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Il filo dell'Inflessibile

Andromeda Atros Fate, così diceva la sua carta d'identità da mortale, aveva un'esatta copia del suo viso e delle strane scritte al fianco, che la ragazza trovò davvero assurde. Le sue sorelle le avevano procurato quell'oggetto con chi sa quale ricatto e con questo pensiero, si avviò a passi spediti lungo le strade di Sydney, dove i veicoli si muovevano a grande velocità, scomparendo poi come delle macchie indistinte alla sua vista.

Una mandria di mortali, quando l'omino del semaforo da rosso divenne verde, attraversò quasi correndo le strisce pedonali, strette nelle loro valigette e abiti eleganti. Molti sorseggiavano una tazza gigante di caffè, che lei aveva provato e adorava, mentre altri invece muovevano farneticamente le dita su degli oggetti rettangolari e sottili che emettevano ogni secondo uno strano bip che Andy trovò davvero buffo, come se fosse qualche sorta di magia, anche se sapeva che i mortali utilizzavano quella parola facendo apparire un coniglietto da uno stupido cappello o dei mazzi di fiori da un fazzolettino.

La ragazza scosse la testa divertita e dovette ammettere che quella vita da mortale le era davvero mancata, nonostante questa fosse la seconda volta che si mascherava da un'umana qualunque.

Arricciò i piedi in quelle stupide infradito, che per quanto fossero graziose, erano alquanto scomode per lei che a malapena riuscì a camminare tanto da inciampare più volte lungo la strada e maledisse mentalmente le sue sorelle, di cui sentiva le risatine divertite insinuarsi nella sua mente.

Andy era la più grande delle tre sorelle e pretendeva rispetto dalle altre due e sapeva di averne, ma in questo stato da mortale si sentiva davvero come un fantoccio, debole come una foglia e le sue sorelle ne approfittavano poiché sapevano che lei era indifesa.

Dopo aver percorso vicoli e strade piene zeppe di umani, sapendolo con certezza grazie all'odore che aveva avvertito appena aveva messo piede nel loro mondo, si accostò in un luogo isolato, vicino a un parco pubblico che era poco affollato poiché era mattina e si appoggiò alla ringhiera verde ossidata piegandosi in due e ansimando come se avesse corso fino a quel momento, tuttavia non era questo a spaventarla perché lei portava sempre a termine i compiti assegnati e anche questa volta ce l'avrebbe fatta.

Artigliò ancora di più le solide sbarre di ferro del parco e facendo un lungo respiro si mise di nuovo in piedi, sperando di non attirare l'attenzione di quei pochi mortali che passavano per di lì.

I suoi occhi azzurri vagarono per un momento lungo lo spazio circostante; perdendosi nei movimenti degli umani, dai suoni che provenivano dalle strade, all'odore dolciastro della salsedine mischiato a qualche aroma di una caffetteria nei paraggi.

Nonostante fosse la seconda volta che metteva piede nel mondo mortale, fingendo di essere una di loro e custodendo per millenni un segreto che era sempre stato più grande perfino di lei, riusciva a malapena a controllare la sua vera entità.

Il suo compito era sempre stato delicato e dannatamente importante.

Non potevano esserci errori poiché una volta tagliato il filo di un qualsiasi individuo, la sua vita sarebbe destinata a finire per sempre e definitivamente e non potevano esserci ripensamenti o seconde possibilità e questo Andromeda lo sapeva bene, come sapeva anche di dover tenere sempre per sé, anche a coloro che la conoscevano da sempre, un segreto che a malapena lei riusciva a contenere e a gestire.

C'era sempre stato prima il suo potere e poi lei, un'insignificante donna e maledettamente fortunata con un potere che per millenni in molti bramavano, ma che non erano mai riusciti ad ottenere.

C'era sempre stata lei e il suo segreto, e anche se Andy aveva la fortuna di avere due sorelle che l'accettavano per quello che era, la ragazza era sempre stata costretta a convivere con il suo oscuro segreto, come se fosse diventata la sua unica famiglia, il suo unico punto di riferimento.

