4 - SOPHIE
Sono quasi le sette di venerdì sera quando mi arriva una mail inaspettata sul cellulare.
Sei libera per cena stasera?
T.H.
Chi ha dato a Hill la mia mail personale?
Dipende, dove mi porti?
S.S.
Ci mette una decina di minuti per rispondere.
Vediamoci davanti alla Starlight Publishing alle otto. Vedrai ;)
T.H.
Thomas Hill sta flirtando con me per messaggio? No, e un approccio sfacciato nel suo stile non farebbe che aumentare il disprezzo che provo per lui. La curiosità prende il sopravvento dei miei pensieri e mi costringe ad accettare l'invito.
Va bene, ma mettiamo una cosa in chiaro: questo non è un appuntamento.
S.S.
Dato che non sarà un appuntamento, ma solo un... non lo so nemmeno io cosa sarà, opto per un maglione a collo alto nero e dei jeans a sigaretta. Non ho nemmeno la più pallida idea di dove mi porterà, quindi non posso nemmeno immaginare se sarò vestita in modo adatto oppure no. Potrebbe sventolarmi in faccia i suoi soldi e portarmi in un ristorante costoso, oppure mostrare le sue doti culinarie cucinando a casa.
"Fred, sto uscendo!" Urlo per poi ricordarmi che non è ancora tornato a casa. Se ne renderà conto da solo, che non ci sono.
Quando arrivo davanti alla Starlight Publishing, in elegante ritardo, Tom e una limousine mi stanno già aspettando.
"Signorina Steward, finalmente ti sei presentata."
"Non credevo fossi così impaziente, Hill. E poi, sono in ritardo di soli dieci minuti" ribatto, indicando con un dito il polso nel punto in cui di solito metto l'orologio, che mi accorgo solo ora di aver dimenticato. Tiro un sospiro di sollievo nel vedere che anche lui si è vestito in modo piuttosto casual, con una felpa e dei jeans. Niente ristoranti eleganti, o almeno si spera!
Mi apre la portiera dell'auto e apre bocca per tutto il viaggio. Dopo un quarto d'ora di silenzio mi decido a chiedere. "Ora puoi dirmi dove stiamo andando?"
"Fast food, poi ti porto in un posto speciale." Mi limito ad annuire e aspettare.
Prendiamo gli hamburger e poi Tom mette dei fogli per coprire i vetri, in modo che non capisca dove ci stiamo dirigendo. Passa una buona mezz'ora prima che l'auto si fermi definitivamente e, come era successo poco prima, nessuno proferisce parola. Mangiamo in silenzio gli hamburger, canticchiando sottovoce la musica proveniente dalla radio.
"Bene, siamo arrivati" mi comunica Hill.
Apro la portiera e scendo dalla limousine: non mi ci vuole molto per rendermi conto di dove ci troviamo.
"La scritta di Hollywood? Seriamente?" Lo guardo, senza parole. "Non potevi essere più cliché di così."
"Sarà anche un cliché, ma mi piace da impazzire" risponde mentre si allontana. Dopo un paio di metri si gira, poiché si è accorto che non gli sto dando corda, e mi fa segno di seguirlo. Inizio a camminare anche se controvoglia, ma per fortuna la scampagnata non dura molto: dopo cinque minuti arriviamo finalmente alla celebre scritta di 'HOLLYWOOD'.
"Nei miei primi tempi in teatro venivo sempre qui, la sera prima di un'audizione importante – inizia a raccontare, senza bisogno che gli dia una spinta – mi sedevo qui, sotto la 'H' di Hill, e sognavo un mondo in cui tutti conoscevano il mio nome. Ogni volta sembrava quella buona, come potrai immaginare. Rimanevo qui per ore, incurante del caldo o del freddo. Fantasticavo su quanto le ragazzine avrebbero urlato il mio nome, o mi avrebbero inseguito in giro ovunque sarei andato. Mi sembrava meraviglioso, ma appena la fama è arrivata mi sono reso conto di quanto fossi ingenuo."
"Ti capisco" ammetto con un sospiro. Mi siedo al suo fianco e stendo le gambe.
"Dai, raccontami – mi sprona – io ti ho detto qualcosa di me, ora è il tuo turno. Raccontami la tua storia."
Scuoto la testa. "Io non ho una storia."
Ridacchia. "Sei un'autrice, dovresti essere la prima a saperlo. Tutti hanno una storia."
Sospiro. "Non lo so... forse è per questo che tengo la mia identità segreta. Ho sempre sperato in un giorno in cui le persone potessero leggere le storie che scrivo, ed è arrivato, ma c'è qualcosa riguardo alla fama che mi spaventa. Ovviamente quando Marcus mi ha dato una scelta ho optato per la strada più semplice: mi sono nascosta dietro uno pseudonimo e ho visto il mondo iniziare ad amarmi per quello che sono, per ciò che comunico.
"Ho passato anni a rimandare il momento di uscire allo scoperto e ho finito per convincere me stessa che quel momento non arriverà mai, ma non è ciò che voglio. Voglio che la gente sappia quanto valgo quando mi vede passare per strada, o quando legge il mio nome da qualche parte. Perché la mia famiglia mi prende come una fallita! Non gli ho mai detto che sono riuscita a trovare un agente e una casa editrice perché non sono mai stati d'accordo con la mia scelta di carriera in partenza... ora credono che stia qui, a girarmi i pollici e andare a un colloquio di lavoro dopo l'altro senza mai trovare un'occupazione."
"Non sarebbe meglio fargli sapere che sei un'autrice pubblicata? Sbattergli in faccia il tuo successo?"
"Non lo so. Credo sia un'altra delle mille cose che sto continuando a rimandare. Non rivelare alla mia famiglia di Autumn, semplicemente... chiamarli. Parlarci."
"Ne so qualcosa, sullo scappare – ride – ma questa è una storia per un'altra volta." Detto questo si alza e mi offre una mano per aiutarmi a rimettermi in piedi. Io lo seguo, anche se non riesco a nascondere la mia disapprovazione.
In effetti ha ragione, si è fatto piuttosto tardi. Senza neanche accorgercene, siamo rimasti fino a mezzanotte passata. Raggiungiamo di nuovo la limousine e do il mio indirizzo di casa all'autista, senza pensare al fatto che anche Tom è in ascolto.
"In caso ti fosse venuto un dubbio, questa serata non significa che non continui a detestarti" gli comunico secca, guardando dritta davanti a me.
"Tranquilla, il sentimento è reciproco" risponde con un ghigno. Non mi crede?
Quando scendo dalla macchina trovo, sul ciglio della porta, mio fratello Fred che mi osserva, visibilmente incazzato. Oh, merda, mi sono completamente dimenticata di fargli sapere che ero fuori con Tom!
Ma dove l'hai messa la testa?
"Buonanotte, Hill" lo saluto prima di chiudere la portiera. Lui ci mette un paio di secondi per rendersi conto che stavo parlando: anche lui ha lo sguardo fisso su Fred, dall'altra parte della strada.
Quando si gira verso di me, sembra quasi... deluso? "A domani, Steward."
Rientro in casa e mi subisco una dovuta lavata di capo da mio fratello. Anche se certe volte mi tratta ancora come una bambina, capisco benissimo perché questi sono i suoi istinti e lo lascio fare senza dire una parola. Salgo le scale e vado a dormire più confusa che mai.
Ho appena rivelato a Thomas Hill i miei più oscuri segreti?
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