Capitolo 8
Capitolo 8
"Noi siamo ciò che facciamo finta di essere, e dovremmo porre più attenzione in ciò che facciamo finta di essere."
Kurt Vonnegut
KEVIN
Era quasi ora di pranzo quando Celine ed io rientrammo in casa dopo un giro della città. Mi aveva fatto vedere qualche posto interessante, soprattutto locali dove saremmo potuti andare o spiagge su cui prendere il sole, nonostante non fossimo nessuno dei due amanti del caldo. Una volta a casa mi abbracciò forte.
- Non sai quanto sono felice che tua sia venuto qui ... – mormorò.
Avvicinai io mio viso al suo e lo unii in un bacio lungo e intenso, le sue labbra morbide sapevano di vaniglia come quel lucidalabbra che portava sempre. Mi strinsi ancora di più a lei, passando una mano lungo la sua schiena magra, sempre più giù.
- Kev! – sobbalzò – siamo nel mezzo dell'ingresso! –
- E allora? – mormorai senza smettere di baciarla.
- Ci vedrà qualcuno ... lo sai che ... - bisbigliò.
Lo sapevo, Celine era piuttosto riservata su certe cose, non le andava che altri ci vedessero amoreggiare così riservavamo le nostre effusioni per luoghi e tempi opportuni. Staccai le mani da suo corpo mal volentieri e mi allontanai da lei, mi sorrise e si accostò al mio orecchio.
- Magari stasera ... potrei aspettarti in camera mia ... - lasciò la frase in aria ma il suo sguardo era eloquente, le sorrisi – salgo un attimo di sopra, torno preso. –
Annuii e la guardai sparire su per le scale, mi diressi in cucina dove trovai Wes intento a trafficare in cerca di cibo. Mi irrigidii istintivamente, temevo quello che sarebbe successo di lì a poco, altre battute, altri tormenti. Mi sentì entrare e si voltò verso di me, mi scrutò da capo a piedi ma non era lo stesso sguardo di sempre, non c'era niente di famelico, solo un'occhiata distratta e indolente. Poi tornò alla sua ricerca senza dire una sola parola, storsi il naso, sembrava quasi che non fossi neanche lì.
- Cos'è Wes, hai sacrificato le buone maniere stamattina? – chiesi vagamente offeso.
Quello si voltò ancora una volta verso la mia direzione, mi guardò come per dire "non capisco cosa vuoi", sbuffai.
- Potresti almeno salutare, ti si è ritirata la lingua? – insistetti odiandomi allo stesso tempo per avergli concesso la parola.
Un'altra occhiata, ancora quello sguardo indifferente – Ciao allora ... – strascicò mal volentieri e poi riprese nuovamente ad ignorami.
Perché diavolo faceva così? Possibile che se Celine non era nei paraggi allora non valeva nemmeno la pena rivolgermi la parola? Perché me la prendevo tanto poi? La sua maleducazione era insopportabile mi dissi, quell'atteggiamento non era scusabile, ecco perché non riuscivo a trattenermi.
- Eccomi, ho messo il cell in carica ... adesso – Celine si morse la lingua nel notare la figura di Wes in piedi accanto al frigo. Ma era comunque troppo tardi, eccolo quel sorriso che conoscevo e temevo allo stesso tempo. E quello sguardo che vidi comparire sul suo viso, era famelico, sinistro e provocante, smise immediatamente di trafficare con gli sportelli e ci dedicò tutta la sua attenzione.
- Siete andati in giro a fare una passeggiata romantica, piccioncini? – chiese ridendo.
Per la prima volta dopo tanto tempo mi arrabbiai, aveva ricominciato con le battutine e le risate, a provocare senza controllo. Smisi appositamente di ascoltare, non desiderava che questo in fin dei conti, vedermi scattare davanti a lei, beh non lo avrebbe ottenuto. Credevo che si potesse risolvere la cosa in qualche modo, che magari oltre quell'apparenza da stupido, piantagrane e meschino ci fosse anche qualcos'altro su cui fare leva, ma invece, tristemente Wes era tutto qui.
- Che c'è? Ti sei offeso? Eppure prima sembravi desideroso di sentirmi parlare ... – continuò ormai a pochi centimetri dalla mia faccia.
Non distolsi lo sguardo, anzi, restai immobile a fissare quegli occhi grigi e profondi, lasciando che loro scrutassero i miei, volevo che sapesse cosa davvero pensavo di lui ed il mio sguardo era eloquente. Ad interrompere bruscamente quel confronto mentale fu il telefono, Wes parve destarsi con quel suono e si allontanò da me per rispondere seppur sbuffando dalla noia. Tornai a respirare, mi passai una mano sul viso mentre Celine mi abbracciava forte, doveva sentirsi in colpa per quella situazione, ma di certo Wes non era qualcuno che lei avrebbe gestito bene da sola.
- Sandwiches per i miei nipoti preferiti!! – la voce della signora Wayright proruppe improvvisamente nella stanza.
Posò il piatto sul tavolo ed io mi accorsi di essere più affamato d quanto pensassi, prendemmo un panino ciascuno, mentre nella stanza arrivavano anche Matt, Debby ed incredibilmente Nikolaj che a quanto sembrava aveva deciso di tornare dal suo esilio in camera. Wes abbandonò presto il telefono per unirsi agli altri mentre la signora Wayright si prodigava a tirar fuori altre vivande.
Ad un tratto il telefono squillò ancora, la donna si voltò ma aveva le mani impegnate con ulteriori vassioi.
- Non si preoccupi – dissi prontamente – rispondo io! –
- Grazie caro!-
- Pronto? –
- Wes figlio di puttana non riattaccare!- urlò un ragazzo trafelatissimo.
- Non sono Wes, sono Kevin ... – precisai adesso confuso.
- Kevin!! Grazie a Dio, sono Chris! –
- Chr ... -
- Zitto! – mi bloccò – non dire il mio nome, non dire niente, ho bisogno di aiuto – farfugliò agitato – Wes deve venire qui a scuola, deve venire a prendermi immediatamente. Il ragazzo di cui vi ho parlato ieri vuole mandarmi dritto sotto i cipressi, sono bloccato sul tetto. –
- Cristo – mormorai, ansimava fortissimo, sembrava che stesse per avere un infarto – resisti, farò in modo che venga. –
- Ti prego, Kevin ... dovete fare presto, ti devo la vita. –
Chiusi la chiamata e spostai ancora una volta gli occhi su quella figura che tanto stavo iniziando a detestare, andai verso di lui e gli battei sulla spalla freddamente. Wes si voltò, aveva un enorme pezzo di panino in bocca.
- Ti devo parlare e da solo. – mormorai.
- Così mi stuzzichi, biondino ... – bisbigliò facendomi l'occhiolino.
Era detestabile, decisamente, lo afferrai per la spalla e lo costrinsi a seguirmi in un'altra stanza. Soltanto in quel momento parlai.
- Tuo cugino Chris è nei guai – gli dissi – devi andare a prenderlo a scuola. –
- E perché sarebbe un mio dovere? – ribatté quello scocciato.
- Perché sei un suo parente - lo informai – ed evidentemente non può dirlo ai suoi ... Seth non è nei paraggi. –
- Seth non è mai nei paraggi – mi corresse – non capisco perché devo accollarmi anche un altro fratello, ho già il mio! – si lamentò quello.
- Dannazione Wes! Ci andrai! – alzai il tono della voce più di quanto avessi mai fatto e tutto quello che ottenni fu una sua risata.
- Questa è la migliore imprecazione che sai fare, Kev? – mi schernì – spiacente, non posso essere d'aiuto neanche volendo, mi hanno ritirato la patente. –
Lo fissai accigliato e lui allargò le braccia con un espressione divertita in viso.
- Guido io – risposi risoluto - quel ragazzo ha bisogno di aiuto. Tu sei un suo parente, vieni con me, servirai comunque tu per firmare il permesso. –
Fui sorpreso che non ebbe niente da obbiettare, uscimmo di nascosto prendendo l'auto della madre di Wes e lasciammo la villa. Mi indicò la strada fino alla scuola ed alla fine ci ritrovammo in segreteria.
- Posso esservi utile? – chiese la segretaria con un tono piuttosto scazzato.
- Sono Wes Reed, il cugino di Chris Wayright, dobbiamo portarlo a casa, emergenza familiare. – spiegò con tono serio.
Quella annuì tristemente, evidentemente in molti conoscevano i Wayright ed il lutto che avevano avuto. Gli fece compilare un modulo e poi firmò.
- Potete portarlo via ora. –
Lasciammo la segreteria e ci immettemmo in un corridoio, mi guardai intorno. Non era una scuola molto grossa ma la trovai comunque caotica.
- Ha detto che è sul tetto ... –
Prendemmo le scale di servizio che portavano al tetto, la porta era chiusa ma completamente devastata di calci, non c'era traccia di nessuno però.
- Chris? – chiamai incerto – siamo noi, Chris!
Poi lo vidi, i suoi occhi chiari che sporgevano dalla piccola apertura tra la porta ed il muro.
– Kevin! Siete venuti a salvarmi! – Chris venne fuori, aveva un aspetto pessimo, il viso rosso, probabilmente aveva preso troppo sole.
- Per questa volta la tua buona stella ti ha assistito – disse Wes – ma che non sia un abitudine, non sono tipo un cavaliere senza macchia che raccoglie ragazzini sui tetti. Sappilo. –
Alla fine tornammo indietro, Wes riprese ad ignorarmi, canticchiando strani motivetti di tanto in tanto, mentre Chris crollò sul sedile posteriore, esausto.
WES
Stavo seriamente cominciando a detestare quel posto. Non avevo mai amato molto South Gate ma a distanza di tre anni mi resi conto di essere davvero cresciuto e in un certo senso anche peggiorato. Capii che non mi piacevano i cambiamenti di programma e trovarmi in compagnia di tutta quella gente quando sarei voluto essere volentieri altrove cominciava a rendermi irrequieto, mi sentivo come un leone in gabbia.
- L'avvocato ci ha convocati per domani, finalmente ha sistemato le ultime scartoffie ... il testamento sarà pronto per essere aperto e dopo di che potrai andare dove ti pare e piace e farla finita con questo atteggiamento da ragazzino bisbetico che detesta il mondo - Monica parlò dopo un lungo momento di silenzio. Da quanto tempo stava fissando i miei movimenti inquieti?
- Lieto di sentirtelo dire. Tu e Matty che intenzioni avete? - chiesi fissando mia madre tutta intenta a stirare alcune camicie. Aveva fatto un po' di shopping anche per me per fortuna, non ne potevo più dei vestiti neri e cupi di Seth.
- Non so, tuo fratello si trova bene qui ... Norman e Jane vorrebbero ospitarci per qualche settimana ancora, forse dovremmo approfittarne, stare un po' in famiglia è quello che ci vuole. - disse con un tono basso e pensieroso – perché non esci con i ragazzi stasera? Andranno a trovare Seth al locale in cui lavora ... -
Mi rigirai la mela che stavo mangiando tra le mani, non so se ne avevo voglia, insomma, bere qualcosa andava bene, il dover trovarmi faccia a faccia con i cugini un po' meno. Alla fine mi limitai ad indossare i vestiti nuovi e a raggiungere i ragazzi in salotto, stranamente vi trovai anche Nikolaj, ovviamente tallonato stretto da quella piattola di mio fratello.
- E tu che ci fai qui? Sei il nostro supervisore tipo? -
- Non fare lo stronzo, Wes ... è nostro zio adesso e stare chiuso in casa tutto il giorno non fa bene a nessuno. - lo difese Matt con quel suo sguardo da paladino alle prese con una nuova ingiustizia.
- Ok, bene. Come volete. -
Scossi la testa, forse mi stava davvero passando la voglia di uscire a quel punto, ma poi mi voltai indietro, provavo quella strana ed inspiegabile sensazione di essere osservato. Infatti Kevin mi fissava, appena mi voltai il suo sguardo cadde su quello di Celine però, perfetta ed immobile come una bambola al suo fianco. Risi piano, ormai l'avevo beccato e a giudicare dall'espressione truce che mise su anche Kevin doveva averlo capito. Quel pomeriggio era stato piuttosto loquace, a differenza mia, invece. Non l'aveva presa bene, sperava di ricevere altre provocazioni, forse dopotutto quel gioco stava iniziando a piacergli o più verosimilmente era soltanto un ragazzino voglioso di attenzioni.
- Ciao ragazzi. Perché non ci sbrighiamo a raggiungere Seth? Kev ed io abbiamo noleggiato un'auto pomeriggio, chi vuole venire con noi? - Celine interruppe quel silenzio imbarazzante con la sua vocetta da maestrina.
- Se c'è posto Nikolaj ed io verremmo ... - disse timidamente mio fratello. Che idiota che era, fraternizzare con il nemico era sempre stato un dono naturale per lui.
- Wes? Tu che farai? - chiese un attimo dopo Celine, i suoi occhi fissavano un punto indistinto della stanza, la sua buona educazione le impediva di essere scortese con me, eppure sapevo che era propensa a portarmi con sé almeno quanto le ero io di introdurre un vaso di miele nella tana di un orso inferocito.
- Andate pure. Preferisco passeggiare che starmene fermo con voi. - dissi, sfoggiando il mio miglior sorriso.
- Ma Seth ha detto che dista più di un'ora a piedi ... - Matt fece finta di non aver fatto caso alla mia offesa, come sempre. - dai, non vorrai camminare per tutto quel tempo ... -
Adesso aveva la faccia di uno che non voleva ritrovarsi in macchina con tre sconosciuti. Fatti tuoi, caro fratellino, pensai malvagiamente, nessuno ti aveva chiesto di essere così partecipativo.
- Vorrà dire che camminerò per un'ora a piedi. Ti sembro menomato di guerra? Sto per caso facendo su e giù seduto su una sedia a rotelle? - sbottai, lanciando occhiate fiammeggianti a tutti.
- Bene, ciao. - ribatté Kevin un attimo dopo voltandomi le spalle e stringendo la vita di Celine.
- Ehi, aspettate! Ci sono anch'io ... vieni con me, no? -
Chris scese dalle scale veloce come un fulmine. Era sempre stato dannatamente forte nella corsa, anche da bambini ricordavo che era quasi impossibile raggiungerlo e acciuffarlo. Seth ed io finivamo per collassare nel tentativo di tenergli testa, probabilmente era colpa delle sigarette anche, dovetti ammettere.
- Andata! Prendiamo lo scooter di Seth? Fa piuttosto caldo e inoltre posso ancora guidarlo quello! - sussurrai rivolto al mio nuovo cugino preferito.
Chris scosse la testa. - No, i proiettili ci raggiungerebbe più facilmente senza una copertura di lamiere ed acciaio intorno a noi. Vada per la macchina, guido io. L'anno scorso ho preso la patente. - disse sbrigativo prima di salutare gli altri con un cenno della mano ed uscire in giardino.
- Perché hai menzionato i proiettili? Dobbiamo aspettarci una sparatoria o è una nuova metafora per la pioggia battente? - chiesi a titolo informativo. L'importante era essere preparati.
- Chi può mai saperlo con Tyler Bradbury che cerca di farmi la pelle. Meglio essere previdenti, ho saputo che ha una buona mira. - disse quello, prima di guardarsi intorno con espressione guardinga sul volto.
- Non c'è nessuno qui, tranquillo. - risposi lanciando un'occhiata sommaria al giardino.
Chris si fece coraggio e finalmente riuscimmo a raggiungere l'auto degli zii, parcheggiata a qualche metro da quella di Kevin e Celine. Li vidi ridere e scambiarsi un bacio prima di montare in auto e mettere in moto.
- Lui è troppo figo per lei. - fu la triste esclamazione di Chris, stavamo pensando proprio la stessa cosa, un attimo dopo ci ritrovammo a ridere come due idioti.
- Puoi dirlo forte! Sono le ultime risate di un condannato a morte queste? Che ti è successo? Perché quel tipo ti vuole menare, sii sincero ... -
Non avevo mai perso troppo tempo ad ascoltare gli altri, ma quella sera capii anche che Chris non era pesante come la gente che mi circondava, era piuttosto spensierato e aveva una buona dose di sfiga e follia insieme che lo rendevano mortalmente pericoloso. Avevo trascorso i miei pochi momenti a South Gate a fare lo stronzo con Seth. Eravamo i più grandi, ci divertivamo a maltrattare o ignorare i nostri fratelli minori con quella crudeltà tipica dei bambini, ma adesso le cose erano cambiate. Dovevo dare una possibilità ai miei cugini, no?
- Vuole uccidermi, crede che abbia cercato di scoparmi la sorella ... ma è stata lei ad assalirmi gettandosi come un'ossessa su di me. Non so che fare, non posso ammettere di essere gay, non davanti a quel troglodita di Tyler! Sarebbe come una doppia condanna a morte e una è più che sufficiente al momento ... -
Scossi la testa, non era una buona idea quella, sarebbe stato meglio preoccuparci di una morte alla volta - Senti, lui è grosso e muscoloso ed incazzato. Me lo ricordo abbastanza bene da capire che non ne usciresti messo bene da uno scontro uno contro uno, quindi devi affrontarlo dove non può farti del male. C'è un posto dove non si azzarderebbe a toccarti? -
- Sai ... credo tu sia sulla strada giusta, Wes ... a dire il vero c'è di sicuro una persona di fronte alla quale non oserebbe mai uccidermi ... - disse un attimo dopo con gli occhi brillanti per la gioia. - suo padre! Cazzo, Wes, sei un genio! Devo soltanto presentarmi a casa sua mentre l'intera famiglia Bradbury è riunita, sono sicuro che potrò spiegargli la situazione e se dovessi fallire nel tentativo mi farebbe comunque andar via sulle mie gambe, almeno per il momento. -
Mi ritrovai a scambiarmi il cinque con Chris, ridendo forte. - Comunque te la saresti dovuta scopare sul serio, avresti evitato un bel po' di problemi. -
Quello sorrise appena. - Non dirlo a me, sono assolutamente d'accordo, ma il mio amico lì sotto non voleva saperne. Dovresti prendertela con lui. -
Ci ritrovammo a ridere ancora di più, che tristezza. - Ma non sei mai andato con una donna? -
Chris annuii – Sì, ma prima che iniziassi ad andare con gli uomini! E adesso non ci riesco più semplicemente ... neanche immaginandomi in altre situazioni, è stato terribile. Continuavo a pensare ad un ragazzo fighissimo che incontro spesso, ma niente ... la situazione lì sotto è rimasta triste ed immutata e poi lei ha iniziato a sbuffare e i suoi occhi erano così fiammeggianti ... - lo vidi rabbrividire, erano ricordi che avrebbe fatto meglio a dimenticare al più presto quelli.
- Ah, non sai che ti perdi, fratello. Vedi, perché assaggiare una sola pietanza quando puoi provarne più di una? Non dovresti accontentarti, né porti dei limiti da non valicare. Se fossi davvero un buongustaio capiresti cosa sto cercando da dirti. - con quelle parole forse troppo ardite il discorso morì. Rimasi a fissare il paesaggio notturno scorrere oltre il finestrino. Le stelle erano bellissime quella notte, mi fecero pensare al mio ultimo giro in spiaggia con i fratelli Jacobs e a tutto quello che mi stavo perdendo per restare lì, accanto alla mia pallosissima famiglia.
Il nostro viaggio finì qualche minuto dopo, ricordavo quel posto in qualche modo, ci ero stato con Seth tre anni prima, era un pub niente male per trovarsi in una cittadina priva di senso come South Gate. Stile irlandese, con interni in legno e sedili rustici. Ci si poteva vedere le partite di pomeriggio, ascoltare musica dal vivo durante i fine settimana e giocare a biliardo e freccette praticamente sempre. Fummo i primi ad arrivare ovviamente, Celine doveva guidare ad una lentezza imbarazzante, un po' come faceva qualsiasi cosa nella sua vita. In quel momento mi ricordai di odiarla, così non appena li vidi apparire oltre la soglia non potei fare a meno che cingere le spalle di Kevin intorno alle mie braccia.
- Ma che diavolo ... - iniziò lui.
- Zitto. Ormai sei mio, ti ho requisito! Sedetevi pure voi, noi andiamo a prendere da bere! - dissi, prima di trascinare un molto riluttante Kevin verso il bancone.
Sì, sarebbe stato divertente giocare con la coppietta da sogno dell'anno. Prima o poi qualcuno di loro si sarebbe alzato in piedi e sarebbe scappato via, urlante. Sperai fosse Celine.
NOTE DELLE AUTRICI:Salve a tutti! :) che bello ritrovarsi per un nuovo aggiornamento poco prima delle tanto attese vacanze natalizie. Non sappiamo sinceramente se riprenderemo ad aggiornare con l'anno nuovo o se posteremo un altro capitolo prima della fine dell'anno!
Siamo sicuramente strafelici dell'attenzione che state dimostrando per questa storiella modesta. Diciamo modesta perché in effetti segue molti dei soliti cliché che possono sembrare stupidi per le lettrici di Those Bad Angels, una storia con sfumature molto più dark rispetto a questa. Ma ci auguriamo che possiate apprezzare anche questo tentativo più semplice e meno improntanto alla tragedia, anche se le situazioni traumatica non mancheranno neanche qui!
Ringraziamo tutte voi che avete trovato un po' di tempo per recensire, non sapete quanto sia importante per noi! E tutte coloro che hanno preferito questa storia, chi la segue e così via!
Grazie davvero di tutto, non vediamo l'ora di sapere cosa ne pensate di questo nuovo capitolo.
P.S.: E' così che immaginavate il poor poor Nik?
Grazie mille ancora :) :*
- BLACKSTEEL -
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