Per quanto avesse delle adorabili –si fa per dire- sorelle, spesso si sentiva più a casa, più se stessa condividendo con sé il suo segreto che ormai era diventato un'ancora per lei, pronta a sostenerla e a non farla affondare, ma Andromeda sapeva bene che sicuramente sarebbe sprofondata in un luogo oscuro e isolato e ci sarebbe stata solo lei e il suo segreto a farle compagnia.

Spesso era proprio grazie a quel grosso macigno che per millenni si portava alle spalle, che riusciva a tirare avanti, diventando alla fine indifferente a qualsiasi cosa, chiudendosi in un riccio che nemmeno le sue sorelle riuscivano ad aprire.

Andy aveva fatto tanto per quel segreto.

Aveva allontanato molte persone che lei stessa aveva amato, si era allontanata da tutti e presto sarebbe successo anche con le sue sorelle, poiché aveva paura di perdere, di non saper più gestire quel segreto che tanto l'aveva consumata, perché il problema dei segreti è che nel momento in cui pensi di controllarli, non li controlli e presto anche questo punto di riferimento a cui la ragazza si era aggrappata, si sarebbe dissolto per sempre, lasciandola sola e col rimorso di tornare indietro e di tenere per sempre con sé qualcosa che forse alla fine avrebbe davvero potuto gestire.

Fino a quando sarebbe riuscita a convivere con il suo segreto, egli sarebbe sempre stato suo prigioniero ma se per caso se lo facesse sfuggire, allora sarebbe stata lei la sua prigioniera.

Andromeda scosse ripetutamente la testa, facendo balzare i ricci rosso fuoco da una parte all'altra e con mani tremanti prese dalla sua canottiera bianca e in pizzo una spilla d'oro a forma di chiave musicale.

La spilla era piccola ma graziosa, tutto merito della Foschia che la rendeva così reale, ma quando la ragazza iniziò a osservare con più attenzione quel gioiellino, il suo contorno dorato iniziò a sfumare e ad allungarsi, trasformandosi in delle piccole forbici d'oro che solo lei era in grado di vedere, poiché il resto dei mortali avrebbe continuato a intravedere un'elegante spilla a forma di chiave musicale dorata.

Immediatamente quando l'oggetto sfumò in delle piccole forbici, un formicolio invase Andy, che partì dalla schiena fino a soffermarsi alla base della nuca e la ragazza rabbrividì leggermente chiudendo gli occhi.

Si strinse le forbicine tra le dita fino a farle diventare bianche e si concentrò su quel formicolio che le fece il solletico.

Una scossa attraversò il corpo di Andromeda come se Zeus l'avesse fulminata con la sua folgore, e quando riaprì gli occhi, lo sguardo non catturò più tutti quei meravigliosi colori che affollavano Sydney come una tavolozza di un pittore, ma le sue iridi azzurre si scontrarono con una Sydney in bianco a nero.

Quella reazione che aveva avuto era del tutto normale, eppure non poté far a meno di strizzare più volte gli occhi come se non ci fosse abituata, nonostante fosse grazie a quei colori morti se riusciva a vedere ciò che a lei serviva.

Andromeda si osservò di nuovo intorno, e come una bambina curiosa ammirò i grattacieli tutti grigi, le auto che sembravano delle macchie di petrolio e i passanti che erano reincarnazioni delle statue di Medusa e la ragazza si complimentò con se stessa per quella battuta.

-Concentrati- le sussurrò una delle due sorelle sibilando nella sua mente.

-Ricordati perché sei qui- la rimproverò l'altra come se fosse diventata per un momento la sorella maggiore.

Andy furiosa e stringendo tra le dita le piccole forbici, zittì mentalmente le sue due sorelle che liberarono immediatamente la sua debole mente.

Appena lo fece però, iniziò ad avvertire qualcosa e tra quel paesaggio in bianco e nero, cominciarono a comparire dei fasci di luce rossa alle estremità di ogni angolo di Sydney, incontrandosi tra di loro senza mai scontrarsi però, fino a formare una vera e propria rete rossa lunga tutta la città.

