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capitolo 75


SETH

Ero in stato di shock, come se soffrissi di una sorta di disturbo post traumatico e forse era davvero così, Koll era tornato. Anzi, era piombato improvvisamente nella mia vita esattamente nel modo in cui l'aveva lasciata, senza preavviso. Dopo quella folle notte Koll era quasi sempre rimasto incosciente, dormiva delle ore, lo svegliavo per farlo mangiare e prendere i farmaci contro l'infezione, la febbre lo spossava parecchio ed alle volte dormiva persino mentre gli cambiavo le bende.

Quella mattina scesi molto presto a fare colazione, cercando di evitare il più possibile di incontrare membri della famiglia, in particolar modo Wes che aveva iniziato a starmi addosso. In tutto quel casino annotai mentalmente di dover chiamare Dominik, prima che il suo nome si sarebbe unito alla lista della gente di cui avrei dovuto preoccuparmi. Presi dei toast anche per Koll e portai tutto in camera mia, ero certo di trovarlo ancora addormentato invece quando aprii la porta dovetti restare fermo per un momento. Vederlo lì davanti a me mi paralizzò, era appena uscito dalla doccia, i suoi capelli erano umidi, soltanto il telo da bagno gli copriva dalla vita in giù, mi sorrise brevemente. In quel rapido sguardo sembrò che quei mesi non fossero passati, sembrò il solito Koll, poi i miei occhi scesero al suo addome ed alla ferita in bella vista, così tornai al presente.

- Spero non ti dispiaccia – disse lui indicando il bagno – ho fatto una doccia ... sto molto meglio oggi ... -

- L'ho notato – dissi secco chiudendo la porta ed imprigionando entrambi in quella camera – ti ho portato la colazione –

Poggiai il piatto sulla scrivania e mi andai ad appoggiare accanto alla finestra, quando era sveglio non gli stavo mai troppo vicino, sentivo come una tensione che preferivo allontanare, era come se non mi sentissi pronto. Lui prese il piatto senza ribattere e si andò a sedere sul letto, cominciò a mangiare e dopo un po' mi guardò.

- Manca il caffè – buttò lì con quel suo tono che usava solo quando voleva farmi saltare i nervi.

- Fottiti – rimbeccai fissandolo con astio.

- Potrei avere bisogno di qualcosa da bere per buttare giù il boccone – rincarò la dose.

- Puoi servirti dell'acqua del rubinetto del cesso – sbottai, poi voltai lo sguardo irritato.

Lo sentii appoggiare il piatto sul comodino e girandomi vidi che stava sorridendo, uno di quei dannati sorrisi, quegli occhi mi fissavano, non facevano altro quando ero sveglio, mi guardava tutto il tempo.

- Non fissarmi ... - mormorai – piantala di guardarmi in quel modo –

- Scusa ... è che non credevo ti avrei mai rivisto, mi sorprendo ogni volta di vederti davanti a me – ammise.

Quella frase mi lasciò di sasso ed in un inastante portai alla mente tutto, ogni piccola fibra di istante, ogni brandello, ogni parola che lui mi avesse mai detto, ogni azione.

- Quella sera ... quando sei arrivato, ti ho detto che ti avrei aiutato ed in cambio tu mi avresti detto la verità – dissi con il cuore che aveva cominciato ad accelerare.

- Lo so ... - mormorò mal volentieri.

- Ti avverto che se non hai intenzione di rispettare questa promessa considerati col culo fuori di qui – ringhiai – anzi prima ti concio peggio di come ti ho trovato e poi ti sbatto fuori Koll, te lo giuro! Non provare a prendermi per il culo! – lo minacciai.

Ancora una volta quel sorriso dannatamente bello apparve sul suo viso ma i suoi occhi erano pieni di qualcosa di strano e sinistro, per la prima volta notai nello sguardo di Koll qualcosa come il rammarico.

- Forse dovresti farlo a prescindere ... forse dovresti ripagarmi con la stessa moneta – poi riflettè- no ... quello che ti ho fatto io è comunque peggio ... niente di quello che potresti farmi suonerebbe più mostruoso del modo in cui ti ho trattato ... - si passò una mano fra i capelli e spostò lo sguardo verso la finestra per guardare fuori – mi chiedo se tu possa mai perdonarmi ... -

Quelle parole mi lasciarono totalmente spiazzato , dov'era la sua arroganza? Quel suo modo evasivo di fare ironia? I sotterfugi per sfuggire alle sue colpe? Ero pronto a ribattere a tutto questo, ma le sue parole erano le ultime che pensavo di udire. Forse Koll era pronto a dire la verità per una volta.

- Koll ... -

- Lo sapevo, Seth – mi interruppe subito – quando ti ho detto quelle cose ... quando sono andato via ... sapevo cosa stavo facendo e sapevo quello che avrei messo in moto! – precisò.

- Ovviamente ... mi conosci a memoria ... sono come un libro di cui conosci perfettamente le parole ... - borbottai risentito – penso di essere abbastanza prevedibile –

- Ti trovo meglio di quanto avessi previsto ... - disse sorridendo – non sei affatto così prevedibile Seth ... si forse ti conosco a memoria, ma sei un libro i cui capitoli non smettono di aumentare e di sorprendermi –

Distolsi lo sguardo nuovamente – se sapevi ... quello che avrei fatto ... quello che avrei provato ... perché hai scelto di andartene? Perché così all'improvviso?! Non hai aspettato un solo istante! –

- Se avessi aspettato un istante in più del tempo in cui ho elaborato quella decisione non me ne sarei andato – quella frase mi fece voltare nuovamente come un colpo di frusta e fissandolo dritto negli occhi vidi la serietà di quelle parole – volevo solo proteggerti Seth ... volevo fare la cosa giusta per tutti –

- Proteggermi da cosa? –

- Da me – io lo fissai in un modo che lo fece sospirare e che lo costrinse ad alzarsi.

