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capitolo 77


WES

Ero sconvolto, se c'era una cosa sulla quale non avrei mai scommesso era il ritorno di Koll. Seth era davanti a me, se ne stava immobile, con le braccia portate ai fianchi ed una tazza di caffè che non aveva neanche cominciato a bere.

- Seth ... porca puttana, vuoi spiegarmi che sta succedendo? - gli chiesi, incapace di trovare senso a quel quadro assurdo e surreale.

Quello scosse la testa – E' tornato qualche giorno fa, era in pessime condizioni ... io l'ho dovuto aiutare ... non posso spiegarti nei dettagli, lui non vorrebbe. -

Certo che non poteva, il suo ragazzo era nella merda, non c'era molto di cui stupirsi, l'avevo sempre immaginato in fondo. Doveva essersi ficcato in guai seri, guai che avrebbe portato anche a casa Wayright, mi chiesi?

- Devi farlo andare via, Seth ... qualsiasi cosa stia succedendo ... non può rimanere qui. -

- Questo lo so. Si rimetterà e andrà via. Sto soltanto aspettando che la ferita si rimargini un po' ... - disse con un tono secco, a cui dovevo credere. Il suo viso era diverso però, pensai, meno cupo, quasi soddisfatto. Come se avesse ritrovato qualcosa che credeva perduta per sempre, ovviamente si trattava di Koll ... di quello stronzo di Koll.

- C'è qualcun altro che lo sa oltre noi due? - gli chiesi dopo un lungo attimo di silenzio carico di dubbi.

- Sì, Chris mi ha beccato con lui, era insieme a Tyler, poi abbiamo dovuto chiedere aiuto ad una ragazza che lo ha rimesso in sesto ... per il resto, gli altri non sanno nulla e non devono saperlo, Wes. Per favore, non dire nulla a nessuno. - i suoi occhi erano profondi, non c'era neanche bisogno che me lo dicesse, sapevo riconoscere una situazione di massima segretezza quando ne incontravo una.

- Come vuoi, ma questo non finirà bene, Seth... sta attento, se hai bisogno di me ci sono ... - dissi dopo aver svuotato ciò che restava del mio caffè nel lavabo. Mi era passata anche la fame. Mio cugino annuì brevemente, poi lo vidi svanire oltre la porta del salotto. Così decisi di prendere una boccata d'aria e di fumo fuori in giardino, c'era un bel po' di roba a cui avrei dovuto pensare ... forse perfino trovare una soluzione. Faceva parecchio caldo, la prima settimana di agosto era sempre particolarmente cocente in California, i miei occhi caddero sulla porta del garage, mi chiesi se Chris fosse già uscito. Era così attivo solitamente, ma non quella estate ... stava crescendo e inevitabilmente stava anche sperimentando quanto potesse fare schifo la vita quando si metteva di impegno, soprattutto per un Wayright.

Se ne stava a letto, ma anche ad una prima occhiata sfuggente mi resi conto che non stava dormendo. Aveva gli occhi fissi al soffitto ed un'espressione vuota sul volto, non sembrò far caso alla mia entrata nonostante avessi fatto un baccano assurdo nel sollevare la porta del garage ... mi parve una perfetta imitazione del fratello. Un brivido mi percorse la schiena ... rimasi imbambolato ed incredulo di fronte a quella nuova, terribile versione di Chris.

- Emh, cugino ... va tutto bene? - chiesi stupidamente.

Quello sembrò riscuotersi dai suoi pensieri, si voltò lentamente verso di me e soltanto dopo qualche istante mi mise a fuoco – Sì, perfettamente. Perché? E' già ora di pranzo? -

Tutto ciò era molto strano, pensai, rabbrividendo – No ... io ... credevo che non ci fossi, tutto qui ... -

- In effetti è come se non ci fossi. - commentò Chris con un sorriso inquietante sul volto.

- Che ti succede? Sembri ... -

- Mio fratello? - concluse lui per me, ancora con quel sorriso spaventoso sul volto – tranquillo, Wes, ho giurato che non mi sarei mai ridotto come lui ed intendo mantenere la promessa, per il mio bene. Mi sto alzando, poi andrò a fare un giro ... non preoccuparti per me, sto già meglio. -

Rimasi a guardarlo, volevo credere a quelle parole, Chris era forte, lo era sempre stato e qualsiasi cosa gli fosse successa non gli avrebbe permesso di sovrastarlo per molto, questa era una certezza. Vidi un'espressione risoluta apparire lentamente sul suo volto, una rabbia repressa ma implacabile che si trasformava in decisione.