I fasci dapprima luminosi, diminuirono la loro lucentezza fino a diventare dei semplici fili rossi, molti dei quali legati ai polsi di mortali che passavano da quelle parti.

Nessuno sembrò notare quell'enorme rete rossa che immergeva tutti loro passando attraverso, solo Andy sapeva e poteva vederlo.

La ragazza non sembrò impressionata nel vedere quei miliardi di fili tutti incrociati tra di loro e del tutto indifferente ripose le forbicine, diventate di nuovo una graziosa spilla, sulla canottiera bianca in pizzo.

Rabbrividì dalla testa ai piedi e le venne la pelle d'oca sentendosi osservata ma stringendo le mani in pugni si avviò di nuovo, attraversando la strada e passando tranquillamente tra quei fili. Tuttavia questi non erano sempre del tutto rossi e infatti, capitava di incontrare dei fili metà grigi e metà rossi consumati, mentre altri erano del tutto grigi e bastò che Andy passasse affinché si sbriciolassero diventando polvere.

Quando un filo diventava grigio, significava che si era consumato e quindi la vita di quel mortale era ormai compiuta e il destino aveva fatto il suo corso.

All'inizio vedere quei fili sbriciolarsi aveva parecchio paralizzato Andromeda che per giorni si era tormentata e si era chiesta come fosse andata se lei avesse reagito diversamente, ma poi alla fine ci aveva fatto l'abitudine poiché sapeva che anche reagendo in modo diverso da quello iniziale, sarebbe comunque andata a finire con la distruzione di un filo che indicava la fine ma anche l'inizio di un qualsiasi individuo.

-E' a Bronte Beach- la informò nella mente Cloto, una delle due sorelle mentre l'altra, Lachesi, le ricordava di nuovo cosa doveva fare come se non lo sapesse.

Mentre le due sorelle continuavano a bisticciare nella testa di Andy, lei si avviò a passi svelti verso Bronte Beach incurante dei fili che la lambivano da tutte le parti e che sembravano riprender vita appena la vedevano.

Si mischiò tra la folla di mortali, schiacciata come un'anguilla tra quei corpi puzzolenti. I loro vestiti di ogni sfumatura di grigio e nero, spiccavano grazie ai fili rossi che avevano legato al polso.

La testa di Andy saettò di lato verso un uomo che vicino a lei stava tossendo in modo così brusco da rimediare occhiate quasi preoccupate dai passanti che subito però proseguivano il cammino.

Anche se gli occhi della ragazza le permettevano di vedere in bianco e nero, in modo da far risaltare i fili, si rese conto dell'aspetto di quell'uomo. Il suo viso era scavato e pallido; sembrava molto più vecchio di quanto già lo fosse e stretto nel suo giaccone nonostante facesse caldo, cercava di calarsi ancora di più il cappellino grigio sugli occhi continuando a tossire, eppure ad Andy non sfuggì lo sguardo di quel mortale.

Quegli occhi erano iniettati di dolore, non c'era serenità o felicità in quel nero, solo stanchezza e paura e quando si scontrarono con il suo azzurro, Andromeda rabbrividì totalmente nel vedere quanto fossero umani gli occhi di quel mortale.

Istintivamente staccò di nuovo la spilla dalla canottiera che si trasformò in delle forbicine. Appena individuò il filo dell'uomo che aveva legato al polso destro, accostò le piccole lame dorate a quel finissimo filamento che appena sfiorò le forbici, iniziò a vibrare. Quel rosso arancione che colorava il filo perse man mano vitalità, fino a diventare di un giallo molto debole e quando finalmente Andy lo tagliò, ci fu un solo tintinno, -segno che gli Dei erano con lei-, e iniziando dal polso dell'uomo, il filo iniziò man mano a sparire senza sbriciolarsi però e quando il signore finì subito di tossire, sorrise leggermente e a capo basso continuò a camminare, non sapendo che finalmente il suo destino era stato segnato e ora poteva godere di quella piccola serenità e felicità che da tanto tempo aveva dimenticato.

