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come cane e gatto

- Ora che ci siamo seduti, volete spiegarci che diamine ci fate qui!? -

Chiese Awai, osservando incredula i due ragazzi che, giusto un minuto prima della partenza, erano entrati nel terzo vagone del treno delle 18.30 diretto a Sapporo e avevano preso posto con infinita nonchalance di fronte a lei e Manami.

- Andiamo a... Sapporo. -

Rispose Eiji dopo aver dato un rapido sguardo allo schermo che pendeva dal soffitto al centro del vagone, sul quale al momento era segnato l'orario di partenza, di arrivo e la destinazione finale.

- Ma perchè? -

Replicò la bionda, rivolgendosi questa volta a Yunosuke, sperando che lui potesse darle una risposta più esauriente.

Il rosso aveva però un'aria talmente stralunata in volto da sembrare, se possibile, ancora più disorientato di lei riguardo ciò che stava accadendo.
Se non fosse stata certa del fatto che Eiji non fosse uno psicopatico, Awai avrebbe quasi creduto che, dopo la sua chiamata, il moro avesse deciso di chiudere il fidanzato in un sacco e l'avesse portato lì di peso, senza dirgli niente.

- Beh, sei stata tu a chiamarmi e dirmi che stavi per andare a Sapporo. Quindi le alternative erano due: o farmi gli affari miei e dire a tuo padre che era tutto a posto e stavi da me in caso mi avesse chiamato o unirmi all'avventura. E io non me la faccio certo sfuggire un'occasione di saltare un giorno di scuola. -

Spiegò, annuendo con aria soddisfatta.

- Ma come si fa con mio padre? -

- Lui non ha il numero di casa mia o dei miei genitori, ma solo il mio. - Replicò il ragazzo con un'alzata di spalle. - Quindi posso ancora dirgli che è tutto a posto e che sei a casa mia. Anzi, così sarà ancora più facile coprirti visto che siamo davvero insieme. -

- E i vostri genitori? - Replicò la ragazza.  - A loro non avrete mica detto che sareste stati a casa mia, vero? Non ci vuole nulla a scoprire una bugia del genere. -

- Ma che bugia e bugia. - Sbuffò Eiji alzando gli occhi al cielo. - Ho detto la verità, ovvero che ce ne stavamo andando a Sapporo. -

- E loro non hanno provato a fermarvi? -

Replicò Awai, sempre più confusa.

- Ma che fermarci! - Scoppiò a ridere il moro. - Quando ho detto a mia madre che volevamo andare a Sapporo, quella nella sua testolina non tanto normale deve aver capito che avevamo intenzione di fare una specie di "fuga romantica" o qualcosa del genere, così ci ha comprato i biglietti di andata e ritorno per il treno, ha ordinato una stanza in un hotel a quattro stelle in centro e ci ha perfino preparato in fretta e furia due bentō per la cena. - Aggiunse, dando un colpetto allo zaino che aveva tra i piedi. - Oltre ovviamente a darci i soldi per i pasti di domani ed eventuali spese aggiuntive. -

Le due ragazze osservarono i due con tanto d'occhi.
Anche Manami, rimasta in silenzio fino a quel momento, non riuscì ad evitare di strabuzzare gli occhi dallo sbalordimento all'udire le parole del ragazzo.
Perfino Yunosuke osservò sorpreso il fidanzato. Come se, pur sapendo già tutte le cose che aveva appena detto, ancora non riuscisse a capacitarsene.

- Altro che "testolina non tanto normale", tua madre è pazza! - Sbottò Awai, per poi accorgersi di quanto appena detto: - Cioè, scusa... Non intendevo... -

- Tranquilla, ne sono perfettamente consapevole. - Ribattè Eiji continuando a ridere. - E anche mio padre non è stato da meno! Anche se su ordine di mamma, è stato lui a comprare i biglietti del treno e a prenotare la stanza d'albergo. -

- E i tuoi genitori? -

Replicò la ragazza voltandosi questa volta verso il rosso.