Lo lasciai lì, intento a vestirsi fischiettando come se niente fosse ... amori sbagliati anche per lui? Sì, con ogni probabilità aveva appena sperimentato sulla sua pelle la propensione incredibile che noi Wayright e Reed avevamo nello scegliere sempre uomini sbagliati che ci avrebbero stracciato il cuore come se fosse stato fatto di carta. Sperai che stesse bene, che trovasse la forza di andare avanti, qualsiasi cosa fosse successa, che lasciasse perdere il bastardo e cambiasse rotta. Era quello che avevo fatto io con Wayne, ma la lontananza aveva aiutato molto ... in effetti non sapevo cosa sarebbe successo se avessimo vissuto nella stessa città. Probabilmente la mia dignità sarebbe finita sotto le scarpe e adesso sarei ancora stato alla sua mercé in un rapporto di dipendenza.

Mi vennero i brividi ... era incredibile pensare che adesso fossi io quello con il coltello dalla parte del manico. Con quei pensieri in testa, senza rendermi conto di nulla, mi liberai dei miei pantaloncini e in un attimo fui sul basso trampolino della piscina dei Wayright. Un salto, poi l'impatto con l'acqua fresca che sommerse il mio corpo. Rimasi immobile, immerso nel blu, fino a quando non aprii gli occhi e notai un corpo maschile sfilare sotto di me. Era Kevin.

Il panico mi colse subito, se l'avessi notato prima non avrei mai compiuto quel gesto, ma ormai era troppo tardi per tirarmi fuori, non quando il suo viso bellissimo e grondante d'acqua era a qualche centimetro da me.

- Sei mattiniero oggi ... devo forse preoccuparmi? Cosa sta succedendo al mio vecchio Wes? - sussurrò con voce provocante mentre la sua mano scivolava lungo la mia coscia, sott'acqua. Quel tocco mi fece rabbrividire, mi ritrovai a retrocedere, gli occhi puntati sulle finestre sopra di noi. Non c'era nessuno, ma la possibilità che qualcuno venisse fuori in giardino era troppo alta per rischiare in quel modo.

- Devi smetterla, Kevin ... - lo avvertii ma quello continuava ad avanzare, incurante. Non sembrava neanche più lui di recente. I ruoli si erano invertiti ed io non ero mai stato abbastanza bravo a fingermi una preda, era troppa la voglia di sentire quel corpo a contatto con il mio ...

- Di fare cosa? Adesso sai come mi sono sentito per tutte queste settimane, con te davanti che continuavi a tentarmi ... è fastidioso? Stuzzicante? Ti fa semplicemente impazzire, lo so ... - rise e non c'era più nulla di quel bravo ragazzo inglese entrato in quella casa soltanto due mesi prima.

- Kevin ... non possiamo ... - sentivo le sue dita scendere sul mio addome, eludere lo stretto elastico degli slip per poi afferrare la mia erezione eccitatissima. Mi ritrovai a mugolare mentre i suoi movimenti si facevano più decisi e non riuscivo più a controllarmi.

- Certo che possiamo ... -

- Non qui ... - trovai la forza di fermarlo, di togliere quella maledetta mano da me e nuotare via. Il sangue era tutto fluito in basso e per un attimo mi sentii stordito. Mi appoggiai al bordo della piscina, incapace di muovermi, Kevin continuava a fissarmi con quell'espressione desiderosa sul viso ... era ciò che avevo sempre sognato, vederlo fissarmi in quel modo. Eppure adesso non riuscivo ad approfittare della situazione, non riuscivo a sentirmi in pace con me stesso.

- Andiamo in casa ... - era di nuovo vicino a me, il suo petto muscoloso aderiva alla mia schiena, mi stava trascinando fuori con enorme determinazione. Le mie mani scesero sulle sue, amavo il suo tocco, il profumo dolce della sua pelle, quel viso altezzoso che fino a poco tempo fa mi fissava dall'alto in basso e che adesso era mio ... tutto mio. Non riuscii più a resistere, corremmo in casa, bagnati fradici, incuranti di sporcare tutto. Lo trascinai in bagno, chiudendomi la porta alle spalle con un tonfo.

