~1~
Liz era nascosta ormai da diverse ore.
Quando sentì che qualcuno stava entrando nel supermarket, si arrampicò sugli scaffali e si infilò nel condotto dell'aria condizionata per celar loro la sua presenza.
Vide quelle persone appropriarsi delle provviste che lei stessa aveva sistemato, su un bancone, proprio quella mattina.
Erano giorni che cercava di liberare quel posto dai putrefatti.
Finalmente era riuscita a chiuderli tutti nel magazzino, dedicandosi così a quello che le interessava veramente: Cibo.
Aveva setacciato ogni angolo di quel posto, accumulando la roba trovata sul bancone sistemato al centro del negozio.
Quella mattina era lì per portare i viveri nel suo rifugio, ma gli intrusi avevano mandato a monte il suo piano.
Una di loro vide la porta del magazzino che Liz aveva cercato di nascondere dietro uno scaffale.
"Rick, vieni a vedere." urlò.
Rick, l'uomo che vestiva degli insoliti abiti da sceriffo, si avvicinò e cominciò a spingere lo scaffale, aiutato da un bambino con indosso un cappello decisamente troppo grande per il suo capo.
Liz, dall'alto del suo nascondiglio, avrebbe voluto gridargli di fermarsi, che quella porta doveva restare chiusa, per il loro e per il suo bene.
Ma non lo fece. Decise che non voleva avere nulla a che fare con loro.
Lei se la sarebbe cavata in qualche modo.
Era brava a sopravvivere e di certo non le importava del destino di un branco di sconosciuti.
Quando Rick liberò l'accesso si prese un secondo per asciugarsi, con un gesto del braccio, le gocce di sudore che scendevano dai suoi ricci capelli scuri e che si facevano strada attraverso le rughe del viso fino alla lunga barba brizzolata.
Con un veloce movimento spalancò la porta, ignaro di quello che si celava oltre quell'uscio.
I vaganti cominciarono a venir fuori, emettendo famelici grugniti bramosi di carne umana.
Il gruppo capì subito che i non morti erano troppo numerosi: non avrebbero potuto affrontarli, non in quel angusto locale.
Si spinsero repentinamente verso l'uscita, attraversandola uno dopo l'altro.
"Carl, stammi vicino!" urlò il poliziotto durante la sua corsa verso la salvezza.
Il bambino si bloccò improvvisamente tra gli scaffali, puntando i suoi grandi occhi blu verso i vaganti che miravano a lui. Gli altri erano già fuori quando Rick raggiunse la porta, accorgendosi che il bimbo era rimasto indietro.
"Papà, mi dispiace. Devo prenderla, è troppo importante!"
Carl rivolse quelle brevi parole a suo padre prima di voltarsi e correre verso la porta del magazzino, facendosi strada tra i vaganti che cercavano di afferrarlo.
Lo sceriffo stava per scattare verso suo figlio quando uno zombie gli afferrò il braccio.
Usò la sua accetta per colpirlo in piena fronte, abbattendolo, rendendosi poi conto di essere ormai circondato.
Una donna di colore liberò il passaggio, uccidendo con la sua katana i tre putrefatti che arrancavano vicino all'ingresso, e tirando Rick per tempo fuori dal supermarket.
I vaganti ora bloccavano la porta a vetro, dalla quale il gruppo era appena uscito, premendo su di essa.
"Troviamo un altro ingresso." disse la donna rivolgendosi allo sceriffo, mentre con una mano si spostava le nere ciocche di dreads che le ricadevano sul viso "Lo troveremo. Carl è in gamba. Se la caverà, fidati."
Liz assistette a quella scena senza muovere un muscolo, studiando quale sarebbe diventata la sua via di fuga.
Quando notò che l'attenzione dei vaganti si era concentrata su Carl, rimasto ormai solo, non riuscì a trattenersi.
Decise di intervenire e saltando di scaffale in scaffale lo raggiunse.
"Prendi la mia mano!" Carl alzò lo sguardo e vide il braccio che la donna gli tendeva dall'alto. "Ragazzino, muoviti! Prendimi la mano!"
Quando il bambino accettò la sua richiesta, Liz lo tirò su, portandolo momentaneamente al sicuro lì in alto.
"Usciremo da lì." gli disse indicandogli il condotto dell'aria.
"Non andrò via senza la foto della mia mamma! Lasciami in pace!".
Le lacrime rigavano il viso paffuto di Carl, che scuoteva la testa in segno di protesta.
Si preparò a saltare, piegando le ginocchia e cercando di tornare in terra per recuperare l'immagine dell'amata madre, ma la donna lo afferrò, impedendogli di compiere qualsiasi movimento.
"Dov'è?" gli chiese allettando la presa, sapendo che quella semplice domanda lo avrebbe calmato.
"Mi è caduta vicino quella porta." rispose lui indicando il magazzino.
"Ragazzino non abbiamo molto tempo." Replicò Liz socchiudendo le palpebre, per lasciare che i suoi occhi verdi riuscissero a localizzare meglio l'oggetto cercato. "Ora ti faccio entrare in quel tubo. Tu prosegui dritto senza fermarti. Quando arrivi alla fine mi troverai ad aspettarti."
Quando cominciò a sollevare Carl lui replicò piagnucolando: "Ma... la mia mamma... quella foto..."
"Te la darò se usciremo vivi da qui, te lo prometto." la donna gli sorrise dolcemente, lasciando che due fossette le si formassero ai lati delle sue rosee labbra.
Carl decise di fidarsi e cominciò finalmente a gattonare lungo il condotto, seguendo quello che lei gli aveva detto.
Liz impugnò il suo machete e fece un lungo respiro prima di lanciarsi giù dallo scaffale verso quella missione suicida.
Cominciò a correre, facendosi largo tra i vaganti con movimenti veloci, colpendo solo quelli che le bloccavano la strada e scattando per evitare gli altri.
In pochi secondi raggiunse la porta del magazzino: raccolse dal pavimento la foto sbiadita di una donna castana che, sorridente, stringeva un neonato addormentato tra le braccia.
Entrò nel magazzino e si chiuse in fretta la porta alle spalle.
Si liberò con gesti decisi dei pochi putrefatti che erano rimasti in quella stanza, senza sbagliare un colpo, e raggiunse la fine del condotto.
Spinse uno scaffale sotto di esso e vi si arrampicò, riconoscendo la figura di Carl che, accovacciato, la stava aspettando.
"Andiamo, salta giù. Ti prendo io. Fidati di me, ragazzino!"
Carl si lasciò cadere giù dal tubo e lei lo prese al volo. Senza che se ne accorgesse, però, cominciò a stringere quel bambino a sè. Sentì un brivido percorrerle la schiena e le lacrime crescere nei suoi occhi.
"Mamma..." balbettò lui. Liz lo guardò e, non riuscendo a trattenere oltre le lacrime, voltò la testa, sperando di non essere vista. "La mia mamma. Hai preso la sua foto?"
Sciolse la presa che teneva su di lui e gli lasciò finalmente posare i piedi sul metallo impolverato dello scaffale. Con un gesto veloce si asciugò il viso, mentre con la mano libera raggiunse la tasca posteriore dei suoi jeans.
"Tieni ragazzino." Gli disse porgendogli la foto. "Ora però usciamo da qui."
Raggiunsero insieme l'uscita secondaria, ritrovandosi in un cupo vicolo stretto e, per fortuna, deserto.
Seguirono l'unico percorso possibile e si trovarono nella strada principale di quella deserta cittadina.
Liz guardò alla sua sinistra: voleva riportare Carl da suo padre e, il supermarket, era in quella direzione.
Fu però costretta a rivedere in fretta i suoi piani a causa di quello che i suoi occhi avevano appena visto.
Afferrò il braccio di Carl e gli ordinò di seguirla, cercando di trascinarlo via con sé.
Il ragazzino si dimenò: "Lasciami, devo trovare mio padre! Il supermercato è da quella parte, non da questa!" urlava, scalciando nevroticamente e indicando la strada che Liz aveva appena scartato. "Mio padre mi sta aspettando. Non posso venire via con te. Io non so nulla di te!"
"Ragazzino, la vedi quella?" La donna gli afferrò le guance e spostò il suo viso, costringendolo a vedere quello che i suoi occhi avevano scrutato pochi attimi prima "Quella è una mandria di zombie. E si sta dirigendo da questa parte, dritta verso di noi. Non ho intenzione di muovere nemmeno un passo verso quelle cose. Anch'io non so nulla di te, ma questo non significa che ti lascerò solo. Troveremo tuo padre, sono sicura che si sono allontanati anche loro da lì. Ora però dobbiamo solo nasconderci."
Liz non dette a Carl il tempo di controbattere. Lo prese per i fianchi e se lo caricò sulla spalla, come fosse un sacco di patate.
Il bambino le batteva i pugni sulla schiena, urlando e agitandosi, ma lei continuò a muoversi con passo deciso verso il suo rifugio.
"Metti giù mio figlio."
Tuonò improvvisa la voce dello sceriffo.
Liz si guardò le spalle, accorgendosi di essere sotto il mirino dello sceriffo e di tutti i suoi uomini.
Mise Carl per terra e si portò le mani sulla testa, scrutando quella gente che pian piano la circondava. Il bambino corse ad abbracciare il padre che ricambiò il gesto velocemente, facendogli poi segno di raggiungere una donna dai corti capelli brizzolati.
Lentamente Rick si avvicinò a Liz, puntandole la sua Colt al volto.
"Cosa volevi fargli?" chiese furibondo.
"Salvargli la vita. Di nuovo." replicò lei facendo segno col capo verso il ragazzino.
"Immobile!" le urlò Rick. "Devi restare immobile."
"Hai riavuto tuo figlio, ora lasciami andare." La voce di Liz era carica di astio, non tollerava che uno sconosciuto potesse darle ordini con tono così autoritario.
"Tu non vai da nessuna parte finché non lo decido io. Daryl, disarmala e legala. Non voglio che crei altri problemi." Il poliziotto si rivolse all'uomo col gilet in pelle che si trovava alle spalle di Liz.
Daryl posò per terra la sua balestra e si avvicinò alla donna, afferrandole con uno scatto un braccio.
Quel gesto le fece riaffiorare i ricordi degli incubi vissuti in passato: non voleva rivivere quei momenti, non poteva permettere più a nessuno di toccarla in quel modo.
"Non mi toccare, bastardo!" Reagì istintivamente e usò il braccio ancora libero per colpire Daryl in pieno volto con tutte le sue forze. Le nocche della sua mano erano intrise di sangue e pulsavano per la forza dell'impatto; si fece forza, ignorò il dolore e riuscì ad afferrare ugualmente la pistola che portava al lato della sua cintura, per poterla puntare alla testa di Daryl.
Non ebbe però tempo di fare altro: Rick era scattato verso di lei e premeva la Colt contro la sua testa.
"Dammi una buona ragione per non ucciderti ora!"
"Mi stavo solo difendendo" disse in tono sarcastico Liz, lasciando cadere la sua pistola per terra e riportando le braccia sulla testa. "È così che ringrazi chi salva la vita a tuo figlio? Come credi che sia uscito vivo da quel negozio?"
"Se volevi realmente salvarlo, perché lo portavi via contro la sua volontà?" la voce di Rick sembrava quasi un ringhio.
"Voleva tornare da te. Correndo verso il supermercato, verso la mandria, e verso morte certa. Gli ho solo salvato la vita."
Rick fece una smorfia, arricciando il naso e lasciandosi sfuggire un momentaneo ghigno. Guardò poi Daryl che si era di nuovo riportato alle spalle della ragazza: "Legala. Sono sicuro che questa volta non si muoverà."
L'arciere la colpì dietro le gambe, facendola cadere sulle ginocchia.
Sfilò la bandana che portava in vita e la usò per legarle i polsi dietro la schiena.
La tirò poi su, continuando a tenerle bloccate le braccia con la presa forte delle sue mani.
"Dobbiamo muoverci." urlò Rick. "La mandria viene verso di noi. Dobbiamo trovare un posto sicuro."
"Ho... io... ho un rifugio. È sicuro." balbettò Liz, strizzando gli occhi e scuotendo la testa castana. Non voleva diventare il banchetto di migliaia di non-morti, e se salvarsi da quel destino significava condividere il suo tetto con degli sconosciuti, allora era pronta a pagarne il prezzo.
"Scommetto che i tuoi amici sono lì pronti per fotterci, vero?" le grugnì Daryl strattonandola.
"Sono sola." Rispose voltando la testa verso l'arciere, cercando di zittirlo.
Deglutì rumorosamente prima di aprire di nuovo bocca, cercando di trovare dentro di lei il coraggio per continuare: "In fondo a questa strada c'è un edificio verde. È una vecchia libreria abbandonata. Mi nascondo lì da un paio di settimane. Ho bloccato le porte e le finestre quando sono arrivata. L'unica via d'accesso è il pesante portone di ferro sul retro. Se lo raggiungete potrete aspettare lì che la mandria si allontani."
"Raggiungete?" Rick ripeteva quella parola ridendo. "Perché tu dove credi di andare?"
"Credevo volessi uccidermi." rispose Liz in tono di sfida. "Fallo in fretta e colpisci in testa. Non voglio diventare una di loro."
Rick sorrise di nuovo.
"Non so ancora se morirai. Portaci a questo rifugio e poi deciderò."
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