose tra di noi erano cambiate e che non avevo più alcun diritto di chiamarla in quel modo.

Si alzò dal cofano della Mustang, gli occhi leggermente sgranati e un pizzico più lucidi di quanto non fossero a inizio serata, e mi voltò le spalle allontanandosi senza dire altro.

Ero un idiota, un gigantesco e mostruoso idiota che non riusciva a tenere sotto controllo ciò che gli usciva dalla bocca.

Mi passai una mano sul volto e soffocai un'imprecazione particolarmente colorita, riemergendo solo quando mi resi conto che qualcun altro aveva preso il posto di Flame.

Raphael mi fissava con un'epressione curiosa dipinta sul volto, quasi non sapesse se essere compassionevole o meno nei miei confronti. Alla fine parve optare per la scelta più coraggiosa tra le due e mi sedette accanto passandomi una delle due birre che stringeva in mano.

L'accettai facendola sbattere contro la sua. Non sapevo nemmeno io a cosa stessi brindando, ma speravo che fosse qualcosa di migliore rispetto a ciò che era successo negli ultimi giorni.

- Ti ho visto parlare con Flame. –

Verne e Saffron non si sarebbero mai avvicinati per chiedermi appositamente cosa fosse successo tra noi, ma Raphael aveva tutto un suo concetto di discrezione e sembrava essere convinto che conoscendo entrambi fosse suo preciso dovere essere informato di tutto ciò che accadeva.

- Per un po' – confermai rigirandomi la bottiglia tra le mani.

Avrei preferito di gran lunga qualcosa di molto più forte, ma di lì a poco avrei dovuto gareggiare contro Noel e non era mai una buona idea mettersi al volante dopo aver esagerato con l'alcol.

- E come è andata? –

- A te come sembra? –

- All'inizio sembrava che stesse andando bene, almeno da dove vi osservavo io, ma poi devi aver detto o fatto qualcosa che l'ha fatta incazzare parecchio visto come se ne è andata. –

Quindi aveva visto tutto fin dal principio, tipico di Raphael.

- Passi il tuo tempo a spiare le nostre conversazioni? –

Sorrise malandrino.

- Che posso farci, sono proprio un impiccione. –

Malgrado tutto finii con il sorridergli di rimando. Se stava cercando di tirarmi su il morale in vista della corsa ci stava riuscendo; non era mai saggio correre con brutti pensieri in testa, rovinava la concentrazione e finiva con il far fare errori stupidi e potenzialmente letali.

- Senti, hermano, io non so perché diavolo l'hai lasciata ma te lo leggo in faccia che non era perché non ne eri innamorato. Anche un cieco si accorgerebbe che tra di voi c'è qualcosa in sospeso, ma la conosci quanto me e sai che Flame è sorprendentemente assidua nel portare rancore nei confronti di qualcuno. –

- E? –

- E potrebbe volerci molto, ma alla fine forse riuscirai davvero a farti perdonare da lei. Se così dovesse essere però dovrai giurarmi che non la farai mai pentire di averti dato un'altra possibilità. –

Annuì con fare serio.

Se mai avessi avuto un'altra occasione non l'avrei sprecata, poco importava quanto avrebbe peggiorato quella storia, questa volta non mi sarei fatto da parte per niente e nessuno.

- Ti sei calato bene nella parte del fratello maggiore protettivo. –

Raphael si strinse nelle spalle sorridendo con fare vagamente imbarazzato.

- Prendo molto sul serio il concetto di famiglia allargata. –

Lo capivo.

Così come Blaze anche lui aveva fatto avanti e indietro da una famiglia affidataria all'altra prima di riuscire a finire in una quantomeno decente, o perlomeno una in cui fintanto che l'assegno mensile giungeva puntuale e lui si faceva trovare lì per i controlli di routine dell'assistente sociale non si preoccupava particolarmente di dove fosse o per quanto tempo non si facesse vedere.

Non era difficile capire perché fosse così legato a quel gruppo di ragazzi sconclusionati che aveva finito con l'attrarsi in modo inesorabile e costruire una propria versione alternativa di famiglia.

Che diavolo, avevano accettato persino me finchè non avevo mandato tutto a puttane.

Mi scrollai di dosso quella sensazione di nostalgia e tristezza, alzandomi in piedi e lanciando un'occhiata in direzione del gruppetto d'irlandesi dall'altro lato del piazzale.

Per l'occasione Noel aveva radunato una buona parte dei membri più giovani del clan, se ne stavano per i fatti loro ridendo e tracannando birra. Erano sicuri, forse anche troppo, ma con una Camaro come quella probabilmente al posto loro lo sarei stato anche io.

- Vado a fare soldi -, decretò Raphael seguendo il mio sguardo con un sorriso tirato, - tu cerca di non rovinarti con le tue stesse mani né di schiantarti contro qualcosa. –

Quell'episodio era impresso nella mia mente e aveva comportato un viaggio al pronto soccorso che mi sarei risparmiato più che volentieri, ma dopotutto chiunque avesse messo il culo su una macchina con un impianto a nos per la prima volta nella vita aveva una storia simile da raccontare.

- È successo solo una volta e più di tre anni fa, me lo rinfaccerai in eterno? –

- Per una volta che ho un motivo valido per prenderti in giro? Puoi giurarci. –


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