Poi fui finalmente sulle sue labbra, mi appropriai del suo viso, la mia lingua danzava con quella di Kevin, lo assaporava, così come le mie dita esploravano la perfezione di quel corpo che non toccavo da troppo tempo per colpa dei miei rimorsi. Lo liberai velocemente del suo costume fradicio mentre lui faceva lo stesso con il mio, senza mai smettere di baciarci voracemente come se la fine di ogni cosa fosse vicina. Kevin gemette sotto i miei tocchi, avevo voglia di prenderlo, di farlo mio come continuava a chiedermi con lo sguardo e con le sue continue richieste.

- W-Wes ... ti prego ... - il suo corpo era bollente come il mio adesso, lo spinsi verso la vasca e lasciai che il getto tiepido della doccia ci investisse.

- Sei fottutamente perfetto, Kevin ... - dissi dal profondo del mio cuore, godendo della vista della sua pelle morbida e lievemente abbronzata, adoravo il contrasto tra i segni del costume ed il resto ... era così dannatamente sexy.

- T-tu, tu lo sei ... non faccio altro che pensare alle tue labbra, ai tuoi gemiti ... non vorrei fare altro che sentirti urlare per me – lo vidi abbassarsi, il viso rosso per l'eccitamento, Kevin ricadde sulle sue ginocchia, la sua bocca carnosa era vicina alla mia erezione. Tremai, per un attimo pensai che avrei ceduto, stimolato unicamente da quella fantastica visione del suo viso così vicino a quella parte di me. Poi successe, Kevin iniziò a baciarmi, a leccare e succhiare allo stesso tempo, percorrendo con la bocca tutta la mia lunghezza fino a farmi piegare in avanti, a stringere tra le dita i suoi capelli chiari e lievemente mossi, a spingere la sua bocca ancora più a fondo dentro di me.

- O-oh ... sì, così, Kev ... continua così ... - gemetti, sopraffatto da troppe sensazioni soverchianti che mi impedivano di pensare a qualsiasi cosa che non fosse lui e quello che mi stava facendo lì sotto.

Ero ad un passo dal crollo finale, non avrei voluto terminare in quel modo, ma non riuscivo neppure a formulare una dannata parola, le mie mani artigliarono le spalle di Kevin, forse per spingerlo via, fargli sapere che anch'io desideravo donargli del piacere, sentirlo gemere e sospirare il mio nome. Poi successe qualcosa, un rumore alla porta. Mi voltai, con la mente ottenebrata da quello che Kevin continuava a farmi, ma non riuscii a formulare un solo pensiero sensato, né una sola parola.

Vidi la maniglia abbassarsi, le mie mani cercarono di allontanare Kevin da me, ma era troppo tardi.

Gli occhi di Celine ci intercettarono immediatamente. Il mio cuore mancò un battito. Non avevo chiuso la porta a chiave.




KEVIN

Accadde tutto così in fretta che per un momento tutti restammo letteralmente pietrificati, io ero ancora in ginocchio davanti a Wes, lui rigido e con lo sguardo fisso verso la porta, poi c'era lei. Celine era davanti all'ingresso, il viso pallido, gli occhi sgranati, le labbra le tremavano, mi mossi allora e interruppi l'immobilità di quella stanza. Afferrai un telo e lo assicurai in vita, poi uscii dalla vasca mentre Wes si metteva di lato per ripararsi dietro la tendina.

Mi avvicinai a lei per dirle qualcosa ma appena fui abbastanza vicino non ebbi il tempo di parlare, uno schiaffo, rapido e doloroso mi colpì la guancia mentre vedevo le lacrime farsi strada sulle guance di Celine.

- Mi fai schifo – ringhiò a denti stretti.

Mi si strinse il cuore, non avrei mai voluto che lo scoprisse così, che dovesse soffrire così tanto, ma in fondo ero stato egoista e questo era il prezzo.

- Celine ... mi dispiace – volevo spiegarle, dirle chiaramente le cose.

- Sta zitto!- mi fermò immediatamente – sei ... sei .... Dio, non riesco neanche a guardarti in faccia!- urlò – chi sei? Dov'è il mio Kevin? Lui non mi avrebbe mai fatto una cosa del genere ... lui ... mi ama ...- si coprì il viso con le mani.

