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Semifinale - La donna fiorita

Felice Natale? Perché sei felice?

Ti assicuro che se sapessi ciò che deve passare Babbo Natale, ma soprattutto ogni suo elfo collaboratore, tutti gli anni per riuscire a consegnare quei maledetti regali, ti farebbe tanta pena che non li vorresti più. E se poi non credi a Babbo Natale, sappi che sei proprio una persona triste. Soprattutto quegli elfi sgobbano tanto, ma nessun bambino si ricorda mai di loro, nonostante in parecchie occasioni debbano affrontare problemi fuori dall'ordinario.

Fatto sta che quell'anno fu forse uno dei più strani.

Ma procediamo con ordine.

Le cose, tre giorni prima del fatidico 25 dicembre, avevano già un andamento poco incoraggiante.

Nel capannone di fabbricazione tutto andava a rilento. Le macchine erano alimentate dallo spirito natalizio, ma quella volta sembrava scarseggiare. Si sapeva che nel mondo quello spirito si indeboliva sempre di più, ma mai la situazione era stata così grave. A malapena la fabbrica riusciva a funzionare per quattro ore al giorno, quindi gli elfi erano riusciti a fabbricare solo un quinto dei regali necessari. Come se non bastasse, era difficile passare dalla fabbrica alla casa di Babbo Natale, a cui non potevano chiedere consiglio perché da una settimana in tutto il Polo Nord imperversava un'implacabile bufera di neve per ventidue ore al giorno. Neanche con quaranta cappotti sarebbero potuti uscire. E quando la bufera si placava, Babbo Natale rifiutava le visite dicendo di star cercando una soluzione, e rimaneva praticamente recluso. Ed andava avanti così da settembre. Eppure ora era il momento più importante, in cui teoricamente la fabbrica doveva funzionare a pieno regime visto che lo spirito natalizio era massimo in quei mesi.

Tyrande, che capeggiava gli elfi della fabbrica, non sapeva proprio che pesci pigliare. In una situazione tanto disperata, non riusciva a partorire idee valide. Restava seduta nel suo ufficio fissando le sue carte con sguardo vuoto e succhiando lo stesso bastoncino di zucchero tutto il giorno.

Carrie, un'elfa minore, si accorse che la bufera aveva concesso la consueta tregua di due ore. Era strano che sia quelle furiose tormente che la pausa arrivassero sempre con una puntualità estrema.

Uscì dal capannone, avvolgendosi una sciarpa a righe attorno alla proprio corpo minuto.

Camminò nella neve verso il bosco vicino, tenendo un'accetta con la mano, per andare a fare legna. La palla di Natale che teneva come collanina tintinnava ogni volta che posava il piede a terra.

Passò davanti a svariati alberi da cui non poteva prendere nulla, perché i rami erano troppo in alto. Procedette per almeno una cinquantina di minuti in cerca di qualcosa di decente.

Ma poi trovò un gruppetto di pini abbastanza bassi. Sarebbe stato facile tagliare un po' di rami e raccogliere almeno due fascine. Poi però sarebbe dovuta ritornare: di legna ne serviva, e dopo un'ora la bufera avrebbe nuovamente aggredito quella terra polare.

Carrie alzò l'accetta, pronta a colpire uno dei rami.

Ma prima che imprimesse nel manico la forza per muovere l'utensile, udì una voce. Era di un tono bianco e dolce, ma parlò con una determinazione che la fece voltare subito. –Ferma! Tu non taglierai quel ramo!

A parlare era stato un coniglietto pasquale dal manto grigio. Con sorpresa di Carrie, era bipede. Era davanti ad un altro abete, e brandiva con fare infuriato un bastoncino di zucchero ed una palla di Natale. 

-E tu chi sei? – chiese Carrie, un po' intimorita dalla sicurezza di quel coniglietto.

-Sono Stephen! – rispose, senza aggiungere molti dettagli! –E ora...

-Stephen, basta. Fai il bravo – aggiunse una voce.

A parlare era stato un bambino biondo, che di certo non superava i sei anni, avvolto in un poderoso maglione blu.

Quando vide Carrie arrossì improvvisamente, e lei capì che non era per il freddo.

-E tu chi sei? – gli chiese.

-Sono... - arrossì ancora di più. Lei, in un tentativo di metterlo a suo agio, espose un largo sorriso. Ma non parve funzionare, perché quel bambino non proferì parola e restò peperonato come prima.

-Lui è Rudolph – rispose il coniglietto pasquale al posto suo. –E tu devi lasciar stare quei poveri alberi!

Quell'animaletto aveva soltanto quel bastoncino di zucchero e la palla di Natale, ma aveva uno sguardo così penetrante e deciso che Carrie non poté non abbassare l'accetta.

-Stephen... - sussurrò Rudolph, come per non farsi sentire, anche se lei lo sentì eccome. –Dille di...

-Ah, sì – disse Stephen. –Innanzitutto, gli alberi ti ringraziano – abbandonò la faccia arrabbiata per passare ad un sorriso, che la rincuorò. –Comunque, stiamo cercando Babbo Natale. Dobbiamo parlargli.

Carrie non esitò neppure un momento a rispondere. –Io lavoro per lui!

Stephen allora rispose tutto contento: -Davvero? Ci porti da lui? – Il suo sorriso, per quanto possibile per un coniglietto pasquale, si allargò ancora.

Carrie non esitò ad annuire e far loro strada: -Da questa parte.

Li guidò fuori dal bosco. Avrebbe dovuto far legna, ma non li avrebbe sicuramente lasciati lì in mezzo al bosco. Tuttavia, dovendosi adeguare al loro passo, finì per raggiungere la fabbrica venti minuti dalla bufera.

Passò oltre, e si diresse con loro alla casa di Babbo Natale, lì vicino.

Per fortuna, la porta era sempre aperta, anche se ormai di rado venivano accettate le visite. Carrie li fece entrare in fretta, anche perché cominciava a sentire il vento alzarsi: sapeva che presto il Polo Nord avrebbe, come di consueto, sfogato tutta la sua furia. Sarebbe rientrata nella fabbrica dal passaggio sotterraneo.

Vide Babbo Natale che dava loro le spalle, col viso fisso nel fuoco come era da molti giorni. -Chi è?! – tuonò. Carrie sobbalzo, anche se riconobbe che era già tanto che le avesse accordato di entrare. I due orsi bianchi da compagnia, che stavano uno alla sinistra ed uno alla destra della poltrona che ospitava quell'omone, girarono la testa. Tanti altri, poi, erano sparpagliati ma ugualmente stravaccati per la vasta stanza, dediti ad un'intensa pennichella.

Il suo robot personale, un cubo di plastica bianca che levitava sul pavimento, venne verso di loro. -Analisi: tre forme di vita. Specie: elfo, coniglietto pasquale e bambino timido timido timido.

Babbo Natale, con grande sorpresa di Carrie, si voltò di scatto e gridò: -COSA?!

-Analisi: tre forme di vita. Specie: elfo, coniglietto pasquale e bambino timido timido timido.

-Ti ho sentito, idiota! Mica sono sordo! -gridò lui, e si alzò facendo leggermente volteggiare il manto rosso.

-Sono Carrie! Loro due vogliono parlarti!

-Cosa?! – urlò Babbo Natale. -Non ti sento! – Sì, era vecchiotto ormai.

-Carrie! – ripeté. -Loro due si sono persi e vogliono parlarti!

-Persi? – disse Babbo Natale, scettico. -Non credo proprio!

Si avvicinò a Rudolph, che arrossì ancora di più e si chiuse come a riccio. -Hai sentito a che specie appartengono "questi due"?

-Coniglietto pasquale e bambino timido... - rispose Carrie, ma Babbo Natale dopo un attimo di silenzio riprese ad urlare. -Non un bambino timido. Un bambino timido timido timido! – Enfatizzò così tanto i tre aggettivi ripetuti che, senza volerlo, sputò.

-E che differenza c'è? – chiese lei, incredula.