Cominciò a girare per la camera quasi nervoso, non lo avevo mai visto così, di solito aveva quell'aria rilassata e calma che nessuno sembrava capace di scalfire.

- Vuoi la verità Seth? Beh ... in questa storia la verità non è la protagonista, vuoi sapere chi sono? Non lo so ... posso dirti chi credo di essere ... un orfano – deglutii finalmente avrei saputo tutto quello che desideravo – sono stato abbandonato davanti ad un orfanotrofio in Irlanda ... nessuno sa niente dei miei genitori o delle mie origini, solo un biglietto c'era con me, la parola " Mealtha", vuole dire bugiardo – si mosse ancora ma stavolta per sedersi sul letto – mi chiamarono così provvisoriamente era tutto ciò che rimaneva del mio passato ... quello divenne più di un nome per me, avrei potuto cambiarlo ma non lo feci, quella parola mi ossessionava e mi distingueva da tutti. Ero sempre un passo avanti a loro, ero più intelligente, più svelto, più pronto. Appena ebbi compiuto sedici anni andai via ...- il suo sguardo era lontano perduto fra i ricordi –non avevo niente, così decisi di entrare in una gang e loro mi avrebbero dato un posto dove stare: piccoli furti, rapine in qualche minimarket, questa era la mia vita ... finchè non entrai in un negozio di assistenza per computer ... avevo sempre adorato l'elettronica, l'informatica, persino i numeri, mi sembrava un posto abbastanza dimesso e avrei potuto rubare qualcosa senza problemi ... ma non andò così ... - sorrise – mi ritrovai Gregor davanti con un enorme fucile e due alternative: finire in riformatorio o diventare il suo assistente. Scelsi la seconda e con il passare dei mesi lui mi insegnò tutto quello che sapeva ... è stata la persona più simile ad un padre che io abbia mai avuto –

A quel punto mi mossi e recuperai la foto dentro il cassetto del mio comodino e gliela mostrai, lui parve sorpreso e la strinse fra le mani sorridendo.

- Credevo di averla persa – mormorò.

- L'avevi scordata nel tuo appartamento – dissi – sono andato da lui ... ricordavo il negozio ... gli ho chiesto di te ... -

- Ce l'hai davvero messa tutta per trovarmi – sussurrò – la mia vera storia comincia da quando ho incontrato quest'uomo ... i clienti erano rari ma il negozio andava avanti tranquillamente e io comincia a fare domande sempre più spesso ... finchè Gregor non mi confessò a cosa servisse davvero quel posto, come facesse i veri soldi ... così volli entrare ... - il mio sguardo era sempre più sconvolto e trepidante , il cuore mi martellava il petto – informazioni ... rubavamo e smerciavamo informazioni, l'arma più potente della nostra società –

- Di che genere? – chiesi senza riuscire a crederci.

- Qualunque ... dalle multinazionali, alle imprese da quattro soldi, ai capi di Stato ... chiunque avesse avuto i soldi per pagarci avrebbe avuto tutte le risposte ... erano affari d'oro ... -

- Quindi sei un hacker? Un pirata informatico? Una cazzo di spia cibernetica? –

Quello rise – Sì ... -

- Impiegato per una ditta di software un cazzo! – sbottai passandomi le mani sul viso – il governo ti cerca? –

- Già ... sono uno dei più ricercati sia dall'INTERPOL che dalle altre polizie governative – mi confessò – ora capirai perché ho mentito ... sapere tutto questo ti mette in pericolo Seth ... sono bravo, molto bravo e questo ha un prezzo – continuò il suo racconto – nessun contatto con la gente, nessun vero contatto, questa era la prima regola, la mia vita per funzionare doveva reggersi sulla menzogna, una così ben costruita che fosse più convincente della verità stessa. Così cominciai a creare identità fittizie, tutte loro avevano una vita autonoma e perfettamente ordinaria .. c'era il giornalista, il pilota, il commerciante d'arte ... tutti loro avevano vite rispettabili, relazioni salde ... -

- Mike Ross – mormorai – era ... -

- Era una delle mie false identità ... un pilota di linea tedesco ... ed era fidanzato – a sentire quelle parole il mio corpo si irrigidì ed una strana sensazione mi colpì allo stomaco.

- Perché ... insomma queste donne ... menti anche a loro ... - mormorai.

- Io mento a tutti Seth, compreso a me stesso quando vedo come vanno le cose ... - il suo sguardo era ogni istante più spento.

- Io cosa sono allora? Koll ...cos'è? – la voce mi tremava, temevo e desideravo quelle risposte.

- Si dice che il battito d'ali di una farfalla possa generare un tornado nella parte opposta del globo ... tu sei il dannato tornado Seth ... sei il fottuto casino che non avevo previsto – cercai di ribattere ma lui mi zittì – sono sempre stato bravo ed accorto, ho lavorato anche nell'America del Sud così avevo pensato di aprire bottega in California ... scegliere South Gate fu l'inizio di tutto ... cominciai a cedere ai miei desideri ... dovevo entrare in un omonima tavola calda, ma quando vidi il Celtic Duits mi ricordai subito dei locali irlandesi, mi mancavano e mi dissi che per una volta avrei potuto fare uno strappo alla regola ... - ricordavo quella sera – mi sedetti all'ultimo tavolo e dando un occhiata mi accorsi di Roxy, il suo modo di fare mi fece intuire subito che lei poteva essere un aggancio perfetto per il mio prossimo alter ego, una che non avrebbe fatto domande ... ma quella sera prima che lei venisse da me arrivasti tu – mi venne la pelle d'oca – mi guardasti negli occhi ed in quel momento tutto quello che avevo allestito andò a puttane. –

- Per me? Ma se sceglievi sempre donne come avrei mai potuto incasinarti io? – non riuscivi a capire.