Il cuore mi batteva forte, avevo cento parole che mi premevano in testa ma non riuscivo a farle uscire, niente sembrava adatto a calmarla, a farla smettere di soffire. Lanciai un occhiata a Wes che era rimasto in silenzio e fermo, lo sguardo puntato a terra ed un espressione addolorata in viso.

- Sono sempre io, Celine ... ma vedi ci sono delle cose ... sono successe delle cose che ... - non trovavo le parole, ne esistevano davvero per certi casi? – Non volevo che accadesse ... non avrei mai voluto farti soffrire, Celine ... -

- Mi hai chiesto di sposarti ... - mormorò cupa – mi hai guardato negli occhi dicendo di amarmi e che avresti voluto passare la tua vita con me ...-

Avrei voltato abbracciarla, non so perché ma in quel momento la sua fragilità era tale che credetti potesse sgretolarsi davanti ai miei occhi ad ogni parola, ogni minuto in più le sue ferite si allargavano.

- Io ... volevo resistere ... a quello che mi stava succedendo, volevo ignorare i miei sentimenti e volevo te ad ogni costo, restare al tuo fianco ... tu sei comunque importante per me ...- mi passai una mano sul viso – ci ho provato Celine ... ma questo non si tratta di un volgare tradimento ... questo è molto di più e non è giusto che passi la tua vita insieme ad un uomo che non ti merita –

- Tu ... mi avresti lasciata ...- la vidi stingere i pugni – per lui ... -

Abbassai lo sguardo a quel punto, non ero degno di guardarla – Sì ... una volta tornati indietro ... avrei rotto il fidanzamento, non era giusto Celine ... lo so che mi odi ... lo so che ti faccio schifo dal profondo del cuore ... ma farti passare la vita con un uomo che non può amarti come meriti sarebbe stato ancora più meschino ...-

- Sta zitto! Tu non sai niente! Non sai quello che provo, non sai come mi sento! – mi interruppe ancora una volta fissandomi con gli occhi rossi e lucidi – per tutti questi mesi non ho fatto altro che credere che tu mi amassi ... che stessi sopportando questo posto per me ... le sue provocazioni ... i casini della mia famiglia... credevo che tutto fosse per me ... credevo che fossero le prove che mi servivano per capire quanto tu fossi perfetto per me – mi colpì di nuovo, un altro schiaffo pienamente meritato – e tu te la facevi con lui! Mentre io mi preoccupavo per te ... non vedevo l'ora di andare in vacanza dai tuoi ... mentre io fantasticavo stupidamente sul nostro futuro, tu strisciavi nell'ombra con lui! Come una puttana! –

- Celine ... non è come credi... -

Cercai di avvicinarmi a lei di nuovo ma Celine arretrò fulminandomi con lo sguardo.

- Toccami e mi metto a urlare!- disse furente – e faccio in modo che vengano tutti qui e si rendano conto di quello che mi hai fatto! Vedano fino a che punto possiate essere meschini! -

A quel punto vidi Wes muoversi, raccolse il suo costume e con il viso ancora impietrito dal dolore uscì dalla stanza, sotto lo sguardo di fuoco di sua cugina.

- Non voglio che tu pensi che sia una sorta di ripicca Celine ... o che sia stato in qualche modo voluto ... non lo ha fatto di proposito, non sul serio ... è una cosa che è nata senza che ce ne rendessimo conto ... vorrei solo che tu sappia che ci dispiace infinitamente ... - dissi alla fine.

- Non mi importa niente di voi ... non mi importa dei vostri nobili motivi! Mi fate schifo tutti e due ... - poi si voltò – voglio che tu sparisca dalla mia vista .... Non mi importa dove vai ... non mi importa di niente ... ma devi andare via da questa casa, non voglio rivedere la tua faccia mai più! –

Fu così che andò via da lì, rimasi immobile per qualche minuto, elaborando dentro di me quello che era successo e cosa avrebbe significato.

Lasciai il bagno ed in silenzio mi diressi alla nostra camera, lei non c'era, non sapevo dove fosse andata ma sapevo che al ritorno non avrei dovuto essere lì. Mi vestii rapidamente e cominciai a mettere la mia roba in valigia, feci attenzione a non lasciarmi indietro nulla ed una volta ultimato tutto la portai fuori dalla stanza. Percorsi il corridoio e mi fermai davanti alla porta socchiusa della camera di Wes, la aprì e notai la sua figura accucciata nel letto, mi guardò con un'espressione assolutamente distrutta.

