Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Prologo

"Per favore perdonaci"

Appena Liz entró in casa lesse quelle parole scritte col sangue sul muro.
Quando vide i corpi che giacevano senza vita nella stanza fu felice.
Poteva finalmente riposarsi.
Aveva ucciso troppi putrefatti quel giorno e le forze cominciavano a mancarle.

Era un anno che vagava da sola.
Da quando il suo accampamento, fuori New Orleans, era stato distrutto, aveva preferito proseguire il suo viaggio in totale solitudine.
I putrefatti erano pericolosi, ma gli uomini lo erano di più.

Spesso era in difficoltà e le capitava di pensare che, se qualcuno fosse stato con lei, forse tutto sarebbe stato più semplice.
Le bastava, però, ricordare cosa le avevano fatto per convincersi, nuovamente, che la solitudine fosse la scelta migliore.

Quando il mondo cambiò lei era in visita da un'amica a New Orleans.
In pochi giorni la sua nuova casa divenne una fattoria nella periferia della città.
Lei e altri sopravvissuti erano riusciti a rendere quel posto sicuro.
Una recinzione resistente, pozzi da cui attingere acqua e campi da coltivare.

I primi sei mesi fu dura.
Subirono molte perdite, sopratutto a causa dei putrefatti.

Col passare delle settimane sempre più sopravvissuti si presentavano ai loro cancelli.
Lei ed i suoi compagni condividevano un pensiero:
"Ogni vita è indispensabile."
Accoglievano ed aiutavano ogni persona che incontravano.
Si era illusa di poter vivere così per sempre.

Un giorno trovarono un uomo che vagava per i boschi in cerca di riparo.
Gli offrirono di unirsi a loro e lui accettò.

Liz condivideva un rapporto speciale con l'ultimo arrivato.
Non lo amava - da molto tempo ormai era convinta di non essere più capace di amare - ma con lui riusciva, anche se per poco, a dimenticare che l'umanità era perduta.

Non aveva un uomo da prima che l'apocalisse iniziasse, da quando la tragedia che aveva colpito la sua famiglia segnò il suo divorzio.
Le bastó poco per concedersi a quell'uomo dagli occhi neri, come una notte senza luna.

Ingenua. Si era sempre definita una donna forte, ma non era altro che un'ingenua.

Cliff, l'uomo che lei si portava a letto, era lo stesso uomo che in poche settimane le avrebbe distrutto nuovamente la vita.
Cliff era nell'accampamento di Liz soltanto da un mese quando decise che i suoi uomini potevano prenderselo.
Di notte. Quando tutti dormivano.

Cinque bifolchi armati di pistole e fucili forzarono il cancello d'ingresso.
Dapprima spararono alle gambe di ogni singolo uomo dell'accampamento; dopodiché si assicurarono di legarli alle colonne del fienile.
Avrebbero trascorso in quel lurido posto gli ultimi attimi della loro vita: immobili, inermi.

Sistemati gli uomini si occuparono delle donne.
Le stuprarono, una ad una.
Comprese le due bambine che solo quattro mesi prima si erano unite al gruppo assieme al loro papà.
Costringevano i pochi sopravvissuti a guardare mentre abusavano delle loro figlie, delle loro sorelle, delle loro mogli e delle loro madri.

Violentarono anche lei, e lui era sempre lì a guardarla. Le urla strazianti delle donne lo eccitavano, e voleva che anche lei gridasse.
Liz era diversa, si era promessa che non gli avrebbe dato quella soddisfazione.
Quando la stupravano lei fissava Cliff dritto negli occhi, dimostrandogli tutto l'odio che stava crescendo dentro di lei.
Quelle torture durarono per tre interminabili giorni.

Gli spari e le urla incessanti avevano attirato una mandria di putrefatti.
La recinzione non era costruita per resistere a così tanti non morti, e quei bifolchi erano troppo occupati a divertirsi per accorgersi di cosa stava succedendo.

Uno di loro era sopra di lei quando i vaganti sfondarono le porte del fienile dove si trovavano.
Liz capì che nessuno di loro sarebbe uscito vivo da quella situazione.
Approfittò del caos che si era creato per sfilare il machete dalla cintura dell'uomo che, fino a poco prima, la possedeva.
Lui, distratto dalla donna, fu afferrato da due vaganti che lo trascinarono via.

Liz sapeva che la cosa più sensata da fare era scappare. Evadere da quella trappola mortale per correre più veloce che potesse.
Voleva vivere. Doveva vivere.

Vide una scala e si arrampicò.
Cliff era lì. Cercava di aprire una finestra e non si accorse che lei era alle sue spalle.
Liz impugnò il machete e lo affondò nella sua schiena. L'uomo urlò cadendo sulla paglia.
Liz si posizionò sopra di lui.
"Voglio sentire la tua sofferenza." gli sussurrò in un orecchio.
Cominciò a colpirlo col machete una, due, tre volte, dieci volte...
Continuò ad affondare la lama in ogni punto del suo corpo, imprimendosi nella testa le grida di quell'uomo, che ora implorava perdono.

Quando si fermò si rese conto che lui era morto già da qualche minuto. Non riusciva a placare la sua sete di sangue. Lui le aveva portato via tutto.
La sua vita, la sua dignità.
Aveva bisogno di sentire la sua sofferenza.

Anche se era passato un anno da quel giorno riusciva ancora a sentire quelle urla vivide nella sua testa.
Conviveva con quel ricordo che la aiutava a restare viva. Scegliere di allontanare gli esseri umani dal suo cammino era stata la sua scelta migliore.
Non avrebbe più commesso l'errore di fidarsi di qualcuno.
Se lo ripeteva ogni giorno.

Si addormentò per terra, ringraziando di essere sopravvissuta ad un altro lungo giorno.

Ignorava che presto avrebbe incontrato le persone che l'avrebbero fatta tornare a vivere.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro