Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

3. Un incarico impossibile

Lunedì, 15/01/2018

Contrariamente all'idea iniziale che si era fatta riguardo a quegli squallidi siti di incontri online, dopo aver passato un'intera giornata a rispondere controvoglia alle provocazioni di quello strano individuo che l'aveva approcciata in chat due giorni prima, Bomi dovette ammettere di aver iniziato a prendere gusto nell'offendere quel belloccio.

Non certamente perché credeva che fosse veramente chi diceva di essere, soltanto che, visti tutti i messaggi enigmatici che lui le inviava, corredati alle volte da alcuni suoi selfie molto tattici ma comunque mozzafiato, Bomi non poteva che cominciare a cedere all'idea di immaginarselo davvero come un ragazzo venticinquenne almeno tanto attraente quanto lo era in foto, e la sua curiosità di saperne di più sulla sua vera identità stava aumentando sempre di più.

Comunque, dopo aver passato una tranquilla notte senza sogni, Bomi si svegliò di lunedì mattina tutta pimpante come al solito per andare a lavoro, ma, dopo essersi preparata ed essere uscita di casa, ricevette un nuovo messaggio da quel presunto Kim Myungsoo.

Quindi sbloccò il cellulare e, mentre continuava a camminare seguendo il suo solito percorso, aprì subito la notifica, notando che oltre al messaggio era stata inviata anche una sua foto idiota che lo raffigurava mentre beveva qualcosa che avrebbe dovuto essere caffè.

Il messaggio, invece, diceva così:

"Buongiornissimo, ragazza in gamba. No, non ti libererai tanto facilmente di me, adoro le tue risposte aggressive ;)"

Appena lo ebbe finito di leggere, Bomi non potè trattenere un sorrisetto, ma più di sfida piuttosto che di compiacimento. Del resto, come faceva a provare soddisfazione nel ricevere messaggi da uno che non sapeva nemmeno chi fosse realmente?

La ragazza decise perciò di rispondergli per le rime come stava già facendo da un giorno, mentre lui non demordeva affatto, volendo incrementare la rabbia che la infiammava.

"Ma fammi il piacere, tanto è più che palese che stai prendendo tutte queste foto da internet soltanto per convincermi! Tanto lo so che sei un falso, quindi smettila! Arrenditi, oppure ti blocco sul serio!"

Scritta ed inviata velocemente la risposta, Bomi ripose il cellulare in tasca e lo mise in modalità silenziosa, dopodiché sospirò profondamente. Aveva passato buona parte della sua sacra domenica a dover rispondere a quel misterioso tizio insistente, e l'idea che fosse un vecchio pervertito stava ormai prendendo il sopravvento nella sua mente.

D'altronde tutti i suoi ragionamenti erano ben più che validi per dimostrarlo, e molte altre persone avrebbero creduto lo stesso. Motivo per cui, anche se le scocciava assai, la ragazza aveva a malincuore perso il proprio tempo per zittirlo quanto meglio potesse, ma senza successo.

Una volta arrivata a lavoro, dopo aver timbrato il cartellino ed essersi addentrata negli ormai familiari studi della rivista settimanale per la quale scriveva quotidianamente articoli, Bomi si sedette alla sua solita postazione nella grande stanza piena di computer e sospirò nuovamente.

Aveva cominciato a lavorare come scrittrice di riviste subito dopo aver conseguito una laurea triennale in filosofia, dato che aveva sempre desiderato provare a cimentarsi in questo mondo che l'affascinava sin da piccola; ma, avendo iniziato a lavorare lì da soltanto un anno, ovviamente non era ancora progredita di carriera chissà quanto.

In ogni caso il suo era sempre stato un lavoro che le era piaciuto tantissimo, quindi non aveva motivo di lamentarsi, se solo non fosse stato per il fatto che, ora che si ritrovava single e senza un briciolo di pretendenti al suo seguito, il dover vedere quotidianamente innumerevoli foto ragazzi di bell'aspetto da inserire nelle riviste la faceva deprimere assai.

Ma alla fine Bomi si divertiva comunque, qualunque fosse l'articolo che doveva scrivere, e ora come ora non avrebbe cambiato lavoro per nulla al mondo.

Anzi, in passato aveva già dovuto rinunciare a trasferirsi a Busan, quando - data la sua bravura e il suo impegno - l'avevano richiesta per partecipare ad un interessante master in scrittura creativa già pagato, ma alla fine non era andata per colpa di Woohyun che, quando era ancora innamorato di lei, l'aveva implorata in ginocchio di restare e di trovarsi un lavoro lì a Seoul.