- Si ho sempre scelto donne ... ma di proposito ... a me non piacciono ... - spiegò secco inchiodandomi nei suoi occhi verdi scintillanti – non erano altro che corpi per me ed io un attore in scena ... mi ero proibito di trovarmi dei ragazzi per questo, per evitare un coinvolgimento emotivo ... ma tu hai incasinato tutto – rise – in un solo momento mi ero reso conto che eri tutto quello che stavo aspettando, e mentii a me stesso, mi dissi che non era niente e che per una volta mi sarei potuto permettere un uomo, sarei riuscito a gestire tutto ... ma poi tu mi hai chiesto il nome ... - si passò una mano fra i capelli frustrato – ed io ti ho detto Koll senza neanche pensarci ... se avessi davvero pensato razionalmente mi sarei alzato di lì e non ci sarei tornato mai più ... ma era tardi, mi avevi inchiodato a te –

Avevo cominciato a strofinarmi le mani nervosamente – Ma Koll non è il nome del tuo alter ego? –

- No ... Koll è il nome che ho scelto ... quando ho deciso di lasciarmi il fantasma di Meatha alle spalle, quando ho deciso di relegare quell'orfano al mio passato, ho scelto il nome Koll per rinascere, un nome che nessuno conosce o avrebbe dovuto conoscere, ma le menzogne mi hanno seguito comunque ... -

- Allora – ero sconvolto, troppe informazioni, troppa verità – i tuoi viaggi ... le bugie ... lo slip che ho trovato ... -

- Mi dispiace Seth ... andavo in Germania per lavoro, come in altri posti ... mi sforzavo di mantenere normali i miei rapporti ma se devo essere onesto stava cambiando tutto ... stare con quelle donne cominciava a darmi solo fastidio ... tu – mi sorrise – eri con me anche in viaggio ... nella mia testa ... pensavo solo a chiudere tutto in fretta per tornare da te che davi di matto – distolsi lo sguardo imbarazzato – il giorno prima avevo rotto con lei ... la donna tedesca ... aveva visto i tuoi segni e io francamente non aspettavo altro che potermene liberare, per gelosia lei deve aver messo i suoi slip nella mia valigia –

- E' andato tutto storto quella notte ... - mormorai con voce tremante.

- Già ... e io ho colto l'unica possibilità di liberarti ... di farti tornare ad una vita serena, ho tagliato la corda come un ladro, nel cuore della notte, due minuti dopo che tu sei uscito da casa mia –fece una pausa – sapevo che se fossi tornato indietro non sarei riuscito a lasciarti –

Eravamo alla resa dei conti adesso, dopo che tutte quelle domande aveva finalmente avuto risposta restava l'unica grande domanda, l'unica cosa che stonava in tutta quella storia allucinante.

- Allora perché sei tornato? –

Sorrise – dovresti conoscermi ... sono un bastardo egoista ... ho colto un'altra palla al balzo ... ho commesso un errore, non so quando, non so dove, ma ho lasciato aperto un canale e degli altri hacker sono risaliti a me ... questa traccia gli ha dato modo di scoprire le mie altre identità e alcuni dei miei posti- sospriò – vogliono uccidermi e prendersi i miei contatti, i miei programmi ... dovevo sparire e questo posto è l'unico in cui una delle mie identità non fosse andata –

Ero sconvolto, mi passai le mani sul volto – cazzo Koll ... vogliono ucciderti? Porca puttana dimmi che stai scherzando ...

- No ... sei letteralmente l'unico che può aiutarmi, non riesco a rintracciare Gregor ... non ho un bel presentimento –

Io annuii frettolosamente – Sì ... certo ... io ... farò tutto quello che posso, tu resta nascosto! –

- Non sei obbligato Seth ... dico davvero ... sto molto meglio adesso e tu sai tutto quello che ti spettava sapere, posso cavarmela da solo, non devi rischiare niente, è gente pericolosa ...- disse seriamente.

- Non sperare di liberarti di me di nuovo – rimbeccai stizzito – vuoi dissolverti nel nulla con quel buco ancora mezzo aperto nello stomaco? –

Rise e poi si sollevò dal letto, fece alcuni passi verso di me tanto che la sua vicinanza cominciò ad allarmarmi, mi irrigidii appena la punta delle sue dita sfiorarono le mie braccia ma lui non si fermò. Percorse la mia pelle fino ai gomiti, poi poggiò le mani sui miei fianchi.

- Francamente Seth ... - sussurrò intrappolandomi con lo sguardo – spero di non liberarmi più di te da adesso in poi ... -

- Non dire stronzate – mormorai a fatica – non lo dimentico quello che mi hai fatto ... -

- Vorrà dire che passerò la vita a farmi perdonare ... - le sue dita erano sul mio collo – passerò la vita a mostrarti quanto ti amo ... so di essere stato un uomo davvero gelido ... di non averti mai dimostrato un briciolo dei sentimenti che –

- Sono fidanzato – lo interruppi.

