Eric
Percepii il suo ingresso nella sala d'attesa dell'ospedale ancora prima di mettere a fuoco il suo profilo. Avanzava a passo deciso, facendosi largo tra i presenti con fluidità, continuando a guardarsi attorno con aria febbrile.
Mi alzai, andandole incontro, ancora prima che il mio cervello registrasse esattamente i miei movimenti.
Le cinsi la vita con le braccia, stringendola a me, e inspirai profondamente il suo profumo. Era così familiare, e al contempo così dolorosamente contaminato dal sangue e dalla paura, che mi ritrovai a stringerla ancora più forte.
Rispose alla mia stretta, affondando le unghie nel tessuto della mia maglia, e sollevò lentamente il volto fino a incontrare il mio sguardo.
- Lo hanno operato – mormorai, dando voce alla domanda che sembrava avere troppa paura di fare, - stiamo aspettando che si risvegli. –
Annuì, sciogliendo il nostro abbraccio e prendendo un respiro profondo. Stava lottando per trattenere le lacrime, era evidente, ma la sua voce tremò appena quando rispose.
- Bene... gli altri? –
- Stanno tutti bene. Manny è con Blaze e Raphael, alla ricerca di qualcosa da mettere sotto i denti. Dimitri è andato a parlare con il chirurgo. –
Non aggiunsi altro, lasciando che il silenzio calasse tra di noi mentre Flame prendeva atto della situazione.
Del resto cosa si poteva dire ad una ragazza che aveva appena visto tutte le persone più importanti della sua vita a terra in un bagno di sangue?
- Grazie. –
Inarcai un sopracciglio.
Tra tutte le parole che mi aspettavo potesse pronunciare dei ringraziamenti non rientravano nemmeno lontanamente nella lista.
La sorpresa doveva leggermisi in faccia, perché aggiunse: - Mi hai dato ascolto, li hai portati fuori di lì e non sei tornato indietro. Hai avuto fiducia in me... grazie. –
- Non che il pensiero di tornare indietro dopo due secondi dall'arrivo dell'ambulanza non mi abbia sfiorato -, ammisi, - dovresti sapere che non sono questo gran maestro dell'autocontrollo. –
Stirò le labbra in un accenno di sorriso e poi fece la seconda cosa totalmente inaspettata.
Si alzò in punta di piedi, cingendomi il collo con le braccia, e mi strinse nuovamente a sé. Forte, come se non volesse più lasciarmi andare, in un abbraccio carico di frasi non dette.
Rimanemmo così, in silenzio, finchè Dimitri non tornò in sala d'attesa.
Aveva il volto livido e la benda sul lato della tempia nascondeva una decina di punti applicati appena qualche decina di minuti prima. Eppure si aprì in un sorriso sollevato quando vide Flame.
Venne verso di noi, continuando a sorridere, e annunciò: - Negan è sveglio e sta bene. I parenti possono entrare a vederlo. –
Flame sciolse il nostro abbraccio, voltandosi di scatto verso di lui, gli occhi sgranati mentre la consapevolezza che tutto era finito l'avvolgeva.
- Sta bene – mormorò, quasi volesse autoconvincersi definitivamente di non aver sentito male.
- Tuo padre è un uomo duro a morire -, confermò Dimitri, - e da quando si è svegliato ha continuato a chiedere ininterrottamente ai medici di te. Faresti bene ad andare da lui, bambina, prima che decida di essere abbastanza in forze da alzarsi e venire a cercarti. –
Annuì, muovendo i primi passi verso il lungo corridoio asettico costellato da decine di stanze di degenza. Si fermò dopo appena una manciata di metri, voltandosi verso di noi e cercando il mio sguardo.
- Più tardi dobbiamo parlare. –
In circostanze diverse avrei temuto quella frase sopra ogni altra. Di per sé non era mai una cosa positiva quando una ragazza la pronunciava, figurarsi quando era lei a farlo.
Eppure c'era qualcosa nel suo sguardo che mi diceva che, qualsiasi cosa fosse, non era poi così male.
Annuii.
- Mi trovi qui ad aspettarti. –
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