Capitolo 1
Proprio adesso mi trovo seduta sull'aereo che mi porterà ad avverare il mio sogno,sono qui, con la testa appoggiata al finestrino e le cuffiette del telefono nelle orecchie che ascolto musica e rimurgino sulla mia vita.
Immersa nei pensieri e cullata dalle canzoni della playlist,che ho fatto l'altra settimana,proprio pensando a questo momento,che si succedono in un ordine casuale,scruto l'orizzonte.
Guardo il cielo,azzurro,quell'azzurro che mi piace tanto,che dall'età di sei anni è il mio colore preferito,quel colore che,per me,ha sempre rappresentato l'infinitá,la libertá e la purezza.Ho sempre amato tutte le sue sfumature,mi perdo nell'osservare la sua bellezza,le soffici nuvole che adesso mi sembrano vicinissime,danno al tutto un tocco piú delicato,incorniciano quella palla rossa di fuoco,il sole.
I colori si scontrano,si mescolano e danno al tutto un effetto bellissimo.
Chissà se quando arriverò sarà tutto come mi aspettavo,chissà se mi ambieterò subito,chissà se mi pentirò di questa mia scelta,ho seri dubbi che questo possa accadere,ma non si sa mai.
Finalmente posso dire di essere ancora più vicina a raggiungere quella meta,la meta che si è fissata una ragazzina di quattordici anni in terza media,la mia meta.
Posso dire che mi sono impegnata tanto e che lavorerò sodo per dimostrare,ma soprattutto per dimostrarmi,ancora di più,di meritarmi questo posto da redattrice.
Già,farò la redattrice come ho sempre voluto,sono elettrizzata e non vedo l'ora di iniziare e di mettermi alla prova.
Ripensando alla mia vita,mi accorgo che,anche se non sapevo da subito ti voler lavorare nell'editoria i libri hanno sempre fatto parte di me e quindi,perchè non fare di questa mia passione per la lettura un lavoro?
Iniziando dal fatto che alle elementari ognuno ha le sue fantasie e che sogna di voler diventare ogni cosa catturi la sua curiositá,io volevo fare la veterinaria,poi ho cambiato idea,perchè da buona bambina non sopportavo veder soffrire gli animali,cosa abbastanza insensata,ma poco importa,poi ho avuto la fissa della maestra e della cantante,sogni che sono andati in frantumi quando,in quinta elementare ho scoperto il mondo degli avvocati,ma non degli avvocati in generale,degli avvocati penalisti,ossessione che è durata fino al mio quattordicesimo compleanno quando,nella mia testa,si è accasa una lampadina.
In quel periodo passavo molto più tempo del solito sui libri,passavo le mie giornate a leggere e ad isolarmi dal mondo,ero convinta che,leggendo,avrei potuto lasciarmi alle spalle,o almeno dimenticare momentaneamente i problemi da teenager di ogni ragazza di quell'età.
La lettura è sempre stata una mia passione per questo,dopo vari corsi di letteratura di ogni genere e dopo aver preso la mia bellissima laurea in lettere,mi sono buttata a capofitto in quest'impresa.
Vengo distratta dai miei pensieri da un'hostess molto carina che cerca di attirare la mia attenzione.
Mi tolgo le cuffiette e lei subito comincia a parlare «Mi scusi,volevo solo avvisarla che arriveremo a destinazione tra poco,per cui le chiedo gentilmente di allacciarsi la cintura di sicurezza e prepararsi all'atterraggio.» conclude il tutto con un sorriso a trentadue denti.
«Oh! Certo,non si preoccupi,grazie per avermi avvisata.» rispondo cordialmente allacciandomi la cintura.
L'hostess soddisfatta,continua il suo giro tra i passeggeri,mentre io do un'occhiata al monitor che ho di fronte: è vero,mancano 15 minuti all'arrivo a Londra.
Londra,finalmente,dopo tutti questi anni ha fantasticare su questa grande città,ispiratrice e protagonista di migliaia di successi,la città magica,la città dei Buss rossi a due piani(sui quali desidero follemente fare un giro!),la città delle cabine telefoniche più fighe del mondo,altettanto rosse,la città del Big Ben,la città del Ponte delle Torri,di London Eye e di tantissime altre opere spettacolari.