Entrambi restammo raggelati, non so perché lo avevo detto in quel momento, anzi forse lo sapevo, avevo paura. Era appena tornato eppure temevo che riprendesse il controllo troppo presto, credevo che mi avrebbe di nuovo gettato in quel mondo da cui ero faticosamente uscito. Perché all'inizio lo odiavo di un odio feroce e bruciante mentre adesso già quei sentimenti si stavano affievolendo e non avevo voglia di ritornare ad essere il patetico Seth, quella persona era morta, schiacciata da quello stesso uomo che mi fronteggiava.

- Fidanzato? – chiese lui frastornato.

- Si ... sto con un altro ragazzo quindi non metterti idee in testa – tagliai corto con la voce più ferma che potei – è come ho detto all'inizio ... ti aiuterò ma niente di più, non stiamo insieme Koll ... quello che è successo non si può cancellare –

- Per questo non hai più la collana? – chiese con un tono sprezzante che mi era molto familiare, eccolo il vero Koll, quello che conoscevo, l'arrogante bastardo di cui mi ero innamorato.

- Sì, è finita ....- ringhiai – l'ho buttata via –

- Buttata? – ripetè quello accigliata – dove nel cassetto del tuo comodino? –

- Credi che io non ne sia capace?!- sbraitai – credi che io sia destinato in eterno a non potere sopravviverti? Dimmi un po' saresti stato più felice di crepare davanti alla mia tomba quella notte?! –

Quelle parole lo zittirono, ma non per molto, si allontanò da me diretto verso i vestiti che avevo preso per lui.

- Almeno lui ti rispetta? – chiese con il risentimento che trasudava da ogni sillaba.

- E' una brava persona ... è presente ... mi capisce, mi trovo bene con lui abbiamo molto in comune, credo che sia quello giusto – non era vero, non lo sapevo se Dominik fosse quello giusto, nemmeno se mi capisse davvero ma volevo che Koll lo credesse, volevo che desistesse.

Lo vidi togliersi il telo da doccia e cominciare a rivestirsi, mi lanciò una delle sue occhiate maledettamente eccitanti e forse i miei occhi avevano indugiato più del dovuto sul suo corpo.

- Che c'è il tuo ragazzo ti manda in bianco? Ammesso che esista sempre ... - buttò lì sorridendo sornione.

- Tutto il contrario ... ero solo stupito di ricordarti decisamente meglio di come sei –

Stava per ribattere quando sentimmo un insistente bussare alla porta, ci guardammo entrambi incerti poi lui si spostò di lato dietro la tenda mentre io andai ad aprire ben attento a non allargare l'apertura più dello stretto indispensabile per far uscire la mia testa. Ad attendermi dall'altra parte c'era Wes, decisamente accigliato.

- Ehi cugino, senti ... non è che sei uscito totalmente fuori di testa? Ti sentivo urlare ... che diavolo succede qui? –

- Niente – dissi sicuro e feci per chiudere ma lui incastrò il piede nella porta.

- Fammi entrare!- protestò – stai andando fuori di testa –

- Vattene Wes pensa agli affari tuoi – insistetti gettandomi di peso sulla porta.

- Stare qui a crogiolarti non ti servirà a prendere le distanze ... coraggio, esci e chiamiamo Dominik, vedetevi e metti una grossa pietra tombale su quello stronzo! – protestò assestando una spallata alla porta.

Come vuoi Wes, pensai, ti accontento. Non trattenni la porta e il poderoso colpo di mio cugino spalancò l'ingresso facendolo crollare dritto a terra.

- Cazzo! – si lamentò massaggiandosi una spalla.

- Su questo stronzo dovrei mettere una grossa pietra tombale? – domandai.

Lui sollevò lentamente lo sguardo e incrociò il viso serio e irritato di Koll, non era felici che tutti mi dicessero di mandarlo al diavolo ora che lui voleva riprendere il suo posto.

- E' un fottuto incubo – disse Wes sgomento - che cazzo ci fa lui qua? -

- E' la mia vita – risposi rassegnato – deve stare qui per un po'. Non posso dirti altro, ma tu non ne farai parola con nessuno.

- Che stai combinando Seth? Dico sul serio ... ci stai ricascando? – protestò.

- Non sono affari tuoi – si intromise Koll – sono cose che dobbiamo risolvere io e Seth –

- Non ti azzardare, stronzo – lo minacciò Wes – Seth ha sofferto come un cane per te ... si è distrutto ... sei sparito senza dire una parola! Io l'ho rimesso in piedi! Gli ho tirato fuori la faccia dal vomito! Ho incollato i cocci che tu hai calpestato! – sbraitò – non mi importa il motivo che ti ha spinto ad andartene! Non mi frega niente di niente ... lo hai fatto! Sapevi cosa sarebbe successo e lo hai fatto comunque! Sei solo un miserabile! –

- Ora basta! – urlai mettendo Wes a tacere ed impedendo a Koll di muoversi ancora verso di lui – smettetela ... quello che è successo prima non conta ... Koll ha solo bisogno di tempo e poi se ne andrà ... e tu Wes hai solo bisogno di fare ordine nella tua testa, non sfogarti su di lui! Chiudete la bocca o vi sentirà tutto il quartiere – recuperai di fretta il mio cellulare – voglio stare solo adesso ... parlare con il mio ragazzo che non sento da due giorni per occuparmi del tuo culo – dissi a Koll – e schiarirmi il cervello! Faccio due passi! Non cacciatevi nei guai!

Così uscii, sentivo profondamente il bisogno di andare lontano dove tutta quella situazione assurda non potesse raggiungermi, dove avrei potuto rielaborare il tutto e decidere come muovermi. Volevo per un po' smettere di preoccuparmi di complotti e drammi, composi quel numero senza neanche rifletterci.

- Pronto? –

- Ehi Dom ... sono Seth ... scusa se sono spartito –

- Sai che non ti devi scusare mai con me Seth – sì, quello li era davvero un bravo ragazzo.

- Che facevi? –

- Ero in negozio a sentire dei pezzi nuovi che mi sono arrivati ... vuoi venire? –

- Sì ... sto arrivando -

TYLER

Assestai un altro pugno al sacco, prima di spingere al massimo e lasciarmi andare totalmente alla furia di quei movimenti. Un attimo dopo mi ritrovai a riprendere fiato mentre mi appoggiavo al sacco da boxe, trattenendolo fermo con le mani.

Era inutile prendermela in quel modo, non c'era altra soluzione dopotutto. Lasciai cadere un'ultima occhiata sulla stanza, poi presi il cellulare e composi il numero di Lex senza indugiare ulteriormente. Cercai di non pensare all'umiliazione che mi stava costando quel gesto, ma non era semplice, ogni fibra del mio corpo mi urlava di spegnere la chiamata e non ribassarmi a contattarlo, neanche se ci fosse stata di mezzo la mia vita ... in realtà era quella di Caleb che ci era andata di mezzo in modo brutale e questo non potevo metterlo a tacere. Mi morsi le labbra mentre la voce stupita di Lex mi rispondeva.

- Tyler ... che sorpresa ... va tutto bene? Non credevo che ti saresti fatto sentire ... -

- Già, neanch'io – dissi seccamente, rigirandomi tra le mani il tappo della mia bottiglietta d'acqua – ho bisogno di qualcosa. -

Un attimo di silenzio poi rispose – Ok ... di cosa? -

Di un favore? Di aiuto? La mia bocca proprio non ce la faceva a pronunciare parole simili - Devo aprire una cassaforte. Mi chiedevo se quei tuoi amici che mi hanno pestato siano ancora qui in giro. - Lex non si lasciò sfuggire la frecciatina, lo sentii sbuffare forte, ma fu abbastanza intelligente da non cedere alle mie provocazioni.

- Non dovrebbero esserci dei problemi, anche se oggi non sono in città ... per quando hai bisogno? -

- Massimo domani, dopo sarà troppo tardi. Ci stanno? -

- Sì, li chiamerò io. Mi devono qualche favore. - un attimo di silenzio – anch'io te ne devo qualcuno ... saremo alla pari così? -

Ovviamente era quello che si aspettava da me, mettere da parte l'ascia di guerra come se niente fosse. Una mano lava l'altra ...

- Forse ... chi può dirlo. Si vedrà. Fammi sapere. Entro domani, ricordatelo. - conclusi la chiamata sospirando forte per la rabbia. Eppure era andata. Per un attimo mi sembrò quasi di sentire la voce di Chris dire " Non è stato poi così difficile, no?"

Quell'idiota aveva continuato a stressarmi sull'argomento fino a quando non avevo ceduto alla fine.

- Allora? Ce l'hai fatta a partorire questa telefonata? - Chris sbucò dalla cucina portando soltanto un paio di boxer addosso, venne verso di me del tutto a suo agio, poi mi porse un pretzel appena scaldato. Ancora una volta presi ad interrogarmi sulla mia sanità mentale nel permettere a quel tipo di stare nel mio salotto in quel modo.

- Che c'è? Non ne vuoi? Ne hai un freezer pieno, pensavo ti piacessero. - poi fece spallucce e ne strappò un morso abbondante.

- Forse sei tu quello che non mi piace, soprattutto se ti aggiri mezzo nudo per casa. Ci hai mai pensato? - lo fulminai con un'occhiata, ma alla fine presi la mia merenda.

Chris stava iniziando a ridere piano – Ti assicuro che dovrai essere più convincente di così per farmi credere che la mia presenza non sia gradita ... - disse maliziosamente, dandomi una spallata lieve.

- Wayright, non flirtare con la morte. Potrebbe accontentarti. -

- Se la morte ha il tuo corpo mi lascerei accontentare ogni giorno. - ancora una volta parlò con quel suo tono basso e sensuale, mi stava fissando mentre affondava i denti nel suo pasto, lascivamente.

- E' tardi, vedi di sloggiare piuttosto. Domani mi aspetta una levataccia ed un pomeriggio all'insegna dello scassinamento. -

- Verranno? Che intendi fare se non troveranno nulla dentro? Gli avrai fatto saltare in aria la cassaforte ... cosa dirai a tuo padre? - chiese, curioso.

- Che è entrato qualcuno mentre non c'ero. Gli dirò che ho dimenticato di mettere l'allarme ... si incazzerà con me di brutto, ma eviterò un sacco di altri problemi. Sono certo che andrà a finire così ... non troverò un cazzo di niente. Sarà tutta fatica sprecata ... -

Era vero, quante probabilità c'erano di trovare quello che cercavo? E se avesse distrutto le prove? Se avesse deciso che non valeva la pena conservare l'ultimo messaggio di Caleb? Erano pur sempre prove contro di lui ... non avevo idea di come avrebbe potuto agire Luis di fronte ad una situazione del genere.

- Suppongo che domani lo scopriremo ... nel frattempo non pensarci, non ha senso. Beh, se le cose non dovessero andare saprai di averci provato fino alla fine con tutti i mezzi che possedevi ... - triste ma vero, le parole di Chris avevano senso, pensai, mentre mi accasciavo sul divano, sopraffatto da una terribile stanchezza più mentale che fisica. Lentamente lo sentii muoversi accanto a me, appoggiò il piatto ormai vuoto sul tavolino davanti a noi, poi, in un gesto veloce, si spinse a cavalcioni sul mio corpo.