Continuando a camminare senza soffermarsi troppo sui fili, perché quello che aveva fatto con quel mortale era stata solo un'eccezione, si trovò finalmente ai piedi di Bronte Beach e Andromeda arricciò il naso nell'udire le grida eccitate di tutti i tipi di mortali. Non sopportava nessun tipo di schiamazzo proveniente da nessuna creatura del suo mondo, quindi figuriamoci da quella mandria di mortali!

-Sai cosa devi fare no?- sibilò sussurrando Cloto nella sua mente, fermandosi un attimo per far soppesare le parole. –Devi tagl...-

-Lo so! So cosa devo fare, dannazione!- esplose Andy mentalmente facendo rabbrividire perfino se stessa.

-Sta calma, sorella- apostrofò Lachesi, l'altra delle tre sorelle, zittendo le due che stavano iniziando a scaldarsi. –Ci stiamo solo assicurando che tu compia esattamente il piano che abbiamo programmato insieme. Non ci saranno altre possibilità! Lo sai benissimo. Procurarsi il Latte di Afrodite è più difficile di quanto si creda. Quindi bada a te, Atropo. Fa solo un altro errore e vedremo come spifferare il segreto al tuo amato-

Andy non ce la fece più e un urlo agghiacciante penetrò nella sua testa, abbattendo tutti i pensieri delle altre sorelle.

Non si dovevano permettere di chiamarla con il suo vero nome e questo Cloto e Lachesi lo sapevano perfettamente.

Ci fu un attimo di silenzio e la ragazza fu contenta di non sentire più le voci stridule e arroganti delle sue sorelle, perché sapeva che erano invidiose del fatto che fosse venuta lei nel mondo dei mortali e non loro.

Cercando di mantenere l'autocontrollo, Andy affondò la prima infradito in quella sabbia setosa e molliccia e prima di sprofondare si diresse verso la riva del mare, dove lì c'era il suo obbiettivo.

Anche se era contro le regole tagliare il filo prima del dovuto, era un dovere farlo, soprattutto se l'individuo in persona era un essere neanche un po' insignificante.

Camminando ridicolamente tra la sabbia, schivando enormi bestie a quattro zampe, mortali grandi quanto Adone in persona e altri che si tiravano un stupido disco ridacchiando tra di loro, finalmente arrivò alla riva e si dovette fermare perché incantata.

Tutti sembravano delle statue di gesso viventi che indossavano pezzi di vestiti divisi e scuri che lasciavano intravedere quasi tutto il loro corpo e ad Andy le venne un colpo.

La sabbia dei mortali anche se scomoda, era morbida e quando i suoi occhi s'immersero nel mare, di cui tanto aveva sentito parlare, rimase totalmente rapita dal dolce suono che emetteva quando l'acqua alzandosi leggermente s'infrangeva con forza sulle coste vicine, mentre sulla riva lasciavano la loro impronta, la loro esistenza.

Andromeda chiuse gli occhi rilassata e per la prima volta trovò divino quel dolce suono che la sfiorava come una carezza.

I ricci le volavano da ogni parte come dei serpenti e sorrise avvertendo l'odore salato del mare che trovò appagante.

Purtroppo però quel momento fu interrotto da quel dialogo che poco prima aveva avuto con le sue sorelle e immediatamente aprì gli occhi guardandosi intorno.

Con la spilla trasformata in forbicine dorate che teneva strette nelle sue piccole mani affusolate, si guardò intorno.

Il suo sguardo corse ai tantissimi fili per fortuna tutti rosso sangue, vivi che affollavano la spiaggia di Bronte. Trovò straziante e ingiusto non poter vedere i veri colori del mare. Cogliere anche le più piccole e inutili sfumature dell'acqua. Non poteva esprimere il vero colore del cielo, ma sperò che fosse di un bell'azzurro dato che il sole era alto e lucente e le rondini bucavano le poche nuvole come se fossero dei piccoli proiettili.

Numerose barche e canoe lambivano le acque calme di Sydney e numerosi fili che s'incontravano tra di loro, come una vera e propria rete da pesca, ricoprivano ogni parte del mare dove sicuramente c'erano i loro possessori.