- Wes ...- mormorai – io vado ... ho intenzione di affittare una camera all'hotel in fondo alla strada ... -

Non rispose, non disse nulla, si limitava a fissarmi, allora presi tutto il coraggio che avevo per formulare quell'ultima frase.

- So che non volevi che finisse così ... nemmeno io ... - dissi – ma il mondo ha deciso per noi e lei ora sa tutto .... Io non posso aspettare in eterno, Wes ... soprattutto ora che non sto più qui ... ho bisogno che tu decida, ho bisogno che tu mi dica se noi due abbiamo una possibilità o meno. Non riesco a vivere in sospeso ... - riflettei per qualche istante – dovrò anche dire ai miei quello che è successo ... che io e lei ci siamo lasciati ... quindi dammi un motivo per restare oppure se tu ami davvero lui più di me lascia che vada per la mia strada ... - sospirai e presi in mano la mia valigia pronto a lasciare quella stanza – tre giorni ... se non ti fai vivo tornerò in Inghilterra e saprò che hai scelto lui .... –

Wes era ancora immobile, vidi delle lacrime silenziosa solcare il suo viso, era tempo ormai, era ora di scegliere e qualcuno avrebbe comunque sofferto, era inevitabile, era la vita.

- Ti amo Wes ... qualsiasi cosa tu faccia ... non ti dimenticherò, non ho mai conosciuto nessuno di più vero in vita mia ... ti ho odiato ferocemente almeno quanto ti amo adesso. –

Poi chiusi la porta, non c'era altro da aggiungere, percorsi il corridoio e con passo leggero mi diressi verso l'uscita. Sentivo il vociare degli altri membri della casa provenire dal salotto, evitai di fare rumore, non volevo mi vedessero andare via, era meglio così. Era giusto che fosse Celine ad annunciare la rottura, a dare agli altri le motivazioni che meglio credeva, io dovevo solo farmi da parte per adesso ed aspettare. Dovevo attendere quello che restava del mio destino con quella famiglia, vedere se alla fine Wes ricambiasse un minimo i miei sentimenti oppure se ero definitivamente stato sconfitto dal mio rivale. Non sapevo niente, tutto quello di cui ero cosciente era solo il mio cambiamento, quanto poco somigliassi al ragazzo che ero prima ed in fondo ero felice così. Perché nonostante il doloroso processo che mi aveva portato a quel cambiamento sapevo di essermi trasformato davvero in un uomo, in qualcuno pronto a farsi da parte e a rischiare, a qualcuno capace di amare davvero per la prima volta, mi ero trasformato in qualcuno degno di stare al fianco di un'altra persona. Questo lo dovevo a Wes.


KOLL

Certo, non credevo davvero che il mio ritorno da Seth fosse una passeggiata, solo un folle avrebbe sperato nel perdono da parte sua ma quell'incoveniente mi aveva spiazzato. Avevo notato che non portava più la mia collana, credevo lo facesse per punirmi, per farmi capire quanto fosse incazzato, ma addirittura un ragazzo. Sbuffai, questo sarebbe stato un altro intoppo a cui avrei dovuto rimediare, non ero sopravvissuto alla morte per vedermi soffiare via quello che volevo. Mandai giù gli antibiotici che Seth mi aveva preparato prima di uscire e poi fissai fuori dalla finestra pensieroso, non potevo perdere, non io. Non adesso che sapeva tutto di me, lo volevo, volevo che tornasse con me, che mi guardasse con quegli occhi pieni di sentimento e aspettativa, volevo tornare al centro del suo universo, volevo che vivesse di nuovo per me.

Era uscito da poco più di dieci minuti, aveva detto che doveva sbrigare alcune commissioni e dopo sarebbe andato al pub a lavorare. Risi amaramente, tra le commissioni ero sicuro ci fosse anche quel tipo, era stato evasivo su di lui e questo non aveva fatto che incuriosirmi di più. Volevo vedere chi era l'idiota che si era messo in mezzo, che aveva portato Seth a resistermi, così decisi di muovermi a caccia di indizi.

