Capitolo 2
Erano arrivati in classe ormai da 20 minuti e il professore di informatica neanche arrivava.
Tutti si erano alzati per conto loro: Chi vicino alla finestra, chi invece che disegnava cose "strane" alla lavagna e poi c'era Alfred che stranamente era fermo seduto al suo posto.
Di solito lui è il primo a causare disagi in classe e creare una sottospecie di mini party in assenza dei docenti eppure adesso era su quella sedia, con una penna tra il labbro superiore e il naso, muovendola come a trovare un equilibri stabile mentre pensava al suo buffo sogno che riveniva notte dopo notte.
"Che significa..?"
Si chiese ma davvero non sapeva darsi una risposta. Mentre la sua mente vagava nel nulla i suoi occhi finirono su un tessuto rosso di una gonna che si era piazzato devianti a lui. Rialzò lentamente lo sguardo scorrendo una sagoma in curve davvero molto belle ed allineate fino ad arrivare al volto della persona, era Sara.
-Uhm... Hai la febbre per caso..?
Chiese preoccupata la ragazza, avvicinandosi sempre di più all'americano
-Ehm.. No, credo di stare bene.. Ho solo un po' fame, tutto qui eheheh!
Rispose lui provando a rassicurarla almeno, non amava avere troppe attenzioni.
La ragazza faceva fatica a crederci. Provava un forte sentimento per Alfred ormai dalle scuole elemetari ma aveva sempre nascosto questo folle amore , titubante che tale sentimento non venisse ricambaito e di certo non voleva essere allontanato da lui per una sciocchezza.
Sara inoltre era anche molto carina, la ragazza più popolare dell'istituto per i suoi tratti fisici: Capelli lunghi e biondi, occhi color ambra che spesso assumevano il colore di un verde chiaro, zigomi alti spesso colorati di rosa, un fisico da modella, insomma, la figura ideale della perfezione.
-Beh, forse è il caso che io ti accompagni in infermeria per avere una conferma certa che tu stia bene.
-E-Eh?! Oh nono! Giuro sugli hamburger che sto una favola!
La ragazza fece finta di non sentire che afferrò la mano di Alfred per tirarlo via del suo posto, invece l'americano faceva il possibile per farsi un tutt'uno con la sedia per non lasciarsi trascinare
-Dai Alfred non fare il bambino!
-Io non sono un bambino, lasciami!
Improvvisamente si sentì lo sbattersi della porta metallica della classe.
Quando gli studenti volsero i loro sguardi su quell'improvviso rumore alla soglia vi era il professore.
Alla vista del docente tutti tornarono al loro posto in più infretta possibile intimoriti dal fatto che quel simpaticone mettesse note a raffica.
-Bene ragazzi.. Oggi, prima di fare l'appello ci devo fare un annuncio.
Tra voi ci sarà un nuovo studente proveniente dall'Inghilterra, è un vostro dovere farlo sentire a suo agio in questa classe.
Prego, puoi entrare ragazzo e presentati..
Il prof fece un cenno con la mano di entrare.
Dalla soglia di quella porta ad arrivare era un ragazzo non molto alto, indossava la stessa divisa di tutti gli altri alunni, portava in mano una valigetta giustamente per i libri, era un biondino dalla pelle chiara e occhi abbastanza chiari di colore verde smeraldo dalle sopracciglia un po' buffe per com'erano doppie.
-Salve... il mio nome è Arthur Kirkland, provengo dalla famosa Gran Bretagna in Inghilterra, ho 17 anni, sono molto bravo nelle lingue e adesso frequento questo nuova scuola per migliorare il mio sapere negli studi di tutte le materie.
In quello preciso momento all'ultimo banco in fondo alla classe dove vi era seduto l'americano, Alfred non connetteva più con il mondo esterno.
Stava sognando ancora? Forse stava impazzendo, quel ragazzo era lo stesso angelo che sognava ogni notte.
Per qualche strana ragione il cuore del diciottenne stava palpitando in modo pazzesco per l'emozione nel vederlo di nuovo.
-Bene Arthur..
Interruppe il professore quel silenzio imbarazzante che si era creato. Tutta la classe aveva reagito così, la notizia di un nuovo alunno non poteva far suscitare invidia o anche odio per qualcuno diverso da loro, forse tutti ma non per Alfred.
-Accomodati all'ultimo banco, vicino a quel ragazzo con gli occhiali.
Arthur annuì tranquillamente andandosi a sedere a quel posto indicato dal prof, adesso la lezione poteva finalmente iniziare.
Per tutto quel tempo gli occhi di Alfred si erano concentrati su quella figura radiosa che aveva vicino. Era bella, bella come l'aveva sognata, quei occhi verdi, quei capelli soffici, quella pelle bianca e delicata, era lui, l'angelo dei suoi sogni con la differenza che non portava ali o bacchetta magica.
Dopo 3 ore passate a guardare il nuovo studente la campanella suonò, segno che era giunto il momento dello spacco della merenda. Arthur si alzò dopo che tutti quanti furono già usciti quando si sentì ad un tratto toccare la spalla e allora voltarsi, notando che a chiamarlo era Alfred.
-Uhm..?
-C-Ciao... Arthur, come ti trovi in questa scuola..? Ehm.. piacere mi chiamo Alfred...! L'eroe di tutto l'istituto!
Si presentò come spesso faceva con gente nuova, sorridendogli in modo quasi dolce nei suoi confronti.
Arthur non rispose, dopo aver posato l'ultimo libro prese la cartella voltandosi verso l'americano ed annuire.-
-Piacere di conoscerti Alfred.. adesso.. se non ti dispiace devo... andare..
Come riposta non era il massimo, Alfred non se lo aspettava proprio.
Lo vide andarsene, uscire da quella porta come se nulla fosse successo.
Era un tipo strano, nel carattere forse non rispecchiava l'angelo che conosceva però una cosa in comune c'era ovvero che erano entrambi misteriosi, adesso che poteva, sicuramente avrebbe investigato su questa cosa, quell'Inglese ormai era suo.
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