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atteggiamento da gufo

- Per un ora, sono mille e trecento yen. -

- Come? Oh, un attimo, mi faccia controllare... -

Dopo aver vagato a lungo per il quartiere, essersi persa innumerevoli volte, aver chiesto indicazioni ad almeno una decina di persone che però ne sapevano ancora meno di lei ed essere entrata in un'infinità di edifici che si erano però rivelati essere sempre condomini o piccoli negozi di abbigliamento o antiquariato, finalmente Awai era riuscita a trovare il Gufo Café che cercava.

Dire che fosse nascosto era dire poco.
Benchè si trovasse in una delle zone più frequentate della città, era situato al piano più alto di un palazzo che si trovava in fondo ad una stradina laterale e inoltre il palazzo in questione dall'esterno aveva tutta l'aria di essere un semplice condominio, motivo per cui, benchè ci fosse passata davanti già un paio di volte mentre era alla ricerca del locale, la ragazza non aveva neanche considerato l'idea che potesse essere proprio quello il posto che cercava.

Alla fine era riuscita a trovare il locale solo grazie al caro Google Maps, dandosi della stupida da sola per non averci pensato prima.
Aveva infatti una mezz'ora abbondante di ritardo e così, dopo essere entrata e aver controllato su una mappa all'ingresso a che piano si trovasse il Gufo Café, sperando che Manami non fosse già andata via, si era fatta di corsa tutte e sette le rampe di scale, dato che al momento del suo arrivo l'ascensore era fermo al sesto piano e, benchè avesse premuto il pulsante per chiamarlo, non dava accenno di volersi smuovere da lì.

E così, alle quattro e un quarto di domenica pomeriggio, con esattamente quarantacinque minuti di ritardo, Awai aveva raggiunto l'ingresso del locale.
Una volta aperta la porta sulla quale stava l'insegna del Gufo Café, la ragazza si era subito ritrovata davanti una donna, situata dietro una sorta di bancone della reception, la quale le aveva comunicato senza tanti giri di parole che anche solo per entrare in quel locale avrebbe dovuto pagare mille e trecento yen (circa dieci euro) e che se ne sarebbero aggiunti altrettanti al suo conto totale se fosse rimasta lì per più di un ora.
In compenso la maggior parte delle bibite era gratuita, oltre a un dolce e alla doverosa foto con un gufo a sua scelta nel momento in cui fosse andata via.

- Sì, va bene. -

Acconsentì Awai dopo aver verificato di avere i soldi necessari.
E fu una vera fortuna che li avesse con sè, essendo uscita di casa con l'unico intento di arrivare, sentire ciò che aveva da dirle Manami e poi andare via, senza prendersi nulla.

- Bene, allora può accomodarsi. - Sorrise la donna facendole un cenno verso la porta che stava alla sua destra. - In caso questa sia la prima volta che visita un Gufo Café, devo farle alcune raccomandazioni... -

- Niente condivisione di cibo, niente carezze se si ritraggono e niente foto col flash. - La precedette però Awai, capendo dal sorriso leggermente stupito della donna di aver detto la cosa giusta. - È la mia prima volta in un posto del genere, ma queste regole sono valide praticamente per ogni animale. - Aggiunse poi ricambiando il sorriso, per poi voltarsi e aprire la porta che l'avrebbe condotta nella sala principale del locale.

Per un attimo rimase ferma all'ingresso, lasciando vagare lo sguardo per la sala.
Benchè fosse pomeriggio, le finestre erano leggermente oscurate e così all'interno del locale la luce risultava fioca.
Non vi erano che una decina di tavoli, dato che molto spazio era occupato dai tre alberi sintetici che erano stati accostati contro la parete sinistra, sui cui rami stavano appollaiati esattamente trentuno gufi, delle specie e dimensioni più svariate.

Alcuni avevano un cordoncino attorno ad una delle zampe che li teneva ancorati al loro trespolo, ma molti, probabilmente quelli che si trovavano lì da più tempo, erano liberi di girare per la sala quando e quanto volevano.

Al momento solo tre tavoli erano occupati e Awai non ci mise molto ad individuare Manami, seduta al tavolo che si trovava più in fondo in compagnia del ragazzo che il giorno prima a scuola le aveva consegnato il biglietto con l'orario e l'indirizzo di quel locale.

