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travestimento da pecora

Per qualche motivo scoprirlo non la sorprese affatto.

Quando quella mattina Awai andò in classe e si sedette al proprio posto, giusto pochi istanti prima che entrasse l'insegnante, nel vedere che quest'ultimo era seguito dalla loro nuova compagna di classe, e nel rendersi conto che lei fosse proprio la ragazza che aveva incontrato la sera prima davanti ai leoni, non battè ciglio.

- Buongiorno. - Salutò lei, in piedi di fronte alla lavagna con la cartella stretta tra le mani. I lunghi capelli biondo cenere lasciati sciolti, che le ricadevano sulle spalle arrivandole fino alla vita. - Io sono Laila Manami Hitsuji e da oggi sarò una vostra compagna di classe. - Si presentò, chinando lievemente il capo nell'accenno di un inchino.

All'udire quel nome straniero dai banchi si levò un leggero brusio, così la ragazza risollevò il capo e si voltò per scrivere il proprio nome sulla lavagna, quindi spiegò:

- Mia madre è tedesca, è per questo motivo che ho sia un nome straniero che uno giapponese. Voi potete chiamarmi Manami. -

Quindi chinò nuovamente il capo e sorrise, facendo partire un leggero applauso.

- Sorriso da iena... -

Borbottò Awai tra sè e sè, osservando la ragazza con gli occhi assottigliati.

Guardandosi intorno poteva vedere chiaramente gli sguardi meravigliati con i quali i suoi compagni di classe la stavano osservando e all'improvviso si chiese perchè mai il giorno prima non avesse accettato quando Eiji le aveva proposto di fare a cambio di classe.
Certo, non che una cosa del genere fosse davvero possibile, o almeno non così, da un giorno all'altro, però trovava comunque piacevole pensare che volendo avrebbero potuto farlo sul serio.

- Puoi sederti lì, al secondo banco. -

Disse l'insegnante, indicando alla ragazza il proprio posto.

A quel punto la bionda si ridestò di colpo dai propri pensieri e subito si guardò intorno, cercando di capire dove si sarebbe seduta l'altra.
Quindi individuò il banco in questione e tirò un sospiro di sollievo: non era vicino al suo.

- Mi scusi... - Ribattè però Manami, il tono di voce docile, eppure fermo e deciso al tempo stesso. - Non potrei avere uno dei banchi vicini alla finestra? -

- Come mai questa richiesta? -

Chiese l'insegnante aggrottando la fronte.

- Vede, il fatto è che lì fuori è parcheggiata un'auto sulla quale si trovano due delle mie guardie del corpo. Dato che non è stato dato loro il permesso di seguirmi all'interno dell'edificio scolastico, mio padre ha deciso che mi sarei dovuta sedere accanto alla finestra, così che non mi perdano mai d'occhio. -

All'udire quelle parole l'insegnante ebbe un lieve sussulto, quindi con fare esitante rivolse lo sguardo verso la finestra.
Effettivamente lì fuori, parcheggiata accanto al marciapiede proprio davanti alle finestre della loro classe, c'era una grande auto bianca dai finestrini oscurati.

- Se le cose stanno così, allora troveremo subito una soluzione... - Mormorò l'uomo, facendo scorrere lo sguardo sulla fila di banchi che si affacciavano sulle finestre. - Allora... C'è qualcuno disposto a cederle il proprio posto? -

- Lo faccio io. -

Rispose all'istante un'alta ragazza dai capelli corti e ricci e gli occhi castani, afferrando la propria cartella e alzandosi in piedi.

Gli occhi di Manami si sgranarono per un istante nel riconoscerla, ma non disse nulla.

Quindi Awai si spostò, andandosi a sedere al posto inizialmente destinato all'altra.

- Grazie mille, signorina Shishi. -

Disse l'insegnante, per poi tornare alla cattedra e dare inizio alla lezione.

Quando Manami si sedette al proprio banco, in un primo momento continuò ad osservare perplessa Awai, chiedendosi perchè proprio lei si fosse subito offerta per cederle il proprio banco. Quindi notò con stupore il lieve sorriso divertito che la bionda aveva sulle labbra mentre continuava ad osservare la lavagna.
Era alquanto difficile che fosse la lezione di storia a divertirla tanto.

A quel punto Manami chinò lo sguardo sul banco e sgranò gli occhi dalla sorpresa.

Nell'angolo in basso a sinistra della superficie lignea, stava scritto in matita: "devi aggiungere più lana se vuoi che il tuo travestimento funzioni".

~

- Sapete... Io non sono uno a cui piace dire "ve l'avevo detto", però... Ve l'avevo detto! -

Esclamò Eiji, scoppiando a ridere nel vedere l'espressione sbigottita dipinta sul volto del fidanzato.

- Non ci credo... -

Stava mormorando quest'ultimo, mentre la ragazza sospirava sconfortata.

- E invece è così. Ha sia la "macchinona da ricconi" che i "gorilla"... Addirittura ha chiesto di poter avere un banco accanto alla finestra per non farsi mai perdere d'occhio dalle sue guardie del corpo. Ci mancano solo katana e pistole nello zaino e stiamo a posto. -

- Ma è troppo fico! -

Non riuscì a trattenersi dal dire il moro, osservando la ragazza con gli occhi sgranati dalla meraviglia.

