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arti da fenicottero

- Qualche idea? -

- Ehm... Secondo te se bussiamo a una casa a caso e chiediamo in prestito un elenco telefonico, ce lo danno o ci chiudono la porta in faccia? -

- Io la porta non la aprirei neanche se vedessi dallo spioncino due sconosciute con l'aria da disperate. -

- Ehi! Parla per te, io non ho l'aria da disperata! -

- Ah, scusa. Mi ero scordata che quello fosse il tuo aspetto normale. -

Awai strabuzzò gli occhi a quell'ultima frecciatina e subito assottigliò lo sguardo, rivolgendo all'altra la migliore delle sue occhiatacce.
Manami però non la notò neanche, dato che subito dopo aver detto quell'ultima frase si era voltata, dirigendosi verso i bagni pubblici dell'aeroporto.

Erano arrivate a destinazione da appena mezz'ora e per il momento si erano limitate a guardarsi intorno, pensando al da farsi.
Si trovavano già a Kiel, dato che la città possedeva un proprio aeroporto, ma ora era arrivata la parte più difficile del loro piano.

- Che fare? -

Mormorò la bionda tra sè e sè, mentre cercava invano di aggiustarsi i capelli, sistemata davanti ai lavandini dei bagni.
Le costava ammetterlo, ma in effetti ce l'aveva proprio l'aria da disperata.
Al contrario di Manami, tra l'altro.
Se c'erano volte in cui Awai si dispiaceva sul serio di avere i capelli ricci, erano sicuramente quando si ritrovava davanti qualcuno che li aveva lisci, che con due soli colpi di spazzola riusciva a rimetterseli a posto.

- Ma che stai facendo? -

Chiese Manami quando fu uscita dalla cabina, dirigendosi verso i lavandini per lavarsi le mani e osservando nel mentre con sguardo perplesso come l'altra continuasse a passarsi le mani bagnate sui capelli.

- Con l'acqua a volte si aggiustano un po'. -

Le spiegò Awai, mentre con foga tirava giù un ciuffo deciso a sfidare le leggi della gravità.

- Ad ogni modo, sei riuscita a pensare a qualcosa? -

Cambiò argomento l'altra, mentre finiva di sciacquarsi le mani.

- Credo che la soluzione migliore sia chiedere in giro. Almeno a due o tre persone per quartiere. -

Manami le rivolse un'occhiata scettica.
Se si fossero messe a chiedere a tre persone per quartiere, quanto tempo ci avrebbero messo?

- Io credo che sia meglio andare a una centrale di polizia. - Suggerì mentre si scrollava le mani, strappando poi dei pezzi di carta per asciugarsele. - Possiamo dire di essere sue parenti, e in effetti per quanto ti riguarda non sarebbe neanche una menzogna, e di essere state mandate qui dai nostri genitori per passare da lei il nostro soggiorno in Germania, ma di aver ricevuto un indirizzo sbagliato. -

- Credi che ci aiuterebbero se gli dicessimo così? -

Chiese Awai strabuzzando gli occhi.
Di sicuro a lei non sarebbe mai venuta in mente un'idea del genere.

- Sì, credo di sì. - Rispose l'altra con un'alzata di spalle. - Al massimo ci accompagneranno di persona a casa sua per assicurarci che non siamo delle poco di buono e che la conosciamo davvero. Ma non dovrebbero esserci problemi, Itsuko ci riconoscerà all'istante. -

Awai annuì, ma non potè che accigliarsi leggermente all'udire quell'ultima frase.
Senza ombra di dubbio, sua madre avrebbe riconosciuto subito Manami, dopotutto si erano viste per l'ultima volta solo pochi anni prima, ma per quanto la riguardava... Sarebbe riuscita a riconoscerla o avrebbe dovuto spiegarglielo lei chi fosse?

Aveva davvero senso ciò che stava facendo?