Andy cercò di non rimuginarci troppo perché sapeva che era solo questione di minuti e presto se ne sarebbe andata da questo mondo, eppure l'idea di diventare davvero Andromeda Atros Fate, era così insistente che pensò a come sarebbe stata una vita da semplice mortale, tuttavia sapeva che neanche nei suo sogni poteva essere tutto così meraviglioso. Perfino nei sogni sapeva con chi stava convivendo ormai da millenni: con un segreto più grande di lei.

Una forte brezza le accarezzò le braccia e come un gattino, i suoi peli si rizzarono avvertendo nell'aria qualcosa di diverso. Avrebbe potuto giurare di sentire proprio sulla punta della lingua qualcosa di... magico.

La sua testa scattò in entrambi i lati alla ricerca di qualcosa che le confermasse la sua sensazione.

Afferrò d'impeto le forbici e finalmente poco più in là di lei, vicino alla riva li vide, o meglio lo vide.

L'ultimo stregone della congrega di Circe.

Era lui l'obbiettivo suo e delle sue sorelle.

Tuttavia non era solo quello ad aver fatto venire l'acquolina in bocca ad Andy, bensì il filo che legava il polso dello stregone e anche di altre due ragazzine che avranno dovuto avere undici o forse dodici anni, era di un viola acceso e così scintillante da abbaiare qualsiasi occhio, e sicuramente non apparteneva a dei semplici mortali. Il viola non era destinato a umani comuni, ma a degli individui potenti, dotati di qualche potere o perfino immortali.

Andromeda lo aveva trovato.

Sorridendo vittoriosa alzò le forbicine come segno di vittoria e osservando attentamente lo stregone, si avvicinò pericolosamente al suo filo ancora tutto scintillante, segno che era forte e che il destino era dalla sua parte e in pochi potevano godere di quel privilegio.

L'ultimo stregone della congrega di Circe avrà dovuto avere la stessa età o forse un po' di più di quella che aveva lei da mortale. Era un ragazzo alto e stranamente non era mezzo nudo come gli altri, ma una semplice t-shirt e dei jeans stretti lo fasciavano in un maniera divina, facendo risaltare la sua figura atletica. I suoi piedi nudi correvano senza alcun problema sulla sabbia e rincorrevano velocemente le due ragazze che saltellando e gridando sorridendo scappavano mentre lui le minacciava di acchiapparle. Aveva un sorriso contagioso che risaltava i suoi tratti del viso altrettanto attraenti e quell'ammasso di capelli sparati in tutte le direzioni gli dava un'aria buffa a pacioccona.

Andy si riscosse da quella specie di trans e con un sorriso sulle labbra, pensando già alla vittoria in tasca, finalmente arrivò al filo viola che lambiva il polso dello stregone, ma quando le sue forbicine dorate erano pronte per spezzare e segnare il destino del giovane ragazzo, qualcosa bloccò la ragazza che si ritrovò immobile.

-Ti ho scoperta, finalmente- pronunciò una voce profonda e roca.

Il cuore di Andromeda si bloccò e i suoi occhi si alzarono dal filo a colui che aveva parlato e si sorprese di trovare lo stregone a poca distanza da lei, tuttavia non era quello che l'aveva paralizzata.

Sydney diventò di nuovo piena di colori come se finalmente un pittore si fosse deciso a dipingere e quando anche il ragazzo di fronte a lei prese vita, il cuore di Andy si fermò totalmente, le pupille si dilatarono e il suo respiro si fece affannoso.

Non era possibile.

Nessuno era in grado di neutralizzare la sua illusione, magia, tuttavia non era solo quello ad aver sconvolto la ragazza che solo ora si rese conto con chi aveva davvero a che fare.

Non era tanto il ritorno dei colori ad averla del tutto paralizzata o al fatto che i fili man mano stessero scomparendo, bensì il ragazzo che aveva di fronte e che ora le sembrava così dannatamente familiare.