- Wayright ... - Wayright cosa? Wayright vattene? Togliti? Vai a fare in culo? In realtà, mi tappò la bocca con le sue labbra prima che avessi potuto aggiungere altro. Lo spinsi contro di me, sbattendomene di tutto il resto, era una giornata fin troppo di merda per preoccuparmi anche di quello che stavo facendo con lui. Intrecciai le mani dietro la sua vita, il corpo di Chris era magro e scattante, premeva contro il mio petto, spingendomi ad andargli incontro, ad assaporare quelle sue labbra voraci. Ci ritrovammo senza fiato come sempre, vogliosi di altro.

- Non qui ... - lo feci alzare strattonandolo appena, la mia mano era stretta intorno alla sua vita, lo stavo letteralmente trascinando al piano di sopra mentre la sua bocca continuava a baciarmi, leccarmi, stuzzicarmi il lobo dell'orecchio. Cominciammo a sbandare, non avevamo finito neanche trenta minuti prima, eravamo già pronti ad iniziare di nuovo. Lo spinsi verso la mia stanza, soltanto un attimo dopo pensai che un misero letto ad una sola piazza non ci avrebbe reso giustizia, così lo presi per i boxer e lo spinsi di nuovo in corridoio.

- Vuoi farlo qua? - chiese Chris in un sussurro confuso.

Non gli risposi, salimmo un'altra rampa di scale prima di raggiungere la stanza di letto dei miei con il loro enorme letto a baldacchino. Vidi il viso di Chris illuminarsi di comprensione mentre lo sbattevo con violenza sul materasso, tirando via le coperte troppo pesanti che lo ricoprivano.

- Tyler ... nel letto dei tuoi? - stava ridendo adesso, doveva trovarlo eccitante almeno quanto lo trovavo io.

- Perché no? L'abbiamo fatto in posti peggiori e poi scopare nel letto di Luis, tra l'altro con un ragazzo ... sì, credo che sia il karma questo. - dissi prima di venir atterrato da Chris, adesso a cavalcioni sul mio petto.

Le tende non erano state tirate, il sole pomeridiano illuminava il suo corpo muscoloso ed abbronzato mentre calava su di me e lo lasciavo fare, appoggiai le mie mani sul suo petto. Sentivo i pantaloncini tirare all'altezza del cavallo, Chris se ne stava occupando, le sue mani erano strette intorno alla mia erezione mentre continuava a leccare ogni lembo del mio collo, facendomi rabbrividire e tremare forte.

- S-smettila, non fare così ... - avevo voglia, le mie mani si chiusero sul suo sedere che avevo appena liberato dai boxer, ma ovviamente non mi ascoltò. Lo spinsi contro di me, le nostre erezioni erano entrate inavvertitamente a contatto e ci ritrovammo entrambi a gemere forte.

- Ricordi quando facevi finta che non ti attizzavo? - sussurrò quello ad un centimetro dalle mie labbra, maliziosamente.

- Chi ti dice che tu lo faccia? - lo provocai, sentendolo ridere piano.

- Non saprei ... - finse di pensarci su un po' – forse il fatto che questa è la nostra quarta volta nel giro di tre ore? -

- Beh, Wayright ... continui a strusciarti su di me, cosa vuoi che faccia? Sono pur sempre fatto di carne. - gli dissi e subito si incupì.

- Ah, allora è per questo ... - commentò, allontanandosi appena dal mio corpo. Provai ad attirarlo di nuovo a me, chiudendo la mia mano sul suo polso. Si dibatté nella mia morsa, cercando di sfuggire alla mia bocca che lo raggiunse sul collo. Lo baciai, lasciando scorrere le mie labbra sulla pelle morbida ed accaldata del suo petto prima di attirarlo nuovamente a me e stringerlo. C'era qualcosa di strano in lui adesso, non cedette al mio tocco, il suo viso era rivolto dall'altra parte.

- Che ti prende adesso? - gli chiesi, forzandolo a guardarmi. Avevo intrappolato il suo volto tra le mie mani, il suo corpo era sotto al mio adesso, bloccato sotto il peso delle mie gambe.

- Quindi lo faresti con chiunque ... - mi accusò cercando di evitare il mio sguardo.

- Non ho detto niente del genere. Sei idiota? -

- Per continuare a farmi umiliare da te credo proprio di sì. - il suo sguardo era cupo, non avevo idea di che diavolo fosse successo per farlo incazzare tanto.

- Ok. - lo lasciai andare, improvvisamente tutta l'eccitazione accumulata era andata via. Ripresi i miei boxer da terra e me li infilai – vattene se ti senti così umiliato ... togliti dalle palle e non farti più vedere. -

- Scommetto che non aspettavi altro, bastardo. - ribatté quello prima di alzarsi dal letto e recuperare la sua roba.

Lo guardai, seguii ogni suo movimento, il suo corpo sodo e muscoloso che si abbassava a raccogliere i suoi boxer, quel suo viso pieno di risentimento ed altro ... qualcosa che non riuscivo a cogliere.

- Indovinato. Levati dai coglioni, Wayright. Non ho tempo anche per te e le tue sceneggiate Shakespeariane. -

- Tranquillo, lo so perfettamente. Mai una volta che dimentichi di sottolineare quanto sia insignificante rispetto agli altri tuoi problemi ... - il suo tono era tagliante, stava lasciando la stanza, ma non glielo permisi. Ero incazzato, aveva fatto tutto da solo ed adesso si rivolgeva a me con quel tono?

