5 - TOM
Il primo e l'ultimo giorno di riprese sono sempre i più emozionanti.
Sono l'inizio e la fine di un percorso che dura settimane, a volte persino mesi, ma che in realtà non inizia e non finisce propriamente sul set. Prima di iniziare a girare ci sono moltissimi passi fondamentali da compiere e quando si lascia il set a fine riprese non si è neanche lontanamente vicini dall'avere il film pronto per essere mostrato nelle sale.
Io ho sempre amato questi momenti, perché tutti all'interno del set sono a conoscenza di quanto siano unici. Trovare il proprio camerino, conoscere i membri della crew che incontrerai tutti i giorni, entrare per la prima volta sul set e vedere le scenografie... andrei avanti all'infinito a parlare a vanvera di quanto ami fare quello che faccio.
Ovviamente, fare tesoro di un giorno speciale come questo diventa impossibile quando si ha una collega come Sophie Steward.
Come ogni celebrità che si rispetti, anche io ho i miei riti; uno di questi, forse il più sacro, è il mio caffè mattutino. C'è una sola caffetteria a Los Angeles che fa il caffè come piace a me: intenso, ma non troppo amaro da bere senza zucchero o latte.
Fa impazzire me e... Sophie Steward, a quanto pare. La individuo subito, non appena metto piede nel locale. Lo spazio è piccolo e accogliente: il bancone in legno si trova di fronte alla porta d'ingresso e i pochi, piccoli tavolini sono sparsi in tutta la sala. Per fortuna ha la testa sepolta nel computer e non mi vede entrare, così me la prendo con calma e ordino il mio caffè prima di approcciarla.
"Allora avevo ragione a pensare che sei ossessionata da me" mi siedo nel posto di fronte al suo.
"Buongiorno anche a te, Hill." Risponde senza alzare gli occhi dallo schermo. "Perché ti sei seduto qui? Non vedi che sto lavorando?"
"Volevo solo fare conversazione prima delle riprese – alzo le mani in segno di resa – ma se sei così occupata allora me ne vado."
"No. Resta." Le parole escono forzate, come se solo pronunciarle le sia costato un occhio della testa. Chiude il computer e io sorrido nel notare il suo accento marcato.
"Sai, non avevo mai notato il tuo accento prima di oggi." Sorseggio il mio caffè.
"Che ne sai tu del vero accento inglese?"
"I britannici si riconoscono a vicenda..."
"Non sapevo fossi britannico" commenta.
"So nascondere bene l'accento." Lei si limita a dare una scrollata di spalle e torna a digitare tasti sul computer.
"Senti, Steward. – dopo qualche minuto mi sento costretto a interrompere il silenzio – non capisco perché abbia dovuto mentire, ieri. Non mentire, perdonami, non capisco perché mi abbia nascosto la verità. È stato conveniente per te, certo, ma avresti anche potuto evitare. Non sono uno a cui piace il conflitto, ma a partire da oggi dovremmo vederci ogni giorno e avrei preferito non partire con il piede sbagliato."
"Hill, ma che cazzo stai dicendo?" Mi ferma Sophie. La guardo e in quel momento mi rendo conto che non ha la più pallida idea di cosa stia parlando.
Roteo gli occhi, poi torno a guardarla. "Potevi dirmelo che hai il ragazzo. Anzi, sarebbe stato opportuno saperlo, dato che ti ho portato a cena e riaccompagnata a casa all'una di notte. Non è stato molto carino trovarlo fuori dalla tua porta a incenerirmi con lo sguardo."
"Oddio... Hill." Si mette una mano davanti alla bocca per nascondere la sua... risata?
"Cosa? Siete in una relazione aperta? Appoggiate la poligamia? Ti prego, Steward, dammi una spiegazione decente!" Mentre io sono sempre più infastidito, lei non riesce a smettere di ridere.
"Okay– okay." Finalmente si decide a darsi una calmata, prendendo un sorso del suo cappuccino. "Il ragazzo fuori dalla porta che ti stava incenerendo con lo sguardo si chiama Fred ed è il mio iperprotettivo fratello maggiore. Va bene, non è rosso come me, ma ci assomigliamo abbastanza, no?"
"Non ho parole... non ho parole!" Esclamo. Sono diventato geloso di suo fratello? Sono diventato geloso di qualcuno per Sophie Steward?
Giusto quando credevo di aver sistemato le cose tra noi, noto che il suo sorriso è scomparso subito. "Già che sei qui, vuoi andare al set insieme?" Propone, anche se controvoglia, mentre sta mettendo via le sue cose. Incredibile come non ci sia una volta oggi in cui non si sforzi di fare la carina.
"Ma che problema hai con me?"
"Non sei tu, io... – sospira, già in piedi per andarsene – non la voglio fare questa cosa, okay? Mi hanno costretto dicendomi che senza di me non sarebbe partito il film e mi hanno rifilato mille cazzate su quanto il mio ruolo sia troppo importante per essere lasciato nelle mani sbagliate. Ma la verità rimane una sola: non voglio metterci piede, in quel set!" Si mette la testa tra le mani e si risiede lentamente.
Non avevo mai visto una persona reagire così dopo aver ottenuto un ruolo da protagonista in un film che sarà sicuramente il più discusso dell'anno. L'altra sera mi sono messo a spulciare qualche notizia su Sophie, o a dire il vero su Autumn Archer, e sono incappato in frasi che non mi sarei mai aspettato di trovare.
Più riviste hanno tessuto le sue lodi in un milione di modi possibili, sottolineando la sua capacità di distinguersi dalla massa di autrici di romanzi rosa che stanno riempiendo le librerie. A Uno Scatto Da Te è stato il suo debutto, ma in tre anni di carriera ha già pubblicato otto libri, tutti diventati bestseller nel giro di pochi giorni, se non di poche ore, come la sua ultima uscita Fidanzato di Emergenza.
La conosco da quasi due settimane e ancora non mi capacito di come una persona che sta avendo così tanto successo riesca ad essere così spaventata persino della sua stessa ombra. Sophie sembra una ragazza a posto la maggior parte del tempo, ma la sua paura per i giudizi degli altri la blocca dal fare molte cose.
Come reagire da persona normale alle belle notizie, giusto per fare un esempio.
"Mi dispiace, okay, ma ci sono cose peggiori che ti possono capitare nella vita. Tipo–"
Lei mi blocca subito. "Ho capito. Ci vediamo sul set, Hill." Si alza ed esce di fretta dalla caffetteria.
Quando arrivo sul set, mezz'ora dopo la scenata di Sophie, ormai l'atmosfera per me è completamente rovinata. Non vedo l'ora che sia finita, continuo a pensare mentre con passi pesanti mi dirigo verso il mio camerino. Ci metto un po' a trovarlo, ma dopo una bella camminata tra il labirinto di van finalmente arrivo: Thomas Hilt/Aidan Matthews recita la scritta sulla porta d'ingresso.
Cazzo, neanche il mio nome potevano scrivere giusto?
Entro e fingo il sorriso migliore che posso mentre mi presento ai membri della crew. Quanto manca alla fine di questo film di merda?
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