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denti di leone

- Ma che le è successo? -

- Non ne ho idea. -

- Beh, qualcosa deve essere successo per forza. È così... Ecco, così... Così, insomma. -

- Innaturale, intendi? -

- Sì, esatto. Non mi veniva la parola. -

La protagonista della conversazione dei due ragazzi sedeva proprio di fronte a loro, su uno dei sedili che stavano dal lato opposto del vagone.
Aveva la cartella sulle gambe e un libro scolastico aperto al di sopra di questa per ripassare durante il tragitto.
Ciò che era davvero strano però, perfino più del fatto che per una buona volta non avesse fatto così tardi da dover fare colazione durante il viaggio in treno, era l'aria tranquilla e rilassata che emanava.
Tutto di lei diceva "pace", dal lieve sorriso rilassato che aveva sulle labbra al suo sguardo pacato e concentrato sulla lettura, al modo in cui lasciava ondeggiare lievemente le gambe da destra a sinistra, come per seguire il movimento del vagone.

Innaturale.

Quella sì che era l'espressione più appropriata.

Perchè che Awai fosse allegra, triste, arrabbiata o in qualsiasi altro stato d'animo, qualunque cosa poteva fare meno che starsene ferma, tranquilla e rilassata.
Semplicemente non era da lei.

- Secondo me l'hanno drogata. - Commentò Eiji, per poi sporgersi leggermente in avanti e rivolgersi direttamente a lei. - Ehi! Tutto bene? -

Chiese, parlando ad alta voce per catturare la sua attenzione e attirando così su di sè anche gli sguardi infastiditi di alcuni passeggeri.

La ragazza ebbe un lieve sussulto nel venire distolta a quel modo dalla lettura e lentamente sollevò lo sguardo, per incrociare gli occhi dell'amico.
Quindi annuì e sorrise lievemente, per poi chinare nuovamente lo sguardo sul libro.

- Che strano... - Mormorò Yunosuke. - In effetti non è da lei comportarsi così. Secondo te che le è successo? -

Non ricevendo risposta, il rosso si voltò in direzione del fidanzato.
Quasi si prese un colpo nel vedere l'espressione dipinta sul volto di quest'ultimo e quanto si fosse improvvisamente fatto pallido. Neanche se avesse visto un fantasma sarebbe potuto rimanerne così sconvolto.

- Mi sono venuti i brividi... -

Mormorò il moro pochi istanti dopo con un filo di voce, voltandosi lentamente verso l'altro.

- Ora non esagerare. - Ribattè Yunosuke alzando lo sguardo al cielo. - Magari invece sta bene. Cioè, davvero bene. Voglio dire, stavo pensando che magari quello che noi ci eravamo abituati a considerare come il suo "comportamento felice" in realtà era più un "comportamento standard" ed è questo che vediamo adesso il vero atteggiamento che ha quando è felice. -

Ma Eiji pareva non averlo neanche ascoltato, impegnato com'era a ripensare a quanto accadutogli solo pochi istanti prima e rabbrividire di conseguenza.

- La preferivo quando mi faceva la schiacciata. -

Mormorò allora il ragazzo annuendo leggermente tra sè e sè, e per il fidanzato questo fu tutto dire.
La "schiacciata", come la chiamava Eiji, non era altro che il modo con il quale aveva iniziato a chiamare l'abitudine che aveva Awai di arrivare di soppiatto alle spalle della gente e gridar loro a gran voce "buongiorno", "ehi", "salve" e via dicendo. Ovviamente a questo punto la persona di turno sussultava dalla sorpresa ed era allora che la ragazza faceva la sua "schiacciata", dando il colpo di grazia con una potente pacca sulla spalla, che inevitabilmente mandava a terra la povera vittima di turno.

- Ora vado a chiederle cos'ha. -

Decise il rosso alzandosi.

- Non farlo! - Esclamò però Eiji, afferrandogli subito il polso per bloccarlo e osservandolo con uno sguardo di puro panico. - E se è contagiosa? -

- Non essere ridicolo, non è mica malata. -

Sbuffò Yunosuke mentre provava a divincolarsi dalla stretta dell'altro, riuscendoci però solo quando fu Eiji stesso a lasciarlo andare.

- Senti... - Iniziò il moro, volgendo alternativamente lo sguardo dall'uno all'altra. - Sarei un pessimo fidanzato se ti lasciassi andare lì da solo a rischiare la vita mentre io rimango qui al sicuro? -

- No, saresti solo un idiota. -

- Oh, allora va bene. Buona fortuna. -

Il rosso rimase interdetto per alcuni istanti, poi però scosse leggermente il capo, come se si stesse dicendo che era meglio lasciar stare, e finalmente si avvicinò ad Awai.

- Che succede? -

Chiese lei quando si accorse di avere l'amico davanti.