- Oh, certo. Continua pure a fare la vittima tu, come se ti avessi trascinato in questa casa con la forza. Che cazzo ... tu continui a starmi dietro, tu continui a sottostare alle mie stronzate nonostante non ti abbia dato un solo buon motivo per rimanere! Sbaglio o sei piombato qui tu? Ti ho chiamato io, per caso? Col cazzo che l'ho fatto! - stavo urlando adesso, Chris era rosso di rabbia in volto.

- Hai ragione! Ho sbagliato, ma non si ripeterà una seconda volta! - ribatté ormai ad un passo dalle scale – trovati un altro idiota da prendere per il culo, buona fortuna per la ricerca! -

- Non voglio trovare nessuno, ritardato di merda! - gli urlai contro – è già stato un incubo trovare te, Wayright! -

- Non dirlo a me! Mi hai fatto venire voglia di diventare etero! Quanto meno le donne hanno il ciclo, tu che scuse hai per essere così dannatamente fuori di testa? -

Per un attimo pensai di non aver capito bene, fu questione di un paio di istanti prima che mettessi insieme quelle parole, poi la furia mi montò dentro. Doveva averlo capito, doveva conoscere alla perfezione il mio volto incazzato Wayright, perché lo vidi correre, correre a perdifiato giù per le scale, ma non sarebbe arrivato lontano. Gli corsi dietro, voglioso di prenderlo e ridurlo alla triste poltiglia che meritava di essere. Le scale traballavano sotto di noi mentre allungavo le mani per afferrare le sue spalle magre a mezzo metro da me. Per poco non scivolai, Chris si abbassò, così persi l'equilibrio ma qualsiasi cosa fosse successa l'avrei portato giù con me. Mi aggrappai a lui, stringendogli il braccio in una morsa prima di cadere giù per l'ultima rampa di scale. Urlammo, attorcigliati l'uno all'altro, poi arrivammo a terra, ma non ci fu tempo per prendere respiro. Lo afferrai per la vita e lo gettai con violenza sulla moquette, facendolo gridare. Mi abbassai, pronto a sovrastarlo con il mio corpo ma un suo piede mi raggiunse dritto al petto, spingendomi indietro. Chris era su di me, le sue unghie mi aprirono un solco nella carne del braccio mentre le mie mani lo afferravano per il collo e premevano. I suoi occhi erano sgranati adesso, vidi il panico sul suo viso e soltanto a quel punto mollai la presa, ma lo bloccai ugualmente contro il pavimento.

Restammo in quella posizione per qualche attimo, entrambi alla ricerca di un po' di ossigeno fino a quando le mie braccia non cedettero, allora ricaddi su di lui, petto contro petto. I nostri respiri erano rumorosi, le sue dita erano tornate ad accarezzarmi lentamente i capelli, facendomi rabbrividire. Sollevai il viso per incontrare il suo, era serio, perso nella contemplazione del mio.

- So che sono stato strano con te di recente ... - iniziò lui in un sussurro che gli uscì a fatica.

- Ah, non dirmelo! - commentai, sarcastico inchiodandolo con un'occhiataccia – c'è un motivo dietro? O anche tu hai il ciclo come me? -

Rise così come mi ero aspettato, tuttavia fu un sorrisino triste e malconcio che scemò subito – Ehi, Wayright ... - mi sollevai appena sui gomiti per evitare di schiacciarlo ulteriormente con il mio peso, poi lo fissai attentamente – probabilmente non potrò farci un cazzo, ma se hai qualche problema devi dirmelo. -

- Il punto è che ... non è un problema ... -

Il suo viso era una maschera di confusione, ero perplesso anch'io adesso – Ok, meglio così allora ... quindi? Di cosa si tratta? -

Chris scosse la testa – lasciamo perdere, ok? Non è niente di importante in fondo ... - lo sentii muoversi sotto di me, voleva alzarsi e andar via. Ci misi un po' di tempo per decidermi, ma alla fine mi scostai da lui e mi sollevai, lasciandolo libero di muoversi.

- Fa come ti pare ... -

- Prendo i miei vestiti e me ne vado. -

- Ok ... - lo vidi salire in stanza silenziosamente. Rimasi immobile, appoggiato contro il muro, con gli occhi puntati dove fino ad un istante prima c'era stato lui. Erano problemi suoi, mi dissi, qualsiasi cosa fosse non dipendeva da me. Non era un idiota, nonostante glielo ripetessi in continuazione, sapevo che doveva essersi fatto un'idea su quello che c'era tra di noi. Non era una storia, non era niente di importante, neanche vederci spesso come accadeva in quei giorni poteva cambiare le cose. Era solo sesso e Wayright lo sapeva.

Qualche attimo dopo scese giù, aveva di nuovo addosso quei vestiti di cui ci eravamo liberati in due minuti. Ok, forse avevamo esagerato in quei giorni, forse avrei dovuto evitare di trascorrere così tanto tempo con lui, pensai.

- Buona fortuna per domani allora. Fammi sapere come va ... - era alla porta ormai, la mano sulla maniglia. Furono i miei piedi a muoversi prima del mio corpo. Mi ritrovai lì, accanto a Chris, il suo viso confuso ad un centimetro dal mio. Lo attirai a me, baciando lentamente quelle labbra che, dopo un attimo di tentennamento, si aprirono al mio tocco. Sentii le sue dita intorno ai miei capelli, la pelle morbida contro i polpastrelli ed il profumo dei suoi vestiti, era ammorbidente? Sapeva di fresco ...

Non riuscii a staccarmi, questa era la schifosa realtà, tanto che gli fui silenziosamente grato quando mi spinse lontano dalla porta, di nuovo in salotto. Il divano era morbido sotto di me mentre il corpo agile di Chris si aggrappava al mio, senza mai smettere di baciarmi.

Era la fine, doveva esserlo, immaginai, sopraffatto da troppe sensazioni diverse. Eravamo di nuovo nudi, ancora su quel letto, come se tutto la nostra rabbia non avesse avuto altro effetto che farci capire quanto fossimo fottuti ormai. Mi persi nel piacere più totale del calore del suo corpo intorno alla mia erezione. I suoi occhi erano chiusi, le labbra leggermente aperte mentre calava su di me e mi lasciava annegare ancora una volta dentro di lui, sempre più a fondo, sempre un po' più giù. Le mie mani scorrevano sul suo ventre muscoloso prima di afferrare i suoi fianchi ed accompagnare quei movimenti che si facevano sempre più veloci. La stanza risuonava dei nostri gemiti e sospiri, avevo le braccia aperte adesso, gli occhi rivolti al soffitto e Chris era il padrone incontrastato del mio corpo.

Non ero mai arrivato a tanto prima di allora, non avevo mai permesso a nessuno di dominarmi in quel modo. Ma mi piaceva, mi piaceva da impazzire lasciarlo fare. Sentivo i suoi gemiti farsi più forti insieme ai miei, la sua erezione era umida e ad un passo dal tracollo stretta intorno alle mie dita.

Chris scese giù un'ultima volta, spingendomi dentro fino in fondo, ferocemente. Rimasi senza fiato mentre non riuscivo più a trattenermi, sopraffatto dall'orgasmo che mi travolse con una forza senza precedenti. Sentii il seme bollente di Chris sul mio petto prima che si sfilasse da me e mi ricadesse accanto, del tutto stremato. Il silenzio era assoluto adesso, eccetto per i battiti tumultuosi dei nostri cuori. Allungai la mano per prendere un kleenex dal comodino dei miei, mi diedi una ripulita e perfino quel gesto sembrò costarmi un sacco.

- Non so te, ma io ho bisogno di un bel bagno ... - dissi dopo un lungo istante di silenzio.

Sentii Chris ridere – ops, scusa per quello ... -

- Hai troppe cose di cui dovresti scusarti, come l'essere venuto al mondo e il vivermi accanto, in primis – lo provocai facendolo divertire.

- Beh, sai come sto cercando di farmi perdonare – ribatté maliziosamente, prima di sollevarsi dal letto con una certa fatica. Come sempre il suo corpo era pieno di lividi, il mio di graffi. Cosa c'era di nuovo? - devo tornare a casa, farmi una doccia e poi uscire con quel rompipalle di Sean ... suo padre continua a frequentare mia zia. -

- Quel tipo ... è gay, no? -

Chris annuì appena - Già.. E indovina chi trova irresistibile? - mi guardò in attesa di una risposta.

- Ti rompe le palle? Ci ha provato? - chiesi, confuso. Doveva essere lui, uscivano insieme praticamente ogni giorno ...

- Te. E' pazzo di te, Tyler. Non fa altro che parlarmi di quanto tu sia figo ... - Chris sorrise appena, io ero troppo stupito per parlare – quindi, in caso decidessi di provare qualcun altro diverso da me ... Sean ne sarebbe più che felice. -

- Smettila ... perché continui con questa storia? Non farmi venire il voltastomaco. Stai parlando troppo come sempre – dissi con un tono secco che non ammetteva repliche, non ricordavo neppure che aspetto avesse quel tipo.

- Scusami, era tanto per dire ... ci sentiamo più tardi allora. Vado. - mi alzai anch'io a quel punto, Chris mi diede un piccolo cazzotto sulla spalla a mo' di saluto, io lo spinsi appena verso il corridoio.

Lo guardai allontanarsi e soltanto in quel momento mi chiesi se fosse quello il suo problema. Wayright credeva davvero che mi sarei fatto un altro ragazzo senza pensarci due volte? Non aveva davvero capito quanto mi facessi già abbastanza pena per quello che stavo combinando con lui? No, lui non poteva capirlo, lui non era me ... era la persona più lontana dal mio modo di vedere le cose che avessi mai conosciuto in vita mia.

Decisi di lasciar perdere, mi infilai sotto il getto tiepido della doccia e, per un attimo, ogni problema sembrò svanire via.


ANGOLO DELLE AUTRICI: Eccoci tornate con un nuovo aggiornamento pomeridiano. Ci scusiamo se siamo state più brevi del solito nella risposta alle vostre recensioni ma purtroppo andiamo parecchio di fretta T_T sorry!
Mai canzone fu più azzeccata ... i due nostri Wayright preferiti si trovano in presenza di very cold, cold men >_< poveri loro. Come avrete letto il nostro baldo Koll ha motivato le sue scelte, condividendo il suo passato e presente burrascoso con Seth ... cosa ne pensate? In virtù di ciò avete un po' cambiato idea sul nostro hacker preferito? :P Fateci sapere.
E poi c'è il piccolo Chris che si comporta da ragazzina gelosa e paurosa di fronte ad un Tyler troppo ottuso per capire quale sia realmente il problema di Chris .-. insomma, una coppia ben assortita!
Vi ringraziamo per il vostro enorme sostegno, sperando di sentirvi numerose anche stavolta :) siete davvero fantastici!!!
Baci e a presto!

- BLACKSTEEL -

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