-Che conosco una sola persona, qui al Polo Nord, che abbia dalla sua un coniglietto pasquale ed un bambino timido timido timido! – continuò Babbo Natale. Poi decise di rispondere a Carrie: -I bambini timidi timidi timidi sono una specie più rara dei semplici bambini timidi. Sono molto più timidi.

-E basta? – disse Carrie, che in realtà si aspettava di più particolare.

-E basta. – Replicò Babbo Natale, che però aggiunse rapidamente: -Il fatto è che... solo una persona può averlo mandato qui.

Afferrò violentemente Stephen per la collottola e lo spinse contro il muro. –Chi ti ha mandato?

-Non fargli del male! – gridò Rudolph piangendo, raccogliendo il bastoncino e la palla che erano caduti. Lì brandì come armi, anche se il suo timore traspariva perfettamente.

-Cosa credi di farmi con quello? – ribatté Babbo Natale. –Rispondi, animaletto! Chi ti ha mandato?

Stephen, tenendo il suo spirito guerriero, combatté con fierezza e coraggio dimenandosi, anche se non poté fare nulla contro la sua presa. Carrie, nel mentre, osservava la scena, terrorizzata dal comportamento di quello che era il suo capo.

Rudolph tentennò un momento, ma poi reagì. Scagliò il bastoncino contro Babbo Natale, e la punta gli colpì il naso.

Lui lasciò di colpo Stephen ed arretrò, urlando. Due piccole saette viola sulla veste indicarono che era stato percorso da una scarica elettrica. Quel bastoncino, pensò Carrie, era davvero un'arma.

Mentre Babbo Natale si ricomponeva, Stephen gridò a bassa voce a Rudolph: -Chiamala, presto!

Rudolph di nuovo esitò, ma poi si decise ad obbedire. Prese la palla di Natale e la ruppe, gettandola a terra.

Una colonna di luce si sprigionò dai cocci, e tutti si girarono a guardarla. Inclusa Carrie, che non aveva detto una parola ed era piuttosto sconvolta da tutti gli avvenimenti dell'ora precedente.

Il fascio si allargò, raggiungendo le dimensione di un pilastro del Partenone. Videro una figura più scura delinearsi all'interno, poi tutto finì.

Il fascio di luce svanì, e sul pavimento sparirono anche i cocci. Al loro posto, era apparsa una donna.

Babbo Natale la squadrò da capo a piedi, ed ora sembrava terrorizzato quanto Carrie.

E Carrie di sicuro non aveva mai visto una donna così.

Bassa ma magra, nella liscia chioma castana era intrecciata una corona di dieci candidi fiori.

La prima cosa che colpì Carrie furono i piedi, totalmente privi di calzature; anche le gambe erano scoperte fino a metà coscia. Da lì partiva un abito, che la copriva fino alle clavicole; al di sopra, solo un paio di spalline. Ma la cosa più sorprendente erano i fiori di cui era fatto. Tutti bianchi e finemente intessuti, tanto fitti che la pelle, almeno là dove era ricoperta, era assolutamente invisibile.

E soprattutto il calore: già da quella distanza sentiva che quella donna emanava un calore incredibile, senza cui probabilmente sarebbe già morta assiderata. Veniva direttamente dal suo corpo, ed era torrido. Non esitò un momento a togliersi la sciarpa, mentre lei si guardava intorno e squadrò prima lei, poi Rudolph e Stephen, infine Babbo Natale.

-Ikalya... - scandì lui. Subito dopo gridò: -Carrie! Vieni! – Cominciò a correre verso la stanza accanto. Carrie, seppur colta di sorpresa, lo seguì prontamente.

Entrarono nella cucina, poi filarono dritti giù per le scale della cantina. Babbo Natale, nonostante la stazza e l'età, non arrancava per niente, e Carrie di certo non aveva problemi a tenere il suo passo, essendo un'elfa anche piuttosto bassa.

Dopo aver sfrecciato tra gli scaffali pieni di vettovaglie varie (conservavano una scorta annuale, che rifornivano in estate), Babbo Natale si fiondò su un enorme armadio e fece cenno a Carrie di entrare.