- Questo semmai dovrei chiedertelo io. - Replicò lui, sedendosi accanto a lei. - Che hai? -

- Niente. - Replicò la bionda aggrottando la fronte perplessa, per poi voltarsi con aria sognante verso uno dei finestrini. - Oggi non è proprio una splendida giornata? -

Fuori stava diluviando.

- Inizio a temere che Eiji avesse ragione riguardo la droga... - Mormorò il ragazzo osservando l'altra a dir poco incredulo. - Awai, a meno che questo non sia uno scherzo, è evidente che c'è qualcosa che non va. -

- Ma che dici? Invece è tutto il contrario. - Replicò lei con un leggero sospiro. - Vedi, ieri sera ho scoperto che il padre di Manami ha acquistato metà delle quote dello zoo e che è per questo motivo che si sono trasferiti qui a Nagoya... - A quel punto lui fece per intromettersi, ma lei non glielo permise e riprese all'istante. - E prima che tu dica "e che problema c'è?" lasciami finire. Vedi, il punto è che per quanto a te e a mio padre possa sembrare che questa cosa non abbia importanza, per me invece ce l'ha. E anche molta. Solo che ieri sono rimasta talmente tanto tempo a pensarci che questa mattina mi sono svegliata con un terribile mal di testa e non ti dico quanta nausea, così ho realizzato che non ha senso continuare ad arrabbiarmi e stare male per questa faccenda.
E così ho semplicemente deciso che da adesso in poi me ne sarei fregata.
Ho pensato: ok, Manami mi sta sulle ovaie e il sentimento è reciproco, ora è una mia compagna di classe e inoltre è la figlia del membro della Yakuza che ora ora possiede metà delle quote dello zoo... E allora?
Non sono riuscita a rispondere a questa domanda, Yu, capisci?
Mi sono chiesta "e allora?" e non ho saputo come rispondere. A quel punto è stato come se mi si fosse tolto un peso dal petto, non mi sentivo così bene da un sacco di tempo, te lo giuro. -

- E quindi ora cosa farai con Manami? -

- Niente. - Rispose semplicemente Awai. - La ignorerò e basta. Sicuramente lei sarà felice di fare altrettanto. -

E per quanto il ragazzo avesse ancora qualcosa da obbiettare, come il fatto che uno non potesse semplicemente dirsi: "da ora in poi non mi importa più" e riuscirci sul serio, o almeno non da un giorno all'altro, nel vedere quanto l'amica fosse serena non se la sentì di ribattere e così semplicemente la salutò e tornò a sedersi accanto ad Eiji.

- È unicornina, vero? -

Chiese il moro non appena l'altro gli si sedette accanto.

- Eiji, ne abbiamo già parlato... - Sospirò il rosso alzando lo sguardo al cielo. - L'unicornina è solo zucchero colorato, non è una vera droga. -

- Ma no, che stai dicen... - A quel punto però il ragazzo sgranò gli occhi ed ebbe un sussulto, come se avesse finalmente realizzato che l'altro avesse ragione. - Aspetta, ma quindi mi stai dicendo che... Che quelle due in pratica mi hanno fatto sborsare cinquemila yen (circa quaranta euro) solo per avere cento grammi di zucchero colorato? -

- Esattamente. -

- Però a me sembrava davvero di essere sotto l'effetto di droghe! -

- Tu hai sempre l'aria di uno che è sotto l'effetto di droghe. -

- Ah, già... -

- Sai, alla fine tu e Awai siete più simili di quanto credessi. - Si ritrovò a constatare Yunosuke. - Mi chiedo come facciate a manipolare così bene la vostra stessa mente. -

- Che intendi? -

- Beh, allo stesso modo in cui a te è bastato credere che quella fosse vera droga per sentirti come se fossi stato drogato, Awai mi ha detto che questa mattina si è svegliata e ha deciso che non le importa più nulla di tutta questa faccenda di Manami.  Semplicemente si è detta "non mi importa più" e ora crede che sia davvero così. -

- Perchè "crede"? - Replicò il moro. - Secondo me è davvero così. -

- Ma no, non può essere. Uno non può cambiare idea da un giorno all'altro così radicalmente. -

- E invece secondo me si può eccome. - Replicò Eiji, per poi accennare con il capo in direzione di qualcosa, o meglio, qualcuno. - Guarda lì. Se davvero le fregasse ancora qualcosa di questa faccenda, ora non potrebbe mai essere così tranquilla. -

Yunosuke quasi non credette ai propri occhi quando si voltò e la vide.
Era stato così concentrato sullo strano comportamento di Awai, che non aveva fatto minimamente caso al fatto che proprio lì, seduta a solo due posti di distanza dalla ragazza, ci fosse Manami!
Ed era impossibile che la bionda non se ne fosse resa conto, perchè in quel momento stava seduta spalla a spalla proprio con una delle sue due guardie del corpo.
Ma per quanto solo fino al giorno prima una cosa del genere l'avrebbe fatta andare fuori di testa, in quel momento sembrava quasi non farci caso.