- Erano... Erano d'accordo... -

Mormorò il ragazzo, sconvolto almeno quanto lei.

- D'altronde Yu è il più bravo della classe, non ci metterà molto a recuperare un solo giorno di scuola perso. - Disse Eiji facendo passare un braccio intorno alle spalle del fidanzato, neanche fosse una madre che si stesse vantando del figlio. - Per quanto mi riguarda invece... Beh, io non studio granchè nè quando vado a scuola, nè quando non ci vado, quindi non cambia molto. -

Di nuovo le due osservarono i ragazzi a dir poco basite.
Se pensavano a tutto ciò che avevano dovuto passare per arrivare in stazione senza farsi vedere dalle guardie di Manami e a quanto ci avevano messo per convincere Mako e Subaro a rimanere lì, in modo tale che potessero inventarsi una scusa che giustificasse la fuga di Manami e dirla a suo padre in modo tale che non le sguinzagliasse dietro un centinaio di guardie; mentre a quei due era bastato improvvisare una fuga romantica...

- Non ci stiamo andando a divertire. - Volle precisare Awai, rivolgendo un'occhiataccia ad entrambi. - Vorrei che questo vi sia chiaro. -

- La faccia da funerale della tua amica era già più che esauriente. -

Replicò Eiji.

In un primo momento Awai fece come per ribattere a quel "tua amica", ma poi ci ripensò, limitandosi a sospirare e scuotere sconsolata il capo.

- ...Quindi? Non volete sapere cosa dobbiamo fare a Sapporo? -

Chiese la ragazza alcuni istanti dopo, notando che nessuno dei due diceva nulla.

- No, sto bene così. - Rispose il moro, per poi chinarsi e aprire la cerniera del suo zaino, tirandone fuori un cuscino gonfiabile per il collo, di quelli che solitamente vengono utilizzati durante i viaggi in aereo. - Che c'è? Il viaggio sarà lungo. Meglio che lo gonfi adesso che sono ancora sveglio o poi non avrò le forze. - Spiegò di fronte alle occhiate perplesse dei tre.

- Io invece... Insomma... Se posso, vorrei sapere che sta succedendo. -

Disse Yunosuke, interrompendosi nei momenti in cui il fidanzato, nell'atto di gonfiare il cuscino, faceva così tanto rumore da rendere impossibile ignorarlo.

- Dobbiamo incontrare una persona. - Rispose Awai, storcendo il naso infastidita nel momento in cui Eiji si fece sfuggire il cuscino dalle mani, facendolo sgonfiare, mentre produceva quel fastidioso rumore simile a una pernacchia. -  Dovrebbe lavorare nel museo della torre dell'orologio. Abbiamo controllato e non è molto distante dalla stazione, ci si può arrivare a piedi nel giro di venti minuti. -

- Ma noi arriveremo alle cinque e mezza del mattino. - Replicò il rosso dopo aver dato un'occhiata allo schermo. - A che ore apre il museo? -

- Alle otto e quarantacinque... -

- Vedete? È stata una fortuna che vi abbiamo seguite. - Commentò Eiji mentre riprendeva il cuscino tra le mani, accingendosi a gonfiarlo nuovamente. - Così invece di gelare per strada potrete passare quelle tre ore nell'hotel che ha prenotato mio padre. -

Awai fece per replicare, dicendogli che avrebbero sempre potuto passare il tempo in un konbini, aperto ventiquattr'ore su ventiquattro, o in qualche altro locale, ma a quel punto il moro riprese a soffiare nel suo cuscino gonfiabile, mettendoci così tanta concentrazione, e soprattutto producendo chissà come così tanto rumore, da rendere impossibile qualsiasi tentativo di comunicazione con lui.