Più la bionda si avvicinava, però, più doveva faticare per trattenersi dallo scoppiare a ridere.
Al tavolo della ragazza infatti si trovavano ben cinque gufi, due dei quali appollaiati semplicemente su un piccolo trespolo situato al fianco di Manami, mentre gli altri tre addosso al ragazzo, per la precisione due sulle sue spalle e uno un po' più piccolo sul suo capo.

Awai si era sempre chiesta che senso avessero i Gufo Café, dato che sapeva quanto quei volatili fossero schivi e non particolarmente propensi alle coccole, tuttavia nel vedere quanto fossero a proprio agio quei cinque (in particolare i tre che avevano scambiato il corvino per il loro trespolo personale), non potè fare a meno di ricredersi, almeno un po'.

- Alla buon'ora. -

Commentò seccamente Manami non appena si accorse del suo arrivo.

E Awai stava per ribattere, dicendole che avrebbe dovuto darle delle indicazioni più precise, quando nel vedere una cosa non riuscì più a resistere e scoppiò in una fragorosa risata.

Cos'avesse visto di tanto divertente?

Quattro gufi voltarsi simultaneamente verso di lei, in quel modo che hanno loro di girarsi ruotando solo ed esclusivamente il capo, tenendo fermo tutto il resto del corpo.
E uno dei quattro gufi altri non era che il corvino.

Il giorno prima Awai non ci aveva pensato, ma nel vederlo in quel momento mentre, perfettamente a suo agio, veniva circondato e usato come trespolo da tutti quei volatili, con quei suoi piccoli occhi di un marrone così chiaro da sembrare quasi giallo e quell'atteggiamento rigido e riservato, non potè fare a meno di notare che fossero davvero molte le caratteristiche che lo accomunavano a loro.

- Scusa, ho avuto difficoltà a trovare questo posto. -

Disse allora guardandosi rapidamente intorno per accertarsi di non aver disturbato gli altri clienti con quel suo scoppio improvviso di risa e prendendo poi posto al piccolo tavolino.

- Come mai un Gufo Café? -

Chiese poi, osservando sorpresa come i gufi appollaiati sul trespolo accanto a Manami si facessero accarezzare sul petto da lei senza fare storie.

- Oggi ci sarei passata comunque. Tanto valeva incontrarci direttamente qui. -

Rispose l'altra con un'alzata di spalle.

- Niente gorilla oggi? -

Aggiunse poco dopo Awai, guardandosi intorno stupita.

- Se ti riferisci alle mia guardie del corpo, allora la risposta è no. - Disse Manami alzando brevemente gli occhi al cielo. - Questo posto è gestito da mia zia, quindi non ho bisogno di particolari supervisioni quando sono qui. E poi c'è Subaro. - Aggiunse facendo un piccolo cenno con il capo in direzione del ragazzo, al momento intento a mettere nel proprio tè tante cucchiaiate di zucchero quante ne sarebbero normalmente bastate per tre o quattro persone.

Ora che lo vedeva meglio, la diciassettenne si rese conto che in realtà non avesse esattamente la sua stessa età, ma forse un paio di anni in meno.
Anche se quel locale era un "posto sicuro", come poteva quel piccolo gufo sostituire i due gorilla che solitamente Manami si portava dietro?

Awai le avrebbe fatto volentieri quella domanda, ma alla fine, un po' per non offendere il ragazzo e un po' perchè al momento avevano ben altro di cui parlare, cambiò idea.

- Allora... Hai portato le prove? -

Manami dischiuse le labbra per rispondere, ma a quel punto una donna con addosso la divisa del locale si affiancò al loro tavolo.

- Vuole ordinare? -

Chiese rivolgendo un sorriso ad Awai.