Nel momento in cui questa domanda le passò per la mente, Awai sentì come una scossa percorrerla da capo a piedi.
Dovette appoggiarsi con il fianco contro il bordo del lavandino per non perdere l'equilibrio.
E pensare che prima di quel momento non ci aveva mai pensato.
Non le era mai neanche passato per l'anticamera della mente, eppure sarebbe dovuto essere uno dei suoi primi dubbi.
Ora che ci pensava, però, di dubbi fino a quel momento non ne aveva mai avuti.
In quel momento iniziò a chiedersi se ciò fosse stato un bene, o piuttosto un male.
D'altronde erano passati dodici anni dall'ultima volta che aveva visto sua madre, era più che probabile che ormai lei si fosse fatta una vita con qualcun altro, anzi, ci sarebbe stato da sorprendersi del contrario.
Com'era possibile che non ci avesse pensato prima?
Magari ormai si era addirittura risposata e stava vivendo una vita serena e tranquilla all'interno di una graziosa villetta in un dei quartieri al centro di Kiel.
Magari ormai faceva davvero la casalinga, o forse era riuscita a trovare un lavoro. Ma qualcosa di tranquillo ovviamente, non come ciò che faceva prima.
Magari ormai aveva anche dei figli.
Ormai era l'una passata del pomeriggio, quindi forse in quel momento non era neanche in casa, ma si stava dirigendo verso la loro scuola per andare a prenderli.
Magari...

- Insomma, Awai! Si può sapere che stai facendo? Muoviti! -

Di colpo la bionda si ridestò da quelle sue riflessioni e sorpresa alzò lo sguardo verso Manami.
La stava osservando accigliata dall'ingresso dei bagni, incitandola con un cenno del capo a darsi una mossa.

Subito Awai annuì e si affrettò a raggiungerla.

Giusto, non c'era solo lei.
Anche per Manami era importante trovare Itsuko, che si fosse fatta una nuova vita con qualcun'altro o meno.
Ma per lei invece era lo stesso?
Sarebbe stata in grado di passarci sopra se avesse scoperto che la prima ipotesi fosse quella corretta?
Per quanto si ponesse quella domanda, non riusciva proprio a trovare una risposta.

- Non dirmi che ci stai ripensando. -

Quell'affermazione improvvisa la fece sussultare e subito si voltò alla propria sinistra, anche se ormai Manami aveva distolto lo sguardo da lei, rivolgendolo di fronte a sè, verso le porte scorrevoli.

- Eh? No, ecco io... -

- Se si è sposata o fidanzata o se ha avuto altri figli, allora tanto meglio, no? -

- Come? -

- Voglio dire... Non sarebbe molto più straziante il pensiero che per questi ultimi anni non avesse altro che piangersi addosso al pensiero di non poter più rivedere nè te, nè tuo padre? -

A quell'osservazione Awai non seppe davvero come ribattere.
Era vero, un pensiero del genere era senz'altro straziante, ma se è per questo le era difficile accettare anche la seconda possibilità.

- E poi, non pensi che se avesse avuto la possibilità di tornare in Giappone, lo avrebbe già fatto? -

- Eh? -

- Scusa, ho formulato male la domanda. Ciò che intendevo dire è che ci sarà un motivo se Itsuko si è trasferita qui. Magari non può più tornare in Giappone. Nel senso che se lo facesse sarebbe in pericolo. Se fosse questo il caso, che faresti? -

Ancora una volta Awai non seppe come rispondere.
Fino a quel momento non si era mai posta domande del genere.
Forse perchè fino all'ultimo non aveva mai creduto davvero di poter arrivare fino a quel punto.

- Mi aspettavo che prima o poi ti potessero venire simili ripensamenti... - Commentò Manami con un'alzata di spalle, sebbene di fatto l'altra non avesse aperto bocca. - Ma sinceramente mi aspettavo che ti sarebbero venuti prima di salire su un'aereo e affrontare un volo di diciassette ore, non dopo. -

L'altra rimase ancora in silenzio, camminando con la testa infossata tra le spalle.

- Per caso vuoi tornare indie... -

- No! -

A quell'esclamazione improvvisa, entrambe strabuzzarono gli occhi.
Awai stessa si stupì di tutta la foga appena messa in quel semplice "no".

- Non si può tornare indietro arrivati a questo punto, sarebbe da pazzi. - Affermò, mentre sentiva quel senso di oppressione e malinconia abbandonarla. - È vero, ormai potrebbe anche essersi fatta una nuova famiglia, ma se è questo il caso, allora voglio accertarmene. -

Manami la osservò con gli occhi sgranati per alcuni istanti, sorpresa da quel suo repentino cambio di umore, ma non ebbe il tempo di dirle qualsiasi cosa, che Awai si voltó verso la propria destra, in direzione della strada, o meglio, del conducente di un taxi, parcheggiato lì in attesa di passeggeri, e senza esitare un solo istante gli disse:

- Quanto dista da qui la centrale di polizia più vicina? -

Silenzio.

Awai ci mise cinque secondi buoni per realizzare l'errore che aveva appena commesso.
Il tassista invece si limitò ad osservarla perplesso, in attesa che la ragazza riformulasse la frase in un linguaggio che lui potesse comprendere.

A quel punto intervenne Manami, che subito ripetè la domanda in tedesco.

- Dice che è a un quarto d'ora di macchina da qui. - Disse ad Awai subito dopo che l'uomo le ebbe risposto, per poi aprire la portiera. - Dai, sali. -

~

Neanche dieci minuti dopo, le due arrivarono a destinazione.
Il tassista doveva aver esagerato un po' per convincerle a prendere il taxi, anzichè farsi la strada a piedi.
Non che fare una cosa del genere fosse stata davvero necessaria.
Dopo aver passato tutte quelle ore seduta, le gambe di Awai si erano talmente tanto intorpidite, che avrebbe preso un taxi anche se la centrale di polizia si fosse trovata appena dietro l'angolo.

Ma ad ogni modo, una volta arrivate Awai realizzò che tutta la stanchezza provata solo fino a pochi minuti prima, improvvisamente le fosse passata, sostituita da una febbrile eccitazione.

Non riusciva a togliersi dalla mente il pensiero che ogni passo che compiva, la stesse avvicinando alla sua meta finale.
Come se fosse salita su delle scale mobili e ora stesse semplicemente aspettando che la conducessero a destinazione.

Con fare quasi baldanzoso si avvicinò all'edificio, spiando dalle vetrine come fosse la situazione al suo interno.

A quanto poteva vedere c'erano solo due persone: un uomo sulla cinquantina, seduto in un angolo con il capo chino verso il basso, i fini capelli castani rivolti anch'essi verso il terreno, a formare una sorta di barriera che gli copriva completamenre il viso; e una ragazza che doveva avere pressappoco la sua stessa età, dai capelli corti e biondo fragola, con una frangetta così lunga che quasi le finiva sui piccoli occhi cerulei e il fisico da atleta, con arti lunghi e sottili, da fenicottero. Se ne stava con le gambe accavallate, il cellulare nella mano destra e lo sguardo rivolto verso lo schermo con ben poco interesse.

- Non c'è molta gente. Ci faranno aspettare poco. -

Commentò Awai, ormai a solo pochi passi dalla porta d'ingresso.

Alle sue spalle, Manami annuì leggermente con il capo, per poi rivolgere a sua volta lo sguardo all'inferno della centrale di polizia.

Per un istante non ebbe alcuna reazione, limitandosi a passare svogliatamente lo sguardo sulle due persone presenti.
Poi però ebbe come un'illuminazione, o meglio, una scossa.
Strabuzzò gli occhi, rivolgendo quasi disperatamente lo sguardo da una parte all'altra, come alla ricerca di una via di fuga, e al contempo dischiuse la labbra. Quasi si lasciò sfuggire un gemito, tant'era stata la sua sorpresa.

Quando Awai si voltò alle proprie spalle, un attimo prima di posare la mano sulla maniglia della porta, non vide altro che un marciapiede deserto.

- Manami? -

Chiamò aggrottando la fronte perplessa, arretrando di qualche passo.

- Manami, dove sei? -

Chiese ancora, domandandosi cosa potesse esserle successo così all'improvviso.

Non dovette fare che pochi passi, però, per giungere all'angolo della strada. A quel punto le bastò voltarsi alla sua sinistra per trovarla.

Era appoggiata con la schiena e il bacino contro l'edificio alle sue spalle e teneva lo sguardo fisso di fronte a sè, come perso nel vuoto.

- Manami? -

Chiamò Awai, iniziando a preoccuparsi seriamente.
Cosa le era successo?
Solo fino a un minuto prima non aveva nulla.

- Sai, ci ho pensato e credo che alla fine la tua idea sia la migliore. - Disse Manami tutto d'un tratto. Ma la sua voce suonava incredibilmente distante, benchè fosse a solo un metro di distanza da lei. - Andiamo a chiedere in giro, di sicuro troveremo qualcuno disposto ad aiutarci. -

E a quel punto si voltò, come se davvero avesse intenzione di mettere in pratica l'irrealizzabile piano proposto da Awai non più di venti minuti prima.

- Ehi, ferma! -

Esclamò proprio quest'ultima compiendo due rapide falcate nella sua direzione e afferrandole il polso di scatto per bloccarla.

A quel punto Manami, non rispondendo più delle sue azioni, agì senza neanche pensarci, seguendo il solo istinto. E fu così che solo un istante dopo Awai, senza neanche capire come, si ritrovò a terra, con il polso in fiamme e l'osso sacro dolorante.

- Ehi! - Si lamentò, sollevando lo sguardo verso l'altra. - Ma che ti prende? -

Manami chinò il capo verso di lei e nel realizzare cos'avesse appena fatto, improvvisamente sbarrò gli occhi, quasi si fosse appena svegliata da un incubo e si fosse accorta solo in quel momento della presenza dell'altra.

- Oh, mi... Mi dispiace... -

- E mi pare il minimo! - Si lamentò Awai, rivolgendole un'occhiataccia. - Capisco che tu ti sia sorpresa, ma non capisco perchè metterti di punto in bianco a dare sfoggio delle tue conoscenze delle arti marziali! -

- L'ho fatto senza pensarci. - Provò a difendersi l'altra e Awai si stupì nel sentire un pizzico di sincerità in quelle scuse. - Sono solo rimasta un po' sorpresa. -

- "Un po'"? - Replicò la bionda, per poi sospirare e alzare la mano, per farsi aiutare a rimettersi in piedi. - Allora, si può sapere cosa ti è preso? -

- Ho solo visto una persona di mia conoscenza lì nella centrale di polizia... -

Rispose in tono vago.

- Immagino non si tratti di una bella conoscenza. -

Commentò Awai, stupita che la semplice vista di qualcuno avesse potuto sconvolgere l'altra così tanto.

- È stata una mia compagna di classe alle medie e durante il mio primo anno di liceo. Mi ero dimenticata che suo padre lavorasse qui come poliziotto, dato che vivevamo entrambe in un'altra città. -

- E come mai sei scappata non appena l'hai vista? Non andavate d'accordo? -

- No, ecco... In realtà lei era la mia migliore amica. -

All'udire quelle parole, Awai strabuzzò gli occhi sorpresa.
Nel dirlo però l'altra però aveva rivolto il capo altrove, come nel tentativo di evitare il suo sguardo.

- Solo che poi è successa una cosa e... - Continuò Manami, mordendosi leggermente il labbro inferiore al ricordo. - E non ci parliamo più da allora. -

- Beh, ma allora questa potrebbe essere un'ottima occasione per fare la pace, no? - Replicò Awai, avvicinandosi a Manami e posandole una mano sulla spalla. Rivolgendole un sorriso incoraggiante. - Qualunque cosa sia accaduta, se eravate migliore amiche di sicuro si può sistemare. -

- Non è così semplice. -

Replicò Manami scrollando le spalle per togliersi di dosso la mano dell'altra.

- E perchè? - Replicò Awai, osservandola accigliata. - Secondo me anche lei sarebbe felice di riallacciare i rapporti con te. -

- Non ne sarei così sicura... L'ultima volta che ci siamo parlate, mi ha augurato di bruciare all'inferno. Che fortuna che io sia atea, eh? Altrimenti chissà come ci sarei rimasta. -

A quel punto la bionda ebbe un sussulto. Non tanto per ciò che l'altra le aveva appena detto, quanto per il modo in cui aveva pronunciato quelle parole: ovvero con distacco, freddezza, quasi non riguardassero neanche lei, ma un'altra persona.

- Mi dispiace... -

Mormorò, non sapendo che altro dire, ma sinceramente dispiaciuta per lei.

Nel momento in cui Manami si voltò, però, nel vedersi rivolgere quello sguardo pieno di tristezza, o meglio, pieno di compassione, si sentì montare la rabbia.

Lo detestava. Semplicemente lo detestava.
Il fatto che tutti la evitassero e odiassero quand'era lei ad avere il coltello dalla parte del manico, ma che le rivolgessero quegli sguardi così ipocritamente compassionevoli quando avevano l'impressione che fosse lei ad essere in difficoltà.
Come se la stessero guardando dall'alto in basso.

- Smettila. - Le disse, assottigliando lo sguardo e stringendo i denti. - Te l'ho detto perché me l'hai chiesto, non per farmi compatire. -

A questo punto Awai la osservò ancora più perplessa, chiedendosi cos'avesse fatto questa volta per farla arrabbiare.
Ma non ebbe il tempo di dire o fare nulla, che Manami le era davanti.

- Vuoi sapere cosa le ho fatto perché iniziasse a odiarmi? D'accordo, ora te lo faccio vedere. Così magari ti passerà finalmente la voglia di rivolgermi quei maledetti sguardi compassionevoli. -

Allo stesso modo in cui poco prima le ci erano voluti alcuni istanti per capire che l'altra avesse appena usato su di lei una tecnica di auto difesa, Awai ci mise alcuni secondi per realizzare il fatto che Manami, dopo aver pronunciato quelle parole, si fosse alzata in punta di piedi e l'avesse baciata.

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