Ripercorse di nuovo il suo viso fino a quando Andy non si perse in quei capelli e fu proprio lì, che con la luce del sole vide delle sfumature viola tra quelle ciocche corvine e immediatamente i suoi occhi s'inumidirono.

Andromeda abbassò subito le forbicine diventate di nuovo una spilla e fissò estasiata e spaventata colui che si trovava a pochi centimetri di distanza da lei.

-Elias...- pronunciò a bassa voce, ma bastò per farsi sentire da lui.

Il ragazzo, Elias, non accennò a nessuna espressione, e anche se per un momento i suoi occhi grigi si addolcirono, diventarono subito duri.

Questa volta Andy non avrebbe trovato il solito Elias, quello del loro primo incontro.

-Finalmente ci rincontriamo Andromeda, o meglio Atropo-

Il cuore di Andy perse un battito.

Il suo segreto era stato svelato e ora sarebbe sprofondata per sempre negli abissi, ma questa volta da sola.

***

Elias, l'ultimo stregone della congrega di Circe, era senza parole.

Avvertendo telepaticamente le sue sorelline Penelope e Nausicaa, le aveva ordinato di allontanarsi immediatamente sia da lui, ma soprattutto da lei, da Andromeda.

Sorrise arrogante quando vide lo sguardo sorpreso di Andy. Tutti gli stregoni e streghe appartenenti a qualsiasi congrega, potevano neutralizzare qualsiasi tipo d'illusione, in modo da mostrare sempre la verità, tuttavia questo funzionava anche con tutte le altre creature aventi residui di magia, ma evidentemente la ragazza e le sue due sorelle erano state troppo impegnate per pensare a quel piccolo particolare.

Al ragazzo non servì molto per capire che nonostante fosse passato tanto tempo, Andy era comunque meravigliosa. Fosse stato strano il contrario.

Fin dal loro primo incontro, capitato per caso, si era accorto di una strana lucentezza che l'avvolgeva come un bozzolo proteggendola quasi, ed era proprio questo ad aver stregato completamente Elias.

La ragazza le ricordava tanto un tenero cerbiatto, con quegli occhi azzurri limpidi e i capelli arruffati avevano provocato in lui non solo compassione, ma qualcos'altro. Forse il desiderio di diventare il suo cavaliere per proteggerla da un male che purtroppo lui sapeva l'esistenza.

Quell'unica volta in cui lui e Andy si erano incontrati, aveva sempre pensato che la ragazza stesse scappando da qualcosa. Sembrava così impaurita e debole da ingannarlo immediatamente e lui naturalmente ci era cascato.

Dopo la sua scomparsa, Elias per tanto tempo si sentì responsabile di qualcosa che non era vero.

Per mesi, giorni, aveva pensato che fosse capitato il peggio ad Andy, tuttavia si sbagliava di grosso, e a confermarlo c'era proprio lei, in carne e ossa con delle dannate forbici in mano, pronte a tagliare il suo filo, pronte a distruggere la sua vita e il suo destino dopo tutto quello che era successo tra i due.

Come aveva fatto a essere così stupidamente cieco? Perché non se ne era accorto prima?

Si era fatto ingannare, Andy aveva preso il suo cuore in ostaggio, aveva giocato con lui fingendo per tutto quel tempo e immediatamente Elias si chiese se davvero la ragazza avesse anche solo un briciolo di umanità. Se durante la sua assenza, per caso lei si fosse sentita in colpa o almeno avesse avuto il rimorso, ma evidentemente non era così. L'unico a essersi torturato per tutto quel tempo era stato lui e questa era la risposta.

Ora non riusciva più a vedere l'Andy di una volta.

Ora vedeva solo un'ipocrita che aveva giocato tutto il tempo, perché soprattutto per lei la vita non era altro che un ridicolo filo da tagliare come se niente fosse. Non riusciva ad andare oltre, non riusciva a pensare che a ogni persona con il destino segnato, altre soffrivano, altre pativano, ma evidentemente per lei era tutto un gioco, un passatempo, visto come stava per tagliare il suo di filo.

Elias cercò di tirare fuori quei sentimenti che erano sempre appartenuti solo ad Andromeda, eppure non riuscì a trovarli poiché erano stati sostituiti da altri.

