Cupido
Sono due giorni che Manuel continua a pensare al profilo di Simone su Grindr.
Se lui non gli facesse alcun effetto, potrebbe tranquillamente ignorarlo.
Il punto è che non ci riesce e non sa che fare.
Non è in grado di toglierselo dalla testa, è un chiodo fisso e una parte di sé, la più malsana, gli suggerisce di togliersi lo sfizio.
Sì, una soluzione semplice e complicata allo stesso tempo, considerando la lunga serie di conseguenze che ci sarebbero.
Fosse stato uno chiunque, neppure si sarebbe fatto eccessivi scrupoli.
Ma Simone Balestra non è affatto uno qualunque.
Ha disinstallato l'applicazione – di nuovo – così almeno non rischia di imbattersi in ulteriori spiacevoli sorprese (spera), anche se ormai quel particolare profilo lo ha scartato e non dovrebbe più apparirgli (e viceversa).
Il caffellatte che ha davanti si è raffreddato e la Nastrina a cui ha dato un morso è secca e gli ha lasciato la bocca tutta impastata.
La giornata è già iniziata nel peggior modo possibile e sono solo le otto del mattino.
«Hai visto che carina Marta?»
La domanda di Anita gli giunge alle orecchie con leggero ritardo, o forse il suo inconscio lo sta proteggendo da una simile conversazione.
Sbatte rapidamente le palpebre e «Chi?» replica.
«Marta!» ribatte la donna. Il tono di voce va a sottolineare un'ovvietà che Manuel non riesce a cogliere, così lei specifica: «La figlia della mia estetista.»
Gli è seduta di fronte e gira lo schermo del telefono che regge in mano per mostrargli una foto pubblicata su Instagram da – a quanto pare – la sua estetista: ritrae una ragazza sorridente, dai lunghi capelli rossi e gli occhi scuri, insieme ad una donna più anziana, la madre evidentemente.
È una bella ragazza senza ombra di dubbio, però non troppo il tipo di Manuel, il quale scrolla le spalle. «Sì, è carina» cerca di tagliare corto e di non essere indelicato.
Anita annuisce e sorride. Fa vedere la stessa immagine anche a Dante, che sta sorseggiando del tè caldo al limone. «Ah, ma è quella che abbiamo incrociato l'altro giorno» commenta l'uomo «davvero favolosa!»
«Proprio lei! Pensa che ha appena aperto un suo studio di design, fa delle cose pazzesche» Anita continua. Alza il tono di voce per chissà quale strano motivo. «Sai, ha la tua età!»
Ecco, Manuel ha messo in conto che la giornata sarebbe peggiorata, non immaginava così presto: sua madre si sta già mettendo all'opera per accasarlo.
Ottimo.
Finge di non aver capito dove voglia andare a parare. Prende un secondo morso dalla Nastrina. «Quindi?»
«Beh, design, architettura, sicuramente avete delle cose in comune e poi è molto carina» la donna insiste e tira un colpo con il gomito al compagno di fianco a sé. Dante rischia di strozzarsi con il tè, deve tossire per riprendersi, poi fa cenno di sì con il capo e aggiunge: «Carinissima!»
Okay, quella scena è patetica e sta andando troppo oltre.
«Ma', non c'ho bisogno che me fai da Cupido» cerca di rimproverarla pur rimanendo calmo e cordiale.
Anita scoppia a ridere. Lo fa in maniera falsa e un briciolo isterica. «Ma quale Cupido, stavo solo—parlando! Che, non si può?»
Manuel alza gli occhi al cielo. «Certo, ma... so trovarmi 'na donna da solo e, al momento, sto facendo 'na cifra di colloqui, non ho davvero il tempo per...»
«Dai, il tempo per un caffè lo puoi trovare! Tra l'altro il suo studio è proprio...»
«Mi hai già organizzato un appuntamento, per caso?»
Quel quesito non trova alcuna risoluzione, interrotto dall'arrivo in cucina di Simone che prende posto a tavola accanto a Manuel, bofonchiando un poco udibile: «Buongiorno.»
«Buongiorno, tesoro!» lo saluta subito Anita, mentre suo padre si limita ad un sorriso e cenno del capo. «Ti ho comprato i cereali al cioccolato, ecco!»
«Oh, grazie.»