- Se vi siamo in qualche modo d'intralcio... - Mormorò dopo alcuni istanti Yunosuke, osservando a disagio prima l'amica e poi la ragazza seduta al suo fianco. - Possiamo anche scendere alla prima fermata e tornare indietro. -

- No, non fa niente. - Sospirò Awai. - Ormai restate pure. Basta che non facciate domande e non ci seguiate quando andremo nella torre dell'orologio. -

- D'accordo. -

Mormorò il ragazzo, sorridendo all'amica.
Ma proprio in quel momento Eiji finì di gonfiare il proprio cuscino e, mentre chiudeva la piccola valvola, rivolse ai tre un sorriso divertito.

- Non che abbiate molta scelta. Dopotutto questo treno è un espresso, Sapporo è la sua unica fermata. -

Detto ciò si posizionò il cuscino intorno al collo, ma proprio in quel momento il treno ebbe un forte scossone, facendo finire il ragazzo contro lo schienale del suo sedile.
Fu allora che si udì un botto.

L'impatto era stato così forte e improvviso e il cuscino era stato gonfiato talmente tanto, che non appena aveva colpito lo schienale era scoppiato.

Awai non riuscì ad impedirsi di scoppiare a ridere di fronte all'espressione sconvolta, quasi traumatizzata, di Eiji. E quale non fu la sua sorpresa nel notare con la coda dell'occhio che anche Manami nel vedere la scena non era riuscita a reprimere un risolino, rimanendo poi con un lieve accenno di sorriso sulle labbra per alcuni dei secondi seguenti.

In contemporanea allo scoppio del cuscino gonfiabile, si era però udito anche un secondo suono: un sussulto.

Pur avendolo sentito perfettamente, in un primo momento Awai non ci aveva fatto caso, pensando che fosse provenuto da qualche passeggero del treno seduto vicino a loro.
Solo dopo, guardandosi intorno, si rese conto che su quel vagone non c'era nessun'altro.
Certo, a meno che non fosse seduto esattamente dietro di loro.

Così la bionda si voltò alla sua sinistra, affacciandosi sullo spiraglio lasciato tra il suo sedile e quello che aveva accanto, sul quale era seduta Manami.

Voleva solo vedere se ci fosse qualcuno seduto dietro di loro, ma quasi si prese un colpo nel momento in cui si affacciò e vide un occhio fissarla di rimando.

Cacciò un piccolo urlo e si ritrasse di scatto.
Lo stesso fece la persona seduta dietro, che la ragazza aveva appena scoperto a spiarli.

Nel sentire nuovamente quel sussulto, Awai si accorse finalmente di riconoscere quella voce e lo stesso avvenne per Manami.

- Non ci credo... -

Mormorò queat'ultima sbarrando gli occhi e voltandosi all'istante, mettendosi in ginocchio sul proprio sedile per vedere chi fosse seduto nei posti dietro.

- Ehi! -

Salutò Mako, sollevando una mano in segno di saluto e accennando un sorriso incerto alla vista dello sguardo adirato della sorella.

- Ehi. -

La imitò Subaro, seduta al suo fianco.

- Cosa ci fate qui? - Chiese Manami, osservando le due con sguardo incredulo. - Sareste dovute rimanere a casa per fermare mio padre o almeno rallentarlo! Adesso manderà qualcuno a riprenderci! -

- Calmati. - Le disse Mako con un'alzata di spalle, affatto intimorita dai rimproveri della maggiore. - Papà non ha idea di dove siamo dirette. -

- Ma Kumiko lo sa! -

Realizzò Awai sgranando gli occhi.

Ma all'udire quell'osservazione, sorprendentemente Mako e Manami, anzichè preoccuparsi, si rivolsero un'occhiata e sospirarono sollevate.

- Che c'è? - Chiese la ragazza, osservando prima l'una e poi l'altra. - Non è un problema? Kumiko capirà subito dove siamo dirette appena scoprirà che siamo scomparse! -

- Anche se lei lo saprà, di sicuro non lo dirà al signor Hitsuji. - Si intromise Subaro, anche lei con un insolito sorriso divertito sulle labbra. - Quei due sono come cane e gatto. Kumiko preferirebbe recidersi le corde vocali, piuttosto che dirgli dove siamo andate. Anche solo per fargli un dispetto. -

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