«Vivrò,lavorerò e avrò una vita bellissima a Londra» mi dissi io dodici anni fa,e adesso,dopo tutto questo tempo,passato a fantasticare sul mio futuro,anche questo mio desiderio,si realizzerà e ancora non ci posso credere.
Soli cinque minuti mi separano dal mettere piede,per la prima volta nella città ispiratrice dei miei sogni più grandi.
Mi guardo in giro,l'aereo non è completamente pieno,ma c'è una discreta quantitá di passeggeri,io ho entrambi i sedili per me: a quanto pare il mio vicino non si è presentato al cheek-in o almeno cosí mi hanno detto,ma è meglio così(sono stata comodissima il viaggio intero!).
Ed ecco che la voce del capitano inizia a propagarsi per l'aereo atraverso gli amplificatori «Signore e signori,tra due minuti arriveremo a destinazione,vi prego di collaborare con l'ordine a bordo anche in quest'ultima parte del volo,grazie.» un segnale acuto sentenzia la fine del messaggio.
Guardo curiosa,fuori dal finestrino e intravedo,quella che sarà la mia nuova casa,ho l'adrenalina alle stelle e non so quanto resisterò ancora prima di lanciare uno dei miei soliti gridi striduli da esaltata e di lanciarmi nelle mie buffe danze di gioia,spero solo di riuscire a trattenermi finchè non saró scesa dall'aereo.
Da qui,vedo la pista,e percepisco l'aereo inclinarsi verso il basso,prendere velocità e scendere in picchiata,non so se avete mai volato,ma la sensazione dell'aereo quando atterra mi ha sempre affascinato.Ed ecco che atterriamo:il carrello si abbassa e le ruote picchiano sull'asfalto rimbalzando rumorosamente,così iniziano le manovre di parcheggio.
Dopo due giri della pista finalmente ci fermiamo,ed il capitano annuncia l'arrivo,dando a tutti un caloroso benvenuto a Londra e i passeggeri applaudono.
Sono arrivata. Tutti si alzano a prendere il bagaglio a mano,e si addossano all'uscita,ma io rimango seduta a guardare fuori:sono a Londra. Impossibile. Oddio,ci sono davvero.
«Signorina,prenda il suo bagaglio e scenda dall'aereo per favore» mi richiama l'hostess di prima.
Come richiesto,mi alzo,prendo il mio zainetto e la borsa,e mi avvio all'uscita ancora incredula.
I membri dell'equipaggio mi salutano alla porta,ma non sento niente,mi guardo solo davanti e aspetto il mio turno per entrare a prendere le valige.
Dopo un po' di fila arrivo alla stanza dove il rullo porta i bagagli,ho già preso il carrello e adesso,per la prima volta,mi guardo intorno:l'aeroporto è grandissimo,le pareti sono bianche e grigie e le mattonelle del pavimento sono altrettanto bianche.
Proprio adesso iniziano a uscire i primi bagagli,mi affretto a raggiungere gli altri e intravedo una valigia celeste,credo sia la mia,ecco adesso che ha fatto il giro viene da questa parte,subito leggo la scritta "Carpe Diem." stampata sulla mia valigia,l'afferro dal manico e con tutta la forza che ho la sollevo per poi metterla sul carrello.
«Cavoli se pesa !» commenta la mia coscienza.
É vero,era pesante,ma che ci posso fare?
Mi affretto a tornare in posizione,mi osservo intorno e inizio a cercare l'altra valigia con lo sguardo: è un trolley nero,avvolto in una carta verde,quella che usano agli aeroporti per imballare i bagagli.
Dopo una quindicina di minuti,ho entrambe le valige e mi affretto ad uscire.
Nessun controllore mi ferma,e continuo la mia corsa fuori dall'aeroporto.
L'impatto con la stada è spettacolare,sinceramente fa un po' freddino visto che siamo a ottobre,ma non ci bado,i miei occhi guizzano da un punto all'altro e curiosi osservano ogni angolo di questa strada.
É bellissimo! Subito scorgo un taxi e mi incammino in quella direzione.
Il taxista, un uomo sulla cinquantina,con pochi capelli grigi e degli occhiali neri,scende dalla macchina e mi aiuta a caricare i bagagli,poi sistema il carrello,nella corsia apposita che c'è a bordo strada.
«Buongiorno,salga pure in macchina.» mi dice poi.
«Okay,grazie.»mi affretto a rispondergli,in inglese.
Salgo sulla macchina,nei posti dietro,e appena entro un profumo di menta mi invade le narici.
Anche l'autista sale in macchina,e subito si gira nella mia direzzione, «Sono John,dove vuole andare?» mi chiede con tono professionale.
«Ehm...aspetti un momento...» frugo nella tasca della borsa,ed estraggo un bigliettino di carta con scritta la direzione dell'appartamento«Ecco,questa è la via» rispondo consegnandogli il cartoncino.
John osserva l'indirizzo e mi riconsegna il figlietto che rimetto nella borsa.
L'auto si avvia silenziosamente e John inizia a guidare lungo la strada che mi porterà nel mio nuovo appartamento.
Si,il mio nuovo appartamento,in questi anni sono riuscita a mettere da parte una somma di denaro abbastanza elevata lavorando come cameriera in un bar,facendo la babysitter e la segretaria,così,adesso riesco a pagarmi l'affitto da sola.
«Cazzo!»sbotta John.
L'auto si ferma all'improvviso e io vengo sbattuta sul sedile,guardo davanti cercando il motivo di questa assurda frenata,noto che le auto che ci precedono sono ferme e,che in mezzo alla stada,un decina di metri in là,c'é una moto per terra.
Osservo con piú attenzione e mi accorgo che,schiacciato dal peso della moto c'é un ragazzo.
Nessuno dei conducenti accenna a scendere dalla macchina così reagisco di impulso.
«John mi aspetti qui!»
Non aspetto risposta e mi precipito fuori dall'auto,corro tra le macchine è raggiungo il ragazzo,con molta attenzione e con un po' di fatica alzo la moto,appena fissata sul cavalletto mi fiondo sul giovane.
Deve avere una diciottina d'anni,è molto carino:ha una carnagione chiara,ma abbronzata,capelli folti biondi,che all'apparenza sembrano davvero morbidi,è muscoloso,indossa dei jeans,un giubbotto in pelle e degli stivali neri.
Non ha il casco.
«Smettila di osservarlo e aiutalo!» sbotta improvvisamente la mia coscienza.
Si,si certo!
Cerco in qualche modo di aiutarlo ad alzarsi,e con un lamento apre gli occhi:
«Oddio»
"Oddio" é l'esclamazione piú appropriata,ha degli occhi azzurrissimi,bellissimi,sembrano pozze di infinito,hanno il colore dell'oceano,sarei disposta ha uccidere per averli cosí anche io!
Il ragazzo si alza con evidente difficoltà e lo sostengo a fatica conducendolo al ciglio della stada,lo aiuto a sedersi e vado a recuperare la moto.
Le macchine avanzano come se niente fosse,e vorrei tanto prendere per i capelli ciascun conducente di quei mezzi.
John accosta vicino a noi e mentalmente lo ringrazio per non essersene andato.
«Ehi,tu,grazie» dice una bella voce alla mie spalle.
Mi volto ed il ragazzo mi sorride amichevolmente.
«Figurti. Piacere,sono Emma.»
«Piacere mio,Alex.» dice lui,allungando una mano,che stingo volentieri.
Per smorzare un po' il silenzio che si sta creando chiedo «Come hai fatto a cadere dalla moto?»
«Ehm...ecco...insomma...un gatto ha attaversato la stada è ho frenato di colpo per non prenderlo sotto» risonde Alex con un sorriso,che prontamente ricambio.
«Capito! Ce la fai a guidare?»
«Certo,non ti preoccupare e...grazie per avermi soccorso» dice poi lui con imbarazzo.
«Di niente.» sorrido «Adesso scusami,ma devo andare» sentezio indicando il taxi fermo dietro di me.
«Oh! Si,certo,scusa per averti trattenuta,è stato un piacere.»
«Ma figurati,anche per me è stato un piacere.» affermo aprendo la portiera della macchina.«Allora,ciao,fa attenzione,e per la prossima,porta il casco!» dico seria.
«Lo faró,grazie ancora,ciao.»
«Prego,ciao.» salgo in macchina e chiudo la portiera,mentre Alex si alza e sale sulla moto.
«John mi scusi per averla fatta aspettare» mi rivolgo al taxista.
Lui sobbalza dicendo «Oh! Non si preoccupi mi sono intrattenuto» e solo ora mi accorgo del telefono che ha in mano. «Allora,andiamo?» mi chiede infine.
«Certo.» rispondo subito,e in silenzio si avvia.
Dopo una mezzoretta circa raggiungiamo la via della palazzina dove ho affittato.
John si ferma.
«Quanto è?» chiedo riferendomi al prezzo.
«Tretaquattro sterline.» dice John guardando il tassometro.
Gli allungo trentacinque sterline e gli dico di tenersi la sterlina di resto.
Scendo dalla macchina,prendo lo zainetto e la borsa e vado ad aprire il baule.
Faccio per prendere le valige,ma John mi ferma.
«Non si preoccupi faccio io,vuole che le porti le valige dentro?»
«Oh! Si,grazie,per favore le porti all'ascensore e poi faccio io.»
So che c'è l'ascensore perchè era una delle caratteristiche che cercavo per la casa.
John esegue e si incammina verso la porta di vetro vicino al citofono.
Mi fermo un attimo per ammirare la mia nuova casa.
É una palazzina di tre piani.
Ci sono quattro appartamenti: due per piano,il terzo piano è una terrazza,fa parte dell'area comune,poi ci sarebbe il piano terra,dove c'è l'ascensore.
La costruzione è carina:le pareti sono di mattoncini rossi e il cornicione del terzo piano é bianco,decorato da svariati vasi di fiori.
Ci sono otto finestre che si affacciano sulla facciata principale,due per appartamento.
È una bella zona di Londra,non troppo trafficata,ma poco lontano da qui c'è la metro per poter arrivare facilmente in centro.
Mi incammino e appena davanti alla porta,citofono all'appartamento 2B.
Sandra,la proprietaria mi ha detto che l'avrei trovata per darmi le chiavi.
«Chi è?» chiede una voce maschile.
«Ehm...sono Emma James,sono qui per Sandra.» rispondo impacciata.
John ride,e io gli scocco un'occhiataccia,anche se si vede che scherzo.
«Oh,si cero scendo subito.» risponde la voce.
«Okay....» dico io.
John si guarda attorno. «Bel posto!» esclama.
«Grazie» dico io con orgoglio.
La porta davanti a noi si apre di scatto e un uomo sui trentacinque anni mi osserva curioso e mi tende la mano «Piacere,sono Cody,il fratello di Sandra,tu devi essere la sua nuova inquilina,piacere di conoscerti.» dice lui con professionalità. Gli stringo la mano e a mia volta mi presento «Si,sono io,Emma James,piacere.»
«Queste sono tue?» chiede Cody,indicando le valige che John ha appoggiato davanti alla porta.
«Sì,il resto delle mie cose arriverà in delle scatole la prossima settimana.» rispondo.
«Okay,te le porto sopra,poi ti spiegherò tutto sull'alloggio.»
«Eh..va bene,grazie.» dico riferendomi a Cody,poi rivolgo la mia attenzione a John.
«Grazie di tutto!»gli dico con un sorriso sincerlo.
Lui ricambia il sorriso,e noto che quando sorride sembra che abbia cinque anni di meno.
«Si figuri signorina,buona giornata» mi saluta lui dirigendosi al taxi.
«Arrivederci.» urlo io di rimando per farmi sentire.
Poi mi volto verso Cody:alto,magro,muscoloso,capelli corvini e corti,sorriso amichevole e occhi color nocciola.
«Bene,andiamo» dice,tenendomi aperta la porta,andiamo verso l'ascensore e noto che li accanto ci sono anche le scale.
Cody preme il pulsante grigio sulla parete bianca e osservo l'ascensore aprirsi:non è molto grande,ma è abbastanza carino,entriamo e,dopo aver caricato anche le valige,preme il bottone contrassegnato con il numero due.
Per fortuna deve salire di solo due piani,sarebbe imbarazzante stare in ascensore in silenzio con lui.
Le porte si spalancano con un segnale acustico e io mi fiondo fuori.
Cody tira fuori le valige e le appoggia davanti una delle due porte,quella con una B attaccata alla porta.