Ciò che i due non sapevano, però, era che in realtà c'era un motivo se proprio quel giorno Awai aveva deciso di cambiare completamente atteggiamento nei confronti di quella faccenda.
Quella mattina non si era semplicemente svegliata e aveva avuto un'illuminazione.
Tra la prima e la seconda azione ve n'era stata un'altra: guardare che giorno fosse.

Perchè nel momento in cui lo sguardo le era caduto su quel "3 Maggio" all'improvviso tutto quel rancore e quella rabbia immotivata che provava nei confronti di Manami e della Yakuza in generale, aveva smesso di avere alcun senso.

Il tre maggio era il giorno in cui, dodici anni prima, sua madre era morta.

~

Ci sono momenti in cui il silenzio non è semplicemente piacevole, ma necessario.

Senza dire una parola l'uomo si accovacciò a terra, per poi tirare fuori dalla tasca l'accendino e accendere l'incenso; al suo fianco la ragazza si inginocchiò e lasciò il piccolo mazzo di fiori sulla superficie di pietra.

Un mazzo di fiori gialli e bianchi.
Quelli gialli parevano quasi margherite, mentre quelli bianchi a malapena sembravano dei fiori, eppure condividevano entrambi lo stesso nome.
Denti di leone.

Il padre le aveva raccontato che quando era giovane, nei primi tempi in cui usciva con sua madre, erano soliti scambiarsi quei fiori ogni volta che ne avevano l'occasione.
Era iniziato tutto come uno scherzo: dato che già allora lui nutriva una grande passione per i leoni e non perdeva occasione per parlargliene, il giorno in cui lei aveva pensato di regalargli dei fiori, in un primo momento non aveva avuto idea di quale potesse essere il più adatto, ma poi lo sguardo le era caduto quasi per caso su dei denti di leone e aveva subito pensato che fossero senza ombra di dubbio la scelta migliore.
Da quel momento in poi era diventata una vera e propria tradizione per loro scambiarseli ad ogni compleanno o anniversario, benché in realtà nessuno dei due amasse particolarmente i fiori in generale.

Quando era piccola suo padre era solito dirle, mentre posava il mazzo di fiori sulla tomba, che c'era bisogno di portare sempre sia dei denti di leone "normali", sia i cosiddetti "soffioni". Così i primi sarebbero rimasti lì con loro, mentre gli altri, trasportati dal vento, sarebbero riusciti a raggiungere sua madre.
E anche se ormai sapeva bene che una cosa del genere non fosse possibile, in realtà un po' ancora ci sperava.

Il sole era ormai prossimo al tramonto quando l'uomo si rialzò in piedi, ma la ragazza non fece lo stesso. Così lui semplicemente rivolse un ultimo sguardo alla tomba e poi si voltò, diretto verso casa.
Anche questa era una sorta di "tradizione", ovvero il fatto che lui tornasse a casa per primo, lasciando la figlia lì da sola per un po'.

Solo nel momento in cui Awai fosse tornata a casa, nell'istante stesso in cui avesse varcato la soglia, il loro momento di lutto sarebbe ufficialmente finito.

Circa venti minuti dopo che il padre era andato via, anche la figlia stava per fare lo stesso, quando sentì una voce alle proprie spalle.

- Che strano... -

Awai sussultò nel riconoscere quella voce e così subito si alzò in piedi e voltò.
Come pensava era Manami.
Era vestita interamente di nero, dalla testa ai piedi, eppure non aveva l'aria di qualcuno che stava in lutto.

- Cosa? - Chiese allora la bionda. - Cos'è strano? -

- Beh, innanzitutto il fatto che ad entrambe sia morto un familiare proprio in questa data. - Rispose l'altra, ma allora nel notare lo sguardo dispiaciuto dell'altra si affrettò ad aggiungere: - Risparmiami la tua compassione, ti prego. Si tratta solo di un cugino di mio padre, io neanche lo conoscevo. Sono solo venuta qui solo per accompagnarlo. -

Poi volse lo sguardo in direzione della tomba davanti alla quale stava Awai.
Nel leggere il nome e le due date incise sulla pietra aggrottò leggermente la fronte.

- Però... - Riprese, indicando il nome. - La cosa davvero strana è quella. -

A quel punto passo una forte folata di vento e Awai si affrettò ad abbassarsi per gettarsi sul mazzo di fiori, cercando di impedire che volasse tutto via. Fece in tempo, ma non riuscì comunque a salvare buona parte dei soffioni, i quali vennero trascinati via dal vento, disperdendosi rapidamente nell'aria.

Quando in futuro Awai avesse ripensato a quel momento, si sarebbe ritrovata spesso a chiedersi se non fosse stato solo un sogno.
Con il cielo infuocato dal crepuscolo, i denti di leone che volteggiavano nell'aria e i lunghi capelli biondo cenere di Manami che si sollevavano sospinti dal vento.

- Itsuko Watsugi... Io la conosco, non è morta. -

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