Per questo Bomi l'aveva assecondato ad occhi chiusi, anche lei accecata dall'amore per lui... e non aveva potuto fare errore più grande, dato che a suo parere aveva ormai perso l'occasione della vita.

Certo, ce ne sarebbero poi state altre, ma dato che ormai aveva un posto fisso lì, le eventuali nuove opportunità non sarebbero state sicuramente così allettanti come quella avuta l'anno precedente. Ma ormai Bomi se n'era fatta una ragione, e quando le sovvenivano ricordi del genere cercava semplicemente di pensare ad altro.

Come in quel momento, che aveva la mente ancora occupata da quello strano individuo che si faceva passare come Kim Myungsoo, di cui tra l'altro doveva ancora leggere l'ultimo messaggio. Ma adesso era sul posto di lavoro e non poteva permettersi troppe distrazioni.

Così, dopo aver tirato l'ennesimo respiro profondo, si sforzò di concentrarsi e di cominciare a lavorare come si deve.

Tuttavia, dopo neanche un minuto, si sentì picchiettare timidamente sulla spalla da una persona che riconobbe essere il suo collega Joji, un ragazzo che lei aveva sempre considerato come l'emblema della nerdaggine, dati i suoi occhialoni tondi che gli coprivano mezza faccia e quell'orribile apparecchio che aveva ai denti, per non parlare dei capelli, costantemente arruffati e senza una forma.

«S-signorina Yoon, è g-gentilmente richiesta dal capo Lee in ufficio» le sussurrò tutto balbettante, mantenendo la testa bassa per la timidezza.

Bomi lo guardò per un attimo interrogativa, poi, appurando che fosse meglio non fare domande, si alzò e annuì con convinzione.

«Arrivo subito»

In realtà però la ragazza era un po' agitata, perché di solito, qualunque cosa il capo volesse che facessero i suoi dipendendi, era sempre meglio assecondarlo, vista la sua temibile severità.

Era un uomo sulla quarantina o poco più, dall'aspetto sempre molto curato e distinto, e non lasciava mai trasparire troppo della sua personalità extra lavorativa coi suoi dipendenti, non partecipando nemmeno alle cene di lavoro che venivano organizzate di tanto in tanto. Insomma, si trattava del tipico individuo riservato che si faceva rispettare grazie ai suoi modi poco gentili e grazie alle sue espressioni facciali piuttosto temibili.

Per sua fortuna Bomi in un intero anno lavorativo aveva dovuto visitare il suo ufficio soltanto due volte, e di certo non ci sarebbe tornata tanto volentieri. Ma ora, a quanto pare, era di nuovo giunto il momento.

«Permesso...?» mormorò, una volta giunta alla porta designata e dopo aver bussato un paio di volte.

«Avanti» tuonò il capo Lee, con una voce che non prometteva niente di buono.

Bomi allora aprì la porta e la richiuse con delicatezza alle sue spalle, per poi voltarsi finalmente verso la figura che tanto la inquietava e sforzarsi di rivolgergli un tiratissimo sorriso.

«Buongiorno, signor Lee. Cosa posso fare per lei?»

«Accomodati, su» le ordinò lui da dietro la sua scrivania vitrea, ignorando momentaneamente la sua domanda ed indicandole una delle due poltroncine libere davanti a lui.

Bomi annuì di malavoglia. Ah, quanto odiava quelle poltrone... erano una delle cose più scomode che avesse mai provato in vita sua perché, quando ci si sedeva, si finiva sempre per affondarvisi dentro, e di certo non era una bella sensazione da provare, specie davanti al proprio capo.

Così, dopo essersi seduta e aver trattenuto una smorfia per la scomodità, la ragazza guardò timidamente il signor Lee, aspettandosi che parlasse al più presto.

«Yoon Bomi, ho bisogno che tu mi scriva un articolo» sentenziò lui dopo qualche secondo, tenendo i suoi due occhi nerissimi fissi su di lei e le mani intrecciate sulla scrivania.

«Certo, signore... è il mio lavoro» gli rispose Bomi, lasciandosi sfuggire l'ultima affermazione come un qualcosa di ovvio, ed il capo non si astenne dal fare i suoi soliti commenti acidi.