La rabbia, l'incredulità, il dolore si fece largo tra di lui, tuttavia quando i suoi occhi corsero di nuovo lungo la figura della ragazza, riuscì solo a provare ribrezzo ma soprattutto pietà per lei.

Quasi le faceva tenerezza con quelle lacrime agli occhi ma Elias sapeva perfettamente che Andy o meglio Atropo non si meritava nessuno di quei sentimenti compassionevoli.

Aveva finalmente scoperto cos'era che rendeva così indifesa la dolce Andromeda e sapendolo le fece ancora più pietà, ma non gli importò.

Certo, anche lui stava nascondendo un segreto, la sua vera natura, solo che Elias era completamente diverso da Andromeda. Mentre lei cercava di utilizzare il suo segreto a suo favore, lui almeno aveva il buonsenso di condividerlo con gli altri, aiutandoli, e in pochi lo sapevano, solo per non mettere in pericolo il resto, eppure per un momento il ragazzo si sentì egoista, tuttavia qualcosa gli disse che lui non sarebbe mai stato così.

Doveva pagare per quello che aveva provocato e questa volta anche lui avrebbe giocato proprio come lei.

-So tutto, Atropo l'Inflessibile. So tutto. E credimi se ti dico che passerai una vita d'inferno. Pensavi di tenere all'oscuro un segreto più grande di te. Bene, ti sbagli. Perché sono pronto a soffocarti con il tuo stesso segreto, quello che tanto custodivi fino a farti sommergere e finalmente capirai cosa significa convivere e combattere contro il tuo stesso segreto. So tutto, Atropo. Conosco il tuo segreto- sorrise vittorioso Elias mentre le forbicine dorate caddero per terra, inghiottite dalla sabbia.

Ciao Ragaziiiiii!

Devo ammettere che questa prova che i miei coach hanno proposto, l'ho trovata davvero elettrizzante e intrigante e devo confessare di essermi divertita davvero tanto, quindi giro anche a voi questa domanda: 

Avete capito chi sono Andy o meglio Atropo e le sue sorelle?

Il nome della protagonista non è per un fattore di suono o che so, perché adoro i nomi mitologici (cosa abbastanza ovvia), ma non è del tutto così.

Il nome Andromeda appartiene a una costellazione, mentre il secondo nome Atros, non è del tutto inventato. Ovvero l'ho creato io, ma proviene dal nome Atropos, l'inglese di Atropo e giocando un po' è venuto appunto fuori appunto Atros.

Sicuramente vi starete domandando perché l'Inflessibile?

Ebbene Atropo veniva chiama l'inflessibile, poiché era colei che non si poteva evitare e rappresentava il destino finale  di ogni individuo perché a lei era assegnato il compito di recidere, ovvero tagliare letteralmente il filo che rappresentava la vita e inoltre era anche la maggiore di tre sorelle, Cloto e Lachesi. 

Dopo questa piccola spiegazione sicuramente avrete capito chi è la nostra Andromeda Atros Fate e caso mai vi servisse altro, il suo cognome Fate, significa letteralmente destino, fato, sorte e molti altri significati...

Forse ho esagerato scrivendo una storia su di loro, su Andy ma ho voluto farvi leggere qualcosa di nuovo, qualcosa che davvero per giorni ha affollato la mia mente pazza e spero che abbiate capito come Andy veda i fili, i destini di ognuno di noi e come alcune volte qualcuno che è più "grande" di noi, possa provare un briciolo di umanità e fare la differenza proprio come la nostra protagonista ha fatto con quell'uomo. Quindi alla fine ho voluto dimostrare che la mia Andy non è del tutto ipocrita e insensibile; è solo che ha le sue ragioni per fare determinate azioni e decisioni, come chiunque del resto. 

Spero davvero che la storia vi sia piaciuta e ringrazio le due coach per avermi dato questa opportunità!

Tantii Baciii,

By Moonline. 

P.S. Spero abbiate capito anche il perché del titolo. 

Ora lascio il destino a voi.

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