Vi si nascosero, ma Babbo Natale faticava a restare stretto tra quelle pareti. Ciononostante, cercava di non toccare il fondo con la schiena, e Carrie non riuscì proprio a capire perché.

-Chi è quella...? – chiese, confusa. Babbo Natale le rispose prontamente: -Ikalya. La mia peggior nemica. Guarda.

Le porse un foglio. –Aprilo con attenzione.

Carrie, pur non vedendo niente, arrivò a prenderlo lo srotolò. Notò subito un particolare inquietante: quelle lettere erano di fuoco, tanto che poteva leggerle nonostante il buio. –Inchiostro igneo – la informò Babbo Natale. –È venuta a giugno a lasciarmela. Finora l'ho mostrata solo ai dirigenti.

"Caro Babbo Natale,

Le mie forze estive non possono purtroppo coesistere col tuo inverno e il tuo Natale, il tuo spirito natalizio. Quindi volevo informarti che, da oggi, il tuo incarico diventa inutile. È ora che la gente smetta di credere a queste cose e che cominci a vivere la vita nella luce. Con amore,

Ikalya, Regina dell'Estate"

Mentre udì dei passi nel corridoio e Babbo Natale si mise un dito sulle labbra, cominciò ad intuire.

Ikalya era la fonte di tutti i guai.

Lei aveva mandato le bufere, lei aveva spento lo spirito natalizio, voleva eliminare il Natale. Voleva che l'estate dominasse sul mondo, e che l'inverno venisse cancellato assieme a tutte le sue feste.

-Babbo Natale – lo chiamò proprio la voce della donna, che lo fece girare e sudare freddo immediatamente. –A parte che sento il calore del fuoco, sappi che hai un robot decisamente stupido.

L'anta davanti a Babbo Natale si incendiò improvvisamente.

Lui si ritrasse di scatto, urlando, e colpì il fondo dell'armadio.

Questo si aprì, come una porta.

Carrie, sia per lo shock che per lo stupore, sospirò.

Dall'altra parte c'era un laboratorio, pieno di macchine e schermi. L'elfa non l'aveva mai visto, né aveva idea della sua funzione.

Babbo Natale era steso sul pavimento del laboratorio, davanti ad un grande schermo spento che si ergeva sopra una macchina molto complessa: centinaia di pulsanti e levette attorno ad un largo cilindro di vetro, al cui interno si vedeva solo un sottile tubo pieno di una sostanza bianca.

Vedendo Ikalya avanzare, con Rudolph e Stephen dietro, Carrie si mise davanti a Babbo Natale per proteggerlo. –Tu non lo toccherai! – puntò un dito accusatore contro Ikalya, con gli occhi iniettati d'odio.

-Elfa – le parlò Ikalya, non conoscendo il suo nome, con un sorriso. –Se lo difendi, che causa sostieni?

Carrie urlò, piena di rabbia ed ardore: -Di certo non la tua, per distruggere il Natale e l'inverno!

-Sicura?

Il sorriso di Ikalya la lasciò spiazzata.

La donna, guardandosi intorno con occhi analitici, chiese a Carrie: -Secondo te, cos'è questo laboratorio?

-Bufera scatenata. Bufera. Scatenata – annunciò una voce computerizzata, proveniente proprio dallo schermo dietro Carrie.

Quando capì il significato di quelle parole, non volle crederci.

Si rivolse a Babbo Natale, che nel frattempo si stava rialzando. –Sei tu a causare le bufere?

Dato che lui non rispose e la guardò solo impassibile, le rispose Ikalya. –Sì. Tutti i vostri guai, sono causa sua. Quella lettera che ti ha mostrato è un falso che ha usato per discolparsi. Credi davvero che io, Regina dell'Estate, possa creare una bufera? – Poi parlò direttamente a lui. –Babbo Natale, ieri, quando sono venuta da te, hai rifiutato la mia richiesta di alleanza per assecondare la tua accidia. La prossima volta dovrai impedirti di dire troppe cose in preda alla rabbia, ma adesso penso dovrai renderne conto davanti a tutti i tuoi collaboratori ora che ho le prove. Tu vuoi fermare il Natale.