«Ahahah, molto divertente.» borbottò infatti quest'ultimo, per poi riprendere rapidamente il filo del discorso. «Non sto parlando di un articolo qualunque, bensì di un articolo speciale»

Detto ciò, assunse un'inquietantissima espressione maliziosa che fece inevitabilmente rabbrividire la povera Bomi, la quale cominciò a farsi troppi filmini mentali per i suoi gusti.

In verità in tutto quel tempo non aveva mai scritto niente di speciale, e l'aver udito quell'aggettivo uscire ora dalla bocca del suo capo la stava agitando più che mai.

"Forse... forse intende farmi finalmente avanzare di carriera? O forse vuole declassarmi?!" cominciò a rimuginare senza fermarsi, ma il fatto che il capo non parlasse per mettere fine ai suoi ansiosi pensieri la inquietava ancor di più.

«M-mi dica tutto» lo esortò allora, tentando comunque di sembrare coraggiosa.

«È passato già un anno da quando ti ho assunta qui, e non ho potuto non notare la tua notevole bravura nello scrivere articoli molto frizzanti e scorrevoli da leggere. Per questo, ho deciso che dovrai scrivere qualcosa di diverso dal solito per i nostri lettori.» esordì allora il capo, continuando ad osservarla con una faccia che ora stava diventando sempre più compiaciuta, il che non potè che confortare - anche se di poco - la ragazza, che aveva già cominciato a temere il peggio.

«Non sarà difficile farlo per te che sei una bella ragazza nel fior fiore della gioventù, infatti ti ho scelta apposta. Aspetta un attimo» continuò ancora lui, annuendo a se stesso, per poi abbassare lo sguardo su una miriade di fogli impilati ad un lato della scrivania e cominciare a cercare insistentemente qualcosa.

Bomi non ci stava capendo più niente, ma a questo punto era abbastanza ovvio che, almeno dal punto di vista del capo Lee, si trattasse di qualcosa di positivo. O almeno così sperava.

Dopo una decina di secondi trascorsi nel più completo silenzio, in cui Bomi udiva soltanto il fruscio di fogli fare da sfondo al proprio respiro pesante, il capo rialzò finalmente la testa e le porse da dietro il tavolo un paio di fogli grappettati.

Per prenderli la ragazza dovette sporgersi un po' in avanti, contenendo il tremolio di mani che l'aveva improvvisamente assalita.

«Ecco. Rispetta la data di scadenza, mi raccomando. E, se hai qualche domanda da fare, falla ora o mai più, ché sono molto occupato e non ho tempo da perdere, tant'è vero che mi chiamo Lee Pil Jung!» tagliò corto il capo, già impaziente di congedarla.

Tuttavia Bomi, nonostante si fosse alzata finalmente in piedi, si prese giusto una decina di secondi per scorrere con lo sguardo il contenuto di quei fogli, restando sempre più basita ad ogni riga che leggeva.

«Allora, tutto chiaro?» volle assicurarsi Pil Jung, alzandosi anch'egli con uno scatto e fronteggiandola con aria di superiorità.

Bomi sbiancò, non sapendo che altro dire per non farsi licenziare in tronco. Ma ciò che le aveva appena richiesto il suo capo era troppo da accettare, e sapeva di per certo che, nella sua attuale situazione, non ce l'avrebbe per niente fatta.

«Signor Lee, i-io non credo di poter...» farfugliò allora, senza però riuscire a terminare la frase.

«Sciocchezze, sciocchezze! Nel reparto articoli sei una delle più brave e giovani qui, a chi altri potevo chiedere di farlo?» la interruppe infatti Pil Jung, avanzando verso di lei e cercando di incuterle con un'occhia freddissima più timore di quanto già non avesse.

«In... in un solo mese?» azzardò ancora Bomi, facendo riferimento alla data di scadenza che aveva scorso in fondo al foglio a caratteri cubitali.

«Yoon Bomi, abbiamo dei tempi di scadenza ben precisi, non provare a contrattare!» la aggredì allora il capo Lee, puntandole senza riserve un dito contro.

«M-ma io...» non demorse la ragazza, abbassando lo sguardo sulle sue scarpe, ormai incapace di poter guardare in faccia quell'uomo senza scrupoli.

«'Ma io' un corno! Se vuoi assicurarti di avere il posto fisso qui, devi fare come dico io, e poche storie! Chiaro?!» sentenziò Pil Jung senza più possibilità di essere contestato, dato che prese Bomi per le spalle e la voltò verso la porta, per poi costringerla ad uscire dandole una spinta alla schiena.