Fu difficile lasciare casa senza essere visto ma con molta cautela ce la feci, per prima cosa dovevo recuperare delle cose che avevo lasciato in città. Non sapevo perché lo avevo fatto ma evidentemente una parte di me non era pronta a lasciarsi tutto alle spalle davvero. Mi diressi verso uno dei garage in affitto vicino la zone del porto, tirai fuori la chiave che avevo incastrato sotto una mattonella ed aprì la saracinesca. La mia moto era lì, coperta dal telo, mi diressi al piccolo ripiano assicurato al muro ed aprì la scatola che vi era riposta sopra. Presi i contanti ed il cellulare non rintracciabile ed una delle mie patenti false, misi tutto in tasca e partii alla volta del vecchio negozio di Gregor.

Quando arrivai vidi che era chiuso ed abbandonato da un bel po' di tempo, era come mi aveva detto Seth, all'interno era quasi tutto come sempre ma non c'era traccia di anima viva. Sospirai nervosamente, forse Gregor si era già messo in viaggio per Singapore, ancora prima che il contatto di Lee avesse potuto avvisarlo. Così composi il numero del mio socio e dopo pochi squilli rispose.

- Lee? – chiesi ancora prima che il mio interlocutore potesse parlare.

- Per l'inferno Koll! Sei tu? Sei vivo? – la sua voce era evidentemente stupita.

- C'è mancato poco francamente ... ma alla fine sono arrivato in America ... sto in un posto sicuro, la situazione? –

- Schifosa ... quei tipi non si danno per vinti ... devi davvero sparire, sono passati altre volte a fare domande, stanno facendo fuori gente ... - a quel punto fece una pausa e sospirò – senti il tipo che avevo contattato ... non ha rintracciato Gregor ...-

Era quello che temevo – non è neanche qui ... probabilmente si era già messo in viaggio ... -

- Se è così sei doppiamente nei casini ... quella è gente sadica, se dovesse averlo preso allora stai certo che lo tortureranno, gli faranno sputare ogni cosa su di te, potresti non assere al sicuro nemmeno lì – mi avvertì.

- Lui non mi venderebbe ...- mormorai cosciente che quell'uomo si sarebbe fatto ammazzare piuttosto che tradirmi.

- Lo so ... ma loro ottengono sempre quello che vogliono ... manderò i miei a cercarlo – fece un'altra pausa – ti chiamo io se ho notizie, magari è in città e si nasconde ... setacceremo tutta la dannata isola ...tu stai in guardia –

- Lo farò –

La chiamata si chiuse, dovevo aspettare, non era il caso di mettermi anche io alla ricerca di Gregor, se io lo avessi rintracciato avrei potuto comprometterlo. Ero certo si trovasse a Singapore come d'accordo e a quel punto non restava che far fare tutto a Lee ed ai suoi scagnozzi, per il momento era meglio che mi limitassi a restare vivo.

Alla fine presi nuovamente la moto e mi diressi nel secondo posto che mi ossessionava di recente, volevo informazioni sul nuovo ragazzo di Seth e c'era solo una persona che ne sapeva quanto Seth stesso, il suo migliore amico. Parcheggiai fuori dal Celtic Duids intorno alle dieci, se gli orari erano ancora gli stessi il turno di Seth non sarebbe cominciato prima delle undici. Così entrai.

Era come lo ricordavo, persino l'odore, non che fosse trascorso chissà quanto tempo ma mi fece un certo effetto rientrare di nuovo. Il mio ingresso non passò inosservato, vidi Roxy con la coda dell'occhio che si avvicinava a me gioviale, quando mi voltai però il suo sorriso si congelò. Rimase immobile, impietrita, non sapeva cosa fare, cosa dire, io le sorrisi.

- Il solito, grazie – le dissi senza troppe cerimonie e poi mi diressi al solito tavolo in fondo alla sala.

Mi sedetti e notai che corse via come se le avessero dato fuoco ai capelli, ero certo che stava andando a chiamare il grande capo, sorrisi e restai in attesa.

Le mie ipotesi si rivelarono fondate nel giro di un paio di minuti quando vidi Byron uscire dal retro del pub, aveva delle bottiglie in mano che posò immediatamente sul bancone e poi venne da me con passo minaccioso.

Mi fronteggiava con un'aria rabbiosa che sperava mi mettesse a disagio, io ricambiai con un sorriso.

- Ehi Byron? Tutto bene? Posso ordinare? – chiesi con tono neutro.

- Vattene – fu la sua risposta, aspra e secca come il suo tono.