- Non direi. - Replicò il rosso, storcendo leggermente il naso. - Sai che fastidio dev'essere per lei? Secondo te le sarà permesso almeno andare in bagno e farsi un giro durante la pausa pranzo o dovrà rimanere accanto a quella finestra per tutto il tempo? -

- In effetti mi sembra che non sia uscita quando la campanella è suonata. - Notò Awai. - Probabilmente è ancora lì. -

- Andiamo a vedere! -

Esclamò subito Eiji, agguantando per il polso sia il fidanzato che l'amica e trascinandoli verso la classe di quest'ultima.

- Ma cos'è tutto questo entusiasmo? -

Chiese la bionda, arrancando dietro il ragazzo.

Era alquanto insolito che proprio Eiji, solitamente così pigro da fare invidia a un bradipo, si emozionasse tanto per una cosa del genere.
E ancora più strano era quanto stesse correndo veloce. A quanto ne sapeva la ragazza, erano solo due i casi in cui quel ragazzo era disposto a correre: quando c'era l'ora di educazione fisica (ma neanche tutte le volte, dato che spesso si dava per malato e la passava in infermeria) e quando suonava l'ultima campanella scolastica, quella che annunciava la fine delle lezioni.

- Ultimamente si è visto troppi anime incentrati sulla Yakuza. - Le spiegò Yunosuke, alzando brevemente lo sguardo al cielo. - E sì, la colpa è anche mia che glieli ho fatti conoscere, ma che ne potevo sapere che sarebbe finita così? -

- Silenzio! -

Sibilò il moro, facendo cenno ai due di tacere e affacciandosi poi per osservare all'interno dell'aula della ragazza.

Effettivamente Manami era lì, seduta al suo posto con un enorme bentō davanti, ma non era sola: il suo banco era attorniato da una piccola folla di ragazzi, poco meno di metà classe, le cui voci si sovrapponevano confusamente l'una all'altra, al punto che la ragazza pareva non avere la più pallida idea di chi dover ascoltare.
Ma per quanto il suo disagio fosse evidente, ancora non abbandonava quel sorriso di circostanza, quasi fosse la sua ultima ancora di salvezza, l'unica cosa che la trattenesse dal dare di matto e intimare a tutti i presenti di lasciarla in pace.

- Poveraccia... -

Commentò Yunosuke, osservando la ragazza con sincera compassione.

Dal canto suo, Awai invece non potè che sorridere divertita nel vedere quella scena. Certo, forse era un po' ingiusto che la detestasse tanto, considerando che si erano parlate solo una volta e per pochi minuti, ma d'altronde non poteva farci niente se le stava così antipatica.

Eiji invece sorprendentemente non disse nulla, continuando ad osservare la ragazza in silenzio con le sopracciglia aggrottate e lo sguardo accigliato, come se ci fosse qualcosa che non gli quadrasse.

- Ma... - Iniziò pochi istanti dopo, in tono quasi deluso. - È una ragazza normale. -

- Certo, che ti aspettavi? - Ribattè Awai, osservandolo perplessa. - Magari che se ne andasse in giro con addosso un kimono, i capelli tutti agghindati, il volto truccato di bianco e un paio di pugnali nascosti nell'obi (cintura del kimono)? -

Il ragazzo esitò per un istante, riflettendo attentamente su ciascuno degli elementi appena elencati dall'amica, quindi rivolse un ultimo sguardo alla ragazza in questione e...

- Sì. -

Rispose con un'alzata di spalle, come se fosse una cosa assolutamente normale che una ragazza potesse girare per la scuola conciata in quel modo.

- Ma che roba gli hai fatto guardare? -

Sospirò allora lei voltandosi verso il rosso, il quale le rispose alzando le spalle e scuotendo il capo, come se ormai se lo stesse chiedendo anche lui.

- Comunque, ora che l'avete vista possiamo tornare in cortile? -

Chiese Awai, dando un rapido sguardo al proprio orologio da polso per vedere quanto tempo mancasse alla fine della pausa pranzo: avevano ancora venti minuti.

- Non facciamo niente per lei? -

Replicò Yunosuke, osservando preoccupato Manami.
Benchè la ragazza avesse un'atteggiamento calmo e controllato e stesse rispondendo educatamente ad ognuna delle domande che le stavano venendo poste, a lui dava tanto l'impressione di essere ormai prossima a un'esaurimento nervoso.

- A me sembra che se la stia passando bene. -

Ribattè lei scrollando le spalle, rivolgendo alla ragazza in questione solo un'occhiata di sfuggita.

- Se volete posso fare da diversivo. - Si intromise Eiji. - Datemi solo il tempo di andare a recuperare il mio costume da mascotte unicorno e... -

- No! -

Lo interrupero però Awai e Yunosuke in coro, voltandosi verso di lui di scatto e facendolo sussultare.

- E allora cosa proponete? -

Replicò il moro pochi istanti dopo, quando si fu ripreso dalla sorpresa.

- Ci penso io... - Sospirò Awai, alzando sconsolata lo sguardo al cielo. - Proverò ad avvicinarmi e vedere che posso fare. Ma se mi fa arrabbiare la abbandono al suo destino senza pensarci due volte, sia chiaro. -

Quindi entrò in classe, lasciando i due in corridoio ad osservare la scena.

- Come abbiamo fatto a convincerla ad aiutarla se solo fino a poco fa stava ridendo delle sue sofferenze? -

Chiese Yunosuke strabuzzando gli occhi.

- Potere himedanshi, Yu. - Rispose Eiji posandogli gravemente una mano sulla spalla, lo sguardo rivolto verso l'interno della classe. - Credo che il nostro potere himedanshi si sia appena risvegliato. -


Piccola nota:
Himedanshi = ragazzo a cui piacciono gli yuri.
(il femminile è "himejoshi")

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