Bomi sussultò, temendo più che mai di essersi veramente attirara il suo odio, così si vide costretta a rispondere alle urla del capo con una parola che, forse, le avrebbe salvato la pelle... o almeno per ora.

«Cristallino...»

«E adesso fuori di qui!» la cacciò comunque Pil Jung, aspettando con impazienza che uscisse e chiudendole la porta in faccia con un forte tonfo, com'era sua abitudine fare quando si innervosiva un po' troppo.

Bomi però se ne stette lì in piedi ancora per qualche secondo, con i due fogli grappettati in una mano ed il forte istinto di strapparli e mandare tutto e tutti a quel paese. Ma sapeva benissimo che non avrebbe mai potuto farlo, visto che teneva sin troppo al suo lavoro, e per di più trovarsi disoccupata alla sua età non era certamente il suo scopo nella vita.

"Aish... essere troppo bravi sul luogo di lavoro comporta più stress e fatica che essere dei fancazzisti!" pensò quindi, maledicendo mentalmente Lee Pil Jung per l'ennesima volta, per poi incamminarsi lentamente e tornare alla sua postazione al computer, sbuffando sonoramente.

"E adesso come faccio? Sono nella merda più totale..." rifletté ancora, provando a pensare ad una soluzione fattibile per poter svolgere al meglio il compito che il capo le aveva assegnato.

Ma per tutta la mattina, anche se continuò a pensarci mentre teneva un occhio anche a tutto il lavoro che doveva fare, non le venne in mente proprio niente. Era davvero disperata.

Solo quando potè finalmente uscire di lì per la pausa pranzo e controllare un attimo il cellulare, si rese conto che aveva soltanto un unica ed ultima spiaggia a cui appigliarsi... e che forse sarebbe stato meglio approfittarne.

✖️✖️✖️

L'ultimo messaggio che Myungsoo aveva inviato di prima mattina con convinzione alla sua nuova preda, la quale aveva avuto modo di leggerlo soltanto a mezzogiorno inoltrato, era esattamente questo:

"Senti, se davvero non credi che io sia veramente Kim Myungsoo, perché non ci incontriamo questa sera di persona? Così potrai confermarlo e smettere di attaccarmi inutilmente. Poi vediamo chi ci resterà secco, carissima Bomi."

E, soltanto perché era stata messa alle strette dal suo capo, la diretta interessata si era vista costretta ad accettare, pur non avendo alcuna voglia di farlo. E infatti lo fece molto acidamente, senza tradire alcuna emozione.

"Se proprio ci tieni così tanto e non hai niente di meglio da fare, allora va bene. Ma, chiunque tu sia, non portare nessuna arma o ti denuncio alla polizia."

"Tsk... è anche brava a fare le rime." constatò Myungsoo con una risatina beffarda e soddisfatta allo stesso tempo, per poi concordare con la Bomi il luogo e l'orario preciso dell'incontro.

A suo parere, il fatto che l'avesse convinta così all'improvviso con quella tattica frase dimostrava quanto in realtà la presunta ragazza sperasse con tutto il cuore che lui fosse chi veramente diceva di essere; certamente doveva essere rimasta terribilmente attratta dal suo fascino, e come biasimarla?

«Yah, la vuoi smettere di pasticciare con quel cellulare? Mangia, abbiamo i minuti contati!» lo riportò per fortuna alla realtà Dongwoo, sventolandogli una mano davanti alla faccia mentre masticava velocemente il proprio pasto.

I due ragazzi erano infatti potuti andare a fare per una volta una pausa pranzo decente sedendosi ai tavolini di uno street food poco distante dal loro ufficio, cosa che potevano fare raramente, vista la mole di lavoro di cui venivano quotidianamente caricati.

«Yah, ho ottenuto finalmente un apputamento con quella ragazza stasera, a un pub!» esclamò Myungsoo, ignorando l'amico e continuando a guardare il proprio cellulare con un sorrisone a trentadue denti che gli metteva in risalto le sue adorabili fossette.

«Ah, sì? Sei veramente riuscito a convincere Miss. Donna Difficile? Complimenti» disse allora Dongwoo con un finto tono indifferente, anche se in realtà si chiedeva come diamine potesse essere successo, visto l'iniziale carattere diffidente e scorbutico di quella strana tizia... sempre che fosse veramente una tizia.