Simone è ancora assonnato. Raccatta una ciotola e ci ficca dentro una manciata di cereali e del latte freddo, accompagnando il tutto con uno sbadiglio.
Manuel non può fare a meno di notare quanto sia... bello, seppur stravolto: osserva i suoi occhi grandi, le labbra gonfie, il pezzo di clavicola che si intravede dalla maglietta larga e bianca che utilizza come pigiama.
Stai sbavando, la propria coscienza lo rimprovera.
Sì, lo sta facendo davvero e deve affrettarsi a pulire con un tovagliolo di carta il rivolo di saliva che gli scivola sul mento.
Insomma, lo fissa e non può impedire alla propria mente di correre alle foto che ha visto su Grindr, ai suoi addominali, alla sottile scia di peli che percorre la pelle dall'ombelico al pube e...
Deve smetterla.
Si tratta pur sempre di un ragazzino e lui è un adulto, grande, responsabile.
Certo.
«Simo, guarda, non pensi sia carina?»
Anita non demorde. Piazza davanti agli occhi del ragazzo il proprio telefono, mostrando la medesima foto di poco prima – e Manuel desidera nuovamente morire.
Simone sbatte le palpebre, cerca di connettersi con la realtà. «Sì, è—è carina. Chi è?»
«Marta, la figlia della mia estetista!»
«Ah, ecco» non sembra per nulla interessato e ingurgita un cucchiaio dei suoi cereali.
«Vedi, Manuel, pure Simone pensa sia carina, te lo stanno dicendo tutti.»
«Stai cercando una nuova fidanzata?» c'è un pizzico di curiosità nella sua voce, lo stesso che ha percepito la sera del gioco "hai mai" e in quasi tutte le domande che gli pone quotidianamente.
Manuel fa guizzare lo sguardo dal suo volto, a quello di Dante e, infine, di Anita: hanno tutti e tre la stessa espressione, desiderosa di una risposta positiva, come se fosse l'unica cosa importante ed essenziale.
«No!» replica, secco. Si alza in piedi con uno scatto e rischia di rovesciare ciò che rimane della propria colazione. «Se non vi dispiace, ho un colloquio. A stasera.»
Si congeda in quel modo un po' brusco, dovuto al nervosismo che lo coglie – e all'elastico dei boxer che riesce a intravedere dal pantalone della tuta di Simone.
L'acqua fredda della doccia caccia via ogni pensiero impuro, o perlomeno ci prova. Asciuga addirittura i capelli altrimenti i suoi ricci sarebbero un casco disordinato e al colloquio per un ipotetico nuovo lavoro non può permetterselo.
Anche se quella posizione non gli interessa per davvero: è un impiego d'ufficio dove la sua laurea in architettura ed esperienza conta poco o nulla; nel momento esatto in cui ha inviato la candidatura, ha sperato di non venire nemmeno chiamato.
Invece, eccolo lì, un'ora e cinquanta minuti dopo, a sostenere un'intervista con il responsabile risorse umane – domande tutte uguali che lo annientano, tipo il motivo per cui vorrebbe ricoprire quel ruolo.
In tutta onestà, non vorrebbe, ma gli occorrono soldi per vivere.
Risponde che è una mansione di responsabilità e gli piacciono le sfide.
Che sfida, devi salvare pdf.
Di certo non può rispondere che gli occorre un lavoro per sopravvivere e pagare il mutuo della casa dove vive la sua ex moglie, la macchina, il telefono e un altro prestito e i soldi non crescono sugli alberi.
Esce dagli uffici di una multinazionale nella quale non vuole più mettere piede che è sudato e ringrazia di avere la giacca del completo blu che un po' nasconde le chiazze che di sicuro sono comparse sulla camicia.
L'auto è sotto al sole, purtroppo, ma si mette alla guida in fretta, sparando al massimo l'aria condizionata.
Come un rito, ripone l'iPhone nel poggia-telefono – quello preso su Amazon che ha pagato decisamente troppo per quanto instabile – e avvia la chiamata con Chicca, la quale risponde dopo tre squilli: «Allora? Com'è andata?»
Manuel si immette nel traffico con lentezza. Sono passate le undici e in giro c'è abbastanza casino. Presuppone sarà peggio quando inizierà la scuola.