- Oh, no la ringra... -

- Ti consiglio di prendere qualcosa. - Si intromise Manami. - Almeno così non avrai sprecato mille e trecento yen. -

- D'accordo... - Sospirò, per poi voltarsi verso la cameriera. - Allora una cioccolata calda, grazie. -

- Nel prezzo di partenza è compreso anche un dolce. - Aggiunse la donna. - Vuole prendere qualcosa? -

- No, davve... -

- Ti consiglio la crostata ai pinoli con la crema di limone. - Si intromise nuovamente Manami, con estrema nonchalance. - Se la ordini ti portano anche un dolce al cioccolato a forma di gufo, è davvero adorabile. -

- E va bene, vada per la crostata. -

Sospirò Awai alzando lo sguardo al cielo.
Quindi, non appena la cameriera fu andata via, si voltò nuovamente verso l'altra, osservandola sospettosa.

- Di solito la gente è più trattabile quando sta mangiando. - Spiegò Manami nel sentirsi il suo sguardo ancora puntato addosso. - Visto il tuo caratterino, ho pensato che avrebbe potuto farmi comodo. - Aggiunse sorridendo leggermente, mentre si portava alle labbra la tazza di tè.

- Ehi, come ti... - Iniziò la bionda, il volto che lentamente le diventava rosso dalla rabbia, per poi fermarsi di colpo e mordersi l'interno guancia per impedirsi di continuare. Quindi fece sospiro profondo e puntò lo sguardo contro quello dell'altra, intenzionata a mettere fine a quell'incontro il prima possibile. - Allora, ce le hai le prove o no? -

- No. -

Rispose semplicemente Manami con un'alzata di spalle, spiazzandola.

- Ma... -

- Però non ti ho mentito. Pensavo davvero di averle. - Aggiunse la ragazza, senza dare ad Awai il tempo di ribattere. - Ieri non sono venuta a scuola proprio perchè ho passato tutta la giornata a cercarle. Ero certa che ci fossero un paio di foto o almeno dei documenti. Però non ho trovato nulla. -

- Non ti aspetterai davvero che ti creda, vero? -

Ribattè la bionda assottigliando lo sguardo e stringendo i denti.
Una parte di lei avrebbe voluto davvero crederle, ma l'altra, la parte che prevaleva, trovava ormai più che evidente di essere stata presa in giro alla grande.

- Laila non mente. -

Sentenziò all'improvviso una voce maschile, al che Awai si voltò di scatto alla propria sinistra, dove stava seduto Subaro.
Fino a quel momento era stato così silenzioso che quasi si era scordata fosse lì.

- Anche io l'ho incontrata. Tua madre, intendo. - Aggiunse poco dopo il corvino. - Ma anche se lavora per il padre di Laila, è chiaro che non ci siano prove da poterti mostrare. -

Le fece uno strano effetto sentire ancora quel "Laila", essendo abituata a pensare all'altra solo come a "Manami".
E anche la diretta interessata doveva pensarla allo stesso modo, dato che con la coda dell'occhio Awai la vide storcere leggermente il naso nel sentire quel nome.

- E perchè non dovrebbero esserci prove se le cose stanno davvero come dite? -

Replicò allora la bionda aggrottando la fronte perplessa.

- Perchè dodici anni fa è stata inscenata la sua morte, no? - Rispose il corvino abbassando il tono di voce. - Quindi ovviamente non può permettersi di lasciare alcuna traccia che possa ricondurre alla sua vecchia identità. -

- Che intendi con "vecchia indenti..."? -

Awai dovette però interrompersi nel veder arrivare al loro tavolo la stessa cameriera di prima, la quale mise davanti ad Awai la tazza con la cioccolata calda e il piattino sul quale si trovavano sia la piccola crostata che il dolce a forma di gufo.

- Appena hai finito riprendiamo il discorso. -

Sentenziò Manami non appena la donna si fu nuovamente allontanata.

A quel punto la bionda si voltò verso Subaro, sperando che lui invece fosse propenso a continuare seduta stante con la spiegazione che le stava dando, ma voltandosi nella sua direzione le fu subito chiaro che non avrebbe mai avuto la sua collaborazione se ciò contraddiceva i desideri di Laila.

Il corvino infatti, non appena aveva sentito le parole della ragazza, si era rinfossato nelle spalle, con lo sguardo chino sulla propria tazza, un'espressione indecifrabile in viso e le braccia strette lungo i fianchi.
Tra lui e i tre volatili che gli stavano appollaiati addosso, ormai Awai non vedeva più alcuna differenza.

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