«Già... nessuna può resistermi, nemmeno in chat! Ma questa volta ho il presentimento di aver finalmente trovato quella giusta, adoro quando le donne mi insultano» annuì compiaciuto Myungsoo, riponendo finalmente il cellulare in tasca e decidendosi a dare un morso al suo panino.

Ma per poco non si strozzò, quando Dongwoo gli disse tre semplici parole con incredibile serietà: «Vengo con te».

Myungsoo diede allora qualche colpo di tosse per riprendersi, riponendo il panino sul piatto.

«Eh? Ma sei impazzito?»

«Ho paura per te, dato che lei potrebbe non essere chi dice, e poi tu non sei mai uscito seriamente con una, quindi se vuoi veramente fare colpo hai bisogno dell'aiuto di qualcuno che non pensa solo ad avventure di una notte!» lo redarguì Dongwoo, dato che sapeva benissimo quali fossero le intenzioni dell'amico quando aveva appuntamenti con le donne, anche se in realtà quest'ultimo aveva sempre sostenuto tutt'altro.

«Certo, certo... in realtà sei solo geloso!» lo provocò allora Myungsoo, puntandogli un dito contro e ridacchiando divertito.

«Io, geloso? E quando mai!» si difese subito Dongwoo, anche se non era mai stato troppo bravo nel mascherare le sue espressioni di gelosia nei confronti dell'amico.

«Oh sì, che lo sei! Te lo si legge in faccia!» insistè infatti l'altro, sicuro che fosse proprio così.

E infatti ci aveva visto giusto, dato che Dongwoo si espresse in uno sbuffo e voltò la testa dall'altra parte, tipico atteggiamento che assumeva quando non voleva ammettere qualcosa.

«Dongwoo-yah, trovati anche tu una ragazza online e fine del problema, ce ne sono a bizzeffe!» cercò di consolarlo Myungsoo, allungandosi verso di lui e poggiandogli una mano sulla spalla.

«La fai facile tu... Credi che io sia un don Giovanni come te? E poi io voglio avere una relazione vera, non di certo cose da una botta e via!» ribattè Dongwoo, tornando a guardarlo in faccia.

«Tutte storie! La verità è che non hai ancora dimenticato Eunji!» lo colse subito sul fatto Myungsoo, alludendo alla relazione amorosa che Dongwoo e questa Eunji avevano avuto fino a sei mesi prima. I due si erano conosciuti grazie a degli amici in comune alla fine del liceo, e si erano innamorati sin da subito; poi però lei l'aveva lasciato e si era messa con uno ben più ricco di lui, dato che Dongwoo le aveva sempre detto di essere un umile impiegato d'ufficio. D'altro canto non avrebbe potuto dirle di punto in bianco di essere più benestante di quanto lei credesse, tradendo così il suo segreto professionale, quindi aveva dovuto per forza lasciar perdere.

«Myungsoo-yah... tu sai troppe cose sul mio conto» disse così con un sospiro, riprendendo a mangiare.

«Ormai ti conosco bene, bello mio» rispose quest'ultimo, facendogli l'occhiolino.

«E io conosco te e la tua terribile imprudenza in certe cose, quindi facciamo così: mentre tu e lei sarete al pub io andrò a farmi un giro nei dintorni. Se dopo la prima mezz'ora va tutto bene, mi fai uno squillo e io me ne torno a casa. Se invece avrai bisogno d'aiuto, me ne fai due. Se è un problema da codice rosso e lei è una criminale o un'assassina, me ne fai tre e io arrivo con la scorta» gli propose Dongwoo, e Myungsoo accettò inaspettatamente, vedendolo piuttosto preoccupato per lui.

«Uff... se proprio ci tieni... Basta che non ci spii da lontano» volle però assicurarsi, assottigliando gli occhi in un'espressione diffidente.

«Yah, sono una spia solo in ambito lavorativo, imbecille!» gli disse scherzosamente Dongwoo, mostrando finalmente la sua stupenda risata contagiosa, che negli ultimi tempi tendeva spesso a nascondere sotto un velo di misteriosa serietà.



✖️✖️✖️

Quella sera Bomi era agitata più che mai, non perché stava per incontrare uno dei ragazzi più fighi che avesse mai visto, bensì perché ora aveva veramente la necessità di fare una buona impressione, chiunque lui fosse.

Ne andava non del suo orgoglio, ma del suo lavoro e del suo stipendio, che avrebbe potuto subire gravi perdite se la ragazza non fosse riuscita nella sua ardua missione.