Il pianerottolo e abbastanza grande,e le scale sono visibile dietro di noi.
Prende un mazzo di chiavi dalla tasca dei jeans che indossa e trovata la chive la inserisce nella toppa,poi la gira due volte,e con uno scatto la porta si apre.
Come una ragazzina lo sorpasso ed entro nell'alloggio,è...è bellissimo,proprio come nelle foto su internet,ma dal vivo ha un'aria più accogliente,lo adoro!
Mi guardo intorno con gli occhi che luccicano,sembra perfettamente arredato,è caldo e accogliente.
Adesso sono nel soggiorno:al centro della stanza c'é un divano bianco con tanti cuscini e una poltrona dello stesso colore,un tappeto,un tavolino con dei telecomandi sopra è una grande televisione a schermo piatto è attaccata alla parete,dipinta di un giallo chiaro,un po' più in alto c'è un orologio rosso col quadrante bianco,e addossata alla parete accanto,c'è una grande libreria,per mia fortuna vuota,la riempirò appena il resto della mia roba arriverà.
Alla mia destra c'è una cucina ben equipaggiata con un tavolo rotondo al centro e il frigorifero attira la mia attenzione:è grandissimo! Chissà quanto potrò riempirlo!!
Sulla sinistra si apre un piccolo corridoio.
«Vedo che ti piace.» afferma Cody alle mie spalle,mi ero dimenticata stesse lì!
«Sì! È bellissimo!» rispondo esaltata.
«Ahahah,dai,ti faccio fare un giro,vieni.» dice indicando il corridoietto,vedo che ha già chiuso la porta e che ha posato le chiavi su un piccolo mobiletto che c'è subito alla destra della porta.
«Ah,Emma,queste le porto in camera?» mi chiede gentilmente Cody,riferendosi alle valige.
«Eh...si,grazie.»
«Allora vieni,ti faccio vedere,anche se sono solo due stanze.» dice lui.
«Okay,ti seguo» gli rispondo mentre inizia ad avviarsi.
Il corridoio è corto,ma non stetto,Cody arriva davanti alla porta in fondo è l'apre piano,dopo aver appoggiato il trolly,che riprende subito dopo.
«Benvenuta nella tua nuova suite!» scherza lui,appoggiando le valige davanti alla cassettiera a sinistra.
Rimango a bocca aperta,la stanza è abbastanza grande ed è bellissima: un letto matrimoniale troneggia adossato alla parete,è posizionato al centro,la testiera bianca di legno è davvero bella e si intona con i due comodini,hai lati del letto,le due lampade a muro sono davvero carine,e la parete e azzurra,il letto a le lenzuola altrettanto azzurre e tanti cuscini,tra i quali alcuni sono decorativi. Un tappeto celeste è ampiamente disteso sul pavimento bianco,sulla parete opposta a quella cassettiera c'è una scrivania di legno,anch'essa bianca,lì accanto c'è una finestra con delle tendine color panna,poi un po' più in là c'è una porta,la osservo curiosa.
«Quella è la cabina armadio.»spiega Cody.
Corro ad aprirla:c'è una scarpiera,tanto cassetti,e delle barre di metallo attaccate dentro l'armadio,e con piacere noto che ci sono già alcune grucce.
In un angolo,tra la scarpiera e l'armadio c'è uno specchio rettangolare parecchio grande,mi vedo riflessa entera.
«Che te ne pare?» mi chiede Cody curioso,anche se credo sappia già la risposta.
«È bellissimo!!» rispondo aprendomi in un sorriso a trentadue denti.
Cory ride. «E non hai ancora visto il bagno!»dice lui scherzando.«Dai vieni così te lo mostro.» aggiunge poi.
Si incammina verso la porta che si affaccia al corridoio e apre l'ultima porta rimasta a sinistra.
Entro dietro di lui e mi guardo attorno,il bagno è davvero carino,il nero,il bianco e l'azzurro sono i colori principali,c'è un lavandino con sopra un ampio specchio,un gabinetto,un bidè,un armadietto a muro,una vasca e per fortuna anche una lavatrice.
«È molto carino.» sentenzio.
«Già.Andiamo nella sala,così ti do tutte le informazioni.» dice Cory,che non aspetta risposta e si incammina.
Gli vado dietro e lo trovo seduto sulla poltrona,con le chiavi che prima erano sul mobiletto e dei fogli in mano.
Mi siedo sul divano davanti a lui e subito inizia a parlare.
«Allora,mi sono dimenticato di dirti che sono qui perchè Sandra è dovuta andare dall'altra parte della città per lavoro,per cui ha mandato me.» annuisco e lui continua «Credo ci vedremo spesso,perchè abito qui sotto con la mia fidanzata,nell'appartamento 1B quindi qualunque cosa chiama.»sorrido,che bello,conosco già uno dei vicini,annuisco di nuovo.«Quindi,in ogni stanza c'è un termosifone,hanno una manopola al lato,e da lí è regolabile la temperatura,qui ci sono le istuzioni del telecomando»dice appoggiando alcuni dei fogli sul tavolino«Queste sono le chiavi,sopra ognuna c'è scritto a cosa serve»mi mette le chiavi in mano e ringrazio,lui continua«Questo»dice appoggiando i fogli rimanenti sul tavolo ed estraendo una penna nera«è il contratto di affitto».
«Posso?» chiedo indicando y fogli,Cody annuisce e io afferro il contratto e lo leggo velocemente:è perfetto,come avevo accordato con Sandra.
Cody mi porge la penna,che accetto volentieri,firmo dove richiesto e gliela riconsegno insieme al contratto.
Lui lo prende e lo mette in una cartellina verde che non avevo visto.«Bene,Emma,adesso siamo ufficialmente vicino,andiamo a renderlo pubblico»scherza lui estraendo dalla cartellina tre etichette bianche e un pennarello nero a punta fine,me li porge e aggiunge«Scrivi nome e cognome e poi andiamo ad attaccarli.»
Ridacchio«Va bene,Grazie» Prendo le etichette e,con il pennarello scrivo il mio nome completo su ognuna: Emma James.
«Perfetto!» esclama Cody «Andiamo!»
Afferro le chiavi della mia nuova casa.
«Che belle parole!»
E ci incamminiamo alla porta,appena me la chiudo alle spalle,Cody dice con tono solenne e scherzoso «Signorina James a lei l'onore!»
Rido e attacco la prima etichetta al campanello.
Nel giro di dieci minuti abbiamo attacato anche le altre due al piano terra,una sul citofono in corrispondenza del mio appartamento e l'altra sulla cassetta postale attaccata alla parete sinistra della casa.
Adesso siamo al primo piano,tra il piano terra,dove c'è la l'ascensore con le scale e il piano dove vivo,Cody mi indica la porta contrassegnata con il numero uno e la lettera B,dove vive lui con la sua ragazza e dice«Allora,io vivo qui,qualsiasi cosa io e Debby,Deborah,la mia fidanzata saremo a tua disposizione.»
«Grazie davvero Cody,lo apprezzo molto.»
«Figurati,adesso ti lascio,stasera verso le nove,se ti fa piacere posso venire di sopra a festeggiare il tuo arrivo e a presentarti Debby,sempre se ti va...»
«Certo!» esclamo io felicissima. «Vi apetto!»
«Non mancheremo,ciao Emma» mi saluta lui,che nel frattempo ha aperto la porta del suo alloggio ed è entrato socchiudendo la porta.
«Ciao Cody.» gli rispondo chiamando l'ascensore,mi volto e sento la porta chiudersi.
Le porte dell'ascensore si aprono e in pochi minuti raggiundo il mio nuovo salotto,chiudo bene la porta e metto le chiavi sul mobiletto,penso che dormirò un po',cosi metto una sveglia tra trenta minuti,sul timer della cucina e mi distendo sul mio bellissimo divano nuovo e subito mi addormento.
____
Ciao! Come vi è sembrato questo primo capitolo?
Come vi immaginate Emma?
Come sicuramente avete notato non l'ho descritta,scrivetemi nei commenti come credete lei sia.
Scrivetemi anche cosa ne pensate di questa storia!
Aggiornerò presto,ma visto che questa storia e nuova e non ho ancora lettori non ho prefissato una data per il prossimo aggiornamento.
Non vi trattengo più!
Commentate e votate!
Baci
Nicole.
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