Si ferma al primo semaforo dopo neanche cento metri. «Mi faranno sapere» taglia corto.
«Così male?»
«No, no, pareva contento, solo che...»
«Che?»
«Spero non me prendano. Non so neanche perché me so' candidato.»
«Sai che non ti faccio mai la predica, ma se non vuoi restare in eterno a casa di tua madre, non puoi fare tanto lo schizzinoso.»
«Non è fare lo schizzinoso, però se mi assumono qui poi devi pagarmi il funerale.»
«Fingo de non ave' sentito.»
Gli sfugge una risata. È verde, può ripartire. «Comunque,» cambia discorso «posso chiederti un consiglio?»
«Me fai paura.»
«Dai, è una cosa seria!»
Più o meno.
«Vabbè, spara.»
Per un attimo, stringe forte una mano attorno al volante e cambia in terza marcia. Non percorre una distanza eccessiva, infatti deve tornare in seconda poco dopo, rallentare e fermarsi ad un nuovo incrocio.
«Ho riscaricato Tinder» omette il vero nome dell'applicazione di incontri. Questo è più generico ed è usato anche dagli etero, per cui può andare.
«Ah, non hai perso tempo» Chicca ridacchia «hai fatto colpo su qualcuna?»
«No, no, non è questo il punto.»
«C'è un punto diverso su un'app di dating?»
«Sì, se me fai finì!»
Manuel sospira e gli piace il fatto che stia tornando la sua cadenza romana. Gli è mancata. Ad ogni modo, è già difficile esprimere il concetto di per sé; farlo omettendo alcuni particolari e inventandosene altri, lo rende ancora più arduo.
«Allora, qualche sera fa stavo a scorrere i profili, no? T'appaiono 'e foto e tutto. Me segui?»
«Lo so come funziona Tinder! L'ho usato prima de Matteo, eh!»
«Ao, che ne so! Comunque, stavo a scorrere e a 'na certa trovo il profilo de una che conosco.»
«Chi?»
«N'amica di mi' madre.»
Risponde di getto e si morde la lingua.
Non può vederla, però è abbastanza sicuro che Chicca stia storcendo il naso. Se ne rende conto quando il suo tono risuona divertito: «Scusa, ma il filtro età lo hai messo?»
Sì, lo ha messo e non è servito.
«L'ho messo, mi' madre c'ha pure amiche più giovani» trova la prima scusa plausibile e pare reggere.
A quel semaforo eterno finalmente scatta il verde e può ripartire.
«Beh, quindi? Ce sta qualche problema?»
«Sì, cioè, uhm, questa—questa signora, donna, lei ha... un fidanzato.»
«E...?»
«Non ci arrivi? Ha un fidanzato, che ce fa su un'app per trovarne uno?»
Il sospiro sommesso e frustrato di Chicca riempie l'abitacolo. «Manuel, a parte il fatto che non sono cazzi tua» lo rimbecca «il consiglio che vorresti sarebbe?»
Riesce a beccare due verdi di fila e ha l'impressione di poter accelerare con l'Audi. Tuttavia, dura solo pochi secondi dal momento che decide di accostare e fermare l'auto in doppia fila, con le quattro frecce inserite. «Non lo so, cioè...» borbotta. «Magari le dico di fa' più attenzione? Nel senso, se l'ho trovato io il profilo, può farlo chiunque.»
«Ma che te frega? Quando e se qualcuno lo scoprirà, sarà una questione che gestirà lei, te pare?»
È più complicato di così, in realtà.
Manuel non è davvero preoccupato per la relazione di Simone, piuttosto che il ragazzo possa aver visto il proprio profilo, che possa parlare. In fondo, i ricordi che ha di lui corrispondono ad un bambino chiacchierone e fastidioso.
Potrebbe spifferare qualcosa a Dante, che poi ne parlerebbe ad Anita.
Gli scenari più apocalittici gli affollano già la mente, sebbene, pensa, che anche se dovesse rivelare ogni cosa, porterebbe allo scoperto pure sé stesso e non avrebbe senso.
Magari le sue paranoie non hanno semplicemente senso.
«Certo, sì, però...»
«Ma tu ci sei in confidenza con questa?»
«No. Cioè, più o meno. La conosco, voglio dire... è per mi' madre.»
Chicca sbuffa. «Manu, pensa alle cose tue, i problemi degli altri so' degli altri.»
«Seh, uhm, okay.»
«Daje, so' seria. Ma quanti anni c'ha questa?»
«Boh, la nostra età, tipo, o un po' più grande, non me ricordo.»
Magari.
«Pensa te se deve perde' tempo su Tinder cor fidanzato accanto a quarant'anni!»
«Già» Manuel è sconsolato. Distratto, fissa di fronte a sé. Il traffico sta aumentando a vista d'occhio e a breve cominceranno a suonare il clacson per farlo spostare. «Vabbè, uhm, devo—sbrigare delle cose adesso. Te scrivo stasera.»
«Stasera porto Elena al cinema. Meglio domani.»
«Va bene, allora domani. Dalle un bacio dallo zio.»
«Sarà fatto.»
🏍️🏉
Quando rientra alla Villa, sopraggiunge un diverso tipo di tortura.
Anita scatta in piedi, abbandonando il divano di vimini ricoperto da cuscini azzurri, non appena lo vede parcheggiare l'Audi. Ha una grattugia in mano, sulla quale sta sfregando un pezzo di pecorino. «Allora? Che ti hanno detto?»
Si riferisce al colloquio e ha una euforia immotivata addosso – ce l'ha sempre da quando ha sposato Dante, a dire il vero.
Manuel spera la loro conversazione verga soltanto su quell'argomento e non torni sulla famosa Marta.
Giocherella con le chiavi della macchina e rimane qualche passo indietro rispetto al portico. «Me fanno sapere» dice, scrollando le spalle e già vede l'espressione della madre trasformarsi in affranta, dispiaciuta e compassionevole e la donna è pronta a dargli rassicurazioni blande. Dunque, la precede: «Ne devo fa' ancora 'n sacco, mi stanno chiamando da ogni parte.»
«Ma certo, tesoro! Te l'ho detto, ce la farai» Anita annuisce e sorride. «Sto preparando il pranzo, carbonara.»
«Andiamo sul leggero pure oggi!»
«Che vuoi dì?»
«Niente, niente. Bona la carbonara.»
È uno dei suoi piatti preferiti, forse lei l'ha cucinato di proposito come se volesse tirarlo su di morale e lo apprezza.
Sono soltanto in tre a consumarlo, Dante non c'è, è rientrato a scuola per sistemare le ultime cose in vista dell'inizio delle lezioni.
Seduti a tavola, ci sono lui, sua madre e Simone, che non smette di torturare il telefono.
Manuel si chiede se stia usando Grindr pure in quel momento e si sforza di non fissarlo troppo.
Per l'intera durata del pasto, rimugina sulle parole di Chicca: è vero che potrebbe semplicemente lasciar perdere, non complicarsi la vita; ha bloccato il profilo di Simone pochi secondi dopo, magari il proprio neppure è stato visto e si sta facendo dei film mentali in modo inutile.
Eppure, c'è un fastidio che gli puntella il petto e lo corrode.
Resiste l'intero pomeriggio, chiuso nella propria stanza con le cuffie nelle orecchie, ad ascoltare quella musica che da adolescente lo cullava – sì, è una di quelle persone che si rifugia nei ricordi, nella nostalgia, compiendo azioni del passato nel vano tentativo di provare le medesime emozioni, tipo quando si mette a rivedere film o serie tv che conosce a memoria solo per sentirsi a casa.
Solo che adesso ha ben altri casini, diverso temperamento e più stanchezza.
Alle sette di sera, il sole che non vuole saperne di tramontare e Manuel va a bussare alla porta della camera di Simone, quella accanto alla propria, a pochissimi metri.
Esita, prima di sbattere il pugno sull'anta e trattiene il respiro. Poco dopo, essa viene aperta e lui scopre di aver fatto bene ad andare in apnea – altrimenti, sbaverebbe di nuovo: si ritrova il ragazzo a petto nudo e un asciugamano bianco di spugna legato intorno alla vita, nulla più.
Suggerirebbe di vestirsi e subito.
Tuttavia, deglutisce, poi finge un colpo di tosse per schiarirsi la voce e cercare di essere lucido e sicuro.
«Ti–posso parlare?»
Simone inarca un sopracciglio, confuso; lo è spesso, se si tratta di Manuel. «Uhm, di cosa?»
«'Na cosa. Allora?»
«Dimmi.»
«Mi fai entrare?»
«È così segreta 'sta cosa?»
«Abbastanza.»
«Ti sei rimesso con tua moglie?!»
Di riflesso, per istinto, Manuel allunga una mano per tirargli un pizzicotto sul braccio. In seguito, senza attendere un suo permesso, fa irruzione nella stanza e gli ordina con un cenno del capo di chiudere la porta alle loro spalle.
Seppur ancora perplesso, il ragazzo gli obbedisce. «Quindi? Che è successo?»
Manuel vorrebbe ci fosse un modo semplice e soprattutto non imbarazzante per arrivare al punto. Purtroppo per lui, parlare con Chicca non è servito ed è una tragedia, visto che la sua migliore amica ha quasi sempre una soluzione o comunque un modo per aiutarlo nel concreto, solo che in questo caso le mancano determinati elementi e non può essergli utile in alcun modo.
Mette le mani sui fianchi, muove qualche passo nervoso.
Certo, sarebbe un filo più facile se Simone avesse dei vestiti addosso.
Si ferma e cerca di fissare qualunque punto non sia il suo volto e il suo corpo.
«Okay, senti, senza fare troppi giri di parole, io ho—trovato il profilo tuo sull'app arancione.»
«Su Wattpad?»
Su che?
«Cosa?»
«Wattpad! Ci mettono le fanfiction. Hai un profilo pure tu?»
«Che?»
Per un attimo, non comprende. Forse ha sbagliato colore dell'applicazione, magari il colore più esatto è il giallo e... okay, non c'è tempo per analizzare certi particolari. «No, no, l'altra app arancione.»
«Altra?»
«Sì, dai, quella... quella che se usa per...» gesticola. Si ferma, sospira. «L'app degli incontri per–quelli non etero.»
Non sa che reazione aspettarsi. Non ha ancora decifrato a pieno il suo carattere, solo qualche sfumatura – che è invadente, spigliato, non si tiene quasi nulla per sé.
Per cui attende, mordendosi piano il labbro inferiore.
Simone rimane immobile, in un primo momento. Poi contorce le labbra in una smorfia e scrolla le spalle. «Questa sarebbe la cosa importante?»
Indifferenza e leggere strafottenza.
Un modo di affrontare la notizia che Manuel non ha messo in conto, anche se avrebbe dovuto.
Lezione imparata.
Muove un passo nella sua direzione e riduce la distanza che li separa di qualche centimetro — pessima mossa, dato che da così vicino può vedere delle gocce d'acqua che scivolano lente sui suoi bicipiti e percorrono quei centimetri di pelle che vorrebbe sfiorare con le dita.
«Beh, sì! Cioè...» balbetta.
«Pensavo chissà cosa, devi rivedere il concetto di "importante".»
È allibito. Incrocia le braccia al petto come se quel gesto potesse renderlo in qualche modo più stabile. «È importante!» ribadisce. «Tu hai la ragazza e hai un profilo su un'app di incontri gay.»
«E... non sono affari tuoi.»
«Sono affari di quella ragazza, però! La stai prendendo in giro.»
«Ma che ti frega?»
«Me frega perché—perché poi te fai la fama dello stronzo della scuola e non è bello. Lo so perché quando andavo al liceo, ce l'avevo io.»
Simone lo fissa. La sua fronte non ha smesso d'essere aggrottata. Accenna una risata ironica. «Puoi star sereno, non c'è alcun pericolo.»
«C'è, invece.»
«No,» ribadisce e piega il capo su di un lato «tu sei qui per un altro motivo.»
Manuel si sta sforzando con tutto sé stesso di non mantenere lo sguardo sul petto nudo di chi gli è di fronte – e sulle braccia, sugli addominali, sulla clavicola che sporge.
Ma come ha fatto a non accorgersi per la sua intera vita che gli piacessero i ragazzi se ora soltanto uno gli fa quell'effetto?
Pare lui l'adolescente in piena crisi ormonale.
Forse sta recuperando il tempo perso.
Irrigidisce la mandibola. «E quale sarebbe? Sentiamo.»
Le labbra di Simone si tendono in un sorriso insolente. «Hai trovato il mio profilo di Grindr» esclama e scandisce bene il nome dell'app senza usare parafrasi «che ha l'icona gialla, tra parentesi, non arancione. Ti è preso il panico perché hai pensato avessi visto io per primo il tuo, così sei venuto a controllare, non considerando il fatto che no, non avevo visto il tuo profilo e se avessi ignorato la cosa, ora non staremmo qui a parlarne e non staresti sudando freddo.»
Manuel si mette sulla difensiva. Lo fa nel modo che ha adottato all'età di dodici anni, ossia sollevando di poco il mento — per forza, dato che l'altro è pure qualche centimetro più alto di lui – e rendendo più evidente l'incrocio delle braccia al petto. «Assolutamente no.»
«Assolutamente!» Simone gli fa il verso e continua a guardarlo con aria di sfida.
«Sono venuto a dirtelo solo perché c'hai 'na ragazza, fine.»
«E invece tu per questo hai divorziato? Perché sei gay?»
«Non sono gay.»
«Sei su un'app di incontri gay, ti ricordo.»
«La usano anche i bisessuali e ora piantala.»
Scrolla le spalle e fa un passo indietro. Poi alza le mani come se dovesse dichiarare una resa. «Il tuo segreto è al sicuro» cambia argomento, più o meno «non sono il genere di persona che va a fare outing agli altri.»
Ecco, forse questa è la parte che a Manuel interessava di più. Inconsciamente, tira un sospiro di sollievo e «Bene», attesta.
«Tu?»
«Io cosa?»
«Andrai a dire in giro di me?»
«Potrei, solo per il fatto che sei su un'app di incontri con un'età falsa, le foto mezzo nudo e sei soltanto un ragazzino.»
«Ti assicuro che tutti quelli con cui sono uscito non se ne sono mai accorti.»
Il desiderio di chiedere da quanto tempo usa Grindr, con quante persone ha avuto un appuntamento, se essi hanno avuto il medesimo epilogo dei propri, è forte. Si tratta di semplice curiosità o magari una parte di lui vorrebbe condividere un peso che si porta addosso da solo da mesi o magari...
No, è meglio scartare l'ultima opzione.
Scioglie l'intreccio delle braccia e stringe i pugni lungo i fianchi. «Non dico nulla» sospira «a tuo padre o a chi altro. Però sta' attento e—e poi dillo alla ragazza tua o lasciala, davvero non è giusto per lei.»
Cerca di congedarsi in quel modo. Si accinge ad uscire dalla stanza, ma non appena le sue dita sfiorano la maniglia della porta, chiusa in precedenza, la voce di Simone lo blocca: «Mi avresti scritto?»
Si morde piano il labbro inferiore. Per una frazione di secondo, esita, gli mantiene le spalle. Si volta in seguito. «Eh?» finge di non capire.
Il ragazzo è rimasto fermo, in piedi. Il suo sguardo è vispo e la maschera di sfida non è ancora crollata dal suo volto. «Non ti ricordavi di me» spiega «quindi, se avessi trovato il mio profilo prima di sapere chi sono, dopo averlo visto... mi avresti scritto?»
Manuel ha perso il conto delle volte in cui deve mandare giù a fatica della saliva.
Sul serio, riesce a controllarsi almeno un po'?
La situazione sta diventando ridicola.
Lui è ridicolo.
«No,» afferma – spera di non essere troppo pessimo come bugiardo – «non sei proprio il mio tipo.»
«Io credo di sì. Mi guardi in quel modo da quando sei arrivato. Credi che non me ne sia accorto?»
«Non me conosci.»
«Tempo una settimana e finiamo a letto insieme.»
«Nei tuoi sogni.»
Un po' anche nei miei.
Scuote il capo e, finalmente, abbandona quella stanza, chiudendosi di fretta la porta dietro di sé. Ha il cuore che gli batte troppo forte, le gambe che gli formicolano; se Chicca sapesse di quella faccenda, lo prenderebbe in giro all'infinito.
Se lo scoprisse sua madre, probabilmente lo ucciderebbe.
Ma questa è tutta un'altra storia.
***
[Note autore:
Eccoci!
Grazie per aver letto fino a qui. Spero la storia vi stia piacendo.
Allora...
Quanto ci impiegherà Manuel a cedere? Si accettano scommesse.
Alla prossima.
Un bacio.
Lilith.]
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