Per questo si era vestita e truccata come meglio potesse, senza però farne parola con Naeun, di modo che non si intromettesse troppo nei suoi affari... dato che qui alla fine si trattava più che altro di lavoro.

Una volta giunta al pub in cui si erano dati appuntamento, Bomi cominciò a far vagare lo sguardo tutto attorno a lei, non trovando inizialmente chi sperava.

Dopo un'ulteriore analisi più accurata, però, potè finalmente scorgere il famoso individuo - di cui aveva tanto dubitato in questi due giorni - seduto ad uno dei tanti tavolini presenti mentre controllava il proprio orologio; indossava uno smoking nero e aveva i capelli tutti ben pettinati, tanto che Bomi, anche solo nel guardarlo da lontano, si prese letteralmente un colpo.

Sì, col suo enorme pessimismo aveva creduto fino all'ultimo che si trattasse di un inganno, ma ora che lui era lì in bella vista a così pochi metri di distanza da lei, non poteva che sembrarle tutto come in un sogno.

«Ciao. T-tu sei Myungsoo?» gli chiese quindi tutta balbettante, una volta giunta al tavolo giusto.

Il ragazzo alzò la testa, puntandole addosso i suoi occhi scuri e penetranti, dopodiché annuì con un sorriso che fece sciogliere Bomi in un brodo di giuggiole.

"Santo Joshua... allora esiste veramente, ed è pure più bello che in foto. E io che fino a due secondi fa credevo che fosse tutta una fregatura..." pensò, mentre si sentiva mancare il respiro.

«Piacere, sono Bomi.» riuscì poi a farfugliare, allungando una mano in una direzione, che il ragazzo afferrò subito e strinse in una salda presa, scaldando immediatamente la gelida mano di Bomi che veniva da fuori, dove le temperature invernali erano quasi glaciali.

«Wow... molto lieto. Finalmente ci incontriamo per bene» parlò poi Myungsoo, facendole cenno di sedersi di fronte a lui, cosa che la ragazza eseguì immediatamente, per poi togliersi il cappotto e rivelare al ragazzo il suo stupendo vestito nero.

Da quel poco che aveva detto, Myungsoo pensò che Bomi aveva una voce piuttosto diversa da quella che si era immaginato, molto più bella e musicale. Ed era perfino affascinante con indosso quell'abito, e il fatto che si fosse truccata e data la piastra ai capelli la faceva sembrare ancor più meravigliosa di quanto già non fosse.

«Allora, cara Bomi... ora che mi hai visto dal vivo, ti fidi della mia identità?» le domandò lui, ormai convinto che la sua operazione fossa andata a buon fine.

Ma la ragazza non aveva ancora verificato al cento per cento alcune cose che invece avrebbe voluto sapere subito, quindi non ci pensò due volte a chiedergliele al momento.

«Mh... prima permettimi di rivolgerti alcune domande, se non ti spiace»

«Tutto quello che vuoi, sono a tua più completa disposizione» concordò lui con un altro sorriso, già diventato un'arma letale per il cuoricino di Bomi.

Quest'ultima allora, dopo essersi infusa coraggio con un profondo respiro, puntò gli occhi dritti in quelli del ragazzo e si decise a chiedergli conferma di un paio di cosette.

«Hai mai ucciso qualcuno? Hai mai pensato di diventare un serial killer?»

A queste due domande, Myungsoo scoppiò incontrollatamente a ridere, una risata che sembrava divertita ma che nascondeva in realtà un leggero retrogusto di amarezza; tuttavia si riprese dopo un paio di secondi e rispose come di dovere, nonostante sentisse un incontrollato brivido percorrergli tutta la schiena al solo ricordo di quella persona che lui e Dongwoo avevano ucciso per sbaglio durante la loro ultima missione.

«Ahahah, ma che cosa vai a pensare? Con questa mia faccia innocente non potrei mai avere l'aspetto da serial killer né diventarlo neanche se mi pagassero, non credi?» scherzò poi, coinvolgendo anche Bomi in una risatina divertita.

Già le stava simpatico, e non si poteva negare che buona parte della sua attrazione verso di lui fosse dovuta al suo misterioso charme e velo di mistero che, nonostante i due fossero ora faccia a faccia, Myungsoo stava ancora conservando per oscuri motivi.

Restava comunque il fatto che quella serata era appena cominciata, quindi sarebbe stata ancora tutta da scoprire... ed entrambi i giovani erano curiosissimi di sapere che risvolti inaspettati avrebbe potuto prendere.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro