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Corrispondenza d'amore


«Mi vuoi dare una mano o vuoi star lì a pensare ancora a come sia potuto succedere?»
Alla mia domanda Jody mi guardò trasecolata, e non se lo fece ripetere due volte.
«Certo che questa scrivania pesa un accidente!» esclamò, dopo aver salito solo due scalini della lunga e ampia scala di casa mia.
Avevo costretto Jody a seguirmi in un mercatino dell'usato, e mi ero innamorata subito del legno massiccio e scuro di quella scrivania risalente ai primi anni del novecento.
«Come mi sarò fatta convincere a seguirti in quest'impresa, Sky, proprio non lo so.» Blaterò, con un certo affanno, ma eravamo ormai quasi arrivate al mio appartamento e mi costrinsi a non risponderle, anche perché non avevo più le forze e non vedevo l'ora di adagiare, finalmente, quella scrivania nella mia stanza.
Sì, avevo già pensato che si sarebbe abbinata bene con l'armadio in noce, e sotto la finestra avrei avuto la giusta luce per poter continuare a scrivere il mio libro al pc.
Non fu certo facile passare dalla cucina e portarla fino in camera, anche perché le porte erano strette e fummo costrette a inclinarla. Una volta posizionata sotto la finestra, entrambe tirammo un sospiro di sollievo.
«Ce l'abbiamo fatta!» esclamai. Mi allontanai di qualche centimetro e, con le mani sui fianchi, osservai il mobile. Avevo fatto la scelta giusta. Era una scrivania di color scuro e con una superficie liscia e lucida, con due piccoli cassetti laterali.
«Quando la smetterai di acquistare oggetti di cui poi non sai che farne?» mi chiese Jody, prendendo posto sul letto.
«Ma dai, sai da quanto cercassi una scrivania ...» affermai, indecisa.
«Sì, e vogliamo parlare dello specchio che hai acquistato due mesi fa? Per non parlare dell'orologio in cucina, le cui lancette sono ferme alle quattro e dieci da non so quanto?» si fermò un attimo, prima di proseguire, «Dimmi, come va con Alex?» mi domandò.
«Che c'entra Alex adesso?» risposi alla sua domanda con un'altra domanda. Era la cosa che sapevo fare meglio quando volevo deviare il discorso ed evitare di rispondere.
«Sky, ti ho vista buttarti in ogni storia a capofitto e ogni volta come se fosse l'uomo della tua vita. E poi, di punto in bianco, la storia finisce e tu cerchi di sopperire al dolore con cianfrusaglie acquistate all'ultima fiera del paese.» Disse, calma e alzandosi in piedi.
«Lo specchio l'ho acquistato perché era vintage e tu sai quanto mi piacciono gli oggetti di almeno vent'anni fa, e che hanno una storia da raccontare. L'orologio non ho mai voluto aggiustarlo, è vero, ma a me piace così. Mi ricorda che sono una gran pigra ed è un incentivo a darmi una mossa.» dissi, senza fermarmi un attimo.
«Se lo dici tu!» esclamò Jody, dubbiosa.
Lo squillo del suo cellulare mise fine a quella conversazione. Grazie al cielo!
«E' William» affermò Jody, guardando lo schermo del telefono «scusami, ma devo rispondere.»
Le feci cenno col capo, mentre lei usciva fuori dalla stanza. Jody era segretaria di uno studio medico e William era il suo capo e, per quanto lei amasse negare sempre, era irrimediabilmente cotta di lui.
Guardai ancora una volta la scrivania e non potei negare che Jody, la mia migliore amica, avesse ragione. Alex aveva rotto la nostra storia adducendo alla scusa che non eravamo fatti per stare assieme, che non era colpa mia, ma sua. Era lui che non riusciva a lasciarsi andare, che aveva avuto una gran brutta delusione d'amore e non riusciva più ad impegnarsi, in modo serio, con qualcun'altra. Lui non mi meritava e bla, bla, bla. Le solite cavolate che si dicono quando si vuole troncare una relazione. Scossi la mano come a scacciar via una mosca fastidiosa e mi avvicinai al mobile, mi chinai e, incuriosita, cercai di aprire i cassetti. Il primo in alto si aprì subito, ma all'interno non c'era nulla; il secondo, invece, non voleva saperne di aprirsi. Cercai in tutti i modi e forzando un po' riuscii a smuoverlo di pochi centimetri. Abbassai il viso e guardando dentro capii che una busta era incastrata al suo interno, e bloccava l'apertura del cassetto. Infilai due dita della mano destra, con non poche difficoltà, e afferrai un'estremità della busta. Non fu facile tirarla fuori, ma, alla fine, strattonandola un poco, con delicatezza, la busta cedette e il cassetto si aprì del tutto.
La busta, che una volta doveva essere bianca, era ingiallita e consumata alle estremità. Nonostante l'usura, si poteva ancora leggere il nome del destinatario: Allegra Lawrence, Hamilton Street AL2 1AB Londra.
Chiusi il cassetto con una mano e mi misi in piedi per un secondo, prima di sedermi sulla soffice trapunta arancio del letto matrimoniale.
Avevo trovato una lettera in un cassetto di una vecchia scrivania. Sembrava la trama di un film tratto da un libro di Nicholas Sparks e, invece, stava succedendo proprio a me.
La aprii, prestando attenzione a non strapparne il contenuto all'interno, e presi la lettera.

Cara Allegra,
avrei dovuto scriverti questa lettera tanto tempo fa, ma il coraggio mi è mancato e solo ora, dopo anni, mi ritrovo qui a dirti quel che sento.
Sono passati dieci anni dall'ultima volta che ci siamo visti.
Due anni dopo la seconda guerra mondiale, sono ritornato a casa. Non avevo più notizie da parte tua e i giorni passati in infermeria sono stati un inferno.
Sapevo che, probabilmente, ti avevano informata che ero morto in guerra e, seppur immaginassi che fossi andata avanti con la tua vita, non mi sarei mai aspettato di vederti in attesa di un bambino, un bambino che non era il mio.
Eri in giardino, davanti a quella che un tempo era casa nostra, e sorridevi ad un altro uomo.
Eri bella, bella come il primo giorno che ti vidi e mi resi conto che avevo perso tantissimo lasciandoti.
Avrei potuto esser io, ora, quell'uomo accanto a te.
Allegra, ti ho amata e ti amo, ancora, come il primo giorno.

Tuo,
Edward.

La lessi tutta d'un fiato e la rilessi per una seconda volta, assimilando ogni parola. Le lacrime spingevano per uscire.
Cosa era successo ad Allegra? E all'uomo che le aveva scritto quella bellissima lettera?
Appoggiai la lettera al petto e chiusi gli occhi. Quanto avevo sognato un amore del genere? Un amore eterno e appassionato?
Iniziai a pensare che non avevo un lavoro, non avevo un fidanzato e la mia vita faceva decisamente schifo. Cosa avevo da perdere? Nulla, e allora un'idea pazzesca iniziò a prender forma nella mia testa. E se quei due ancora si amassero? E se lei non fosse più sposata e volesse rivedere il suo primo amore, e riprendere da dove avevano interrotto?
Stavo già riempiendo la valigia, quando Jody rientrò nella camera, brontolando.
«Sky, ma che stai facendo?»
Chiusi la valigia e la adagiai, con poca grazia, sul pavimento.
«Partiamo per Londra!» urlai, con tutto il fiato che avevo in corpo.
«Cosa?»
«Non avevi detto che avevi bisogno di una vacanza? Bene, eccoti servita. Si parte, ragazza!»
«Ma, ma ... ma tu sei pazza!» esclamò, scioccata, prima di seguirmi fuori di casa e incontro ad un taxi che ci avrebbe portato in aeroporto.


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