- Non credo proprio – risposi io continuando ad ignorare il suo sguardo omicida - magari aspetto che arrivi Seth e mi faccio servire da lui ... -

- Non sto scherzando figlio di puttana ... al suo arrivo lui non ti troverà ad aspettarlo nel mio locale, dovessi trascinarti via a calci – ringhiò battendo una mano sul tavolo.

- Vorresti lenire lo shock di Seth? Non devi preoccuparti per questo ... sa già che sono tornato – il suo sguardo si riempì di sbigottimento – a dire il vero sto da lui per il momento ... non te lo ha detto? Strano ... - buttai lì provocatore.

- Stammi a sentire pezzo di merda non fare giochetti con me! –

- Giochetti? Io sono dannatamente serio ...- lo inchiodai con lo sguardo, ci lanciammo una lunga occhiata ed era chiaro a cosa mi riferivo – verrà qui con lui ... giusto? –

- Lo sai, vedo ...- la tensione cresceva nel tono della sua voce – sì ... Dominik lo accompagna sempre, stanno molto bene insieme – ci tenne a precisare.

- Ah sì? Scommetto che gongoli da morire ... non vedevi l'ora che si trovasse qualcun altro –

- Ti ricordo figlio di puttana che te ne sei andato! Sì ... non vedevo l'ora che ti mollasse, non vedevo l'ora che la piantasse di dilaniarsi per te, volevo che smettesse di soffrire e disperarsi ... volevo che fosse felice e adesso lo è!- sbottò.

- Lo è davvero? – chiesi per un attimo accigliato, il tono di Byron era così sicuro che per un momento pensai che se Seth fosse stato davvero felice forse avrei dovuto smettere di mettermi in mezzo.

- Sì Koll ... lo è ... Dominik lo ha accettato, lo rispetta, non gli racconta stronzate e lo rende felice ... - non riuscii a trattenere il mio turbamento e Byron non addolcì la pillola – quando si guardano ... fidati, non hai speranze, quindi evita figuracce ... esci e tornatene da dove sei venuto, lui non ha più bisogno di te ... -

Si allontanò a quel punto, dandomi le spalle e tornando a dar retta alla clientela, ma non aveva capito fino a quanto ero disposto a spingermi per riappropriarmi di Seth. Ad un tratto vidi la porta aprirsi, lanciai uno sguardo sulla coppia in avvicinamento, erano stretti l'uno all'altro in un abbraccio affettuoso, il primo circondava le spalle del secondo con un braccio e gli posava un bacio su una tempia, il secondo era Seth. Stava ridendo e posò un bacio delicato sulle labbra di quell'altro, poi si staccarono e Seth si diresse sul retro a prendere la divisa. Io fissai attentamente quel tipo, il modo in cui sedeva sullo sgabello, parlava con Byron, il modo fugace con cui lanciava le occhiate alla porta da cui sarebbe tornato Seth ... era lui il mio avversario dunque. L'uomo così dannatamente all'altezza di Seth, quello che lo rendeva felice, quello adatto, quello che piaceva a tutti ... in quel momento decisi di non andare via, di non soccombere alle parole di Byron, perché quello non era nel mio stile ... rimasi seduto lì ... in attesa di Seth ... dopotutto non mi avevano ancora portato da bere.

ANGOLO DELLE AUTRICI: Salve a tutti :)
Oggi abbiamo deciso di aggiornare in anticipo, ci siamo rese conto chela storia è ormai conclusa da un pezzo e che forse potremmo velocizzare un po'questo processo, sperando che abbiate il tempo e la voglia di starci dietro ^^
Questo capitolo è stato un po' un caos nel vero e proprio senso dellaparola ... oltre ad essere stato atteso da molto tempo, crediamo proprio. Wes eKevin sono davvero arrivati al capolinea adesso, fine dei giochi. Da questopunto in poi non rimane che prendere una scelta e seguirla! E poi c'è Koll ...Koll che non va via, ma decide di rimanere a controllare la situazione, percapire quanto Seth e Dom siano ciò che il rosso continua a dire :P cosa credeteche succederà a questo punto? Vi prepariamo psicologicamente ... ci sarannocapitoli davvero intensi da qui in poi. Non odiateci T_T
Grazie per il vostro appoggio ... siete davvero un enorme conforto :)
Baci e a presto!

- B
&T

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