Rudolph, dietro Ikalya, osservava tutta la scena ancora intimorito e rosso in viso, con Stephen che lo abbracciava.

-Io volevo aiutarti. Col mio potere, avrei potuto alleggerirti l'estate ed aiutarti in inverno. Avrei impedito al calore di penetrare nel tuo territorio per aumentare il potenziale della fabbrica, ti avrei portato più orsi e cetacei da cacciare durante l'estate e la primavera, ti avrei procurato tutto il calore che mi aveste chiesto, avrei lavorato per accrescere lo spirito natalizio. Da anni mi sono pentita del tempo in cui tentavo di ostacolarti, e mi sono resa conto che invece il Natale è una causa molto più buona di quanto credessi. E che io giudicavo male solo perché festeggiato in inverno.

Le scese una lacrima. Ma si ricompose rapidamente. –Ma a quanto pare tu del Natale ti sei stufato. Non è vero?

Carrie guardò Babbo Natale in lacrime. –Perché?

Lui, ormai in piedi, aspettò un secondo e poi le rispose. –Perché basta. – Iniziò subito ad urlare: -Da secoli consegno doni senza avere niente, e mi sono stufato! Lavorare come uno schiavo senza mai ricevere nulla in cambio! Vivo solo per gli altri, in pratica! E tu, Ikalya – le rivolse un'occhiata letale – vorresti che continuassi?!

Non sprecò altro fiato: si avventò direttamente su di lei, indragato, tenendo le mani in avanti. Era pronto a strangolarla, intuì Carrie.

Ma Ikalya stese le mani in avanti, e quando Babbo Natale le toccò cacciò un urlo. Si rizzò completamente, come percorso da una scarica elettrica, e poi collassò ai suoi piedi.

-Sonno artificiale – fece l'occhiolino a Carrie. –Un incantesimo che avevo preparato per l'evenienza.

Carrie si avvicinò, ancora in lacrime, ed accarezzò il manto rosso. Poi alzò lo sguardo. –Quanto durerà?

-Una settimana.

-Ma tra tre giorni è Natale! – urlò Carrie. –E nessuno potrà portare i regali!

-Non l'avrebbe fatto comunque.

Carrie si voltò indietro, disperata. Affondò la faccia nelle mani e pianse. Esaurito il tutto dopo qualche singhiozzo, si guardò intorno. Non sapeva proprio cosa fare.

Il lavoro di un anno era stato vanificato.

A meno che...

-Ikalya – la chiamò. –Credo di avere una soluzione.

-Dimmi – rispose tranquillamente.

-Ecco... - non seppe subito come spiegarglielo con chiarezza. –Visto che Babbo Natale non c'è, va sostituito, no?

Ikalya la scrutò un attimo interrogativa, e Carrie smise istintivamente di parlare. Aveva già intuito. –Vorresti che io diventassi Mamma Natale?

Il suo sguardo grondava disapprovazione.

Carrie la implorò con gli occhi.

E subito lo fece anche Rudolph, e anche Stephen.

Forse fu proprio quel sorriso sulla sua pelle da coniglio, così tenero, a muovere il cuore di Ikalya e farla riflettere.

-Ehm... - balbettò un momento. La sua indecisione era evidente, ma poi riuscì a prendere una risoluzione. -Okay. Accetto.

Carrie sorrise. Sapeva che era ora di mettersi a lavorare di nuovo, e stavolta per davvero. Innanzitutto per bloccare tutte le macchine delle bufere, ma soprattutto per produrre tutti i regali mancanti, e preparare tutto in tempo.

Ma avevano affrontato difficoltà ben peggiori nei secoli addietro, e i regali sarebbero stati consegnati tutti a Natale. Carrie lo sapeva, ed era pronta a presentare Mamma Natale, il loro nuovo capo, a tutti gli altri elfi, che sicuramente l'avrebbero accolta.

In fondo, cosa non si fa per poter festeggiare il Natale?

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